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15.9.17

spesso anche le questioni di lana caprina posso no essere interessanti .Si dice Costume Sardo o Abito tradizionale?



stavo cercando su http://www.ladonnasarda.it/home.html uno stralcio sulla vicenda riportata solo in cartaceo o a pagamento online del secondo quotidiano dell'isola l'unione sarda di Daniela Morgan ( suo account fb ) ragazza inglese che ha studiato un anno in sardegna e poi ha fatto la tesi di laurea sull'indipendentismo sardo ma ho trovato quest'altro articolo interessante sulla Sardegna  sempre dallo  stesso sito




Si dice Costume Sardo o Abito tradizionale?
 


di Ilaria Muggianu Scano | 1 giugno 2017






A partire dalla processione di Sant' Efisio a Cagliari,passando per la Cavalcata sarda di Sassari, fino alla manifestazione religiosa del Redentore di Nuoro, buona parte dell'anno in Sardegna si vivifica la frizzante diatriba sul nome del ricco complesso vestimentario tradizionale che rende l'isola famosa nel mondo. Dunque qual é la dicitura corretta da usare: "Costume" o "Abito tradizionale"?





Certamente non sono da considerarsi sinonimi. Non esiste giornalista sardo infatti che, impiegando l'una o l'altra definizione, non abbia dovuto rendere ragione della propria scelta. Analoga situazione si verifica in una conversazione su forum d'argomento folclorico, o una discussione sulle "piazze" social, o ancora più semplicemente durante una chiacchierata tra amici al bar.
Il termine 'costume', che oggi risulta essere improprio, serve però ancora a individuare diffusamente la cultura vestimentaria femminile della Sardegna che rivestiva un significativo ruolo comunicativo, tanto da trasmettere a colpo d'occhio tante informazioni sulla donna che lo indossava. In altre parole, seppure il termine non è ritenuto corretto da parte di alcuni studiosi della materia esso non è un termine ambiguo e nel parlare di costume sardo c'è chi non trova alcunché di incomprensibile.









Tanti gli antropologi che negli ultimi anni si sono confrontati con la curiosa questione che somiglia, per certi versi, alla quadratura del cerchio. Impossibile citarne solo alcuni perché se ne scontenterebbero altri, ma certamente chi se n'è occupata con rilevante continuità è stata la studiosa Gerolama Carta Mantiglia.
Il mare, ritardante sugli effetti della modernità, ha funto d'altra parte da conservante di quei tratti caratteristici che, dall'abbigliamento alla lingua, sono divenuti essenziali e riconoscibili elementi identitari, unificatori di un popolo. Con uno sguardo si poteva accedere ad indiscrezioni sull'età, la provenienza, lo status sociale e persino la professione di chi lo portava.
Ragazza in abiti signorili. Inizi '900 Si distinguevano, inoltre, gli abiti per le giornate di festa e quelli giornalieri, le varianti per le donne sposate, per le ragazze nubili e per le vedove. Nei piccoli borghi indossare l'abito tradizionale è un'abitudine ancora sedimentata nel vivere quotidiano, in altri è una pratica che viene svolta in occasione di commemorazioni e funzioni religiose, per la festa del patrono o semplicemente la messa domenicale.
Ma quando è avvenuto il passaggio dall'abbigliamento tradizionale a quello moderno per la donna? Gran parte degli studiosi di demo-etnoantropologia popolare sarda è concorde nel ritenere che nel passaggio all'epoca industriale - sebbene il processo di snaturamento della cultura regionale fosse iniziato in epoca unitaria - il popolo sardo abbia preso a vivere complessi d'inferiorità nei confronti della propria lingua e del proprio abito, che possiamo complessivamente definire costume nel senso di insieme di abitudini, di "costumanze".
Il sardo ha assunto un atteggiamento svalutativo tanto da «proiettare gli aspetti deleteri attribuiti a chi lo parla (ignoranza, povertà nei mezzi di istruzione e arrettratezza)» come dichiara lo studioso di Cultura sarda Giovanni Mura. Per ciò che riguarda strettamente l'abbigliamento, eloquente, più di ogni saggio, sono invece le celebri tavole di Tarquinio Sini, brillante caricaturista sassarese, morto sotto gli ordigni bellici del '43.





