Visualizzazione post con etichetta Afganistan. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Afganistan. Mostra tutti i post

8.4.24

DIARIO DI BORDO N 43 ANNO II . Depressione incurabile, a 28 anni Zoraya ter Beek sceglie l'eutanasia: «Morirò a maggio, nel salotto di casa, con i gatti e il mio fidanzato» ., Per il regime dei talebani anche l’amore è un ‘crimine morale’: la storia di Qadria e Atiq ., Sono nata da un utero in affitto: mi batto per vietare questo abominioil caso di Olivia Maurel, 32 anni.,

Non sono  d'accordo   con la  scelta  di   Zoraya ter Beek . Ma  riuspetto   la  sua  celta 

   da   https://www.msn.com/it-it/salute  tramite  www.leggo.it 

Il suo corpo è sano, la sua mente segnata da anni di lotta contro la 
depressione. Una battaglia in cui ha deciso di alzare bandiera bianca, scegliendo la strada dell'eutanasia per porre fine alle sue sofferenze. La storia di Zoraya ter Beek  ( foto  a  sinistra ) , 28 enne olandese con un disturbo della personalità e dello spettro autistico, ha attirato l'attenzione internazionale e riacceso il dibattito sul suicidio assistito dopo aver reso pubblica la sua decisione.
L'eutanasia in Olanda

La legge olandese sull'eutanasia, una delle più progressiste al mondo, permette agli individui di fare questa scelta nel caso in cui siano affetti da malattie incurabili che provocano sofferenze insopportabili, senza prospettive di miglioramento. La decisione di Zoraya segue una lunga riflessione e il consiglio del suo psichiatra, il quale ha concluso che le sue condizioni non avrebbero mai visto un miglioramento significativo, lasciando come unica opzione l'alleviamento della sofferenza. La 28enne, che vive con il compagno e due gatti, ha pianificato di sottoporsi all'eutanasia all'inizio di maggio.
La scelta
Nel corso di un'intervista concessa a 'The Free Press', un media americano, Zoraya ha condiviso il suo percorso e le ragioni che l'hanno portata a questa dolorosa scelta. Ha descritto la sua battaglia quotidiana con una malattia mentale debilitante e come, alla fine, la prospettiva di un sollievo permanente dalla sua sofferenza l'abbia portata a considerare l'eutanasia come una soluzione definitiva. La decisione ha sollevato questioni etiche e morali complesse, alimentando il dibattito sull'autodeterminazione e il diritto di scegliere la propria fine in condizioni di estrema sofferenza. La legge olandese sull'eutanasia stabilisce criteri rigorosi, tra cui la richiesta che la decisione sia volontaria e ben ponderata, e che il paziente sia in uno stato di sofferenza insopportabile e senza speranza di miglioramento.
Le ultime volontà
Zoraya ha pianificato di sottoporsi all'eutanasia all'inizio di maggio. Vuole morire nel salotto di casa, con il suo fidanzato accanto. Un medico le somministrerà prima un sedativo, poi un farmaco che le fermerà il cuore. Come ultima volontà, la 28enne vuole che i suoi resti vengano cremati e le ceneri sparse in un bosco vicino casa. 





di    (valigiablu.it) 7 Aprile 2024

                     Zahra Nader e Kreshma Fakhri (Zan Times)

Era la fine di luglio del 2023 quando la notizia iniziò a circolare sui social media: i talebani stavano per lapidare una coppia non sposata che si era

data alla fuga. La notizia venne ripresa da diversi media locali in Afghanistan, oltre al noto quotidiano 8 Am, che il 28 luglio, attraverso le fonti sentite, indicava il giorno successivo come data della lapidazione.  
Alla fine, la coppia non venne lapidata. Invece, i talebani li hanno condannati a cinque anni di prigione nella provincia di Baghlan, secondo quanto riferiscono fonti vicine alla coppia sentite da Zan Times. Quando il giorno della loro esecuzione è passato senza una lapidazione pubblica, l'interesse per la storia dei due amanti è svanito. Ma negli ultimi cinque mesi Zan Times ha ricostruito quanto accaduto a Qadria e Atiq. Lei è un'insegnante di 28 anni, madre di tre figli, mentre lui è un preside di 35 anni, padre di sei figli. Entrambi sono sposati.  Il crimine di cui i talebani li hanno accusati non è chiaro: portavoce locali e di alto livello dei talebani, tra cui Zabihullah Mujahid, si sono rifiutati di fornire informazioni sul caso a Zan Times, anche dopo che è stato chiesto loro almeno 14 volte di fornire o confermare i dettagli. Nonostante ciò, attraverso le famiglie, i parenti e gli amici della coppia possiamo mostrare come una decisione personale - quella di amare qualcuno e fuggire - possa cambiare la vita di due persone e delle loro famiglie. 

