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1.3.21

Al 41 bis è vietato anche scegliere come morire Un detenuto ha chiesto i moduli per depositare il proprio testamento biologico, ma il magistrato di sorveglianza glieli ha negati. Il motivo? Surreale: avrebbe potuto veicolare messaggi criminali

  va  bene  la legge  è legge . Ma  questo  è un arbitrio .

Leggi  

https://it.wikipedia.org/wiki/Articolo_41-bis

da

  • Il Riformista (Italy)
  • Maria Brucale *Membro del Comitato di giuristi dell’Associazione Luca Coscioni



  • Al 41 bis è vietato anche scegliere come morire

    Un detenuto ha chiesto i moduli per depositare il proprio testamento biologico, ma il magistrato di sorveglianza glieli ha negati. Il motivo? Surreale: avrebbe potuto veicolare messaggi criminali. E il suo diritto all’autodeterminazione che fine fa?




    La legge “in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, n. 219/2017, entra in vigore dal 31.01.2018. Nel rispetto dei princìpi di cui agli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione e degli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, tutela il diritto alla vita,

    alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona e stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge.” Ogni persona capace di agire ha il diritto di rifiutare, in tutto o in parte, qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario indicato dal medico per la sua patologia o singoli atti del trattamento stesso. Ha, inoltre, il diritto di revocare in qualsiasi momento il consenso prestato, anche quando la revoca comporti l’interruzione del trattamento. Qualora il paziente esprima la rinuncia o il rifiuto di trattamenti sanitari necessari alla propria sopravvivenza, il medico prospetta al paziente e, se questi acconsente, ai suoi familiari, le conseguenze di tale decisione e le possibili alternative e promuove ogni azione di sostegno al paziente medesimo, anche avvalendosi dei servizi di assistenza psicologica. Ferma restando la possibilità per il paziente di modificare la propria volontà, l’accettazione, la revoca e il rifiuto sono annotati nella cartella clinica e nel fascicolo sanitario elettronico.

    È un approdo importante che si nutre delle battaglie storiche di Marco Pannella e di quanti, come l’Associazione Luca Coscioni, fondata da Luca Coscioni nel 2002, hanno posto la libertà di scelta individuale, in particolare per quel che concerne il fine vita (ma ogni libertà di scelta, dall’inizio alla fine della vita, per tutti) al centro della propria azione politica. Un cammino ancora incompiuto, una materia certamente difficile che raccoglie in sé l’evoluzione del sentire collettivo rispetto al concetto della dignità della vita e della dignità della morte e, soprattutto, alla lenta affermazione del principio che le scelte sulla propria vita sono personalissime e che c’è, nella malattia, una soglia del dolore tanto insopportabile da mutare la stessa semantica della parola suicidio che diventa fine di una non vita. Accade allora che un detenuto in 41 bis immagini di contrarre il virus in tempo di pandemia e decida di depositare il proprio testamento biologico. I familiari, allora, su sua richiesta, gli mandano i moduli dell’Associazione Luca Coscioni. La corrispondenza è soggetta, come sempre, a censura ma

    Proibito pensare

    Oltre alla feroce violazione di un diritto garantito a tutti dalla legge, si trova nell’assurdo provvedimento la negazione per il ristretto di scrivere alcunché restando aperta la possibilità che trasmetta il proprio comando oltre le sbarre

    dovrebbe essere legale un modello del tutto asettico da compilare con le proprie disposizioni, ai sensi della legge 219/2017. Già, perché è per tutti “il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona”. Anche per i detenuti, perfino per i ristretti nel luogo di silenzio trattamentale ed emozionale del 41 bis. E invece no! Perché un magistrato di sorveglianza di Roma decide di non consegnare la corrispondenza al ristretto. La motivazione è che, ritenuto ancora di alto spessore criminale (in 41 bis da 24 anni!) “attraverso eventuali interpolazioni del testo, lo stesso potrebbe veicolare messaggi illeciti.” [...] “Occorre contemperare il principio dell’efficienza dell’attività amministrativa con le esigenze poste alla base della sicurezza interna ed esterna che si concretizza attraverso la puntuale verifica di contenuti criptici eventualmente inseriti mediante la possibilità di interpolare i documenti inviati”.

