Lo ha fatto con queste esatte parole. Sempre le stesse usate da chi ha commesso tale reato.Come il copione macabro di ogni femminicidio.Quel senso di possesso malato e tossico che ritorna sempre identico. E che ogni volta
rifiutiamo di vedere, di sentire, di capire. Qualcuno dira Alessio Tucci non è un mostro ha avuto un raptus .No, troppo comodo, troppo facile. Alessio Tucci è un figlio sano del patriarcato amzi meglio di quella cultura ( ? ) latente in tutti noi controllata o estremizzata
che considera la donna - in questo caso poco più che una bambina - una “cosa propria”, di cui disporre a piacimento.E, se non la può avere, la cancella fisicamente e psicologicamente , la sopprime, la uccide, perché nessuno all'infuori di lui possa “averla”.
Maschi fragili, incapaci di amare, incapaci di accettare, incapaci di concepire il rifiuto, di leggere un’emozione.
Ragazzi che non sono stati educati, ma solo viziati. A cui non sono stati dati dei limiti. o non si. riusciti a darli
Cresciuti soprattutto le ultime due generazioni anni 90\2000 dai : social , dagli amici , dalla rete
Figli di una famiglia assente da cui le hanno vinte tutte.
Figli di una società ipocrita educazione sentimentale = gender ignorante e senza valori e spirito critico .
Da qui :
Possiamo passare anni a inasprire le pene, a invocare ergastoli, a pretendere “chiavi buttate” e “punizioni esemplari”. Non lo perdonerò mai . , ecc
Possiamo pertire da questa frase, spaventosa nella sua banalità del male, sull’educazione sessuo-affettiva, sul possesso, sull'alfabetizzazione emotiva dei maschi.
Sul recupero di persone lasciate sole e senza regole.
Possiamo provare ad agire direttamente sulle famiglie "educandoli" all'educazione.
Oppure Martina resterà solo un nome e un numero nella contabilità dell’orrore.
Questo è Non c’è altra via , le leggi da sole non bastano siamo davanti ad in emergenza educativa . Cosa dobbiamo fare, scusate ul cinismo , che fra le vittime di femminicidio ci sia un familiare di qualche pro vita o di qualche pilitico di alto livello istituzionale ?
per i miei post sui femminicidi mi hanno accusato d'essere effeminato e a favore della nazi femministe , ecc . Forse perchè nella strada fin qui percorsa , ho fatto miei alcuni caratteri del femminismo e mi batto per loro e sono contro i femminicidi e la cultura che c'è alla base .
Ma penso che la lotta contro tali cose dev'essere non a senso unico . Credevo che fosse chiaro dal mio post su fb ( che trovate sotto ) È incredibile come dopo anni ed anni di sensibilizzazione su qualunque tema la gente non abbia capito che le regole della sensibilizzazione dovrebbero valere per ogni singolo essere umano, non solo per la categoria sociale che va di moda al momento. Ovviamente il contesto mediatico/comunicativo non aiuta (visto che vive e si sostenta grazie alla polarizzazione), ma dovremmo iniziare ad affrontare i temi in maniera un pochino più strutturata, proprio per evitare di cadere nella banalizzazione che fa molti più danni di quello che crediamo.
Ma il caso Yasmina Pani [ foto in alto a sinistra ] lo dimostra .
Chi è Yasmina Pani? È una giovane donna, è una docente di linguistica e letteratura che si occupa anche di divulgazione online, ed è un'intellettuale critica verso i connotati sempre più tossici del movimento femminista. Yasmina Pani è inoltre la creator che nelle scorse settimane ha prodotto un video per la Fondazione Feltrinelli, in cui contestualizzava alcuni dei punti meno convincenti del femminismo odierno: un contributo apprezzato dalla stessa Fondazione, che lo ha approvato e caricato sui propri social, provvedendo tuttavia a rimuoverlo qualche giorno fa, a causa dei ferocissimi toni raggiunti: insulti, rimproveri, appelli alla vergogna, naturalmente tutti a firma di quanti, anzi quante, hanno una visione opposta a quella di Yasmina, una visione che diventa sempre imposizione, diventa puntualmente condanna e censura, là dove è incapace di considerare altre sensibilità.
L'inquisizione femminista ha dunque condannato in via definitiva Yasmina Pani, ha emanato un verdetto di stigmatizzazione e ha bollato questo essere umano come ignobile traditrice della causa, rendendola indegna dei più basilari diritti: in primis quello sacrosanto che invoca la libertà di espressione.
Come se non bastasse, Yasmina Pani ha anche subito una memorabile deplorazione per il suo appoggio all'associazione «Perseo», che sostiene gli uomini vittime di violenza, i medesimi uomini che nell'ottica femminista non dovrebbero essere meritevoli di nulla, meno che mai del soccorso.
Yasmina, perché così tanta violenza di fronte a chi la pensa diversamente?