Chi sono Qadria e Atiq e come è iniziata la loro relazione?

Qadria era una studentessa liceale di 17 anni quando la famiglia decise di darla in sposa al cugino, Mohammad Azam. "Non era d'accordo con il matrimonio, non le piaceva il marito e voleva studiare e diventare avvocato", spiega una compagna di scuola. Il suo matrimonio è stato uno scambio di spose, il che significa che anche il fratello di Qadria ha sposato la sorella del marito.  Dopo il matrimonio, il marito di Qadria l'ha portata in un distretto remoto di Baghlan, dove non ha potuto sostenere l'esame di ammissione all'università e seguire il sogno di una carriera legale. A malincuore, Qadria accetta il suo destino e diventa madre. Mentre cresce i figli, segue un corso di formazione per insegnanti e inizia a lavorare come maestra.Alla fine si trasferiscono nella città di Pul-e Khumri, capitale della provincia di Baghlan, dove vivono i genitori di Qadria. Lì la donna trova lavoro a Zamirabad, una scuola primaria per ragazzi e ragazze fino alla sesta classe. A scuola conosce Atiq, che lavora come direttore. Poco dopo il marito di Qadria parte per l'Iran, in cerca di lavoro.Diverse fonti, tra cui amici e colleghi di Qadria, affermano che è stato durante il periodo di permanenza del marito in Iran che la donna ha iniziato una relazione sentimentale con Atiq. "Nei giorni in cui il marito era assente, Qadria passava il tempo con i suoi tre figli", racconta un amico intimo a Zan Times. "Le notti piene di desiderio e disperazione hanno fatto crescere l'attaccamento ad Atiq, e alla fine ha deciso di stare con il suo amore".Il marito, Mohammad Azam, sostiene invece che lui e Qadria "hanno avuto una vita felice insieme" durante i 12 anni di matrimonio. Dice di non aver mai immaginato che Qadria lo avrebbe lasciato per un altro uomo e sostiene che Qadria non lo ha fatto di propria volontà.
Il padre di Qadria, Abdul Khalil Rahmani, racconta che la crisi della sua famiglia è iniziata mercoledì 5 luglio 2023, quando la figlia è andata a lavorare a scuola ma non è più tornata a casa quella sera. Stando al suo racconto, insieme al resto della famiglia ha cercato Qadria per giorni, prima di scoprire che Atiq l'aveva portata a Kabul. Nella loro prima intervista con Zan Times, i genitori di Qadria hanno affermato che Atiq l'ha "rapita". Abdul Khalil Rahmani ha presentato una denuncia contro Atiq ai talebani, che hanno dato la caccia alla coppia. 
Settimane dopo la denuncia, i talebani hanno arrestato la coppia a Kabul e l'hanno trasferita nella prigione di Kelagai, nella provincia di Baghlan, dove Qadria e Atiq sono ancora detenuti.  La versione del padre di Atiq è completamente diversa. Najibullah Sediqi ha dichiarato a Zan Times che Atiq e Qadria non avevano una relazione sentimentale. Secondo la sua versione, il marito di Qadria le ha comunicato il divorzio per telefono, e quando lei ha espresso la volontà di formalizzare il divorzio in tribunale il padre glielo ha impedito, minacciando di ucciderla. Qadria si è quindi rivolta ad Atiq, chiedendo il suo aiuto per sfuggire al padre violento.  A sostegno della sua storia, Najibullah Sediqi ha condiviso un breve messaggio vocale di una donna che si è presentata come Qadria. Nel file audio, della durata di un minuto e 26 secondi, la donna afferma: "Due anni fa, mio marito ha divorziato da me per telefono, ho informato mio padre e lui mi ha picchiato, dicendomi che anche se divorziasse 100 volte e non tornasse mai più per altri 10 anni, resterei comunque sua moglie. Gli ho ricordato molte volte di essere divorziata, ma loro mi hanno picchiata e minacciata di morte".La voce femminile suona stentata, come per chi sta leggendo da un copione. Non potendo verificare se si tratti di Qadria, abbiamo fatto ascoltare la registrazione al padre, il quale ha riconosciuto la voce di Qadria. Sia il padre che il marito insistono sul fatto che non c'è stato alcun divorzio. Il padre di Qadria nega di aver mai tentato di farle del male, ma dice di aver portato Qadria e i figli a casa propria, per prendersi cura di lei. Dice di essere stato informato della relazione sentimentale quando la moglie di Atiq è venuta a casa sua e gli ha chiesto di impedire a Qadria di incontrare il marito. Uno dei vicini conferma l'incidente: "C'era agitazione nel vicinato. La moglie di Atiq era venuta ad affrontare Qadria, dicendole: 'Sei una donna svergognata e disonorata. Sei sposata e hai dei figli, perché parli con mio marito?".