    Non c’è (ovviamente) nulla di criptico, indebito, fraintendibile nel modulo che non viene consegnato, ma nel compilarlo il recluso potrebbe veicolare messaggi criminali. È surreale, abominevole, tanto assurdamente in violazione di legge da sembrare una burla. E, invece, è proprio scritto, nero su bianco. È una censura all’ipotesi di intenzione, una aberrazione del sospetto sulla eventuale e futuribile possibilità che la persona detenuta, per comunicare un volere delittuoso all’esterno, si faccia mandare un modulo per le disposizioni anticipate di trattamento e nel compilarlo introduca indicazioni per i sodali che saranno sempre filtrate dall’ufficio censura del carcere che ogni scritto, in entrata o in uscita, capillarmente analizza. Oltre alla feroce violazione di un diritto garantito a tutti dalla legge che involge principi fondamentali di rango costituzionale - la libertà, la salute, la vita si trova nell’assurdo provvedimento, la negazione per il ristretto di scrivere alcunché restando aperta la possibilità che trasmetta il proprio comando oltre le sbarre. Vietato pensare, sperare, desiderare. Perfino scegliere come morire.

    11.7.17

    Ibrahim, 24 anni, morto di appendicite e di razzismo

    ma in che 💀💣💥💥💩 di paese viviamo ?Questo  è l'unico commento che mi sento da fare leggendo storie come questa che riporto sotto . Va bene che dal punto di vista giudiziario : << Sulla vicenda il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha detto: “Bisogna accertare eventuali responsabilità sulla morte del 24enne ivoriano >> ma  dal punto  di vista etico  morale    tale  persone  e tali atteggiamenti     vanno condannati  .  Prima  di lasciarvi  alla storia   , anticipo   a chi mi dirà , tu che  avresti fatto ?   io  l'avrei porto  anche  a piedi   o  avrei ( non avendo patente  )  dato l'auto   dei  miei  per  poterlo all'ospedale  o  soccorso  se  fossi stato medico   . perché   una persona che   sta male      va soccorsa indipendentetemente  dala nazionalità  . 



    Ibrahim, 24 anni, morto di appendicite e di razzismo





    Marco si è sentito male domenica, mentre era con suo fratello e gli amici. Un ragazzo gentile di 24 anni che parlava cinque lingue, impegnato come volontario per tradurre le informazioni ai richiedenti asilo. Si lamentava per i forti dolori all’addome. I crampi che provoca l’appendicite quando si infiamma. È corso in ospedale, dove lo hanno subito dimesso. «Ma io sto malissimo, mi fa male la pancia!», ripeteva. Non gli hanno creduto.
    Nelle ore successive i dolori aumentano. La sera, Marco non riesce più a stare in piedi. Suo fratello e i suoi amici lo portano alla farmacia di turno, quella di Piazza Garibaldi, a un passo dalla stazione centrale di Napoli. Il farmacista si rifiuta di aprire la porta. Vede il ragazzo contorcersi per il dolore. Lo pregano di chiamareun’ambulanza. Attendono per più di un’ora, mentre Marco è riverso a terra, ma l’ambulanza non arriva. I ragazzi corrono alla fermata dei taxi più vicina, quella di Piazza Mancini. Per accompagnare Marco in ospedale servono dieci euro per la corsa. «Eccoli!», dicono, ma il tassista si rifiuta di caricarli. «Per piacere, sta malissimo!». Niente da fare. I ragazzi sollevano Marco e lo scortano a un’altra farmacia. Il farmacista osserva il ragazzo e gli suggerisce di acquistare farmaci per quindici euro. Marco inghiotte i farmaci, torna a casa, vomita.
    Suo fratello e i suoi amici tentano di nuovo di chiamare un’ambulanza, invano. Si rivolgono a Mauro, che è medico. Telefona anche lui: «Non possiamo mandare un’ambulanza per un ragazzo che vomita». «Ma sta male – li supplica Mauro – è urgente!». Ricostruisce i fatti parlando al telefono con i colleghi, spiega i sintomi. Marco rantola, ha quasi perso conoscenza. «Niente ambulanza, dovete portarlo a farsi visitare alla guardia medica. Nel caso, poi, l’ambulanza la chiamano loro». Suo fratello e gli amici lo prendono in spalla, corrono disperati verso Piazza Nazionale. Fermano una volante dei Carabinieri ma nemmeno quelli vogliono caricare Marco in macchina. Si rimettono a correre.
    Quando arrivano a destinazione Marco non risponde più. I medici capiscono che bisogna chiamare un’ambulanza e operarlo al più presto, ma il più presto era prima.
    Poco dopo l’arrivo in ospedale, Marco è morto.
    È morto perché non si chiamava Marco ma Ibrahim Manneh e veniva dalla Costa D’Avorio, come l’abbiamo ribattezzata noi europei nel 1500, quando abbiamo razziato tutti gli elefanti della zona portandoli all’estinzione.