Cartolina anni '30 - tempera Tarquinio Sini




Soggetti prediletti di Sini sono le fanciulle desulesi che, avvolte nello sfavillante abito del paese, osservano le licenziose e civettuole signore del Continente in abiti moderni, con tanta curiosità e forse un po'di invidia. Inizia per queste giovani un lento innesto alla realtà che scorre fuori da casa e sagrato del centri rurali. Sini seppe interpretare con una carica di sottile umorismo il fenomeno di "sprovincializzazione" con la serie di celeberrime tempere "Contrasti", in cui registrò argutamente gli umori di questa transizione culturale, non senza venarla di una ironica polemica che restituisce l'idea di ciò che comportò psicologicamente un passaggio alla modernità che fu tutt'altro che un automatismo.
Nel progressivo passaggio al comfort dell'abito "civile", soprattutto la donna rinunciò al bagaglio simbolico, e ancor più materiale, intrinseco al vestiario sardo. In che senso precisamente? Le vesti e i gioielli passavano da una generazione all'altra e costituivano parte non secondaria della dote. Erano ritenuti un bene di rifugio e un investimento. Infatti non è trascurabile «l'aspetto economico del gioiello, il quale può quasi essere considerato come una forma di tesaurizzazione al riparo da qualsiasi evenienza imprevista. Il gioiello può essere utilizzato in qualsiasi momento come moneta di scambio», dichiara Vittorio Angius. Dunque la scelta della mimetizzazione nella società civile riesce ad avere la meglio sulla ricchezza identitaria, perché questo richiedono i tempi, soprattutto alla donna.








Il discorso è assai articolato e più complesso di un semplicistico riferimento ad un avvicendarsi di mode e costumi. La vera rivoluzione nel vestiario concerne per lo più le classi popolari perché la moda dei ranghi superiori ebbe una contaminazione costante nel tempo e l'abito femminile si teneva di pari passo alle mode "continentaleggianti".Certo è che il diffuso sentimento regionalista, di gusto poeticamente identitarista, si affievolì nel momento in cui molte fanciulle dai piccoli centri rurali si trasferirono nelle città in cerca di lavoro e dovettero adeguarsi alle mode urbane, non tanto per civetteria quanto per adeguarsi ed ambientarsi al vivere cittadino. La complessità della riflessione prende le mosse anche dal periodo storico in cui la transizione della cultura vestimentaria femminile sarda si verifica, tra ansia di modernità e rispetto della tradizione. La cultura sarda è sottoposta alla competizione di due forze politiche contrarie.






Entroterra barbaricino anni '80




Siamo nel pieno del Ventennio fascista che incoraggia le antiche pratiche rurali, esasperando la difesa dei caratteri rustici del folklore, dall'altro lato la spinta modernista della borghesia emancipazionista ispirata alle conquiste di una forte industrializzazione d'ispirazione cittadina che dall'ambito socio economico non tarderà a rifletteri sul campo culturale. L'abbandono dell'abito tradizionale non fu, insomma, una scelta compiuta in silenziosa solitudine ma una presa di posizione densa di significato, sia per quante decisero di abbandonare il "costume" sia per coloro che, con garbata festosità, ancora colorano le strade dei paesi sardi con la loro scelta di tenerlo.
L'imponente percorso di ricerca del sociologo Luigi Lorenzetti "Donne e lavoro. Prospettive per una storia delle montagne europee del XIX-XX secolo" evidenzia che nei centri dell'entroterra sardo il lavoro extra domestico fosse inteso dalle donne come umiliante, indicava una condizione di necessità che gli uomini non erano stati in grado di onorare.
"L'aspirazione delle donne non era quella di lavorare fuori casa ma al più di lavorare per la propria famiglia-azienda. Era soprattutto questa condizione ad essere ritenuta un privilegio dalle donne, ed a questa esse miravano".
Non è del tutto esatto, dunque, estendere il cambiamento della moda vestiaria all'idea di una rivendicazione femminista. O per lo meno non fu solo questo.




