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12.2.25

Pisa, il gesto di Zack dopo il pestaggio: trova un portafogli e lo restituisce ,.tabaccaio riporta i giornali nel centro storico., tempio pausania chiude una edicola dopo 70 anni d'attività


lo so  che  tale evento  è prassi normale   come   il  cane    che  si  morde la  coda   , e  quindi   non c'è ninte  di  nuovo  . Maa  se  lo trova un richiedente  asilo   o un immigrato com 'è successo   nella  storia      che  leggete  sotto    allora   ci sono  dei commenti idioti    e tendenti al razzismo  ed  alla  exenofoibia    come   questo  trovato   sul msn.it \  bing   da    cui  ho  preso la  notizia  : 

Gianfranco Torgani
Questa naturalmente è una messa in scena creata dalla sinistra  per difendere quei poveri immigrati così maltrattati ! Ma non fatemi ridere !


 PISA.
«Questa è la più bella risposta a chi, lo scorso novembre, lo ha aggredito senza un motivo. Questo dimostra che c’è ancora speranza, che ci sono giovani che un domani saranno uomini sui quali fare affidamento. E “Zack” ne è un esempio».

Una stretta di mano ha messo il lieto fine su una vicenda che per Mauro Rocchi, 74enne pensionato pisano, sarebbe potuta trasformarsi in un’odissea. Ma non solo. Perché per Zackaria “Zack” Oubamou, quella stretta di mano ha significato anche una rinnovata fiducia nella città che lo ha sostenuto dopo essere rimasto vittima di un brutale pestaggio in piazza Dante. Lui, studente-lavoratore di 18 anni, che ha trasformato in senso civico lo spirito di vendetta, anche questa volta non si è girato dall’altra parte. Quando ha visto un portafogli abbandonato nel bagno del bar di Borgo Stretto dove lavora, il “Casino dei nobili”, non ci ha pensato due volte: è andato dai carabinieri per consegnarlo ed, eventualmente, metterlo a disposizione di chi lo aveva perso. Quel portafogli, ormai “privo” dei pochi contanti che conteneva, era il “bottino” di un furto consumato pochi minuti prima a poche decine di metri dal locale in cui Oubamou lavora.
«Ero seduto su una panchina in Borgo Stretto quando mi sono reso conto che mi avevano rubato il portafogli – racconta Rocchi –. Arrabbiatissimo vado in questura per sporgere denuncia, non tanto per i soldi (solo trenta euro) ma per i documenti». Carte e tesserini che avrebbero costretto il 74enne ad una lunga trafila burocratica per riottenerli. «Niente di nuovo – aggiunge Rocchi –, episodi che capitano quotidianamente». Questa volta, però, con un finale diverso. «Due giorni dopo il furto, sono stato contattato dai carabinieri per avvertirmi che il mio portafogli era stato consegnato in caserma da un ragazzo. Ho chiesto di far aspettare la persona che lo aveva portato perché volevo ringraziarlo in qualche modo». In caserma il primo incontro, al bar di Borgo Stretto la stretta di mano. «L’ho ringraziato e offerto anche una piccola ricompensa che ha però rifiutato – continua il 74enne –: ennesimo gesto semplice, ma di grande valore, di un giovane che fa dell’educazione e della coscienza pilastri di una vita che qualcuno ha provato, senza motivo, a scalfire». Dopo il furto, il malvivente si era nascosto nel bagno del bar a caccia dei contanti conservati nel portafogli, poi abbandonato nel locale. «L’ho visto e non ci ho pensato due volte, l’ho consegnato alle forze dell’ordine – commenta il diciottenne –. Penso tutti avrebbero fatto lo stesso: l’ho fatto con il cuore perché mi sono messo nei panni dell’altro, pensando ad effetti personali che sarebbero andati persi per sempre e a un dispiacere che il furto di un portafogli può provocare».
Senso civico che Rocchi evidenzia «perché non scontato, soprattutto in un’epoca in cui si sente parlare dei giovani quasi sempre in maniera negativa». «La maggioranza dei giovani è invece come “Zack” – conclude il 74enne –: ragazzi che un domani saranno uomini sui quali fare affidamento».


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dopo  il post   della  ragazza  19 anni che    riapre  un edicola in  un  picclo  borgo  dell'appenino    ecco un altra storia     di  chi  ancora  vende    nnostante  la crisi i  giornali   cartacei  , e  chi  s'arrende  dopo 20 anni   d'attivita  .

