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7.3.25

‘Ritorno in classe tra sberle e risate I bimbi del’64: a lezione di amicizia La foto nella torta recita: “$essant’anni fa eravamo compagni alle elementari” Sassari, ogni 10 anni la rimpatriata: scattano l’istantanea nella stessa posizione

 Sassari
Erano esattamente 60 anni che Danilo Mattei aspettava questo momento. Il maestro, che gli aveva tirato le orecchie così tante volte dafarlo diventare un piccolo Dumbo, adesso era immobile davanti a lui, e nonaveva più scampo. Era arrivata l'ora della sospirata vendetta. Ha afferrato il coltello, e lo ha affondato con pupilla predatrice.“Tiè-ha urlato-beccati questo” mentre la lama, con un preciso fendente, tagliava la testa di netto. E gli ex compagni di classe hanno esclamato"Qleeee”, ridendo a crepapelle. Poi ha continuato a tagliare la fettina di torta alla crema tutto divertito, tra gli applausì generali.Le rimpatriate, quando non ci si vededa più di mezzo secolo, sono fatte così.Si cazzeggia, si ride e si fa a fette il proprio passato color seppia.La loro fotografia, stampata in bianco e nero sulla torta dell'anniversario, recita: “Sessant'anni fa eravamo in prima elementare".



nella foto della torta: Da sinistra in alto: Augusto Garau,Giuseppe Canu, Tullio Torru,Francesco Santu, Nando Deligia,Tonino Satta, Piero Delogu;al centro(da sinistra ): MassimoDedola, Antonio Dedola,.Franco Dachena, Danilo Medde,Giuseppe Ungolo, Danilo Mattei;seduti (da sinistra): Francesco
Piras, Angelo Serra, CostantinoFoddai, Mariano Tola e Angelo Poddighe.Sotto la foto dell'ultima
rimpatriata