Donne in abito tradizionale e compaesana in abiti moderni. Fine anni '50



La riflessione che ha originato il nostro ragionamento, il secolare utilizzo del termine "costume", muove proprio dal passaggio progressivo, ma non sempre graduale, all'abito moderno. Ciò che era abito quotidiano viene riposto nel guardaroba, senza nostalgia, con il nome di costume, di artificio mascherativo, a cui attribuire una funzione folcloristica e, via via turisticizzata, solo durante le occasioni festive.
Gerolama Carta Mantiglia sul tema non scende a compromessi: «È il caso di spendere qualche parola a proposito dell'uso che si continua a fare (e che non si dovrebbe fare) della parola costume e dell'uso che non si fa (e che invece si dovrebbe fare) dei termini vestiario e abbigliamento popolare».
Per l'antropologa il vocabolo 'costume' ha una valenza negativa legata all'auto concezione di cultura sarda come subalterna. A questa concezione la studiosa attribuisce la preservazione del solo abito della festa, quello sfarzoso, in virtù della gioielleria annessa, e allo stesso tempo, imperdonabilmente, nessuna cura verso il vestito quotidiano considerato retaggio di lavoro e umiltà, da cui il termine asettico e distaccato di costume.
Solo in tempi recenti, nel clima di un rinato rigore identitario è ripresa con un certo rimpianto l'affannosa ricerca sulle origini dei vari tipi di vestiario e con essa un rifiuto categorico da parte degli studiosi del termine "costume" considerato dispreggiativo di una realtà tutt'altro che caricaturale o riconducibile a situazioni lontanamente carnascialesche. La conclusione del pensiero antropologico in materia di cultura popolare é pressoché concorde nell'ammettere che il nuovo vigore della ricerca non sia un nostalgico archeologismo ma l'esigenza di una funzione aggregativa ricca dei valori della tradizione indispensabili al futuro del popolo sardo.

25.3.17

vegetariano , vegano , carnivoro , onnivoro ? ma che importnaza ha importante è il rispetto e il saper fare buon viso a cattivo gioco

 dopo   il mio post  molti   in chat   una persona   mi ha  chiesto ma tu sei   vegano o  carnivoro  ?     stavo per  rispondere  quando  alla  discussione  si è  unita  una terza  persona    e  ha detto :   <<  non è vegetariano  , basta  vedere le foto delle verdure   raccolte   nel suo orto che  posta  sul  suo facebook . 
Io  sono una terza   via   cioè onnivoro  (  ed  se  cercate  nell'archivio trovate   ,  " reportage  "  su   un pranzo  con amiic\che vegetariani e  vegani  )   mangio  di tutto compresa la carne ed  i latticini  , ovviamente  quando è possibile  quelli  allevati naturalmente    ed   non industriali .
rispetto ( i  commenti   riportati sotto  sono  presi   da http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/  più  precisamente e qui 

  sia   la  scelta   Vegana 


CaterinaServi
La scelta vegana è dettata da un ragionamento molto semplice: non è giusto - perchè è un abuso, una prevaricazione violenta inammissibile - sfruttare e far soffrire una creatura vivente e senziente che - proprio come noi umani - desidera vivere in pace e a proprio agio. Se lo facciamo da tanto tempo non è una buona ragione per continuare a farlo: siamo gli animali più intelligenti e dotati di senso etico e morale? Allora agiamo di conseguenza. Siamo anche dotati di capacità empatica, quel meccanismo neurofisiologico che ci fa entrare in risonanza con la sofferenza altrui e che ci permette di essere adeguatamente e naturalmente compassionevoli. Gli animali "da macello" sono esseri sensibili e amorevoli come i cani e i gatti che vivono con noi e amiamo. Siamo indifferenti verso di loro soltanto perchè la loro atroce sofferenza e le torture che gli vengono inflitte non si vedono. 

