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8.1.19

l'altro lato del natale e delle sue feste

 finalmente     qualcuno che  dice pane  al pane  vino al vino     e   se  ne  frega  dell'atmosfera    caramellosa     del  natale



L'inganno delle feste natalizie
Non spegniamo il nostro fuoco per compiacere la debolezza altrui

Mer 21 Nov 2018 | di Alberico Cecchini | Attualità







Lo stress più grande nelle festività natalizie per molte persone è causato dalle numerose ed inevitabili quanto interminabili riunioni con parenti e amici, vicini e lontani, in cui si mangia troppo, si beve troppo e da cui di solito usciamo stremati e disorientati.

Da una parte è chiaro che ci fa piacere condividere con le persone più strette certi momenti in cui ci viene naturale porre la famiglia al primo posto. Dall'altra, però, percepiamo un senso di travolgimento, talvolta di strisciante soffocamento, che quasi inevitabilmente ci fa desiderare una rapida conclusione di questi riti tradizionali, per tirare finalmente un sospiro di sollievo.

Questa apparente contraddizione si spiega molto bene con la naturale attesa di un gradito momento di stop dalle routine quotidiane di tutto un anno, per dedicarsi alcuni giorni solo alle cose più belle della vita da condividere con le persone più vicine. Che si scontra però con una realtà di difficoltà di relazioni davvero rispettose di ognuno, che genera dispersione, confusione, superficialità del parlare del tempo, del cibo, del calcio e dei pettegolezzi - quando va bene -, ma anche di delusioni, incomprensioni, contrasti che portano spesso addirittura a clamorose liti, proprio nei giorni in cui si dovrebbero celebrare la gioia e l'amore. Magari per difendere quattro stronzi di politici che ci dividono solo per poterci sottomettere e spolpare meglio.


Tutto ciò è molto più comune di quanto si pensi! E per quanto possa essere doloroso è meglio ammetterlo e affrontare i problemi per tentare di risolverli, che far finta di nulla, soffocare, mascherare con addobbi, lasagne e babbi natale, una realtà di contrasti e di difficoltà nel comprendersi l'un l'altro nelle diverse sensibilità ed esigenze.


Nessuna famiglia è perfetta per quanto ci si affanni ad apparire tale. I problemi più difficili da comprendere e risolvere, ma anche più delicati su cui intervenire, sono proprio quelli delle relazioni familiari. Sono le relazioni primarie che ci entrano talmente dentro nella pancia che determinano anche la nostra identità. E tutte le dinamiche di questi rapporti sono certo pieni di tante belle cose, ma anche purtroppo di attese profonde più o meno deluse, giudizi condizionanti, sensazioni di tradimento, che ci impediscono di vivere in piena e continua armonia.


Tutto questo poi è molto difficile da comprendere. Sia su come si origini, sia su come si risolva. Perché tutto avviene a livello soprattutto inconscio. E non basta capire l'inconscio per risolvere. Perciò la storia dell'umanità è la storia di contrasti fra genitori e figli, fra marito e moglie, fra fratelli o sorelle. E non è neanche detto che le migliori famiglie siano quelle dove non ci sono contrasti. Meglio i contrasti che il soffocamento di alcuni componenti della famiglia o di addirittura di tutti i componenti che per mantenere buone relazioni, si adattano e si annullano, fino a perdere le proprie forze personali con depressioni e malattie associate a questa perdita.


Natale è rinascita. è un momento in cui le nostre energie personali più profonde, anche se non ce ne accorgiamo, attendono per la loro stessa natura un grande ed intenso incontro con tutta la vita che le ha generate, al di là della mamma biologica. Un incontro potente e pienamente rispettoso di tutta la meravigliosa grandiosità che abbiamo dentro e che quotidianamente rimane inespressa e mortificata.


Il Natale è fare tutto nuovo. Per fare tutto nuovo c'è un solo modo, lasciare che la nostra persona diventi completamente nuova, ricollegandola con la forza della vita, che è quella più potente dell'Universo. E rivitalizzare tutta la nostra potenzialità che mai può essere annullata completamente. Così da risplendere come le stelle più brillanti, gioire come i bambini, amare come desideriamo essere amati.


Per arrivare a questo ci vuole tanta forza. Per esempio, quella di disertare coraggiosamente queste riunione familiari che quasi sempre dissacrano il vero senso del Natale, fin quando non smettano di essere un involontario diabolico massacro di energie. La famiglia è bella sì, ma è bella nella verità e nel rispetto pieno di ogni membro. Nessuno ha colpa se non c'è famiglia che riesca a vivere pienamente questo rispetto profondo. Ma guai a disperare, guai a smettere di impegnarsi per arrivarci. Guai a non mettere la vita al primo posto. Iniziando dal Natale.
Natale con i tuoi? Sì, ma Natale lo fai solo se puoi. E puoi solo se ritrovi dentro di te tutta la potenza della vita, quella stessa potenza che ti ha generato e che soffre dentro di te se la soffochi, se la disperdi, se la annulli per gli altri. Via dai centri commerciali e dal traffico, abbiamo bisogno del silenzio della natura per ricollegarci alla nostra natura, per ritrovare quell'ordine interiore che è già consapevolezza e gratitudine di quanto riceviamo in abbondanza. E permanere in questa pienezza fuori da ogni recriminazione o giudizio fino neutralizzare ogni ingiustizia subita, ogni ferita di non amore, ogni senso di colpa.


