Storie come questa che riporto sotto , presa dalla gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca del 11\4\2017, mette in evidenza come ormai il nostro paese sia sempre più multi etnico in culo : sia alla destra più becera ed estrema ( casa pound e lega ) sia ai vari governi specie quest'ultimi che non vogliono per noi perdere i voti dei malpancisti concedere la cittadinanza ai figli di stranieri che sono nati qui e stanno in italia d'anni e li lasciano in uno stato di Apolidia .
Ma ora basta polemiche e veniamo all'articolo
Tra granite filippine e vodka-kalashnikov: articoli insoliti nei negozi etnici modenesi
Sugli scaffali o nei banchi frigo si possono trovare prodotti tipici e originali giunti dai paesi più lontani
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Dal bazaar al night shop alla macelleria: gestiti da stranieri e sempre aperti Privilegiano gli alimentari, ma c’è chi fa affari soprattutto con alcol a basso costo
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MODENA. Tornando dalla zona Tempio verso la stazione ci imbattiamo nel Mix Markt di Oksana e Igor Vatsovskyy che serve la sarma e la pastourma, entrambe alimenti con varianti rinvenibili in tutti i paesi dell'ex Impero ottomano. La prima è una foglia di vite che avvolge della carne e del riso speziato, la seconda è una specie di bresaola consumata dal Levante fino ai Balcani, passando per la Turchia e l'Armenia. Il Mix Markt è una catena presente in varie città del nord Italia. A Modena è gestita da una coppia di ucraini. All'interno è il trionfo del colesterolo: insaccati di maiale, salumi di ogni tipo, salsicce con l'aglio e il peperoncino. E poi acciughe, aringhe, sottaceti, crauti, cetrioli, alimenti molto salati che si accompagnano all'ampia scelta di birre e spiriti dell'est Europa. «Il nostro negozio è specializzato in alimenti dell'Europa orientale, qui vengono a fare la spesa le comunità slave di Modena, non vengono mai arabi o turchi perché sono musulmani e noi vendiamo maiale e alcolici», dice Oksana. Accanto alle vodke russe e all'ucraina Nemiroff, ci sono le birre chiare, rosse e scure Obolon e Lvivkse. Oltre alle matrioske posizionate sugli scaffali alti, ci sono altre curiosità un po' kitsch come la vodka imbottigliata in un contenitore a forma di kalashnikov o a forma di porsche.
Oltre al cavalcavia di viale Mazzoni, che spezza in due la città e la linea ferroviaria, c'è il Cina Africa Market in via Canaletto, a fianco della Coop. Qui si vende di tutto: dalle valigie ai detersivi, dalla biancheria intima alle immancabili birre, consumate sul piccolo piazzale antistante. Il personale è interamente cinese e in molti non parlano l'italiano ma tutti sanno fare i conti, addizioni e sottrazioni.
Continuando verso il centro storico incrociamo il Minimercato di Mohammad Abdul Hashem in via Selmi, uno dei tanti fruttivendoli gestiti da cittadini del sub-continente indiano: pachistani e bengalesi in particolare. «I prodotti più venduti sono la frutta e gli alcolici, non siamo propriamente un negozio etnico poiché vendiamo principalmente prodotti italiani», dice Mohammad che viene dal Bangladesh. «I migliori affari li facciamo nelle stagioni miti quando le persone acquistano birre per berle nei parchi o per strada», ammette candidamente l'uomo che ha una storia particolare alle spalle. «Ho aperto questo negozio nel 2012, prima abitavo a Tripoli e fui sorpreso dalla guerra civile. Dovetti scappare, le bombe non aiutano il commercio, prima della guerra civile per noi bengalesi la Libia era una meta ambita per fare business».
Un altro “night shop” degno di nota è quello in via Carteria, nel cuore della città, a pochi passi dal Duomo, gestito da un cittadino bengalese. Il quartiere è stato riqualificato impiantando micro-gallerie d'arte e piccole boutique di moda. Durante gli eventi della movida locale, c'è la fila davanti a questo “night shop” che vende praticamente soltanto alcolici ai giovani creativi della zona. «Una birra media al pub costa almeno cinque euro, qui costa un euro e trenta centesimi», dice un giovane cliente italiano.