sia  quella   carnivora 

Gabriele Bombardieri
Sono in medico e ricordo a tutti che l'uomo è per natura onnivoro(qualcuno può documentarsi sulle differenze tra l'intestino di un uomo è quello di una mucca o un cavallo?)ricordo che le nuove generazioni alimentate anche con proteine animali sono cresciute in statura media di circa 20 cm e probabilmente continuano a crescere.quanto alle cosiddette evidenze cancerogene di certi alimenti non esistono a tutt'oggi studi randomizzati(che sono gli unici che danno evidenze statisticamente significative)che dimostrino una evidenza clinica di cancerogenicita' di alimenti particolari tipo carni rosse .si è solo constatato che l'aumento di ceri tumori è proprio di certe popolazioni che si alimentano con quantità superiori di proteine animali di origine bovina.purtroppo come tutte le osservazioni superficiali ,non tengono conto del fatto che sono anche le più longeve e quindi più soggette a tumori

 riprendendo  l'argomenti trattato nel post   precedente  e  ripreso   anche  dall'articolo di concita    do ragione  a    questo  commento  anonimo  
Certo siamo un popolo strano leggevo di mamme che protestavano perché alla mensa davano ai suoi figli risotto con i porri, non si sa bene cosa devono mangiare questi poveri bambini io penso che una dieta equilibrata sia quella di mangiare di tutto. Questi integralisti vegani che oggi vorrebbero vietarmi di mangiare una bella bistecca alla fiorentina al posto di uno sformato di semi vari che al solo pensiero mi sento male domani magari mi vieteranno di mangiare gli insetti perché anche le cavallette soffrono. Siete persone pericolose perché non avete nessun rispetto per chi non la pensa come voi. Mentre noi onnivori vi lasciamo mangiare tutta l'erba e semi che volete lasciateci gustare un bel maialino al forno con patatine annaffiato con un buon Chianti.

Continuando a leggere  i vari commenti  dellla  diatriba    vegani \  vegetariani     contro   carnivori ho trovato  interessante  il commento  di Pino Lollo    che  più o meno  arriva  alle mie stesse  conclusioni

E' una guerra di religione. Mia moglie non mangia carne, io da tempo cerco di mangiarne poca, i figli 27 e 19 anni, per contrapposizione, appena possono mangiano carne.
Io capisco e condivido solo due argomentazioni verificabili e misurabili :
la carne non fa bene,
il ciclo produttivo degli animali da macello non è sostenibile.
Le altre argomentazioni animaliste/vegane mi sembrano fideistiche:
l'uomo è senziente anche l'animale è senziente quindi se uccido un animale è come uccidere un uomo e quindi è un assassinio.
Io dico, in quattro milioni di anni l'essere senziente uomo ha sviluppato forme di pensiero variegate ed evolute al punto di arrivare ad avere rispetto degli altri uomini e anche degli animali.
Ora per quanto ci è noto non esiste animale carnivoro che in questi 4 milioni di anni abbia costruito un pensiero e a partire da questo o abbia smesso di cacciare le sue prede.
Poi  la discussione  via    chat  è continuata  fra ****  e *****    e poi mi sono   rotto  e  gli ho  lasciati   in quanto  stava  diventando  noiosa    ed  improduttiva  del tipo