    Ora   ad  alcuni di voi   potrà sembrare  un caso   ma  ciò  sta  succedendo    sempre  più spesso  ma per   questo    forse perchè  storie  lontane  dai media e dal clamore mediatico , si hanno scarse notizie .


    Infatti -  sempre secondo il fatto quotidiano -La denuncia è partita dai suoi amici: gli attivisti dello sportello medico e legale gratuito dell’Ex Opg Occupato. Stamattina hanno convocato una conferenza stampa per denunciare questa incredibilestoria di razzismo, ingiustizia e malasanità. Non è la prima che denunciano: in un anno di attività ne hanno seguite tante.
    Quella della ragazza shrilankese alla quale, dopo il parto, non consentivano di riconoscere sua figlia perché non aveva i documenti. «Se entro dieci giorni non riconosci il bambino che hai partorito, vieni denunciato per abbandono di minore». I documenti li aveva persi nell’incendio che aveva distrutto la casa. I Carabinieri non avevano accettato la denuncia di smarrimento perché la ragazza non aveva i documenti. «Ora la bimba ha otto mesi, si chiama Violetta».
    Quelle delle decine di ragazzi bisognosi di cure mediche urgenti e intrappolati anche loro in un Comma 22: per ricevere cure urgenti servivano i documenti che arrivavano dopo mesi. «Abbiamo aperto un tavolo con la prefettura e abbiamo ottenuto una circolare ministeriale che chiarisce che non c’è bisogno dei documenti per essere curati».
    Quella delle decine di minorenni soli che arrivano dalla Libia con i segni della tortura addosso: «Li legano, li gettano a terra, li percuotono sotto i piedi e sulle gambe con i bastoni chiodati fino a spaccargli le ossa. Un ragazzo che abbiamo appena visitato ha perso un occhio per una manganellata». Siccome sono ferite cicatrizzate, all’ospedale non vengono refertate, quando invece sarebbe necessario per ottenere asilo politico.
    Quella di Chek, che rischiava di finire come Ibrahim. «Per mesi lo hanno ricoverato e dimesso senza fargli analisi. Solo grazie al nostro intervento e dopo molte insistenze hanno acconsentito a fargli un emocromo e una elettroforesi dell’emoglobina che ha confermato il nostro sospetto: Chek ha un’anemia falciforme omozigote. Adesso sarà seguito da un centro specialistico e curato in modo adeguato ma se fosse morto, chi avrebbe spiegato perché ai suoi genitori? Chi spiega il perché per i tanti figli che muoiono attraversando deserti e mari?».



    L’ambulatorio popolare dell’Ex Opg va avanti grazie a una rete di medici volontari. «Molti di loro non hanno alcuna appartenenza politica», spiega Mauro Romualdo, che voleva partire come medico volontario per l’Africa ma poi l’Africa l’ha trovata a Napoli. Ci sono specialisti di medicina generale, il ginecologo Enrico che lavora in una struttura convenzionata, l’ortopedico Francesco detto Ciccio, un primario in pensione, una pneumologa, una psichiatra del Policlinico, specializzandi in Infettologia, medicina interna legale, infermieri e psichiatri allo sportello di ascolto e sostegno psicologico. L’ambulatorio si è costituito grazie alle donazioni, come i due ecografi arrivati da un ginecologo in pensione. «Sono tante le gravidanze che abbiamo seguito. Da poco è nato Denis, il figlio di una ragazza cinese. «Non parlava italiano, ci capivamo traducendo sul telefono». Per questo, all’Ex Opg ci sono anche i corsi gratuiti di italiano. «Vengono a farsi visitare anche tanti abitanti del quartiere e delle altre zone di Napoli. Un napoletano che non sapeva leggere e scrivere sta imparando qui». Il controllo popolare della salute, lo chiamano.
    Garantire le cure mediche ma anche l’istruzione, l’assistenza legale contro lo sfruttamento e il lavoro nero, il doposcuola, l’asilo, perché le cure non sono solo le medicine, cura è prendersi cura, capire i bisogni, ascoltare. Per salvare Ibrahim sarebbe bastato ascoltarlo e invece è morto di razzismo: un male incurabile, sebbene la ricerca stia facendo passi avanti e passi indietro. Passi indietro a Chioggia, passi avanti a Napoli, all’Ex Opg, dove si aiutano gli immigrati a casa loro, cioè qui.