«Credo che negli ultimi anni ciò che dovrebbe essere interpretato come un punto di vista, un sistema di valori o un'opinione, sia diventato una verità inopinabile o, al contrario, la più orrenda bugia. Il dialogo, lo possiamo osservare tutti, è ora solo guerra, senza alcun desiderio di sintesi».
Quant'è pericoloso da parte delle istituzioni, pubbliche o private che siano, sottostare a dei diktat tanto ideologizzati?
«Il rischio concreto è di annullare la pluralità dei pareri, dissuadendo le persone dall'esprimerli. Si stabilisce così che un'unica lettura degli eventi è accettabile, e non può essere contestata. Alla luce di ciò, soprattutto dagli enti culturali mi aspetto qualcosa di diverso: dovrebbero agire in piena autonomia, andando oltre ogni possibile pressione esterna».
Qual è il limite più grande del movimento femminista?
«Ostacolare le lotte per i diritti maschili. Così facendo si pone come un movimento di chiusura e non di apertura, non progressista, e certamente non egualitario. Questo di conseguenza crea un limite ulteriore, cioè l'estrema intransigenza, che porta perfino alla pretesa che chi non è femminista venga tacitato».
Sei stata criticata anche per la tua vicinanza al centro antiviolenza maschile «Perseo»: aiutare gli uomini in difficoltà quindi è un demerito? Solo le donne hanno diritto al soccorso?
«È proprio questo l'assurdo: come può un movimento per la parità suggerire qualcosa del genere? Non abbiamo sempre detto che i diritti non sono una coperta corta?»
Yasmina Pani tocca il punto più spinoso, ovvero il cuore della battaglia femminista, al momento sempre più distante da un'idea di parità. A essere rincorsa è infatti la supremazia, è la sottomissione dell'altro, è la volontà di incolpare all'infinito e di subordinare in qualsiasi modo, è la possibilità di dire: ora tocca a me, donna, comandare; ora finalmente posso fare quello che tu hai fatto a me per millenni; ora posso schiacciarti
Ora si può anche non essere d'accordo ma la censura non va bene
guardarvi dentro e di essere onesti con voi stessi.
2 CHIEDETE AIUTO.
Se da soli non riuscite a essere obiettivi nella valutazione, e comunicare fatevi aiutare da un professionista che possa guidarvi in un percorso di autoconoscenza.
3 SI PUÒ CAMBIARE.
Ricordate che la “tossicità” non è sempre una caratteristica intrinseca e inamovibile della nostra personalità e, per questo, può essere cambiata o meglio trasformata in quyalcosa di costruttivo
4 ANALIZZATE LE CONSEGUENZE.
Cercate di analizzare le conseguenze che il vostro comportamento ha sugli altri, in particolare sulle persone cui volete bene. Il risultato principale è quello di provocare ansia e stress costanti in se stessi e negli altri.
5 ASCOLTATE IL PROSSIMO.
Mettetevi in ascolto degli altri e se ci riuscite delle loro esigenze \ bisogni \ spazi . Evitate di creare con liti inutili, di fare critiche poco costruttive e di reagire sempre in maniera altamente difensiva o aggressiva.
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Dite sempre a qualcuno di fiducia dove state andando, soprattutto se avete un incontro con una persona sconosciuta o chiaccherata . Impegnati ( ed ossessionatìi )come siamo a difendere la nostra privacy, a volte dimentichiamo che ci sono abitudini che potrebbero tornare utili in caso di pericolo. Una di questa è condividere la propria posizione. Naturalmente, se usato in maniera equilibrata e non come uno strumento di controllo per verificare dove si trova e cosa sta facendo la persona che “controlliamo”, questo stratagemma può risultare molto utile. È importante sapere che per rilevare la nostra posizione e quindi comunicarla a terzi in caso di necessità, è possibile usare Google Maps, che solitamente è preinstallato su qualsiasi smartphone. Prima di tutto occorre attivare la localizzazione Gps del proprio cellulare. Una volta fatto, sul nostro smartpone comparirà un pallino sulla mappa che indica la nostra posizione. Tenendo premuto per qualche secondo il dito sul pallino, in alto nella barra dove digitiamo gli indirizzi comparirà una serie di numeri, che corrispondono alle nostre coordinate Gps, rilevabili anche quando siamo in modalità offlne, quindi senza connessione dati. A questo punto possiamo copiarle e incollarle in un messaggio da inviare con un semplice sms a chi vogliamo sappia dove ci troviamo Se invece vi trovate in una zona coperta dalla connessione dati e potete navigare su Internet liberamente, è ancora più facile comunicare la posizione. Ormai le piattaforme di messaggistica più di&use consentono di condividerla anche per più ore. Pensiamo a WhatsApp, per esempio, applicazione difusissima. Senza che sentiate violata la vostra privacy, è possibile condividere anticipatamente (senza aspe"are che si presenti necessariamente il pericolo) la vostra posizione, in modo che chi la riceva possa monitorarvi e intervenire in caso di bisogno.