 ***** ma   i vegetali che  voi   mangiate  e  raccogliate  soffrono anche loro come  gli agnelli che   ci   accusate  di mangiare   .
**** Uccidere animali per mangiarli non é assolutamente necessario. Comunque, risposta alla tua battutina   asserire che un cetriolo(  per  citare  una verdura   a caso )  possa soffrire quanto un agnello sgozzato é una cosa talmente ipocrita che non meriterebbe risposta. Pota un cespuglio e dimmi se riusciresti secondo coscienza a tagliare la zampa di un cane sostenendo che sia la stessa cosa. Inoltre, se tu credessi veramente a quello che hai scritto (ma non é certo cosí ) e ti preoccupassi per davvero della sofferenza delle piante, dovresti a maggior ragione essere vegetariano. Per allevare per anni gli animali da abbattare é necessaria una quantitá di alimenti di origine vegetale enormemente superiore che se te ne cibassi invece direttamente. Perché non mi indigno con il leone? Beh tanto per cominciare perché uccide per sopravvivere e non per sfizio...

perchè la  penso    come 


3 ore fa
Eugenio Bacchini
Ahimè, quando una dieta diventa un'ideologia, sorgono i problemi. Anch'io sono stato vegetariano per un periodo della mia vita, ma erano altri tempi (fine anni 70): nessuno mi ha mai rotto le scatole, tutt' al più erano curiosi di sapere cosa mangiavo, né io mi sono mai sognato di dare dell'assassinio ai miei amici carnivori, o sentirmi superiore per via della mia dieta. Questo mi sembra più tifo calcistico...


ora     sia  che il vegan   sia   una moda  o  una  scelta  \  principio  mortale    (   principalmente quelle  persone    che   conosco  lo    sono  per   scelta      sono  d'accordo  con 


Elisa Cip
Attenzione che il veganesimo non è' una scelta, ma un principio di etica e di morale. Non è' estremismo, non è' una dieta, non è' una moda. I giornalisti, prima di esporsi in un articolo di giornale dovrebbero informarsi, perché il concetto di veganesimo è' ormai noto.
 
Cioncita  avrebbe dovuto   prepararsi  meglio  o  forse  come  sostiene



Francesco Chiantese
Concordo che non sia una moda; ma "tecnicamente" è una dieta (forse lei intendeva "non è una dieta dimagrante" ma è ovviamente una dieta, almeno in italiano) ed è una "scelta" nel senso che si sceglie, per etica e morale come lei giustamente ricorda, di non mangiare alcuni alimenti e di adeguare alla propria etica e morale la propria dieta alimentare. 

Concludo  con  questa  domanda  . Ma per un onnivoro che è abituato a mangiare carne, ma ANCHE vegetali (si spera, altrimenti sarebbero pasticci seri per la sua salute), quale sarebbe il problema se, occasionalmente, una volta ogni tanto, si fa un singolo pasto di soli vegetali, senza mangiare carne?








una grigliata di zucchine e melanzane, sono oltraggiosi? 

22.12.15

cosa scegliere a natale : pandoro o panettone ? versioni per vegani

molti  che  hanno letto la  prima  puntata     alla  guida  natalizia  di quest'anno    mi hanno  fatto il
cazziatone perchè ho dimenticato n di parlare  del pandoro e  del panettone  .  Ecco che ne parlo ora e
Se non avete  voglia  di andare  a rileggerla ( mia guida al natale e alle festività 205\2016 [ come sopravvivere alle festività ] I°consigli per godersi le feste senza ingrassare e senza sensi di colpa per i kg messi  )  eccovi alcuni siti per il ripasso


Calorie natalizie, come difendersi ?
Consigli per non aumentare di peso durante le feste natalizie
E se capita di esagerare? Consigli per dimagrire - parte XIV
Come fai a “bruciare” il pranzo di Natale?
Dieta e calorie: le porzioni giuste dei piatti di Natale



Come   ogni natale    c'è  il solito  dilemma   Panettone o Pandoro?  Ora    come  giustamente  fa   notare    questo articolo di http://www.6sicuro.it/