Superando il centro storico, in viale Buon Pastore, troviamo l'unico negozio di alimentari filippino, una comunità che conta 3300 residenti nel territorio modenese. Qui i prodotti, quasi solo alimentari, sono completamente diversi dal resto dei negozi etnici della città. Per palati diversi, ecco i sapori esotici dal profondo sud-est asiatico. Il negozio, aperto nel 2015, è di Angelito De Peralta, un uomo di 50 anni emigrato a Modena nei primi del 2000. «Vendiamo solo specialità filippine come l'espasol, la torta di riso, l'ensaymada, una specie di brioche, l'adobo, un piatto di carne marinata e molto speziata, e la caldereta, uno stufato di manzo alla filippina», spiega Angelito. Molto particolare è la bibita nazionale, bevuta ghiacciata e preparata sul momento, chiamata halo halo, una sorta di granita filippina.
Servita in un bicchiere alto, si tratta di una miscela di ghiaccio tritato e latte evaporato a cui si aggiungono gelatina di ananas e di cocco, il mungo ovvero dei fagioli rossi e del riso soffiato. Dentro al locale ci sono un paio di tavolini per le degustazioni «ma la maggior parte della clientela ordina il piatto e lo viene a ritirare mentre durante la bella stagione, poiché noi filippini abbiamo la cultura del pic-nic, i clienti consumano il loro pasto nel parco del Buon Pastore», dice Angelito.
Continuando verso il centro storico incrociamo il Minimercato di Mohammad Abdul Hashem in via Selmi, uno dei tanti fruttivendoli gestiti da cittadini del sub-continente indiano: pachistani e bengalesi in particolare. «I prodotti più venduti sono la frutta e gli alcolici, non siamo propriamente un negozio etnico poiché vendiamo principalmente prodotti italiani», dice Mohammad che viene dal Bangladesh. «I migliori affari li facciamo nelle stagioni miti quando le persone acquistano birre per berle nei parchi o per strada», ammette candidamente l'uomo che ha una storia particolare alle spalle. «Ho aperto questo negozio nel 2012, prima abitavo a Tripoli e fui sorpreso dalla guerra civile. Dovetti scappare, le bombe non aiutano il commercio, prima della guerra civile per noi bengalesi la Libia era una meta ambita per fare business».
Un altro “night shop” degno di nota è quello in via Carteria, nel cuore della città, a pochi passi dal Duomo, gestito da un cittadino bengalese. Il quartiere è stato riqualificato impiantando micro-gallerie d'arte e piccole boutique di moda. Durante gli eventi della movida locale, c'è la fila davanti a questo “night shop” che vende praticamente soltanto alcolici ai giovani creativi della zona. «Una birra media al pub costa almeno cinque euro, qui costa un euro e trenta centesimi», dice un giovane cliente italiano.
Superando il centro storico, in viale Buon Pastore, troviamo l'unico negozio di alimentari filippino, una comunità che conta 3300 residenti nel territorio modenese. Qui i prodotti, quasi solo alimentari, sono completamente diversi dal resto dei negozi etnici della città. Per palati diversi, ecco i sapori esotici dal profondo sud-est asiatico. Il negozio, aperto nel 2015, è di Angelito De Peralta, un uomo di 50 anni emigrato a Modena nei primi del 2000. «Vendiamo solo specialità filippine come l'espasol, la torta di riso, l'ensaymada, una specie di brioche, l'adobo, un piatto di carne marinata e molto speziata, e la caldereta, uno stufato di manzo alla filippina», spiega Angelito. Molto particolare è la bibita nazionale, bevuta ghiacciata e preparata sul momento, chiamata halo halo, una sorta di granita filippina.
Servita in un bicchiere alto, si tratta di una miscela di ghiaccio tritato e latte evaporato a cui si aggiungono gelatina di ananas e di cocco, il mungo ovvero dei fagioli rossi e del riso soffiato. Dentro al locale ci sono un paio di tavolini per le degustazioni «ma la maggior parte della clientela ordina il piatto e lo viene a ritirare mentre durante la bella stagione, poiché noi filippini abbiamo la cultura del pic-nic, i clienti consumano il loro pasto nel parco del Buon Pastore», dice Angelito.
Gaetano Gasparini