La  prima   storia  viene  da  Sassari   da  la  nuovasardegna  del  11\2\2025


Sassari «Mi sono bastate due settimane per capire  che la gente ha ancora piacere a comprare un quotidiano, un settimanale un cruciverba». Originario di.una famiglia di commercianti, î nonni vendevano dolci e cioccolato al Corso, Marco Ginanneschi, sassarese di 37 anni, gestisce da dieci annila piccola tabaccheria di via Margherita di Castelvì,la stradina che parte da via Duomo e si affaccia su piazza Mazzotti, nel centro storico. Una quindicina di giorni fa, ha deciso di offrire un nuovo servizio ai suoi clienti: la vendita dei quotidiani.la tabaccheria di via Margherita di Castelvì, la stradina che parte da via Duomo e si affaccia su piazza Mazzotti, nel centro storico.

Un servizio fondamenta-le,inuna zona dove negli ultimi tempi troppe serrandesi sono abbassate: già da qualche anno ha chiuso l'eicola di piazza Colonna Mariana, e di recente è cessata l'attività anche in quel le di piazza Azuni.e porta Sant'Antonio, Così il commerciante,che dopo un periodo di lavoro da MeBDonald's a 27 anni aveva scommesso sulla.tabaccheria del centro, ora hadeciso di vendere anche quotidianie riviste.

«La scelta è stata fortunata-spiega Marco-in pochi  giorni in tanti si  stanno avvicinando alla tabaccheria per comprare La Nuova  Sardegna».Grande tifoso. del Napoli per via di una passione giovanile per. Maradona, il 37enne, padre di due bambini, ha sistemato quotidiani, periodici e qualche cruciverba proprio all'ingresso dell'antica tabaccheria le cui mura e le antiche volte ad arco sono fatte di tufo.Dovunque, alle pareti, ricmami alla squadra del Cuore: sci azzurre, foto e il volto del Pibede Oro.«L'insegna che c'è fuori,con la seritta “Giornali” —spiega con soddisfazione —me l’ha regalata un cliente». La novità nel quartiere antico della città è stata ac-colta positivamente,, e .il commerciante ha deciso.Anche di offrire qualcosa in più ai suoi clienti. «Ho voluto aggiungere anche il servizio di consegna dei quotidiani
— spiega Marco Ginanneschi — per le attività commerciali della zona, ma anche ora gli anziani che non riescono ad  arrivare da me. Devo alzarmi dal letto un po' prima  lamattina, ma ne vale la pena. Il rapporto quotidiano con i clienti — prosegue -, poter commentare la prima pagina della Nuova Sardegna e i fatti principali è  una bella novità a cui non  ero abituato». inanne: Ginanneschi   ha  pochi dubbi: « la carta, leggere il  quotidiano  e toccarlo con le mani è tutta un'  altra  cosa rispetto a farlo  con il  telefono o computer». La  sua  nuova  avventura    ha  anche   un valore sociale   . «Sono innamorato del centro storico—conclude il neo edicolante - spero nel mio piccolo, con questo servizio, a dare una mano al mio Quartiere. Serve però un impegno anche da parte dei sassaresi per non lasciare morire questa zona della  città»

la  seconda      dalla mia    cittadina    dala    nuova  sardegna  e  da  web  
dopo quasi 70 anni di cui 20 dalla gestione di Raffaele ( foto nell'articolo sotto ) ha chiuso un edicola storica del mio paese




Da qualche giorno l’edicola del Corso ha cessato la sua attività. Non solo non vende più riviste e giornali, cosa che ha fatto per più di 70 anni, ma non esiste proprio più. Cessata l’attività e dismessa dal vecchio titolare, è stata fisicamente rimossa. A notarne la mancanza sono tanti tempiesi, ai quali quella rimozione di un tassello del loro recente passato non poteva, certo, passare inosservato. 