L'arresto con l'accusa di "crimini morali"

Scappare o fuggire di casa è stato a lungo un "crimine morale" punibile, anche se molte donne fuggivano dalla violenza domestica. Nel maggio 2013Human Rights Watch (HRW) chiese al governo afghano sostenuto dagli Stati Uniti di "prendere provvedimenti urgenti per fermare l'allarmante aumento di donne e ragazze imprigionate per 'crimini morali'". A maggio 2013, HRW riferì che circa 600 donne e ragazze erano imprigionate per "crimini morali", un numero in rapido aumento. Nel 2012, HRW "ha documentato che circa il 95% delle ragazze e il 50% delle donne imprigionate in Afghanistan sono state accusate dei 'crimini morali', di 'fuga da casa' o di zina (sesso al di fuori del matrimonio)".E le lapidazioni per il "crimine" di fuga non sono iniziate con il ritorno dei talebani. Nel 2015, un'adolescente di nome Rukhshana è stata lapidata a morte dopo essere stata sorpresa a fuggire con il suo amante. "Nell'ottobre 2015 è stata sepolta nella terra fino alla vita e lapidata a morte da una banda di uomini che il governo ha dichiarato essere talebani", hanno scritto Mujib Mashal e Zahra Nader in un articolo del New York Times, pubblicato nel luglio 2017. L'incidente sconvolse il paese.  All'epoca, potevamo parlare di una o due "province afghane fuorilegge", dove per le donne non esistevano giustizia e dignità. Ora che i talebani sono al comando, tutto l'Afghanistan è un paese dove le donne non hanno diritti. Non esistono infrazioni lievi al duro codice dei talebani. Dal gennaio 2024, le forze talebane hanno arrestato donne in pubblico con l'accusa di non aver osservato correttamente il codice di abbigliamento prescritto dai talebani.    Il risultato di queste misure rigidissime è che molti innamorati non possono uscire di casa il giorno di San Valentino, tanto meno per festeggiare il loro amore. I giorni in cui una giovane generazione di afghani celebrava il giorno romantico con torte, rose rosse e palloncini a forma di cuore sono ormai un lontano ricordo. Negli ultimi due anni, i talebani hanno vietato qualsiasi celebrazione di San Valentino. Impediscono qualsiasi traccia di festeggiamento, pattugliando le strade e i negozi di souvenir il 14 febbraio. Chiunque sfidi le regole viene perseguitato. Ora, più della speranza è la depressione ad assalire i giovani del paese, che non possono festeggiare il loro amore in pubblico.