La cassiera parlava, parlava. A voce alta. Le due persone davanti a lei chiedevano affabilmente, a voce più bassa. Alla signora sembrava di non essere all’altezza se non rispondeva a tutte le domande. Quasi volesse dire: e credete che io, regina di questo bar, non sappia quel che mi state chiedendo? Regalava a ignoti (figurati mai se può essere la mafia, che c’entra mai la mafia?), la classica “spalla” innocente. Ne impersonava una decisiva sottospecie: la rana dalla bocca larga. Ho assistito alla scena sempre più incredulo in un bar accanto al Palazzo di giustizia di Milano. Per almeno un quarto d’ora. E sono così riandato alla domanda regina, quella che da decenni sento alla fine degli incontri a cui partecipo: ma io che cosa posso fare contro la mafia? La domanda reca timbri di voce diversi, dell’adolescente curiosa come dell’anziano scettico verso le cose del mondo. In una scuola, al convegno di un ordine professionale, a un circolo di partito.
Già, che cosa possiamo fare?, fa eco un altro. A quel punto fioccano progressivamente le risposte. Niente, sono troppo forti. Bisogna informarsi, leggi X, in televisione senti Y, che dice le cose come stanno. Schierarsi con in magistrati, contro il governo che li vuole zittire. Vota le persone giuste, non mandiamo complici nelle istituzioni. Dobbiamo sostenere i prodotti dei beni confiscati. Bisogna iscriversi tutti a un’associazione antimafia. Ci vuole il monitoraggio civico, per fermarli pripensato ma, dice il più istruito di tutti.
Ecco, vedendo e sentendo la cassiera, e ripensando al suo servizio di assistenza gratuito, mi sono rafforzato in una convinzione: che a queste risposte, che sono tutte dotate di senso tranne la prima, ne va aggiunta una fondamentale che vi sembrerà sorprendente: parlare di meno, e a voce più bassa. Questo possiamo fare. Ma come, direte, è proprio la mafia che impone di non parlare, di fare come le tre scimmiette. Appunto, perché le conviene che di lei non si parli. Ma a sua volta le conviene, e molto, che gli altri parlino di sé stessi e della vita quotidiana dei propri simili. Questo lo vuole eccome.
Credo cioè che ancora non sia chiaro un principio, a dispetto delle tonnellate di libri sulla mafia: che la prima, primissima risorsa della mafia non sono i soldi ma le informazioni. Tante, aggiornate, su tutti, come neanche lo Stato si sogna di averne. Ottenute gratuitamente. Non ci avete mai che proprio là dove dovrebbe regnare il silenzio delle scimmiette è sorto invece il detto “qui anche i muri hanno le orecchie?”. Silenzio da un lato, saper tutto dall’altro. Riuscendoci grazie a quell’alleato prezioso: la rana dalla bocca larga. La nostra cassiera che parla e poi parla. Sì il giudice viene qui sempre alle..., le pulizie su credo che le faccia l’impresa..., c’è la ditta che fa i lavori..., in genere sono insieme, sì sono molto amici...
Ci si domanda come le sappia quelle cose. Chissà quante rane dalla bocca larga sono passate e passano dal suo bar a seminare informazioni, compiaciute di averle e di cui non sanno che farsi; ma che sono utilissime ad altri. Tempo fa in un ristorante di Brescia un magistrato sentì provenire da un discorso fatto a voce altissima (perché bisogna far vedere che “si sa”!), notizie personali che mi riguardavano. O forse che il procuratore Caccia non venne ucciso a Torino anche grazie alle notizie che gli addetti ai lavori diffondevano sul suo operato al bar del tribunale, sorvegliato da malintenzionate orecchie criminali dall’altra parte del bancone? E d’altronde come si viene a sapere dove vanno a scuola le bimbe di “quella signora così gentile e simpatica” e che è in realtà l’impiegata che blocca una pratica illegale, se non da un collega che vuole fare il cordialone con lo sconosciuto? Ricordate: ci chiedono di fare le tre scimmiette con gli affari loro e la rana dalla bocca larga con i nostri. Perché non rovesciamo?
IDEE E SE COMINCIASSIMO INVECE NOI A PRATICARE IL SILENZIO?
A mio avviso , lo stesso pensiero di Nando dalla Chiesa , sopra riportato , potrebbe essere applicato ai casi di femminicidio \ violenza di genere quelli che per usare un termine alla moda vengono chgiamati , coime la famosa trasmissione Rai amori criminali .
Infatti si parla troppo , al 95 % in maniera morbosa e cronmachistica senza ( salvo eccezioni soprattutto nella settimana el 25 novembre ) analizzare in profondità il fenomeno e le cause antopologiche sociali di un fenomeno ormai diventato emergenza sociale
deliberamente tratto da https://www.msn.com/it-it/lifestyle/ di qualche mese fa
Le false convinzioni sull'amore che sono amore malato ed ne casi maggiori ed patologici anticamera di femminicidio ed violenza di genere
Non esiste una singola formula o un elenco di regole sull'amore. Ogni relazione è unica e tutti si comportano e si relazionano con l'amore in modi diversi. La base di qualsiasi relazione è la fiducia e il rispetto, sebbene ci siano molte idee false (ma popolari) su come amare un'altra persona. Secondo Margarida Vieite, specialista in terapia familiare all'Università di Siviglia, molte di queste idee fuorvianti sembrano romantiche, ma in realtà potrebbero essere piuttosto tossiche.