Tanto più che, con la chiusura della storica edicola di corso Matteotti, scompare uno dei punti di ritrovo tra i più simbolici per più generazioni di tempiesi. Ma non solo: di edicole, oggi, ce n’è solo una – quella di piazza Gallura – oltre a due punti di rivendita che assolvono la stessa funzione commerciale. In pochi anni si è ridotto drasticamente il numero di esercizi in cui poter acquistare riviste, fumetti e quotidiani.
In passato, la città ne ha avuto quattro, più altri locali adibiti alla rivendita di
materiale editoriale. Ora il loro numero, in pochi anni, si è più che dimezzato. Le ragioni e la portata del fenomeno sono note e riguardano l’intero Paese.
In un comunicato di Unioncamere del gennaio 2024 si legge, ad esempio, che negli ultimi quattro anni, sono state ben 2.700 le edicole che hanno chiuso i battenti. I numeri si fanno più impressionanti se si considera che, a partire dal 2003, i punti vendita si sono ridotti a meno di un terzo, passando da 36 a 11mila.
A Tempio però l’edicola del corso non è stata solo un esercizio commerciale. Lo si capisce dai tanti post con i quali nei social si è voluta commentare la notizia. Le opinioni sono le più varie, ma tutte hanno un elemento comune: la nostalgia per qualcosa che non potrà più esserci. E così c’è chi ricorda che, negli anni ‘60, l’edicola del corso riforniva di fogli protocollo tutti gli studenti attesi da un compito in classe. Molti hanno ancora presente la figura del primo titolare, Ziu Gino e della   moglie   , recentemente  scomparsi e poi el figlio  Marco   ,  nel quale quel luogo di ritrovo veniva identificato. «C’idimu i ledicola di Ziu Gino», è stato il motto di generazioni di tempiesi che si davano appuntamento lì per poi passeggiare al corso o in piazza don Minzoni ed   lo  stato  anche   sotto    Raffaele  .
I commenti
C'è anche chi crede che la chiusura di una delle ultime edicole della città sîa attribuibile alla crisi che investe, come   tutti  i piccoli paesi  della   Sardegna  e  del  sud  d'italia, Tempio, attribuendonela responsabilità a chi gli amministratori, nella fattispecie non saprebbero guardare con lungimiranza a ciò che accade in
città.La considerazione di gran lunga più apprezzata, è però quella di chi fa notare che se tutti ì commentatori avessero comprato unquotidiano al giorno, anziché condividere gli articoli sui social come facebook, “a scrocco” e spesso in viola-
zione dei diritti delle testate, la serrata delle edicole avrebbe sicuramente regi-
strato numeri meno catastrofici.  Mi alleo   a    


Ripropongo questa foto, perchè la chiusura e la scomparsa dell'edicola ha emozionato tutti gli abituali frequentatori di uno spazio familiare, dove un sorriso ed una chiacchiera, scambiati con simpatia, offrivano momenti di allegria e serenità. Grazie Raffaele e auguri per la nuova scelta di vita.

Un È un altro pezzo di epoca chiude, Voglio ringraziare Raffaele per la gentilezza e la disponibilità, l'ironia  e   e le  risate  ,  mai sentito dire una parola male ,grande Raffaele una brava persona.



8.2.25

Che palle adesso anche per il bullismo e cyberbullismo fanno una giornata . A quando una giornata del silenzio ?

 Ho scoperto solo oggi che c'è  il  7 febbraio era ( che palle  con questa giornate celebrative e puli coscienza dovrebbero fare giornata  del silenzio o della mon giornata  ) la  giornata contro il bullismo e cyberbulismo .

  

Non saprei cosa dire . Suggerisco però questi due libri 


I SOGNI  HANNI LA TESTA DURA di Elena  Buccoliero

Le storie raccolte in questo libro, tratte da articoli pubblicati da Elena Buccoliero sul blog on line di Azione Nonviolenta “Prima le donne e i bambini”, nascono dall’esperienza dell’autrice maturata durante il periodo di servizio come giudice onorario al tribunale per i minorenni di Bologna, dal suo impegno con insegnanti, adolescenti, tutori volontari per il Comune di Ferrara, dalla Fondazione emiliano-

romagnola per le vittime dei reati.Sono affidate al lettore non con la presunzione che la visione dell’autrice sia esaustiva e offra un punto di vista oggettivo, ma come semplice stimolo a nuove riflessioni. Non smarrire la traccia dei pensieri è azione necessaria non solo per sé ma anche per altri quando la cronaca riconsegna eventi o singoli episodi analoghi. Il filo tematico che ordina i testi definisce capitoli che si reintrecciano di continuo. Nella raccolta si attraversano diverse “stanze” che affrontano temi quali la tutela dei bambini, la violenza sulle donne e quella assistita dai figli, la migrazione e l’intreccio tra culture, il coronavirus con il suo impatto sferzante sulla vita di ognuno, gli adolescenti (il bullismo, la scuola, la giustizia penale minorile…). Ogni pagina è una finestra sul nostro mondo e sul mondo, alla ricerca di ciò che sa renderci umani e capaci di accogliere l’umanità dell’altro.