Le conseguenze sociali dell'arresto di Qadria e Atiq

Se la relazione tra Qadria e Atiq è una scelta personale di due individui adulti, in Afghanistan è anche un crimine che si ripercuote sulle loro famiglie e sui loro parenti. Gli individui e le famiglie ne risentono in base alla maggiore o minore vicinanza all'accusato. In questa gerarchia parentale, ovviamente, è sempre la donna o la ragazza ad avere la colpa di aver disonorato la famiglia, portandole vergogna.La famiglia di Qadria si è isolata socialmente da quando la notizia dell'arresto di Qadria e Atiq è diventata di dominio pubblico, racconta a Zan Times un amico di famiglia che vive nello stesso quartiere. La madre partecipa raramente agli incontri sociali e molti parenti hanno tagliato i ponti con loro. "Hanno smesso di frequentarli perché sono arrabbiati con loro, perché non hanno ucciso Qadria per ripristinare l'onore della famiglia e della tribù", spiega l'amico.Abdul Khalil Rahmani, padre di Qadria, afferma che la figlia ha più volte detto di essersi pentita delle sue azioni: "Dice 'ho commesso un errore, padre, ho commesso un grosso errore. Ho rovinato la mia famiglia e il destino dei miei figli'. Ma anche se ora ammette l'errore, non serve a nulla. L'onore della famiglia non può essere ristabilito".Fawzia, la madre di Qadria, racconta che i parenti e i vicini l'hanno rimproverata e umiliata quando si è diffusa la notizia della scomparsa della figlia. "Il dolore e l'umiliazione sono schiaccianti. Che Dio non faccia cadere il mio destino anche sul mio nemico!" racconta a Zan Times in un'intervista telefonica. Ora si occupa dei figli di Qadria. "Dalla mattina alla sera i bambini piangono, mi chiedono della madre", racconta Fawzia. Il più piccolo non ha ancora tre anni.  Per Qadria, la vita nella prigione di Kelagai, a Baghlan, è stata dura. È stata picchiata diverse volte, ricevendo anche 150 frustate per una presunta protesta all'interno della prigione, dice una fonte che conosce la sua situazione dietro le sbarre. "È stata picchiata così duramente che riusciva a malapena a muovere il corpo", spiega la fonte. "Tutto il suo corpo era pieno di lividi".

ma  quest  articolo :  quest articolo  : <<  Il delitto d’amore sotto i talebani >> di  osservatorioafghanistan.org)    da cui  è tratta   la  foto agiunge     che 