    Strano  che il minisro  la ministra  della  sanità  e  della salute    non  manda  ,  forse  per  evitare  di perdere lettori  malpancisti   e    filo salvinisti  che stanno avendo sempre  più 😈😕😌 seguaci    fra  la  gente  ,  gli ispettori ne   nelle  farmacie  nè  nel primo ospedale  . Però scometto   che   come tutti   i geniali dilettaqti  in selvaggia parata    saranno presenti  al  funerali  . 





    19.1.14

    Cagliari, storia di una coppia lesbica "Ecco com'è nata nostra figlia Angela"


    Prima di riportare la  storia   di una famiglia gay  \  lesbica  o  "diversa"    se  si vuole seguire   l'ipocrita politicamente  corretto   e le difficoltà incontrate dalla coppia per realizzare il sogno della maternità
    d'oggi    devo fare una premessa.
    Non capisco  e mi lascia perplesso  il desiderio di maternità da parte delle  lesbiche  e   e  dei gay  , ma allo stesso tempo  mi chiedo   :  ma qualcuno pensa seriamente che due donne come genitori potrebbero non essere in grado di educare correttamente la bambina? Oppure di farla crescere felice? Allora nelle coppie etero dove un padre muore e la madre deve allevare un figlio piccolo non sarà in grado di allevare nel modo corretto il figlio perché manca la componente maschile? Allora secondo questa ratio obblighiamola a prender nuovamente subito marito per il bene del piccolo..... Io sinceramente non riesco a vedere tutto sto problema dell'educazione o della corretta crescita. L'importante   è che ci sia  amore ed affetto  e i bambini non crescano trascurati  ed abbandonati  , come spesso accade   nelle coppie  etero , dove  spesso  : <<  Tra questa gente senza più cuore, e questi soldi che non hanno odore \e queste strade senza più legge\e queste stalle senza più gregge\senza più padri da ricordare\e senza figli da rispettare. (...)  >> per parafrasare una famosa canzone di  Francesco De Gregori


      dall'unione sarda del 19\1\2014 


    Una donna cagliaritana e la sua compagna raccontano: siamo una famiglia “illegale”«Così abbiamo fatto un figlio»Con la fecondazione eterologa a Madrid, vietata in Italia 
    Il sogno di una coppia cagliaritana si è realizzato in una clinica di Madrid