 




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RESISTENZA E NONVIOLENZA  CREATIVA  a cura di Laura Tusdo con introduzione  di Alex Zanotelli


Stiamo vivendo in una congiuntura storica del tutto paradossale: ogni giorno si fa sempre più vicino l'eco del conflitto russo-ucraino e le grandi potenze, invece di perseguire la politica del disarmo inaugurata negli anni '70, corrono invece verso un implemento del proprio arsenale atomico, come in una macabra gara il cui unico traguardo possibile è l'armageddon nucleare. La Cina infatti possiede 200 ordigni, ma entro il 2030 vorrebbe raggiungere il migliaio; gli Stati Uniti hanno già 3000 bombe pronteal lancio e lo storico rivale, il Cremlino, ne ha almeno altrettante puntate verso ovest. Varie altre nazioni, a volte dette potenze secondarie (come se questo potesse sminuirne la pericolosità), possiedono la tecnologia per la bomba atomica o stanno addirittura accrescendo il loro armamentario. Basterebbe un minimo incidente per far saltare tutto, conducendo la razza umana all'estinzione su questo pianeta. Ecco perché diventa importante fare informazione seria e soprattutto impegnarsi per divulgarla. Farsi veicolo di conoscenza, sensibilizzando le persone comuni, lavorando soprattutto sulle generazioni più giovani, è la strada maestra da percorrere per liberare il mondo intero dal fardello della distruzione nucleare. Prefazione di Alex Zanotelli.



5.6.21

i gesti valgono più di parole Escluso dalla cerimonia di diploma perché ha le scarpe da ginnastica, il prof gli da le sue e resta scalzo   La storia di Daverius Peters


La storia di Daverius Peters, un 18enne che stava per essere escluso dalla cerimonia dei diplomi solo per un paio di scarpe indossate senza pensare che non rispettavano le regole della sua scuola in Usa. La sua salvezza è stato John Butler, un educatore della scuola che ha deciso di togliersi le sue scarpe e darle al ragazzo restando per tutta la cerimonia scalzo.

   da    https://www.fanpage.it /


ESTERI 4 GIUGNO 2021  09:07di Antonio Palma


Aveva atteso tanto quel giorno e si era preparato e vestito con cura per l’appuntamento così quando alla cerimonia del diploma di scuola superiore si è visto sbarrare la porta di ingresso da un addetto perché aveva le scarpe non adatte la delusione è stata tremenda. È la storia di Daverius Peters, un 18enne che stava per essere escluso dalla cerimonia dei diplomi solo per un paio di scarpe indossate senza pensare che non rispettavano le regole della sua scuola, la Hahnville High School di Boutte, nello stato della Louisiana, in Usa.  In suo soccorso fortunatamente è arrivato uno dei suoi professori che ha deciso di dargli le sue rimanendo scalzo ma permettendogli di partecipare alla consegna dei diplomi.



“Usando sono stato fermato ero sconvolto", ha ricordato Peters  al Washington post, aggiungendo: “Mi sono sentito umiliato. Volevo solo andare sul palco e prendere il mio diploma". L’unica sua colpa è sta quella di non aver bene compreso cosa significava presentarsi con scarpe eleganti scure. Il diciottenne infatti si è presentato con scarpe in pelle nera e con suola bianca ma chiaramente da ginnastica. 




"Pensavo di poterle indossare perché sono nere", ha spiegato il ragazzo aggiungendo di aver rispettato il resto delle linee guida che prevedevano di indossare camicia e cravatta bianche, oltre a pantaloni eleganti scuri. La sua salvezza è stato John Butler, un educatore della scuola che però era presente in qualità di genitore visto che la figlia si diplomava lo stesso giorno. "Certo, mi sembrava folle. Non c'era niente di eccentrico nelle sue scarpe" ha spiegato l’uomo che, dopo aver parlato con l’addetto della scuola senza successo, ha deciso di togliersi le sue scarpe e darle al ragazzo restando per tutta la cerimonia scalzo. “Era il momento più importante della sua vita fino a quel momento, e non glielo avrei lasciato perdere per niente" ha dichiarato l’uomo


 

                                             Antonio Palma

4.5.19

A Posada la sfida di Veronica edicolante resistente. riapre da dopo anni l'edicola del paese

da la nuova sardegna del 1\5\2019


 A Posada la sfida di Veronica edicolante resistente Una 33enne riapre la rivendita di giornali nel paese. Una laurea in architettura: «Ma ho la passione della carta stampata nel sangue»