 [...] Una versione diversa della storia

Il padre di Atiq fa un resoconto completamente diverso di quanto accaduto. Najibullah Sediqi dice a Zan Times che Atiq e Qadria non avevano una relazione romantica. Sostiene che il marito di Qadria ha divorziato da lei per telefono e quando Qadria ha voluto formalizzare il divorzio in tribunale, suo padre glielo ha impedito e ha minacciato di ucciderla. Quindi Qadria si è rivolta ad Atiq, chiedendo il suo aiuto per sfuggire al padre violento.  A sostegno della sua storia, Najibullah Sediqi condivide un breve messaggio vocale di una donna che si è presenta come Qadria. Nel file audio di un minuto e 26 secondi la donna afferma: "Due anni fa, mio marito ha divorziato da me per telefono, ho informato mio padre e lui mi ha picchiato e mi ha detto che anche se divorziasse 100 volte e non tornasse più per altri 10 anni, dovevo stare tranquilla come moglie con il suo nome. Gli ho ricordato molte volte di essere divorziata, ma loro mi hanno picchiata e minacciata di uccidermi”.La voce femminile appare artificiosa, come se stesse leggendo da un copione. Poiché non siamo riusciti a verificare se si tratta della voce di Qadria, abbiamo fatto ascoltare la registrazione a suo padre, il quale ha confermato che la voce apparteneva a lei.  Sia suo padre che suo marito insistono sul fatto che non c'è stato alcun divorzio. Il padre di Qadria nega di aver mai tentato di farle del male, dice che invece ha portato Qadria e i suoi figli a casa sua per prendersi cura di lei. Dice di essere stato informato della relazione romantica quando la moglie di Atiq andò a casa sua e gli chiese di impedire a Qadria di incontrare suo marito. Uno dei vicini conferma l'accaduto: “C'era trambusto nel vicolo. La moglie di Atiq era venuta ad affrontare Qadria, dicendole: "Donna spudorata e disonorata". Sei una donna sposata con figli, perché stai parlando con mio marito?'”Arresto con l'accusa di aver commesso crimini morali Scappare o fuggire di casa è stato da lungo tempo un "crimine morale" da punire, anche se molte donne fuggivano dalla violenza domestica. Nel maggio 2013 Human Rights Watch (HRW) chiese al governo afghano sostenuto dagli Stati Uniti di "prendere provvedimenti urgenti per fermare l'allarmante aumento di donne e ragazze imprigionate per "crimini morali", riferendo che circa 600 donne e ragazze erano imprigionate per tali "crimini morali", un numero in rapido aumento. Nel 2012 HRW "aveva documentato che circa il 95% delle ragazze e il 50% delle donne imprigionate in Afghanistan erano accusate di "crimini morali" per "fuga" da casa o per zina (sesso al di fuori del matrimonio)".E la lapidazione per il “reato” di fuga d'amore non è iniziata con il ritorno dei talebani: nel 2015, un'adolescente di nome Rukhshana è stata lapidata a morte dopo essere stata sorpresa a fuggire con il suo amante. "È stata sepolta nella terra fino alla cintola e lapidata a morte nell'ottobre 2015 da una banda di uomini che il governo ha definito talebani", hanno riferito Mujib Mashal e Zahra Nader in un articolo per il New York Times pubblicato nel luglio 2017. L'incidente aveva scioccato la nazione. A quel tempo potevamo indicare una o due "province afghane senza legge" dove non c'era giustizia e valore per le donne. Ora che i talebani sono al comando, tutto l'Afghanistan è un paese senza legge per le donne. Nessuna infrazione al codice duro dei talebani è troppo piccola. Nel gennaio 2024 le forze talebane hanno arrestato donne in pubblico, accusate di non rispettare adeguatamente il codice di abbigliamento prescritto dai talebani.Il risultato di misure così dure è che a molti innamorati non è permesso uscire di casa il giorno di San Valentino, tanto meno festeggiare il loro amore. I tempi in cui una giovane generazione di afghani festeggiava il giorno romantico con torte, rose rosse e palloncini a forma di cuore sono ormai un lontano ricordo. Negli ultimi due anni i talebani hanno vietato qualsiasi celebrazione del giorno di San Valentino, impediscono ogni accenno di celebrazione pattugliando le strade e i negozi di souvenir il 14 febbraio. Chiunque sfidi le regole è perseguitato. Ora è la depressione più che la speranza a pervadere i giovani del paese, che non possono celebrare il loro amore in pubblico. Le conseguenze sociali dell'arresto di Qadria e Atiq Sebbene la relazione tra Qadria e Atiq sia una scelta personale di due individui adulti, in Afghanistan è un crimine che colpisce anche le loro famiglie e i loro parenti, che ne sentono gli effetti in base alla loro vicinanza o meno dall'accusato. Ovviamente, in questa catena di parentela è sempre la donna o la ragazza ad avere una responsabilità significativa nell’aver disonorato e portato vergogna alla famiglia.  La famiglia di Qadria è diventata socialmente isolata da quando la notizia dell'arresto di Qadria e Atiq è diventata pubblica, ha detto a Zan Times un amico di famiglia che vive nello stesso quartiere. Sua madre partecipa raramente a momenti sociali e molti parenti hanno tagliato i legami con la sua famiglia. "Hanno smesso di frequentarla arrabbiati perchè non hanno ucciso Qadria per ripristinare l'onore della famiglia e della tribù" spiega l'amico. Abdul Khalil Rahmani, il padre di Qadria, dice che sua figlia ha ripetutamente affermato di pentirsi delle sue azioni: “Dice che ha fatto un errore, un grosso errore, ha rovinato il destino della sua famiglia e dei suoi figli. Ma ora, anche se ammette il suo errore, non serve; l’onore della famiglia non può essere ripristinato”. Fawzia, la madre di Qadria, racconta che parenti e vicini di casa l'hanno rimproverata e umiliata quando si è diffusa la notizia della scomparsa della figlia: “Il dolore e l'umiliazione sono schiaccianti. Possa Dio non affidare il mio destino nemmeno al mio nemico!”, dice Fawzia a Zan Times in un'intervista telefonica. Ora si prende cura dei figli di Qadria. “Dalla mattina alla sera i bambini piangono chiedendomi di portargli la mamma”, racconta Fawzia. Il più piccolo non ha ancora tre anni”.  Per quanto riguarda Qadria, la sua vita nella prigione di Kelagai a Baghlan è dura. “È stata picchiata diverse volte, tra cui 150 frustate per una presunta protesta all'interno del carcere”, dice una fonte che conosce la sua situazione dietro le sbarre. "È stata picchiata così duramente che riusciva a malapena a muovere il corpo", spiega la fonte. "Tutto il suo corpo era ferito." 