In uno dei periodi più coccolosi dell’anno la scelta del dolce natalizio rischia di rovinare l’armonia del focolare domestico. Di solito le famiglie si dividono in due schieramenti più o meno omogenei e la questione si risolve con un doppio acquisto, come con lo spumante dolce o brut. Ti do un consiglio: non commettere l’errore di non informarti sui gusti degli invitati. Il rischio? Avere parenti e amici intenti a spiluccare canditi e uvetta da una fetta di panettone da una parte, altri che masticando svogliatamente una fetta di pandoro sbofonchiano “Pevò eba melio ‘l banetobe”.

  e  il sito http://www.ciclofrenia.it/2014/12/18/tipi-da-panettone-e-da-pandoro/

E'  un bel  dilemma   in quanto     hanno origini  diverse   e  ricette  diverse   oltre  che  calorie  diverse  ecco   i  consigli di  http://www.adieta.it/pandoro-panettone.htm

Come riconoscere quelli più buoni

[ PANETTONE  ] Se si sceglie quello tradizionale di Milano occorre controllare che la cupola sia incisa a croce senza altri rilievi e spaccature La crosta deve essere aderente alla pasta , deve essere dorata e senza bruciature.
La pasta interna deve essere soffice e di colore giallo carico deve avere le caratteristiche alveolature (i buchi), segno che la pasta è lievitata naturalmente .I canditi e l'uvetta devono essere presenti in notevoli quantità [ PANDORO  ] Il fondo deve essere di colore bruno ma non bruciacchiato . La pasta deve essere di colore giallo soffice e l'alveolatura deve essere meno evidente rispetto al panettone 
Il sapore non deve essere acidulo o con note aromatiche esagerate .

Composizione calorica

Il panettone e il pandoro sono consumati a Nataleal di fuori di particolari stati di malattia, nessun alimento è dannoso ma soltanto più o meno adatto a particolari finalità, come il controllo del peso, la miglior digeribilità, la riduzione della quota di saturi o grassi. Tutte finalità che non escludono alcun alimento, ma lo condizionano a una riduzione delle porzioni o alla rinuncia compensatoria ad altri alimenti dotati di caratteristiche similari. 
Sia il panettone che il pandoro possono (e devono) essere mangiati a Natale , magari sostituendoli ad altri alimenti . 

Sono due dolci molto energetici 100 grammi di panettone hanno le stesse calorie di un piatto di pasta .
Quindi attenzione a non eccedere ; è normale che mangiando un cibo che piace si ecceda nelle porzioni (una fetta di panettone o pandoro è circa 180-200 gr.).
Si tratta di alimenti completi ricchi di amido e con un discreto contenuto proteico , se non si vuole aumentare di peso si possono sostituire al pane ( quindi se mangio una fetta di panettone non tocco pane durante il pasto).
Data l' elevata presenza di grassi è opportuno ridurre la quantità di olio durante il pasto in cui vengono mangiati. Devono prestare particolare attenzione all'introduzione di questi alimenti le persone affette da diabete ,ipertrigliceridemia , iperlipemia e obesità .


ovviamente  il numero delle calorie  varia      con le  diverse  varianti   dei rispettivi    dolci    eccone  alcune  tratte  da la domenica  di  repubblica  del 20\12\2015





Il problema  o fate delle  rinunce  o    bruciate  dopo .  Ecco cosa  suggerisce  http://www.riza.it/dieta-e-salute/

- Preferire versioni classiche di panettone e pandoro, senza farciture di creme e a base di burro, di liquori, di canditi o di frutta secca (mandorle o nocciole), che fanno ulteriormente impennare il contenuto calorico.
Un buon trucco può essere quello di abbinare una fetta di pandoro o panettone “liscia” con un’abbondante macedonia di frutta o utilizzare una farcitura casalinga a base di yogurt, che fa aumentare il senso di sazietà ma riduce le calorie “supplementari” di oltre il 50%.
Puoi sostituirli con le versioni “light”
Infine, resta comunque valida l’alternativa del pandoro o del panettone in versione dietetica, preparati con meno grassi e zuccheri aggiunti. In ogni caso, l’impiego di un dolce “light” non deve essere un pretesto per raddoppiare le porzioni di dolce, perché così facendo se ne annullerebbe l’effetto dietetico. 
 