               di Luca Urgu


POSADA. Lunga vita alla stampa e ovviamente anche a Veronica Di Paolo. Non si può che augurare ogni bene alla nuova titolare dell’edicola di Posada, che da una settimana è stata travolta da una marea di auguri dai suoi compaesani. In appena sette giorni, ovvero da quando è iniziata la sua nuova avventura lavorativa, ha già conquistato tutti con il suo modo di fare affabile e professionale. Cinque mesi di stop, dopo che i vecchi gestori sono andati via qui nel cuore del paese ai piedi del castello della Fava, avevano lasciato un vuoto e più di un malumore per un servizio che mancava e aveva disorientato non solo i più abitudinari del giornale da acquistare e leggere di prima mattina. Poi è arrivata Veronica, 33 anni, sposata con Giovanni Contu, con cui ha già vinto qualche battaglia insieme, la più importante contro un male sconfitto dopo sei anni di lotte e paure.Ieri mattina è bastato osservarla per un po’ per capire che l’atteggiamento, l’approccio con il nuovo lavoro è quello giusto. Quello che qualsiasi operatore economico che ha a che fare con il pubblico dovrebbe avere. Lei esibisce senza sforzi un bel sorriso d’ordinanza, poi i modi gentili accorciano le distanze e mettono subito le persone a proprio agio. Martedì il suo nome è anche comparso nell’incipit di un’inchiesta di Repubblica sulle edicole. «Mi ha fatto piacere. Anch’io a mio modo mi sento resistente. L’edicola, i giornali, le riviste, la carta sono sempre state un mondo che mi ha affascinato. La passione per la lettura l’ho respirata in famiglia. Un nonno tipografo linotipista ha probabilmente lasciato l’impronta», dice l’edicolante. «Volevo fortemente questo lavoro anche perché mi consente di stare con la gente per l’intera giornata», racconta Veronica da dietro il banco, «la prima settimana è andata benissimo. Ho ricevuto tante manifestazioni di affetto e stima da parte dei clienti. Tutti attendevano che si ripartisse con il servizio, io inclusa. Infatti appena ho saputo che il Comune aveva istituito un bando per affidare lo spazio ho partecipato con entusiasmo. Era davvero il lavoro che sognavo di fare».Nessun calcolo da parte sua su possibili margini di guadagno risicati e su levatacce all’alba. Condizioni per molti da far gettare la spugna prima di iniziare. «Mi alzo alle 5 del mattino e sono qua alle 6, ma non mi pesa. All’apertura ci sono già i primi clienti». Poi, sulla crisi della carta stampata, non accetta la resa: «È vero, sono notizie che sentiamo anche noi. I giornali tradizionali sono in difficoltà e le vendite in calo. Ma cerchiamo di vedere la questione in maniera più positiva ed ottimistica. Guardiamo all’aspetto del profitto ma non solo a quello. Io vedo un buon movimento e poi con la gente c’è sempre un confronto. Uno scambio di opinioni. Stiamo imparando a conoscerci e sono convinta che andrà sempre meglio. Anche se sono di Posada, ho sempre fatto una vita riservata e l’edicola mi consente di aumentare le mie conoscenze. D’estate arriva tanta gente e anche i nostri prodotti si adattano a soddisfare le esigenze dei vacanzieri. Così anche la nostra edicola diventa internazionale con i quotidiani che arriveranno dalla Francia e Germania».Tutto è un po’ una scoperta in questa prima fase. E, come spesso succede la gentilezza chiama altra gentilezza: «Vorrei ringraziare Annalisa Costaggiu, che gestiva prima l’attività. Mi sta aiutando a capire tante cose». Da Veronica non si vendono solo giornali, ma come succede per tante altre attività simili, l’offerta è più variegata: cancelleria, giochi per bambini e altro ancora. Nel locale che ha personalizzato con cura gusto espone e vende le sue creazioni artistiche. Diplomata in architettura e arredamento e laurea con 110 e lode all’Accademia delle Belle arti di Sassari realizza bigiotteria e gioielli in vetro e ceramica. «Una passione che conservo. Per anni è stato il mio lavoro principale e con le mie creazioni partecipavo ai mercatini serali e ad esposizioni. Anche nell’edicola ho ricavato uno spazio per il laboratorio, così quando non dovrò servire la clientela posso continuare ad alimentare quell’arte che in questi anni mi ha dato tante soddisfazioni». Poi però tutto torna alla carta: «Il mondo dei giornali mi affascina, leggere, sfogliare e capire, mi fa star bene».