------

Sono nata da un utero in affitto: mi batto per vietare questo abominio. Olivia Maurel, 32 anni, spiega perchè i bambini non possono essere comprati

Olivia Maurel ha 32 anni, i capelli lunghi neri, un viso solare e un sorriso aperto. Ma la sua vita non è stata sempre rosa e fiori, quando aveva 17 anni ha capito di essere stata concepita attraverso la maternità surrogata e soltanto due anni fa ha avuto la prova definitiva che i suoi genitori avevano pagato una donna in Kentucky per portare avanti la
gravidanza
 con i suoi stessi ovuli, quello che si chiama una surrogata tradizionale.
Una scoperta che le ha creato gravi problemi psichici tanto da arrivare a tentare il suicidio. Oggi Olivia, che vive a Cannes in Francia, si batte con tutte le sue forze per l’abolizione universale della pratica ed è stata tra le promotrici della Dichiarazione di Casablanca, firmata nel marzo dell’anno scorso da 100 tra medici, giuristi, psicologi e sociologi di 75 nazionalità per arrivare a vietare la gestazione per altri in tutto il mondo come è accaduto per le mutilazioni genitali femminili. Quando ha realizzato di essere nata attraverso una madre surrogata?«Ho sempre saputo che c’era qualcosa che non andava: non avevo foto della mia nascita, mia madre era più grande delle altre madri. I miei genitori non me l’hanno mai detto ma io avevo comunque tanti segnali. Poi a 17 anni ho iniziato a fare qualche ricerca e ho visto che nel 1991, anno della mia nascita, la maternità surrogata era legale in Kentucky, dove sono nata. Allora qualcosa è scattato nella mia testa. E poi ho cominciato a parlarne apertamente ma non con miei genitori. Ma la prova l’ho avuta quando avevo 30 anni con il test del Dna che mi aveva regalato mia suocera. Ed è così che l’ho scoperto».Perché non l’ha mai detto ai suoi genitori?«Perché c’è un conflitto di lealtà, loro hanno fatto di tutto per averti, non vuoi andare loro contro quindi non gliene parli. Tutti i figli avuti tramite madre surrogata con cui sono in contatto fanno lo stesso. Non vogliamo ferire le persone che amiamo. Non ce l’ho con i miei genitori ma con le leggi che permettono questo commercio. Perché se fosse vietato il mercato non esisterebbe. Non ci sarebbe questo ignobile giro di denaro».Lei ha avuto problemi psicologici a causa di come è venuta al mondo?«Depressione, alcolismo, droghe, tentativi di suicidio. Ne ho passate di tutti i colori. Ancora oggi che ho un marito e tre figli sono seguita da uno psicanalista. Ho dovuto affrontare i problemi di identità causati dal fatto di non conoscere le mie origini. È importante sapere da dove vieni. Oggi con la maternità surrogata finisci con l’avere tre madri: quella che porta avanti la gravidanza, quella che ha venduto i suoi ovuli e la madre che ti ha cresciuto. È orribile».Come hanno preso i suoi genitori questo suo attivismo contro la surrogata?«All’inizio li ho persi, hanno pensato che ce l’avessi con loro e non con il sistema. Ancora oggi non ci parliamo ma sono in contatto con mio marito e conoscono, naturalmente, i bambini. Ma ora capiscono perché lo faccio. È una missione che compio per puro spirito altruistico, non sono di certo pagata. Io e mio marito abbiamo un solo stipendio, tre figli, e copriamo tutte le spese. Perché crediamo sia giusto».C’è chi dice che è un gesto di altruismo, di amore verso chi non può avere figli.«La ragione principale per cui sono contro la maternità surrogata è che i bambini non possono essere comprati. È contro qualsiasi principio etico. Io capisco che ci siano persone che soffrono di infertilità e che desiderano avere un bambino. Le capisco, so quanto sia difficile. Ma non è che siccome tu hai un desiderio devi calpestare i diritti delle donne e dei bambini. Non è un diritto avere un figlio»



21.10.21

ancora un caso di femminicidio avvenuto nel silenzio quasi totale . ci stiamo asssuefando oppure preferiamo guardare a quelli afgani ?

ci s'indigna giustamente per la morte della ragazza Afgana brutalmente uccisa e decapitata ma non si legge niente , salvo qualcuno\a , sull'ennesimo femminicidio avvenuto in Italia . Uccisa a martellate dall’ex fidanzato: a Castegnato Elena Casanova colpita in un agguato sotto casa da https://www.nextquotidiano.it/ La donna aveva 49 anni. A ucciderla è stato Ezio Galesi, un uomo con cui aveva avuto una relazione che si era conclusa un anno fa