  1. Come sostituire alimenti di analogo valore calorico e nutrizionale

Una fetta di panettone equivale circa:
- 70 g di pasta o riso 250 kcal
- 2 biscotti secchi 50 kcal
- 2 cucchiai da the di olio 100 kcal
Totale: 400 kcal 

Una fetta di pandoro equivale a circa:
- 70 g di pasta o riso 250 kcal
- 2 biscotti secchi 50 kcal
- 4 cucchiai da the di olio 200 kcal
Totale: 500 kcal
Come compensare il maggior apporto calorico elevando il dispendio energetico quotidiano.  Esempi di attività fisica per “bruciare” 100 calorie in più:
- Salire e scendere 3-4 piani 4 volte
- 10 minuti di jogging (1500 m)
- 20 minuti di aerobica
- 20 minuti di tennis
- 20 minuti di ciclismo (o bicicletta da camera)
- 30 minuti di camminata veloce
- 30 minuti di nuoto


Farciti, ricoperti, al liquore o alla crema, ogni anno vengono proposte dal mercato nuove varianti.
La farcitura classica del panettone, quella a base di uva passa e canditi, non rappresenta una parte cospicua del prodotto intero. Stesso discorso per le creme e i ricoperti che propongono nuove varianti della versione “classica”. Quello che cambia è l’apporto calorico, che aumenta a seconda del ripieno. Ad esempio il pandoro ricoperto di cioccolato passa dalle circa 390 alle 450 calorie. Aumentano di conseguenza anche i grassi.  Il mio consiglio? Panettone e pandoro sono talmente buoni nella versione “tradizionale” che tanto vale non farsi tentare dalle numerose alternative. Inoltre, rimanendo sul classico, si riduce la lista degli ingredienti, anche di quelli meno salutari.

Artigianale o industriale: qual è la differenza?
Nella maggior parte dei casi il prodotto artigianale è più caro e la ragione è la scelta e il valore delle materie prime utilizzate. C’è più attenzione a garantire un prodotto buono, ma non troppo “pasticciato”.

È chiaro però che se vogliamo che un prodotto duri mesi, come appunto accade con panettone e pandoro che hanno una data di scadenza molto lunga, lo si deve sottoporre a determinati procedimenti, l’uvetta deve essere trattata affinché non ammuffisca e l’utilizzo di conservanti è quasi obbligatorio. Come per tutti i generi alimentari che si acquistano, l’importante è leggere bene l’etichetta per capire che cosa è contenuto nel prodotto che andremo a consumare.

Se  siete  Vegani o avere  un ospite   e  un familiare  vegano   ecco come rislvere la  situazione    del panettone  e del pandoro





Se siete abili in cucina  eccovi   una ricetta     del panettone vegano    di   Claudio_UD, 15/12/12 19:37 presa    da www.veganhome.it/forum/cucina/panettone-veg/

L'ho fatta nella macchina del pane, col programma lungo 3 ore e 25 (da pane bianco)
ho usato:

375 gr di farina manitoba
75 gr di zucchero (pochino secondo i miei gusti)
50 gr di margarina vegetale non idrogenata (o burro di
soia)
succo e scorza di 1 arancia
2 manciate di uvette ammollate(ovviamente puoi aumentare, io ne avevo rimaste poche)
1-2 manciate di canditi (che io non ho messo, ero convinto di averli e invece..)
1 bustina di lievito di birra liofilizzato
1 bustina di vanillina (o estratto di vaniglia qb)
curcuma qb (meno di mezzo cucchiaino da caffè)
pizzico abbondante di sale
100 ml di latte di soia caldo

Procedimento: butti tutto nella macchina e avvi il programma


oppure  sempre dallo stesso sito 
 pandoro e panettone 




 quindi  qualunque  sia   la vostra  scelta  auguri



Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...