Se sei geloso, sei pazzo di me!
Secondo Margarida Vieite, specialista in terapia familiare all'Università di Siviglia, quando il nostro partner è estremamente geloso, è un segno che ha bisogno di aiuto. La gelosia rivela un'insicurezza profonda, una bassa autostima e può essere un segno di un disturbo ossessivo.
Amore a prima vista
L'amore è reciproco e richiede duro lavoro, accettazione e perdono. Secondo la specialista, nasce dall'apprezzamento e dalla fiducia reciproci.
Ora che ti ho conquistato, sei mia !!
Conquistare l'altro è un processo quotidiano he dura tutta la vita perchè niente è eterno ed per sempre . Infatti l'amore , in questo caso , è eterno finche dura . Non apparteniamo a nessuno se non a noi stessi, e le persone non sono possedimenti.
Se non mi chiami dopo un primo appuntamento, non mi ami
Calma !! Nessuno si innamora ( o se ciò avviene è rarissimo ) a prima vista. Anche se l'appuntamento è stato incredibile per entrambe le persone, non chiamare il giorno successivo non significa necessariamente che l'altra persona non sia interessata o ti ami per forza . Secondo Margarida Vieite, l'amore implica conoscere e scoprire chi è l'altra persona. Richiede tempo. Infatti può anche anche essere un avventura o un tentativo
La mia altra metà è là fuori da qualche parte...
Non sempre è necessario avere bisogno di un'altra persona per sentirsi completo. Molto spesso lo siamo già e magari non lo sappiamo o non vogliamo ammetterlo
Dici che ti piaccio, ma devo fare pressione su di te per stare con me
Se qualcuno ama davvero un'altra persona, troverà il tempo per stare con lei anche se è impegnato, secondo i terapeuti familiare.
Credo che tu mi ami, ma mi critichi, incolpi e ridi di me
Alcune persone hanno idee distorte sull'amore. Mettere giù un'altra persona, ridere di loro o incolparla per qualcosa su cui non hanno il controllo non è sicuramente amore ma è scaricabarile
Se mi ami, fai tutto quello che dico
Amare un'altra persona non la rende tua schiava. Significa ascoltare i loro desideri, bisogni e priorità, senza sacrificare i propri interessi, sogni e obiettivi, Ed cercare eventualmente un punto in comune .
Amore significa non avere differenze
Tuttavia, quando le differenze riguardano principi, valori, stili di relazione e obiettivi di vita, può essere difficile mantenere una relazione duratura
È possibile amare senza fiducia
Una delle bugie più grosse . La base di una relazione ( non solo d'amore ) sana è l'onestà, il rispetto e la fiducia. Gli psicologi ma l'alto numero di divorzi ed tradimenti confermano che se non puoi fidarti del tuo partner, non potrai mai donarti completamente a lui e amarlo per quello che è Litigare significa che non vi amate
È accettabile avere dei litigi.
Certo è accettabile che co siamo dei litigi . Infatti Quando le emozioni diventano intense, è importante cercare di rimanere calmi e ascoltare il punto di vista dell'altra persona possibilmente
Se fai pressioni su di me per fare sesso, è perché mi ami
Una persona che spinge continuamente un altro ad avere rapporti sessuali non ama né rispetta la volontà del proprio partner.
L'amore che condividiamo rimarrà sempre lo stesso
Grossa bugia Il cambiamento è una parte naturale della vita. Le relazioni e l'amore sono in continua evoluzione. Se l'amore è sano e ben nutrito, crescerà e diventerà più forte nel tempo, anche se ci sono giorni in cui una persona mette in dubbio il proprio amore per il proprio partner.
Amore significa non esprimersi per paura che la relazione finisca
L'amore richiede trasparenza, verità, rispetto e dignità. Se nascondi parti importanti e pesanti di te stesso per evitare di ferire o spaventare il tuo partner, finirai per vivere in una prigione invece che in una relazione.
Le relazioni a distanza sono destinate a fallire
Il terapeuta familiare ha affermato che quando le relazioni a distanza falliscono, non è necessariamente perché la coppia non è determinata a farlo funzionare. Significa che ci sono stati segnali che sono passati inosservati o sono stati interpretati male. Quindi dipende da noi se fallisce o dura . Non si può dire cosi a priori
Passi ore a parlare con altre persone online, ma so che mi ami
Se il tuo partner trascorre ore a parlare con le persone sui social media quando potrebbero essere con te, potrebbe aver bisogno di un promemoria su dove sono le sue priorità. Infatti può voler dire che non sei cosi importante
Amore significa sofferenza
L'amore non è uguale alla tortura e alla sofferenza. Anche se ci sono momenti difficili, la tua relazione non dovrebbe mai sembrare un peso costante .