Castegnato è un piccolo comune in provincia di Brescia. Poco più di 8mila abitanti, un posto in cui tutti si conoscono e dove vige un grande senso di comunità. Ma ieri sera un tragico fatto di cronaca ha stravolto il vivere quotidiano di quei cittadini. Un femminicidio, l’ennesimo in Italia, partito dalla folle mano violenta di un uomo che – anche a distanza di tempo – non aveva ancora accettato la fine di una relazione. E lo ha dimostrato nel modo più cruento possibile, brandendo un martello e
colpendo ripetutamente alla testa e al corpo Elena Casanova. La donna aveva 49 anni e viveva a Castegnato da oltre 15 anni. Un anno fa la fine della sua relazione sentimentale con Ezio Galesi, l’uomo che mercoledì sera – intorno alle 19 – l’ha brutalmente uccisa. Prima l’ha raggiunta fuori dalla sua abitazione, poi ha atteso il suo arrivo in automobile. E lì si è consumata una tragedia fatta di violenza irrazionale. Con quel martello ha prima spaccato il finestrino anteriore della vettura della donna, poi l’ha ripetutamente colpita alla testa. Colpi fatali. Secondo le prime ricostruzioni dei medici intervenuti sul posto, Elena Casanova è morta subito dopo il primo colpo.



E ad allertare i Carabinieri è stato lo stesso Galesi che si è fatto trovare dalle forze dell’ordine ancora lì, a pochi passi dall’automobile parcheggiata davanti alla casa di Castegnato della sua ex fidanzata. Aveva ancora il martello tra le sue mani ed è stato portato in Caserma e posto in stato di fermo. Per Elena Casanova, purtroppo, non c’era più nulla da fare. La 49enne lascia la figlia 17enne (figlia di un precedente matrimonio) e i tanti amici di quella comunità in provincia di Brescia. Adesso si attende la confessione di quell’ex compagno che l’ha colpita ripetutamente con un martello, fino alla morte. E il Giornale di Brescia riporta l’agghiacciante testimonianza di un vicino di casa. Vedendo cosa era successo ha chiesto a Galesi, in dialetto bresciano “cosa hai fatto?” e la risposta è stata “L’hó copàda. G’hére dìt che el fàe e l’hó fàt”. “L’ho ammazzata, avevo detto che l’avrei fatto e l’ho fatto”.
Eccoci ad un altro femminicidio. Di terrificante brutalità. Soprattutto perchè come al solito era pre annunciato Infatti

repubblica 21 OTTOBRE 2021


Negli ultimi tempi Ezio Galesi aveva lasciato scritte sui muri vicino alla villetta della 49enne, la tempestava di messaggi e di accuse


Scritte sui muri della via dove Elena Casanova abitava perché capisse "gli errori commessi". Ezio Galesi, 59 anni, anche lì aveva lasciato segnali del suo malessere per la fine mai accettata della relazione con la donna, operaia Iveco di 49 anni, circa un anno fa. La ex che ha ammazzato brutalmente a qualche metro dalla villetta a schiera dove la donna, mamma di una ragazza di 17 anni, abitava da una quindicina d'anni, alla periferia di Castegnato, pochi chilometri a ovest di Brescia.
La relazione con quell'uomo di dieci anni più grande di lei non era stata facile: Galesi ora la tormentava, la tempestava di messaggi e l'accusava di avere una nuova relazione. Sempre sui muri un'altra volta avrebbe scritto - "Goditi i 1.000 euro", quelli per dei lavoretti che Galesi avrebbe fatto in casa della donna e per i quali
non sarebbe stato pagato. In un'altra occasione avrebbe bucato le gomme dell'auto di Casanova. Ieri sera dopo averla colpita ha detto ai vicini richiamati dalle urla e arrivati in strada solo poche parole, in dialetto, prima di chiudersi nel silenzio: "L'ho uccisa io, l'avevo detto e l'ho fatto. Ero stufo".
Casanova appassionata di arte, animali e storia, già impegnata in campagne ambientaliste a livello locale, lavorava come operaia. Dei suoi problemi con Galesi sapevano gli affetti più stretti, compresi il fratello e l'ex marito che si sono precipitati sul posto e hanno assistito sgomenti ai rilievi dei carabinieri
Interrogato dal pubblico ministero Carlo Pappalardo nella notte a Brescia, Galesi si è contraddetto, poi ha solo detto: "In quel momento la volevo uccidere. Perché tanta violenza? Perché c'erano dei sentimenti, anzi no, ritratto e non voglio rispondere a questa domanda. E' stato un raptus". [...]