    Un neonato tra le braccia della mamma


    Sandra, 37 anni, professionista cagliaritana, e Francesca, impiegata, vivono insieme da dieci anni. Il desiderio di avere un figlio è maturato quattro anni fa. Impossibile realizzarlo in Italia. La loro bambina, Angela, è nata nel 2011 grazie all'inseminazione intrauterina praticata in una clinica di Madrid. Sandra è rimasta incinta al secondo tentativo con l'inseminazione intrauterina, fatta in una clinica a Madrid, perché in Italia diventare madre con il seme di un donatore estraneo è vietato.Lo chiamano “turismo procreativo” e nonostante se ne parli poco registra numeri eclatanti. Per l'Osservatorio nazionale, ogni anno sono circa 4000 le persone che vanno a cercare di avere un figlio all'estero, con varie tecniche (legali) di fecondazione. In uno studio della rivista scientifica di Oxford, Human Reproduction , in Europa, il gruppo che varca maggiormente i propri confini alla ricerca di una soluzione all'infertilità, è quello italiano, il 31,8% del totale.Sandra, 37 anni, è una libera professionista cagliaritana, vive da dieci anni con la sua compagna, Francesca, poco più grande, impiegata. Nel 2009 decidono che vogliono diventare mamme ma non sanno come fare, non hanno esempi vicini (soltanto in seguito si avvicineranno alle Famiglie Arcobaleno, un'associazione ora molto attiva anche in Sardegna) e cominciano la loro ricerca su Internet.Provateci: di centri specializzati ce n'è un'infinità. In alcuni Paesi si possono scegliere le caratteristiche del donatore (Inghilterra, Belgio, Scandinavia), in altri l'anonimato è totale, sono i medici a decidere quale seme utilizzare e il segreto resta assoluto, salvo che il nascituro contragga una malattia grave o si trovi da grande coinvolto in un processo penale, per cui è necessario conoscere il suo patrimonio genetico. Le italiane di solito puntano sulla Spagna.Sandra e Francesca cercano una clinica in cui si parla italiano e trovano il sito fivmadrid.es . «Vent'anni di esperienza per differenti progetti familiari, per coppie eterosessuali, lesbiche e donne sole», dice l'home page. «Maternità a prezzi accessibili e finanziamento senza interessi», «trattamenti personalizzati, 1500 nel 2013, il 90 per cento andati a buon fine». Incuriosite, mandano una mail, spiegano la loro situazione, compilano una scheda e dopo due giorni ecco la gentile risposta.«Ci hanno subito richiesto una serie di visite ginecologiche, dosaggi ormonali, esami del sangue, poi siamo partite», raccontano.«Lì abbiamo incontrato un medico e una psicologa, ci hanno illustrato gli aspetti tecnici, spiegato che non è un percorso semplicissimo, non sempre si resta incinte subito, potrebbe anche non succedere. Ci hanno detto che si poteva fare la Fivet, cioè la fecondazione in vitro, oppure l'ovodonazione, la donazione di ovociti da parte di un'altra donna. O ancora la Iui, l'inseminazione intrauterina, la più semplice e per noi quella adatta». Una volta accettato, scatta un protocollo rigidissimo: documenti, consenso, certificati in cui si dichiara chi sarà la mamma biologica e (quando c'è) il nome del secondo genitore, uomo o donna, il sesso non importa. Sono tornate a casa, era febbraio del 2010. «Qui ci siamo affidate a un ginecologo, ci ha aiutato tanto ed è stato felice di farlo». Sandra ha iniziato a prendere gli ormoni prescritti, tramite dolorose iniezioni quotidiane in pancia, per due settimane, con l'obiettivo di far crescere i follicoli «e via fax mandavamo le ecografie a Madrid». Un giorno arriva la chiamata: la donna è pronta, è il momento giusto del ciclo, venite entro 36 ore. Prendono l'aereo, atterrano al Barajas , una corsa in taxi fino a Calle del Marqués de Urquijo 26, sede della Fiv, e in day hospital a Sandra, in 5 minuti, un medico introduce il seme con un tubicino. «Non sappiamo niente del donatore, se non che è un uomo sano. In alcuni Paesi c'è l'opzione aperta, il figlio a diciotto anni può chiedere il nome e andare a conoscerlo, noi abbiamo preferito quella chiusa». Una notte in hotel, quindi rientrano a Cagliari e aspettano. Dopo due settimane fanno un test di gravidanza che purtroppo risulta negativo.Allora si ricomincia. Iniezioni, ecografie, visite, e la nuova chiamata. Si vola di nuovo a Madrid, un'altra inseminazione, il ritorno a casa, dita incrociate, avrà funzionato?Finalmente la bella notizia: Sandra è incinta. Così porta avanti una normale e serena gravidanza qui.La clinica a questo punto ha esaurito la sua missione: vuole soltanto la prima ecografia e poi, se tutto fila liscio, una comunicazione finale: Angela è nata il 6 giugno 2011, peso 2,8 chilogrammi. «Quanto è costato? Quattromila euro, ogni volta, tutto compreso, anche viaggio e soggiorno. Complessivamente 8000 euro. Siamo state fortunate, già il secondo tentativo è andato a buon fine, non sempre è così facile». Oggi, due anni e mezzo dopo, Sandra, Francesca e Angela vivono a Cagliari, in una villa con un giardino e un cane. Niente cognomi, per proteggere la piccola. Sono una splendida famiglia, che non è riconosciuta dallo Stato italiano.