Non poter vivere senza di loro
Una cosa è amare una persona e un'altra dipendere da essa per la sopravvivenza, sottolinea Margarida Vieite. . Poi dipende da persona a persona e dal grado d'amore e dal tempo che con cui si è vissuto con quella persona
Non abbiamo una vita insieme come coppia, ma il nostro amore può ancora tornare
Se una coppia non trascorre del tempo insieme e invece soffre per salvare la propria relazione, è probabile che l'amore non ritorni e la mancanza di affetto aumenterà solo la distanza, la rivolta e la rabbia tra le due persone.
Avere una relazione è sinonimo di essere amati ed essere felici
Ci sono milioni di persone nel mondo che hanno una relazione ma non si sentono amate né felici, e viceversa. In molti casi, queste persone hanno paura di rimanere sole.
Puoi vivere senza amore
Come esseri umani, abbiamo bisogno sia dell'amor proprio che dell'amore degli altri. Tuttavia non significa necessariamente solo amore romantico.
La vita che vivete ti rende incapace di porre fine alla relazione \ La vita che vivete ti rende incapace di porre fine alla relazione
Si Può sempre basta volerlo , anche se non è semplice visto che si può avere paura dell'ignoto e provare ansia e insicurezza riguardo al futuro, porre fine a una brutta relazione. Infatti Altri motivi per cui qualcuno non ha il coraggio di porre fine a una relazione sono: avere paura di ciò che penseranno gli altri, sentirsi in colpa per la fine della relazione e credere che la mancanza di amore non sia una ragione sufficiente per porre fine a una vita costruita insieme .Ecco uno dei motivi per cui molte persone non interrompono una relazione perché hanno paura di stare da sole e di non trovare nessun altro che le ami.
Per salvare la relazione, devo sforzarmi e ferirmi di più
Ci sono casi in cui una delle parti non è il solo responsabile del successo o dell'insuccesso della relazione. Infatti quando una persona dà molto di più, può creare uno squilibrio nella relazione e rendere la discrepanza ancora più chiara, secondo i terapeuti familiare.
Posso amare per entrambi
Una relazione sana e amorevole implica che entrambe le persone si amino allo stesso modo, afferma Margarida Vieite. L'amore che non sentiamo o che il nostro partner non prova non può essere sostituito se non lasciandolo
Amore significa che un'altra persona ti fa volare, brillare e sentirti felice
Questa è l'unica non bugia . Infatti è assolutamente vero! Il tuo amore se sano ed autentico dovrebbe farti sentire a tuo agio, forte, coraggioso e aumentare la tua autostima.
Un vero e proprio codice di comportamento, quello che un pensionato di 79 ha fatto firmare alla colf (47) il 5 aprile 2019. Un contratto prematrimoniale messo nero su bianco prima di convolare a nozze. Eccolo qua. Primo: “Mi impegno a mettere al primo posto le tue esigenze con il massimo della sincerità, lealtà, collaborazione e rispetto”. Secondo: “Mi impegno a tenere pulita e ordinata la casa facendo particolare attenzione all’uso degli stracci”. Terzo: “Mi impegno a versare i soldi per i miei figli esclusivamente per le loro necessità”.
L’accordo prematrimoniale
Un accordo prematrimoniale che l’uomo ha fatto siglare a una donna “per stabilire un rapporto sereno e stabile”. Un contratto dal dubbio valore legale ma dal forte significato simbolico. Ci sono le clausole, la data e gli obiettivi da raggiungere. Manca solo la firma di un notaio. In compenso c’è la sigla di un uomo e quella della compagna, nata in Georgia. La vicenda emerge durante un processo, un’udienza preliminare, riportata da Repubblica, in cui si discute della colpevolezza o meno della donna. Perché dopo anni di soprusi Francesca (il nome è di fantasia) si è allontanata da casa grazie all’energico aiuto del fratello. E dopo è stata denunciata per lesioni e rapina. Una vendetta, secondo la sua difesa.
L’incontro tra il pensionato e la colf in cerca di lavoro
L’avvocato della donna infatti, ieri ha mostrato al giudice e al pm Gennaro Varone una panoramica di ciò che per anni è accaduto alle porte del Gra, dalle parti di Mezzocamino. È qui che nel 2015 Marta conosce il suo datore di lavoro. È un signore benestante, trent’anni più grande di lei. Cerca qualcuno che si occupi delle faccende domestiche e Francesca ha bisogno di un lavoro. E le importa poco se viene pagata circa 500 euro, certe volte in nero e altre no. Per lei contano solo i suoi due figli e i soldi che deve mandargli. Quel rapporto però con il tempo si è trasformato in qualcosa di più intimo. Ne è nata una relazione. Francesca ha continuato ad occuparsi della casa. E l’uomo la ha aiutata economicamente. Tra alti e bassi i due hanno anche pensato di sposarsi. E sono pure stati in Georgia per organizzare i preparativi, poi stoppati causa Covid.