Tutte sofferenze che possiamo sanare solo scegliendo e sperimentando relazioni più rispettose e mature. Senza più perderci, adattandoci ad amici e parenti incapaci di rispetto, per paura della solitudine o del giudizio. Se tengono a noi e se ci meritano che si adattino loro alle nostre sacrosante e naturali esigenze di vero rispetto. Facciamo capire che la nostra presenza durante queste feste non può essere né scontata né tanto meno pretesa. Fino a che si trova un modo meno disordinato, superficiale, falso e dunque distruttivo di celebrare la festa della famiglia.


Perché la famiglia vera è solo quella che parte dal rispetto del valore sacro di ognuno. Questa è la vera rivoluzione da fare, la vera rinascita, la vera novità del Natale che possiamo vivere solo partendo da noi stessi. Aprendoci alla Vita e condividendo questo impegno solo con chi è interessato davvero a muoversi senza troppe debolezze verso questo obiettivo.
Questa è il mio augurio per te, forse il più personale che ti hanno mai fatto. E non sono solo parole, ma la mia esperienza e quella di tantissime altre persone che hanno trovato in questo modo più rispetto e relazioni molto più vere anche nelle loro famiglie. Un sano distacco è sempre necessario per trasformare relazioni ridotte in scambi molto più degni. Allora sì che potremmo finalmente festeggiare insieme il Natale!


Per chi ci crede, visto che è la sua festa, per festeggiare senza il festeggiato, forse è bene ricordare il motivo per cui è venuto: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me”.


Queste parole davvero tremende si giustificano con il fatto che troppo spesso si creano relazioni fra le persone poco sane che disturbano l'identità in modo pericoloso. Infatti, in un altro passo c'è la spiegazione del perché serve questa spada: “Affinché il fuoco si accenda. E quanto vorrei che fosse già acceso”. Tutto questo può sembrare tremendo, ma molto di più lo è lasciare spegnere il nostro fuoco personale per debolezza e per compiacere la debolezza altrui. Se siamo fuoco, che il fuoco si accenda!

27.12.18

che ne dite d'estendere "il buonismo " del natale e delle sue feste anche oltre

  Cercherò di far e mia  la proposta    dell'editoriale di     Angela  Lantosca     per il  numero di dicembre  2018  la  rivista  gratuita  di   https://www.ioacquaesapone.it 




C’è chi si lamenta, chi lo attende con ansia, chi vorrebbe addormentarsi fino al termine delle feste e chi vive per quel giorno. C’è chi lo aspetta per ricevere soldi da spendere in modi poco leciti, chi ha dimenticato perché lo aspetta, chi non vede l’ora dei regali, chi del pranzo, chi di quella quiete di quando vanno via tutti. Poi c’è chi vorrebbe, ma non può. Chi ricorda come era e come non sarà più. Per me il Natale ha acquisito negli anni tanti significati diversi. C’è stato quello dell’infanzia, quello ‘casalingo’. E poi quello passato alla mensa dei poveri o quello in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Natali forti, pieni di amore, pieni di senso. Natali lontano dalla famiglia, sia per me che per loro, ma così intensi da farmi sentire più che mai amata e innamorata. Natali che mi hanno fatto comprendere quanto queste feste siano ancora più importanti per chi non ha una famiglia, per chi ha perso tutto, per chi ha in strada la sua casa, per chi sta provando a crederci di nuovo. Sono giorni difficili per chi ha già una vita difficile. Giorni che fanno sentire più forte a volte quel dolore, quella spina che fa fatica ad andare via. Giorni in cui noi, i più fortunati, possiamo rinunciare ad una tradizionale assemblea familiare, che spesso neanche ci fa felici, per donarci a chi ha bisogno di un abbraccio in più. Ma soprattutto per donare a noi stessi ciò che per noi ha più senso (qualunque scelta facciate, importante che sia vera). Ma il Natale non basta. Ho sempre sentito un certo fastidio nel registrare il buonismo tipico di questo periodo dell’anno. O meglio: pur accogliendo sempre con gioia la bontà, seppur indotta, dalle feste, mi sono sempre interrogata su quanto fosse vera e sentita... E soprattutto quanto fosse utile limitarla ad alcuni giorni. è un po’ come quando - giusto per fare un parallelismo - noi giornalisti ci occupiamo di una questione solo perché tutti ne parlano e ci dimentichiamo di trattarla nel resto dell’anno... Allora perché non proviamo a trattenere anche in altri giorni dell’anno quell’atmosfera di accoglienza, di sospensione di ogni belligeranza, di tregua? Perché non proviamo ad arrivare almeno alla Befana!?

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...