Le rimpatriate, quando non ci si vededa più di mezzo secolo, sono fatte così.Si cazzeggia, si ride e si fa a fette il proprio passato color seppia.La loro fotografia, stampata in bianco e nero sulla torta dell'anniversario, recita: “Sessant'anni fa eravamo in prima elementare". Loro sono i bambini del 1964,
scuola Sacro Cuore, grembiule scuro,colletto candido e fiocco rossoE 10 anni fa, dopo 50 anni, si sono rincontrati per la prima volta. Torta con'immagine di classe, eloro che posano nella stessa identica
posizione, per riattualizzare i ricordi.Questa riunione del 2015 è diventata tradizione, e l'upgrade con la stessa istantanea, e sempre con il medesimo schieramento, è andato in scenauna settimana fa.
Sono tutti allievi delmaestro Giovanni. Insegnante all'antica; nato nel1917,dai metodi non esattamente Montessoriani. «Poca pedagogia, ma un'beh di ciaffi». Anche il maestroli chiamava di-versamente, «Con un eufemismo amava definirli scappellotti — racconta Tullio Torru (impiegato comunale in pensione) - che suonava decisamente meglio. Così lìchiamava con i nostri genitori. Ma erano “ciaffi avveru", e li distribuiva generosamente ogni santo giorno»: Tanto che Tullio teneva la contabilità degli “scappellotti” nel suo personalissimo diario, e lo aggiornava quotidianamente. «In quinta ne avevamo collezionato diverse migliaia».Il record giornaliero però ce l'haFrancesco Piras (ex docente di scuola superiore), e nè va fierissimo: «54, un numero stampato sulle guance e nella memoria, che mi ha accompagnato per tutta la vita. Il mio numero fortunato». Aveva qualche problemino con l'aritmetica, e maestro Giovanni non faceva sconti. La matematica era la sua 0ssessione, e l'unità di misura era lo schiaffo. Tradotto: un errore un “ciaffotto”.Un alunno discalculo; in quella classe, sarebbe sopravvissuto un mese.«Quella divisione io l'ho sbagliata 54volte - dice Francesco — ma alla fine l'ho capita eccome». Anche perl'italiano e la grammatica maestro Giovanni aveva il suo metodo collaudato: didattica a suon di sberle. «Un giorno mi fa leggere un testo — racconta ancora Tullio Torru — è come sempre si mette dietro di me în posizione d'attacco». Lo scolaro, per istinto di sopravvivenza, declama come fosse un piccolo Gassman alle prese con la Divina Commedia. «A uncerto punto c'era la parola Glicine, e io, che non l'avevo mai sentita, faccio l'errore di pronunciarlà. come coniglio». Il maestro nonfa una piega, lo fa finire, e poi da dietro gli assesta un ceffone. «Rileggi!!!- mi dice--ma senza dirmi quale fosse l'errore. E io non avevo la più pallida idea di dove avessi sbagliato». Passava in rassegna le parole come uno scanner, ma niente. Glicine non veniva mai fuori come Ghilicine, il GLI era sempre quello di coniGLio. «Mi ha salvato la campanella, ma prima di tornare a casa sono corso nella fontana di via Pietro Micca, e con un telo imbevuto d'acqua mi sono fatto:gli impacchi sulle guance perspegnere l'incendio. A quei tempi mamma e papà mi avrebbero dato il resto». compagni ridono: «Ma dìlaverità:quanto leggi bene adesso? Pure lepause giuste...». Nel 1964 mica c'erano i dislessici, i disgrafici o gli iperattivi: c'erano i bravie gli asini, questa volta senza eufemismi, le  tirate d’orecchie, per maestro Giovanni, erano il miglior approccio pedagogico.
«Nando Deligia (ex poliziotto) non eraproprio uno scolaro modello - raccontano i compagni era l’unico ripetente in prima elementare. Se Francesco Piras ha il record giornaliero di schiaffi, il primatista indiscusso di ciaffotti quinquennali è Deligia. Non c'era gara per nessuno". E Massimo Dedola (ex dirigente medico): «Però a Francesco Dettori, figlio dell'onorevole, uno solo schiaffo. Bella democrazia».Invece Antonio Dedola (ex macellaio) ricorda ancora il primo giorno di scuola. «Vedo un bambino che piange, mi spavento, non voglio entrare. Mia madre si affida al maestro, la tranquillizza: stia serena, ci.penso io. E infatti milasciali, seduto fuori dall'aula, a singhiozzare fino.alla campanella. Il gior-no dopo, però, sono entrato senza fare storie» Era severissimo e amava il suo mestiere:«Tutti speravamo che non venisse, ma in 5 anni avrà fatto 3 giorni di assenza- dice Augusto Garau (ex
ferroviere)- e si tratteneva anche mezz'ora in più», E poi c'era il terrore per la Sua 850 grigia: «Appena
la vedevamo per strada scappavamo tutti. Perché significava che non stavamo studiando».Qualcuno lo ha rivisto molti anni dopo.«Me lo immaginavo enorme — dice Angelo Serra (ex funzionario di Banca) invece eravamo noi degli scriccioli. Sul  maestro scherziamo, ma lo ricordiamo con affetto..È la persona che ci ha insegnato l'impegno e la disciplina».Per Canu (ex oss) conserva la pagella  datata 1965  (  foto a  destra  ) : «Guardate qui, non  ero così male. Aritmetica 8; comportamento 10». E Piero Delogu (direttore di distretto Asl, l'unico che di andare in pensione non vuole saperne),chiude l’amarcord con.la riflessione più dolce: «Sapete la-differenza tra i  compagni delle elementari e quelli dimedie o liceo? L'ingenuità e la purezza d'animo, A10 anni non c'è posto perla malizia o lecattiverie. Ti unisce un’'amicizia genuina. E quell'affetto ti resta perla vita..Loro per me sono come fratelli», Il-tempo può segnare le rughe,ma certi legami restano impressi, cmeil primo giorno di scuola.

4.5.20

che ne sarà delle vecchie abitudini fatte di cultura ed identità dopo il covid 19 ?