Il contratto shock e le minacce per sms
Ed è in questa fase di attesa che l’uomo ha fatto sottoscrivere alla futura moglie un contratto. Le regole sono chiare e includono anche i messaggi che avrebbe dovuto mandare ai parenti, come alla madre: “Non devi interferire nelle vicende della mia nuova famiglia. Non devi permetterti di usare tua figlia per le tue esigenze”. Note simili dovevano essere recapitate a ogni parente. Un contratto che di tanto in tanto veniva richiamato con sms: “Ieri sera mi sarei aspettato come forma di rispetto il messaggio della buona notte. Ti consiglio di leggere spesso l’accordo e, ovviamente, di osservarlo con scrupolo”, si legge.
“Mi minacciava dicendomi di non chiamare né mio fratello, né i carabinieri perché se qualcuno avesse citofonato avrebbe avuto tutto il tempo di ammazzarmi prima che salissero a casa”, dice adesso Francesca mostrando messaggi e contratti al giudice.
Ci servono i soldi per il matrimonio” e costringe la fidanzata minorenne a prostituirsi
da https://www.thesocialpost.it/ di Glicine Benedetti Pubblicato: 05/11/2023 09:22
Ha creduto di aver trovato la persona con cui costruire un futuro e invece lui l’ha indotta a prostituirsi sostenendo che i soldi così “guadagnati” sarebbero stati utili per il loro progetto di vita insieme. Una storia d’amore trasformatasi in un incubo. Una 20enne di Chieti, all’epoca dei fatti meno di 18 anni, è stata indotta alla prostituzione dall’uomo che sarebbe dovuto divenire suo marito. Ieri nell’incidente probatorio dinanzi al Gip, Andrea Di Berardino, la pm Lucia Campo, ha confermato le accuse punto per punto.
Nell’agosto del 2021, i due si incontrano in occasione di una festa tenutasi in un ristorante dove lui, uno studente universitario di 28 anni, lavorava occasionalmente. Una storia d’amore che sembra andare a gonfie vele finché lui non chiede alla propria compagna di iniziare un “percorso di vita” insieme. Per farlo, però, servono i soldi. E qui iniziano i problemi perché la donna sarà sfruttata dall’ex compagno per mettere su un vero e proprio business. La convince a prostituirsi e lei che nei primi tempi ha poco meno di 18 anni, ribadisce ai numerosi cliente di essere maggiorenne.
La diffusione degli annunci e la realtà crudele
Gli annunci vengono pubblicati su siti di incontri, con un numero di telefono cellulare gestito
dall’uomo, stabilendo un prezzo tra 200 e 250 euro per ogni prestazione. La giovane nonostante tutto, accetta la situazione, ma le richieste del 28enne sono sempre più pressanti. Incontra clienti in varie località, da Pescara a Roma, da L’Aquila a Teramo. La giovane viene sfruttata sei o sette volte al giorno da una clientela senza scrupoli, ignari della sua giovane età e vulnerabilità.
La svolta quando incontra un altro ragazzo
L’incubo della giovane donna ha una fine quando incontra il suo attuale ragazzo che la incoraggia ad uscire da quel tunnel di abusi. La giovane, infatti, decide di confidarsi con lui che la indirizza verso l’avvocato Antonio Di Marco. Da qui inizia un percorso di uscita da questa situazione traumatica. La giovane viene seguita da un centro antiviolenza e viene presentata una querela, preceduta dalla richiesta di un incidente probatorio per garantire la solidità delle sue dichiarazioni.
Nel frattempo, dagli atti di indagine è emerso che i clienti hanno confermato gli incontri diretti con l’allora fidanzato della giovane. La Procura valuterà attentamente il caso e il giovane rischia l’accusa di induzione alla prostituzione e sfruttamento.
Infatti come dicevo dal titolo il fatto di roma lo dimostra . visto che
Il FQ del 29\6\2023
mi fermo qui non perchè abbia perso le arole ma perchè come ho già scritto precedemente per il femminicidio di giulia tramontano due parole sono troppe ed una è oco cioè si rischia : l'ovvietà ed la retorica con il rischiuo di creare assueffazione , qualunquismo giudiziario , o peggio che a fuori di parlarne troppo venga di più parti chiesto il silenzio mediatico come era per il fascismo che tali fatti di cronaca venivano nascosti e taciuti per legge .
con questi due post non miei ma che mi trovano d'accordo , d'altronde per chi ancora non
lo avesse capito lo spirito del blog e delle appendici social è anche questo , concludo fino al prossimo femminicidio 😡😠 di parlare di tale tematica di cui faccio fatica nonostante combatta tutti i giorni contro il maschio alfa che è in me .