8.8.17

crisi esistenziale precoce di mezza età

colonna sonora


Nei  giorni scorsi,  forse  complice l'ondata  eccezzionale  di  caldo tropicale  , ho  fatto  tre  sogni , i più  strani  ( almeno fin ora ) che  abbia  mai  fatto  !  soprattutto  perchè  contenevano  tutto sommato  delle  cose   sensate .  forse  i tre  fantasmi  non avevano  tutti  i  torti  .  Un po'  come  i tre  fanmtasmi  del natale  ( I II  )  di C.Dickens  solo  che inve  di fami vedere  il presente  , il passato   , il futuro , mi  hanno mostrato   tre possibili vite   che  avrei potuto intrapendere ... . Non racconto 

Risultati immagini per crisi di mezza età
altro  perchè ho trovsato  tutto  fin troppo  bizzaro  persino per me    che  amo ( ovviamente  senza  esagerare  e prendere  per  buone   anche  davanti  a prove  e  certezze  che  le  smentiscono le  smontano  ) :  i  complotti, i misteri  ,  le  versioni alternative  , le  contro inchieste , le  verità  non ufficiali  ,  ecc,  insomma  le cose  bizzare  .  Posso solo dire  che  erano   sogni  parrticolari : 1) uno tragico , 2) un tranche  de  vie ,  3) un avventura leggera  . Sogni che   avevano  a  che  fare   con il mio vissuto e  di come  sarebbe stato  se   avessi intrapesao  quel bivio anzichè  quell'altro  .   Un buon mix  insomma  non c'è dubbio   . Al risveglio  
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ed    ancora  adesso ( ma  poi  lascio  cadere  la  domanda   perchè mi sono  già dato la  risposta   e    poi    come  ho  già detto in in un mio stato   di qualche  giorno fa   su  facebook   : <<  (...)  la vita vola via in fretta , (..) >> 

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da  google


.Infatti al rivesglio e  per tutta la mattina   , mi sono chiesto, : ma   la morale   qual è ?  che voigliono dire  anzi  dirmi  ?

Quindi   dopo aver passato una mattinata  a chiedermelo \  ad  elucrubarci  sopra cercando  a  tutrti i cositi  una riposta  immediata  , rendendo  i  poco  sul lavoro ( tali elucubrazioni  , devo allenarmi a farlo  , me le  dovrei  riservare il fine settimana😈😇😀) mi  sono reso conto ho  trovato la  risposta .
Crisi Di Mezza Età Dell Uomo Illustrazione di Stock
da
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più precisamente qui
La morale  ed  quindi il loro  significato   che la mia  vita \  opera  d'arte  avrebbe potuto essere migliore o peggiore  oppure né l'uno né l'altro ma semplicemente  diversa .... . Resta il fatto che quella  fin qui vissuta ( nel bene e  nel male  \  in positivo e  negativo ) è  stata  ed  tutt'ora la mia  vita  ed  l'unica  .
Devo  allenarmi acettare il fatto che ciò  che  è stasto  è stato  ed ciò  che è  fato  è  fatto , insomma quardare avanti  ( senza  ovviamente  dimenticare   chi sono  da  dove  gìvengo e cosa  ho :  fatto , scritto  , detto  ) , senza  più a  cosa sarebbe potuta essere se  avessi  preso quella  strada  o seguito  qul suggerimento, ecc.   smettere  di  ripensarci  continuamente e  rimurginarci sopra  perchè ormai  sono negli 'anta  e  tras  poco :-) nei   cinquanta  .e   devo  accettarlo

20.7.17

in cammino nonostante tutto

  consigliata  Modena City Ramblers - La Strada

siamo alle solite !! se qualcosa andrà storto \ male la colpa sarà solo mia e se andrà bene i meriti se li prenderanno gli altri . Ormai dovrei esserci abituato ma è difficile alle ingiustizie piccole e grandi che siano . Devo sbrigarmi ad imparare ed andare avanti 




rincominciare a viaggiare nella strada della vita

8.3.17

8 marzo le donne migrati fuga dalla disperazione e riscatto , mi licenzi riapro con una cooperartiva e riassumo parte dei colleghi , non emigro ma lottto qui e lavoro qui


8 marzo, Emma Bonino e le donne migranti: fuga e riscatto

Agitu, Princess e Habiba sul palco insieme alla leader dei Radicali italiani a raccontare la potenza delle donne migranti che riescono a emergere. L'ex ministra: "Dobbiamo cambiare la Bossi-Fini per permettere alle irregolari di regolarizzarsi"di Andrea Scutellà




Emma Bonino e le donne migranti

ROMA. Agitu è fuggita da un regime che espropriava la terra ai pastori nomadi e ora produce un formaggio di capra biologico in Trentino. Princess è stata costretta a prostituirsi dai suoi connazionali trafficanti, si è ribellata e oggi aiuta le donne come lei a sottrarsi dal giogo dei “magnaccia”. Habiba è scappata dalla guerra ed è diventata mediatrice culturale per aiutare i rifugiati.


8 marzo, Emma Bonino: "Diamo voce alle donne migranti"
La leader dei Radicali italiani a margine della conferenza stampa "Donne anche noi. Storie di fuga e riscatto": "Bisogna cambiare la Bossi-Fini e permettere alle donne irregolari di regolarizzarsi" (di Andrea Scutellà).