    Cristina Cossu






    ecco cosa succede  all'estero   , sempre  dall'unione sarda  

    Cosa succede in Gran Bretagna e nei diversi Paesi d'Europa. Negli Usa anche la maternità surrogata
    La Banca dove il seme si sceglie on line



    In Harley Street, a due passi da Regent's Park, c'è la London Sperm Bank . Fondata nel 2010, la Banca del seme di Londra è il principale fornitore di sperma del Regno Unito, ha diecimila fiale in giacenza e aiuta «le coppie e le donne sole a realizzare il sogno di avere un bambino». Per poter usufruire dei servizi di questo speciale istituto bisogna essere un paziente registrato alla Women's Clinic oppure al Bridge Centre. Ogni ciclo di trattamento costa 850 sterline. A questo punto, si può sfogliare il catalogo on line e selezionare un donatore. Si può scegliere per razza - asiatico, nero, caucasico, sangue misto, orientale - colore degli occhi, dei capelli e della pelle, altezza, nazionalità, titolo di studio, occupazione, religione. Ad esempio: il donatore 1045, è sudafricano, ha gli occhi verdi, i capelli castano scuro, carnagione chiara, è alto 1 metro e 80, pesa 86 chili, ha due lauree, in Giurisprudenza e in studi sul Sud est asiatico, fa l'avvocato e la sua confessione è l'ebraismo. I suoi interessi e hobby sono: nuoto, sci, escursionismo, fotografia, viaggi e volontariato. Inoltre, è molto cordiale, loquace e socievole e, nel tempo libero, ama uscire con gli amici.
    Non sono tantissime le italiane che approdano nella capitale inglese per una fecondazione eterologa, «a pesare è probabilmente il fattore linguistico». La metà preferita per le coppie e le single di casa nostra - registra l'Osservatorio sul turismo procreativo - è la Spagna, dove la legge consente sia la donazione di gameti che quella di embrioni e dove esistono grandi cliniche per la procreazione medicalmente assistita in cui tutti, centralinisti, medici, infermiere, parlano italiano. La seconda destinazione più frequentata è la Svizzera: qui è ammessa soltanto la donazione di seme alla donna sposata. Da un po' di tempo sta avendo successo anche la Repubblica Ceca, con una normativa analoga a quella spagnola, sempre “sicuro” il viaggio in Danimarca, dove si può usufruire sia della donazione del seme che di ovociti (non di embrioni), a prescindere dallo stato civile. In Belgio è consentito tutto, in Grecia pure ma è necessario essere coniugate. In Europa - spiegano all'Osservatorio - soltanto Italia e Turchia non ammettono l'eterologa.
    La “maternità surrogata” (utero in affitto), vietata anche questa dalla nostra legge 40, si ha quando una donna si fa carico di una gravidanza, per conto di una coppia sterile, omosessuale o di un single, fino al parto. La fecondazione (in vitro) viene effettuata con seme e ovuli della coppia richiedente o, se necessario, di donatori e donatrici. L'embrione poi viene impiantato nell'utero della portatrice, che partorirà senza essere però riconosciuta come madre. La madre legale sarà solo quella che ha trasmesso i geni, anche se non ha partorito. I pionieri di questa pratica sono gli Stati Uniti - agenzie specializzate seguono l'intero percorso, dalla ricerca della “madre” alla burocrazia da affrontare quando nasce il bambino, con costi che variano dai 70 mila ai 165 mila dollari - ma si fa legalmente anche in Canada, Russia, Ucraina e India. Non si conoscono i numeri esatti del fenomeno dall'Italia (migliaia di persone, comunque) anche perché una volta che si torna in patria sorgono problemi legali di riconoscimento da parte dello Stato. È accaduto che una coppia sia stata accusata di “alterazione di stato di nascita”, reato punito con la reclusione fino a 15 anni. 

    30.11.12

    stato italiano dipende dal vaticano .ricorso contro la sentenza della Ue per difendere una legge ( quella sula procreazione assistita ) iniqua ed inumana smantellata da sentenze della magistratura italiana



    in sottofondo questa famossima e triste  canzone




     E'   d'ieri  la decisione  di  un altro  l'ennesimo (  perchè in italia  non si può  decidere    niente  da  50  anni in tema  di  bioetica     se  il Vativano  non vuole  )  governo  succube   delle pressioni dirette  e indirette  e  dei voti del  Vativcano  o meglio del potere  temporale della  chiesa  cattolica  :   tutto a scapito   dei cittadini  , della loro  salute   e  delle magistratura   (  vedere  url   all'interno del  1  articolo sotto  )    che hanno dichiarato  ingiusta  e anticostituzionale  questa   vergognosa  ed  aberrante  legge .  Negli articoli sotto ulteriori news

     il primo  è  di  http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/antonio-buttazzo-opinioni Pubblicato il 30 novembre 2012 08:22 in Antonio Buttazzo - Aggiornato il 30 novembre 2012 01:04