Fatemi capire: perché si insiste solo a dire "donne, andatevene al primo episodio" o "non andate agli appuntamenti chiarificatori" e non si insegna ai ragazzi, sin dall'infanzia, a sopportare la frustrazione dei no? Sono almeno 30 anni che si vedono genitori avere un atteggiamento sottomesso a bambini resi dei tiranni da un lassismo educativo fatto di infiniti sì, spacciato per libertà e rispetto dei più piccoli senza il contraltare non solo delle regole (spiegate) necessarie alla vita ma anche del dialogo intimo, dell'interesse dei loro stati d'animo, del trasferire comprensione, sicurezza e accettazione. Sbaglierò, ma credo che in buona parte tutto questo sia il germe della volontà di dominio che finisce col crescere a dismisura nel tempo come una pianta velenosa che induce il bambino divenuto anagraficamente adulto a considerarsi ancora come dominante. Sono almeno trent'anni che si incontra l'incapacità genitoriale di comprendere dove finiscono le proprie proiezioni e dove inizia la persona bambino-uomo di domani da formare. Genitori quarantenni che come un sedicenne qualunque non sono in grado di pensare a lungo termine, che non si rendono conto che ogni loro azione coi figli, oggi, produrrà effetti duraturi domani. Si vedono bisogni artificiali indotti insieme a capricci scambiati per necessità primarie e la cecità di non comprendere quanto sia fondamentale insegnare ai bambini, a desiderare. Nel contempo, però, si scopre di continuo la solitudine di tanti bambini, ma più ancora di tanti adolescenti cui nessun genitore parla con profondità e a cui non riesce a trasferire amore e contenimento e troppi altri genitori ancora, essere più adolescenti irrisolti dei loro stessi figli adolescenti. Non sono stata un genitore perfetto, non ho avuto la pretesa di esserlo, sono cosciente dei miei errori e seppur fa male, lo accetto, ma se una cosa l'ho capita ancor prima di diventare madre, è stata quella di rendermi conto che se non avessi affrontato e risolto i miei problemi come figlia, non avrei potuto essere madre. E soprattutto non avrei potuto scegliere che madre e che genitore essere. Comprendere che, contro la cultura distruttiva in cui siamo immersi, esistono anticorpi di cui dotare i figli non è facile, ma ormai pare essere diventato impossibile. Non mi hanno mai convinto i genitori eroi o quelli che si annullano per i figli perché sono comportamenti che ho sempre percepito come una sorta di disarmonia affettiva che passa un messaggio distorto e che crea vuoti emozionali di non poco conto, ma meno ancora in questi trent'anni mi hanno convinto quelli egoici ed edonisti, affettivamente libertini, consumisti e impregnati di disillusione e cinismo spacciato come percorso formativo alla vita del nostro tempo. In una società quale è diventata la nostra, dove la cultura patriarcale che non è mai morta, ha incontrato quella ferocemente individualistica, consumistica e mercantilistica del sistema in cui viviamo, si è creata una sinergia tale per cui sfregiare una vita in qualsiasi modo o addirittura toglierla, non hanno più la valenza umana, etica e morale che dovrebbero avere, specie verso i più fragili o considerati tali, perché la volontà di dominio e il narcisismo, insieme alla spersonalizzazione, fanno sì che i fragili siano considerati come merce ma di valore inferiore rispetto alla media e, laddove rappresentino una responsabilità da assumere, divengono un impedimento alla realizzazione dell'ego di alcuni. Quindi, in quanto ostacolo, sono da rimuovere, distruggere, cancellare. Siamo passati dall'aggressività e i totalitarismi della cultura dell'uomo forte alla violenza, la ferocia e la crudeltà del debole, del bambino mai cresciuto e con l'avallo di una cultura ancora più potentemente distruttiva. È davvero ora di invertire la rotta perché, con simili premesse del contesto sociale, a mio parere le violenze potranno solo peggiorare, numericamente e qualitativamente.
Ma un padre che chiede scusa per ciò che ha commesso il figlio lo abbiamo mai visto, lo vedremo mai? Comunque vada è sempre colpa delle madri, come se fossero le uniche ad avere responsabilità educative sui figli. La capacità di mettere al mondo vite viene loro riconosciuta, strumentalmente, solo nel momento in cui c’è da recriminargli qualcosa, puntargli contro il dito per aver generato mostri. I padri sempre defilati, a mo’ di tutela. L’unico risvolto positivo di tutta la storia è la grande solidarietà tra donne che ne emerge, tra le due giovani donne e tra le due madri, perché è solo così che ci si può salvare dai manipolatori del “dividi et impera”.