secondo me  come   sono sopravvissute alle  varie  epidemia  e pandemie  che    la  storia    secolo scorso compreso  , rimarranno    talmente  sono  anche  se  trasformate  dalla modernità   e  dal tempo , tanto sono radicate  da  costituire   un fattore  culturale    \ identitario   come  testimoniano   le  canzoni  (     trovate  sotto    l'elenco  )    che  formano  la  colonna sonora  di questo  post   . Inoltre  il  bar     non è  solo  sinonimo  di vino  e  di alcolici e quindi    alcolismo  e  disagio sociale   ma   è anche   vita  sociale   e  di comunità   come   testimoniano :  il  libro  Bar Sport  il primo libro di Stefano Benni, pubblicato da Arnoldo Mondadori Editore nel 1976  da  cui  è tratto il  film omonimo  ed   il suo  seguito  Bar Sport Duemila  2007   in generale .,  oppure    molta letteratura  italiana  mi  sovvengo   in mente         i  capitoli    de il  giorno del giudizio  di Salvatore  Satta    in cui parla del caffè tettamazzi ( tutt'ora esistente e  attivo    )  di Nuoro  o  il film Radiofreccia 1998 diretto da Luciano Ligabue, all'esordio nella regia, e prodotto da Domenico Procacci.L'opera, ispirata ad alcuni racconti presenti nel primo libro pubblicato da Ligabue, la raccolta Fuori e dentro il borgo, ottiene un successo inaspettato: ben tre David di Donatello, due Nastri d'argento e quattro Ciak d'oro.
Ecco quindi  che  se nel  nord  era (  ed è ) più classista  , il mito dell'aperitivo   e della   Milano da bere  cioè espressione giornalistica, originata dalla  famosa   campagna pubblicitaria
che definisce alcuni ambienti sociali della città italiana di Milano durante gli anni 80 del XX secolo.





Infatti questo periodo, la città era assurta a centro di potere in cui si esercitava l'egemonia di quello che fu Partito Socialista Italiano del periodo craxista,e le origino del Berlusconismo caratterizzato dalla percezione di benessere diffuso, dal rampantismo arrivista e opulento dei ceti sociali emergenti , dei Parvenu , arrampicatori sociali , dall'immagine "alla moda" in particolare  yuppies, dei paninari e del mondo della moda del capoluogo lombardo e  non solo .  questi film ricordiamo:


Proletario o quanto meno misto a partire dall'Emilia e dalla Toscana al sud .   Come dimostra  per  quanto riguarda   la mia sardegna 

  ecco una  storia  presa dall'account  Facebook    Luca  Urgu  di  citato nell'articolo della  nuova  sardegna  del  3\5\2020  


MOSSIDU T’HATA?In paese le donne sono più argute e spesso più coraggiose degli uomini, fanno mestieri persino più pericolosi di quelli maschili, la vita le ha temprate a tutto, perché quando era necessario era proprio la donna a vestire i panni degli uomini. Era così anche Cosomina, una donna bella e con un fisico possente, intelligente e simpatica che per tanti anni ha gestito il bar di famiglia come e meglio di un uomo. A lei non sono mancati anche i disturbatori e gli avvinazzati e più di una volta andava a verificare dentro la vaschetta dello sciacquone per trovarci una o due pistole che giovanotti preoccupati dall’avvicinarsi di carabinieri in servizio depositavano frettolosamente. Per lei si trattava di quotidianità, non le turbavano il sonno. E non mancava neanche chi osava stuzzicare Cosomina per il suo essere donna, ma lei non si scomodava più di tanto, anzi furbescamente stava al gioco, in fondo cosa più del gioco e dell’allegria invita un uomo ad offrire da bere a tutti i presenti?E fu così che un giorno Antoneddu offrì da bere a tutti e chiese a Cosomina quanto doveva pagare. Cosomina gli disse la cifra ma non aveva fretta di riscuotere, ma Antoneddu voleva giocarle il suo tiro: «Mi chi su inare est in busciacca si lu cheres picatilu!!» disse, facendo capire che la tasca era quella del pantalone, luogo pericoloso per le donne.
Cosomina non si si spaventò, il tipo non era certo un adone e lei sapeva che in quella tasca proprio pericolo non ce n’era e decise di stare al gioco. Infilò la mano ma ebbe anche lei il suo colpo di genio… facendo finta di aver toccato chissà cosa tirò indietro la mano e si rivolse ad Antoneddu ma anche a tutta la platea con finto spavento: «Maleittu sias!!!!»
Antoneddu, non da meno: «Mossidu t’hata??»
E ancora Cosomina : «bae innorommala!!!»
Strepitosa risata generale, dove Cosomina e Antoneddu avevano superato se stessi, senza certamente avere un copione scritto.
I nostri BAR sapevano essere luogo di incredibile divertimento.



Colona  sonora
VITA SPERICOLATA- Vasco Rossi

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...