"Molte irregolari non possono essere qui". Questa è la potenza delle donne migranti. I Radicali italiani ne hanno portate tre davanti alle telecamere e tutte hanno ripetuto senza sosta la storia della loro vita ad ogni giornalista che gliela chiedesse. Perché erano lì per testimoniare soprattutto per le sorelle assenti. «Tra le donne che ci sono oggi mancano le irregolari - spiega Emma Bonino, organizzatrice della giornata -, che se non superiamo la legge Bossi-Fini purtroppo non riusciremo mai a regolarizzare. E evidentemente mancano anche quelle chiuse nei Cie. Abbiamo chiesto se potessero essere qui, ma loro possono uscire solo per andare in tribunale o all'ospedale. Vogliamo lanciare un messaggio anche alle donne italiane: nella società del nostro paese ci sono protagonisti diversi, altri».



8 marzo, la storia di Agitu: fuggita dall'Etiopia, oggi allevatrice in Trentino
In Trentino si sente sicura: qui produce e vende formaggio caprino nella sua azienda "La capra felice", dopo aver recuperato dei terreni abbandonati. Fuggì dall'Etiopia perché era un'attivista contro l'espropriazione delle terre dei pastori nomadi da parte del governo (di Andrea Scutellà)

Alleva capre in Trentino, fuggì dall'Etiopia. Agitu Ideo Giudeta è arrivata per la prima volta in Italia a 18 anni con una borsa di studio. Si è innamorata del Trentino, in cui ha fatto l’università. «Io sono originaria dell’Etiopia - spiega -, sapete da quelle parti ci sono gli altopiani, qui in Trentino le montagne...». Dopo gli studi è tornata in Etiopia per occuparsi di agricoltura sostenibile. Voleva riportare le sue competenze in patria. Non ha potuto proprio tacere quando il governo ha cominciato ad espropiare le terre ai pastori nomadi e agli agricoltori per svenderle alle multinazionali. Ha manifestato con i suoi amici. Il governo ha risposto con il mitra. Allora è fuggita e si è ricordata del Trentino. «Ho avviato questo progetto di terreni abbandonati e delle razze rustiche locali e ho attivato la mia azienda agricola biologica che produce formaggi caprini. Chi vuole comprare i prodotti deve venire in Trentino, ho ricevuto richieste da fuori regione ma le ho rifiutate». L'azienda si chiama "La capra felice" . 


8 marzo, la storia di Princess: "In Italia per fare la cuoca, mi costrinsero a prostituirmi"
Oggi Princess Okokon con la onlus Piam di Asti aiuta le donne migranti a uscire dall'incubo della prostituzione forzata per debiti e lotta contro la tratta di esseri umani. Ma anche lei, all'inizio, fu comprata come una schiava e costretta a scendere in strada con l'inganno (di Andrea Scutellà)

Vittima della tratta, redime le prostitute forzate. Princess Okokon fa parte di una lunga schiera di donne nigeriane imbrogliate dai loro connazionali trafficanti. Le avevano promesso un posto da cuoca in Italia e invece si è ritrovata in strada, a Torino, con un debito di 45mila dollari sulle spalle, venduta per 13mila, a prostituirsi. Ha provato a fuggire, ma è stata picchiata a sanghe e ha passato una settimana in ospedale. Con l’aiuto della Caritas e di Alberto Mussino, che poi ha sposato, è riuscita a sottrarsi al giogo. Ma invece di fuggire oggi fronteggia i trafficanti ad Asti, con la Piam onlus che gestisce insieme al marito. Riceve ancora minacce, ma è riuscita a salvare molte altre donne costrette alla prostituzione. La sua associazione offre assistenza legale, sanitaria, corsi di formazione professionale e di lingua alle vittime della tratta.  Dalla Costa d'Avorio alla cucina. Habiba Ouattara è scappata dalla guerra in Costa d’Avorio. Ha percorso 600 chilometri a piedi prima di arrivare in Ghana. Ha preso un biglietto aereo con documenti falsi da Accra a Roma. Il Centro Astalli l’ha curata, gli ha insegnato la lingua e le ha permesso di fare un master in mediazione culturale all’università “Roma tre”. Oggi insieme ad altri stranieri provenienti da mezzo mondo gestisce Makì , un progetto di cucina attivo a Roma, che fa sperimentare sapori provenienti dai quattro angoli della terra persino agli italiani: il popolo più conservatore a tavola. Un giorno cucina un afgano, un giorno un turco, un giorno un ivoriano. E gli italiani ascoltano i racconti dei rifugiati, a cui non mancano di certo gli argomenti. 