    Bisognerebbe capire dove risiedono le esigenze di “salvaguardare l’integrità e la validità del sistema giudiziario italiano” denunciate dal Governo Italiano con il ricorso avverso la Sentenza di Strasburgo che definiva la legge 40 sulla fecondazione assistita “una violazione del rispetto della vita familiare”.
    Il Governo italiano ha presentato ricorso alla “ Grand Chambre”della Corte Europea per contestare la legittimità della pronuncia del 28 agosto scorso che aveva, come detto, stigmatizzato l’adozione di quella legge, condannando lo Stato italiano a risarcire la coppia che vi si era rivolta per la salvaguardia dei propri diritti.
    Le Corti di giustizia italiane a più riprese avevano censurato sotto diversi profili la legge 40 , al punto che attualmente appare completamente snaturata. Infatti dal diritto di ottenere il congelamento degli embrioni sino a quello ad una diagnosi preimpianto, passando attraverso l’eliminazione del limite di utilizzo di tre embrioni per ciclo di fecondazione, diverse pronunce hanno via via ridefinito in senso costituzionalmente orientato la legge, tanto che oggi appare stravolto l’impianto normativo sì da risultare del tutto diverso da quello concepito dai compilatori.

    Nonostante ciò, il Governo ritiene di ricorrere avverso la decisione di Strasburgo per salvaguardare una integrità normativa e di sistema che di fatto non esiste più e non per colpa dell’Europa ma perché quelle norme erano in contrasto con i nostri principi informatori.
    Peraltro, il ricorso viene presentato da un governo che si definisce tecnico e provvisorio ma che non ha sentito la necessità di confrontarsi in Parlamento su temi squisitamente etici, dove diverse sensibilità avrebbero potuto approfondire l’opportunità di proseguire nella difesa di una legge che dovrebbe essere ripensata e rimodulata alla luce di un approccio meno confessionale di quello da cui è scaturita.
    Il dubbio sempre più pressante è che in determinate occasioni, questo Governo sappia essere politico ed anche piuttosto smaliziato se si pensa che il ricorso è stato presentato l’ultimo giorno utile.
    Forse così era più facile evitare un dibattito politico sulla Legge 40/2007 , confronto che non avrebbe fatto piacere a quella parte del governo “tecnico” che ha difficoltà ideologiche ad identificarsi laicamente.


    meno male  che     ci sono dei parlamentari   che non hanno mandato il cervello all'ammasso  e  o in cassa integrazione

    dall' ANSA   del  29 novembre, 19:33

     Procreazione: istanza 4 eurodeputati contro ricorso Italia Iniziativa Idv e Pdl, contro governo anche Cozzolino (Pd)

     BRUXELLES
     Quattro europarlamentari - Niccolò Rinaldi, Andrea Zanoni, Gianni Vattimo di Alde-Idv e Gabriele Albertini del Ppe-Pdl, in collaborazione con l'associazione Coscioni - hanno inviato un'istanza alla Corte europea dei diritti dell'uomo con l'obiettivo di far dichiarare inammissibile il ricorso presentato dal governo italiano contro la sentenza della Corte sul divieto della diagnosi preimpianto contenuto nella legge 40/2004.
    L'istanza - si legge in una nota congiunta degli europarlamentari - ha lo scopo di porre al centro della tematica il rispetto dei diritti delle coppie ad accedere alla possibilità di effettuare una diagnosi clinica. Il 28 agosto scorso la Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che il divieto per le coppie fertili, portatori sani di malattie geneticamente trasmissibili, di accedere alle tecniche di fecondazione in vitro per poter effettuare la diagnosi preimpianto, posto dalla legge 40/2004, viola l'articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo.
    In campo contro il ricorso del governo e' sceso anche il vicecapo della delegazione del Pd all'Europarlamento Andrea Cozzolino. Secondo il quale questa decisione ''e' davvero grave e inspiegabile. Il ministro Balduzzi - per Cozzolino - dimostra la sordità dell'esecutivo rispetto a un clima generale che si respira nell'opinione pubblica del nostro Paese fortemente contrario'' alla legge 40. ''Va quindi sostenuta - conclude Cozzolino - l'istanza a firma di 45 parlamentari che chiedono alla Corte di rigettare il ricorso del Governo''.

    emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

    Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...