Ora il copione, in questo caso , è sempre lo stesso: un uomo che non si rassegnava alla fine di una relazione. E, per questo, a distanza di un anno, le ha tolto la vita, e tolto la madre a una ragazza di 17 anni. Nelle stesse ore in cui denunciamo l’orrore indicibile delle donne afghane,
ricordiamoci con le debite proporzioni visto che :
[...] La “colpa” di questa giovane donna? Non si rassegnava a smettere di giocare a pallavolo,
di fare sport, di continuare ad allenarsi, come impongono i talebani alle donne.
Militava nella Nazionale Juniores di volley, sognava di diventare una giocatrice professionista, voleva andare in bicicletta, voleva vivere. Mahjubin Hakimi è morta per fare quello che qui da noi consideriamo scontato. È morta sfidando un potere maschile mostruoso. È morta difendendo un suo diritto, certo, ma in qualche modo stava difendendo i diritti di milioni di donne perseguitate nell’Afghanistan dei talebani.[ .... dalla bacheca facebook di Lorenzo Tosa ]




anche di questa mattanza quasi quotidiana, a due passi da noi, nel silenzio assordante o quasi .
Che strazio senza fine. Ecco quindi che << Non c’è bisogno di andare troppo lontano. L’orrore è qui tra noi. E non stiamo facendo nulla per risolverlo. La storia di Elena Casanova. >> ( Lorenzo Tosa )

20.9.12

fiocco rosa a LASHKAR-GAH Centro chirurgico per vittime di guerra di Emergency


Nel Centro chirurgico per vittime di guerra di Emergency a Lashkar-gah (  foto  al centro   )   unica struttura sanitaria gratuita e di qualità disponibile in tutta la regione di Helmand, a cui fanno riferimento primo soccorso dei villaggi di Grishk, Garmsir e Sangin.epicentro della guerra afgana.Esso è stato aperto da Emergency nel 2004; gli ambiti di intervento sono la chirurgia per vittime di guerra e la traumatologia. Un luogo di dolore , quindi , dove Il 60% dei pazienti ricoverati è curato per ferite di guerra causate da bombe, mine antiuomo, pallottole. Oltre un terzo dei pazienti ha meno di 14 anni.IL Centro chirurgico è dedicato al giornalista e uomo di pace Tiziano Terzani.


Ed proprio qui che in una giornata come tante , in zona di guerra , avvenuto il lieto evento . Lascio che a raccontarlo sia la Newsletters di Emergency 


Oggetto: Fiocco rosa a Lashkar-gah - Newsletter di EMERGENCY                                                   Data: Thu, 20 Sep 2012 17:50:55 +0200
Mittente: EMERGENCY - Allistante
Rispondi-a: allistante@emergency.it
A: redbeppe@gmail.com


Si chiama Ridigul, ha trent’anni ed è stata ferita dall’esplosione di una mina nel distretto di Grishk. Il marito l’ha trasportata subito al nostro Posto di primo soccorso, dove i nostri infermieri l’hanno stabilizzata e trasferita in ambulanza al Centro chirurgico per vittime di guerra di Lashkar-gah
Fin qui sembra la cronaca di una "normale" giornata di lavoro a Lashkar-gah. Ma Ridigul è incinta di otto mesi e una delle tante schegge che l’hanno colpita si trova a pochi centimetri dal bambino.
Le facciamo un’ecografia prima di entrare in sala operatoria: il bambino è vivo.
Giorgia  e il nostro staff medico  
I nostri chirurghi si preparano per una laparotomia e, inaspettatamente – questo è un Centro di chirurgia di guerra – un parto cesareo. 
Durante l’operazione, in sala come in tutto l’ospedale, regna il silenzio: temiamo che il bambino abbia riportato dei danni. C’è anche un po’ di ansia: può sembrare strano, ma quando sei abituato a curare vittime di guerra tutti i giorni, un parto diventa un evento straordinario, quasi spiazzante. 
A un certo punto, sentiamo un pianto percorrere i corridoi fino alle cucine. Non è un pianto di dolore, come spesso siamo abituati ad ascoltare in queste corsie, ma quello di una nuova vita.
Giorgia, come l’ha chiamata affettuosamente il nostro personale, sta bene ed è già attaccata al seno della sua mamma. 

Lorenzo, logista di Emergency in Afghanistan 

Inoltra a un amico | Condividi su | |

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...