l'altra storia  è questa  presa   http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/  del 06 marzo 2017




Il supermercato li "liquida" e loro aprono un discount

Castiglione della Pescaia, la proprietà di Eurospin rompe il rapporto con i gestori del negozio. I due creano una cooperativa, avviano un’altra impresa e riprendono a lavoro a otto personedi Enrico Giovannelli

06 marzo 2017




                  Foto di gruppo nel nuovo discount a Castiglione della Pescaia
CASTIGLIONE DELLA PESCAIA. 
Come un’araba fenice. In concomitanza della festa della donna, mercoledì 8 marzo, aprirà un nuovo hard discount, il Dpiù, a Castiglione.
Una nuova attività che sorge in tempi di crisi con la creazione di posti di lavoro. E una storia particolare se si pensa a quello che era successo pochi mesi fa, poco prima di Natale.
La proprietà del supermercato Eurospin aveva deciso di chiudere anzitempo il rapporto con chi gestiva il negozio da oltre dieci anni: Antonio Mazzini e Fabrizio Micheli. E non senza polemiche e discussioni, per una risoluzione che aveva spiazzato e reso increduli gli stessi gestori per le modalità e la velocità delle decisioni.
Una situazione, quella del mancato rinnovo dell’accordo per la conduzione del supermercato, che portò anche al licenziamento di molti dipendenti (alcuni sono stati confermati, altri hanno trovato altre sistemazioni), in carico alla Mazzini e Micheli, che non furono poi riassunti dalla nuova gestione subentrante dell’Eurospin che beffardamente, dopo poche ore dall’uscita di scena del vecchio gruppo, si preoccupò con un cartello affisso all’ingresso di cercare “nuovo personale” .
Proprio Antonio Mazzini dichiarò che avrebbe fatto di tutto per aiutare i “suoi ragazzi”, e la promessa è stata mantenuta in pieno. In pochi mesi è nata l’idea di riaprire un nuovo hard discount, tra l’altro dove c’era stata la prima sede dell’Eurospin, sempre gestita da Mazzini e Micheli, praticamente dalla parte opposta della strada provinciale del Padule, nei locali dove c’era il negozio di mobili della famiglia Baggiani. In linea d’aria qualche decina di metri in tutto.
Un nuovo inizio per Mazzini e Micheli, come l’araba fenice che risorge dalle ceneri. E a poche ore dall’apertura, tutti i dipendenti sono impegnatissimi nel sistemare gli scaffali e riordinare, mentre le ditte installano frigo e banconi per essere operativi per la data d’apertura.
Mazzini, a nome di tutti, racconta quello che è successo negli ultimi mesi, quasi commuovendosi: «Passata e sbollita la delusione per quel che era accaduto, ci siamo voluti subito rimettere in gioco e abbiamo trovato l’accordo con la società Dpiù, che ha la sede a Verona, nella stessa zona dove insiste l’Eurospin. Stavolta però abbiamo costituito una cooperativa con i ragazzi: l’idea è che il gruppo cresca, e che un domani possa prendere in mano il negozio direttamente. Avere più responsabilità insomma. Io e mio cognato (Fabrizio Micheli, ndc) in questa fase gestiamo la nuova apertura, poi più avanti vedremo il da farsi. Quello che però conta davvero è aver dato la possibilità a tutti i nostri ragazzi e ragazze, otto persone compresi noi due, di continuare a lavorare. Non abbiamo abbandonato nessuno, e anche chi non è con noi ha trovato un altro impiego. Credetemi, una grande soddisfazione». E l’hard discount Dpiù ricalca in pieno il classico supermercato a basso costo, dove si può trovare di tutto dal barattolo con i legumi alla lavatrice (alcune sono state addirittura vendute prima dell’apertura).
Antonio Mazzini precisa però alcuni aspetti: «Oltre ai vari prodotti in generale, sia al banco della gastronomia che per quello della frutta, l’idea è di avere un rapporto diretto con chi produce, per una vendita a chilometro zero puntando sulla qualità del nostro territorio». Nel ringraziare tanti castiglionesi che in questi mesi si sono interessati alla vicenda aspettando la nuova apertura, Mazzini confida un piccolo aneddoto sullo statuto che è stato siglato dalla nascente cooperativa: «Abbiamo voluto inserire una clausola particolare quando si creeranno le condizioni per nuove assunzioni: la priorità sarà data sempre a una persona nata, cresciuta e residente a Castiglione». Magari in ricordo del sostegno ricevuto dal paese.



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