sono diversi elementi che caratterizzano la
terribile vicenda di Giovanna Bonsignore. La ferocia
con cui l’uomo si è accanito contro la vittima, colpendola
con decine di fendenti. Un evidente movente di genere. Il
suicidio dell’uomo. E, ancora, la circostanza che, sui social
network, attraverso alcuni post e contenuti minacciosi nei
confronti della vittima, proprio l’omicida avesse manifestato in
modo evidente un’indole pericolosa. Quest’ultimo elemento è
denso di implicazioni: sempre più spesso le immagini e le
comunicazioni diffuse nel mondo del web contribuiscono a
creare un clima ostile alla parità di genere, creando dei veri e
propri incubatori di violenza. A partire dal 2015 l’associazione
Vox Diritti ha promosso un progetto, “La Mappa dell’Intolleranza”, con l’obiettivo di monitorare la diffusione dell’odio, in
particolare su Twitter, nei confronti di alcuni gruppi tradizionalmente discriminati. In tutte le edizioni del progetto, le prime
vittime dell’odio su Internet sono sempre state le donne. Nel
2021, ad esempio, il 49% dei messaggi esaminati presentava
un risultato misogino. Simili dati confermano come la
discriminazione di genere sia quella maggiormente radicata
nella nostra cultura, riflettendosi nel linguaggio quotidiano e
diventando pubblica sulle pagine dei social. Inoltre, l’odio
online contro le donne presenta sempre più spesso una
dimensione molteplice, agendo in ragione di più fattori di
discriminazione: non sono più colpite solo le donne in quanto
donne, ma le donne-ebree, le donne-islamiche, le donne-con
disabilità e le donne-straniere. In aggiunta, le donne non sono
più attaccate esclusivamente in ragione del loro aspetto "fisico
(il cosiddetto “body shaming”), ma vengono prese di mira,
quasi per paradosso, a causa delle competenze professionali
e lavorative. In questo contesto, per prevenire la violenza, è
allora necessario, oltre che assolutamente urgente, attivarsi a
tutti i livelli, pubblici e privati, per favorire la diffusione, non
solo online, di messaggi rispettosi della dignità della donna. È
un impegno coerente con quanto messo in evidenza dalla
Convenzione di Istanbul, la quale sottolinea la profonda
connessione tra ogni tipo di comunicazione sessista e ogni
tipo di violenza di genere.
Maria d'amico ordinaria di Diritto costituzionale
Ha fondato l’Osservatorio
violenza sulle donne”
all’Università Statale di Milano
Nei giorni scorsi ho condiviso sul mio account facebook questa vignetta /meme dall'ironia ambigua ed stereotipata perché credevo ( ed credo ancora ) come dico nel corso nella discussione fb e nelle ultime righe qui sul blog che tali luoghi comuni e stereotipi possono e devono essere combattuti con le loro stesse armi e provando a smontarli con l'ironia e il dialogo .
E' vero che la vignetta \ meme ( riportato a sinistra ) condiviso perché credevo fosse ironico non avevo idea che esso fosse misogino. Credevo fosse si un luogo comune stupido ma non misogino . Ma poi riflettendo sulle osservazioni fattami durante le discussione( che trovate qui ) in particolare
Giuseppe Scano Una donna che ti vuole, anche se all'antica, timida, si fa capire. Noi ai nostri tempi ci intendevamo su queste cose. Poi ognuna ha il suo carattere
La cosa migliore sarebbe essere dotati di intelligenza emotiva (o empatia) per capire quello che una persona intende al di là delle parole, che possono pure essere di circostanza. Comunque un post del genere può far passare un messaggio sbagliato nel senso che un uomo può pensare che un no significhi un sì e quindi perpetrare un abuso, per cui dinanzi ad un no bisogna sempre fermarsi.
Ho capito che questo tipo di satira \ ironia cioè : << Si per No , No per Si >> che è oltre uno stereotipo \ luogo comune alla base di tutta la retorica del cosiddetto consenso in caso di stupro e quindi ala alla base o meglio l'anticamera femminicidio o della violenza di genere contro cui combatto sia quello pubblico \ sia quello , come avreste potuto notare ,nei miei post condivisioni e dai mie articoli del nostro blog e la sua appendice facebookiana . Ma purtroppo nessuno è perfetto ( mi riferisco ance a me stesso ) a volte capita di cadere negli stessi stereotipi \ luoghi comuni tossici contro cui si combatte . Quindi prendo atto della delle osservazioni fatemi dalle altre amiche \ compagne di strada nei commenti precedenti a questo post. mi serviranno spero a non ricaderci più . Infatti la penso come
Stefi Pastori Da filosofa umanista e scrittrice impegnata dal 2013 nella sensibilizzazione circa le discriminazioni di genere, avverto nei commenti tanta rigidità da parte di noi donne (metto dentro anche me) ma faccio autocritica: ormai gli uomini non possono più scherzare su nulla (e questo, purtroppo, perché non sappiamo prendere certe cose con leggerezza, che non è superficialità) ti abbraccio
Perchè s'è vero che i molti commenti della della discussione prima citata c'è una certa . rigidità mentale ma se nei comenti principali essa è critica anche se a tratti è esagerata che spiega e ti fa capire dove hai sbagliato ma c'è anche quell'altra che non ti aiuta e ti fa rimanere ed continuare se non peggiorare nell'errore .
Quindi sarebbe opportuno integrare la lotta e la sensibilizzazione alle agli stereotipi ed discriminazioni di genere con le stesse armi con cui vengono diffusi gli stereotipi \ canoni tosici del femminicidio e della violenza di genere \ stupro \ stalking ed finirla con il politicamente corretto ed sostituirlo dal buon senso