sempre sul caso di Cloe Leggi anche
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2022/06/la-solitudine-di-cloe-bianco-la-prof.html
Sfogliando le varie bacheche social dei miei contatti sul caso do Cloe ho trovato questo bellissimo e più intenso post uno di quelli che riescono a mantenere un equilibrio tra mente e cuore , tra razionalità ed irrazionalità , ecc ho trovato questo di un mio contatto
chi volesse trova qui https://www.facebook.com/licia.azara altri suoi interessanti post
Licia Azara si trova presso Tempio Pausania.
Ogni parola di rabbia e delusione non sarebbe degna della delicatezza e dignità con cui Cloe ha deciso di percorrere la strada della sua libera morte. Ma non posso farne a meno, provo rabbia. Ogni volta che le azioni o le parole di qualcuno sono il movente del gesto disperato o estremo di qualcun altro provo rabbia, infinita. Provo rabbia quando sento che qualcuno ha fatto coming out, con ineguagliabile coraggio, e la reazione non è l'accoglienza ma il dito puntato. Provo rabbia con il fatto stesso che sia necessario fare coming out. Sentiamo per caso la necessità di prendere un microfono per dire a tutti "ehi la sai una cosa? sono etero". No affatto, non esiste
nessun bisogno di questo. E allora perché siamo così abituati a mettere le etichette sugli altri, a creare una linea di demarcazione tra ciò che reputiamo normale e ciò che per il nostro piccolo mondo non lo è? Perché? Trovo una profonda violenza in questo sistema in cui le persone sono portate a doversi dichiarare come appartenenti ad una certa categoria, così che tutti gli ascoltatori possano sancire che si tratta di una categoria diversa dalla propria. Ma chi ce lo dà il diritto di essere il pubblico giusto di uno spettacolo sbagliato, chi?Provo davvero rabbia, vergogna. Ecco, mi piacerebbe che un giorno qualcuno dicesse "senti devo farti una confessione: non sono una persona per bene, sono una persona scorretta, disumana". Capirei il senso di questo coming out, solo di questo. E nutrirei anche speranze sul presente e sul futuro dell'umanità. Ma per ora la strada è lunga, per ora nelle corsie di questo grande supermercato ci piace passare lo scanner sopra le persone, infilarle dentro buste separate e capire chi sta nello stesso sacchetto e chi in sacchetti diversi. Ci piace pensare di essere dalla parte normale, dalla parte più numerosa, dalla parte giusta. In cosa e perché ognuno di noi si possa definire normale o giusto boh, spiegatemelo voi vi prego, perché io non lo capisco. Buon viaggio Cloe, perdona questo mondo, ingiusto, insensibile, miope. Perdonalo perché non è ancora in grado di accettare le meravigliose differenze che ci rendono tutti egualmente unici.
nessun bisogno di questo. E allora perché siamo così abituati a mettere le etichette sugli altri, a creare una linea di demarcazione tra ciò che reputiamo normale e ciò che per il nostro piccolo mondo non lo è? Perché? Trovo una profonda violenza in questo sistema in cui le persone sono portate a doversi dichiarare come appartenenti ad una certa categoria, così che tutti gli ascoltatori possano sancire che si tratta di una categoria diversa dalla propria. Ma chi ce lo dà il diritto di essere il pubblico giusto di uno spettacolo sbagliato, chi?Provo davvero rabbia, vergogna. Ecco, mi piacerebbe che un giorno qualcuno dicesse "senti devo farti una confessione: non sono una persona per bene, sono una persona scorretta, disumana". Capirei il senso di questo coming out, solo di questo. E nutrirei anche speranze sul presente e sul futuro dell'umanità. Ma per ora la strada è lunga, per ora nelle corsie di questo grande supermercato ci piace passare lo scanner sopra le persone, infilarle dentro buste separate e capire chi sta nello stesso sacchetto e chi in sacchetti diversi. Ci piace pensare di essere dalla parte normale, dalla parte più numerosa, dalla parte giusta. In cosa e perché ognuno di noi si possa definire normale o giusto boh, spiegatemelo voi vi prego, perché io non lo capisco. Buon viaggio Cloe, perdona questo mondo, ingiusto, insensibile, miope. Perdonalo perché non è ancora in grado di accettare le meravigliose differenze che ci rendono tutti egualmente unici.