Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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3.11.25
23.8.25
Sassari Susanna Sechi racconta la vita nella sua bottega in viale Italia «Così resisto ai colossi da più di sessant’anni»., L’impresa Fabio, il barista sassarese coi muscoli di ferro: al traguardo dell’Ironman con i Quattro mori





Sposato da tredici anni, padre di un adolescente che nuota da quando aveva tre anni, Fabio porta con sè la famiglia in ogni passo: «Durante la corsa pensi a tutto. Alle persone che ami, a chi ti aspetta al traguardo, ai sacrifici fatti per arrivare lì. Sono queste cose che ti fanno resistere».La bici è la sua arma preferita: «Sono nato in campagna, a La Landrigga. Da bambino passavo le giornate in sella». Ma la più dura è sempre la corsa, quella che arriva quando sei già stremato. A Kalmar ha affrontato il vento, la fatica e la solitudine. E quando il traguardo è apparso, ha tirato fuori la bandiera dei Quattro Mori: «Ero consapevole di essere l’unico sardo in gara. Quella bandiera è identità, orgoglio e sacrificio».Ora Fabio pensa alle prossime sfide: a fine settembre l’“Escape from Asinara”, a ottobre il Challenge Forte Village, che affronterà per la settima volta. Il barista fa tutto con le sue forze, anche economiche. Non ha sponsor, ma ha qualcosa di più: la determinazione di chi ogni giorno serve un caffè con lo stesso rispetto con cui affronta l’oceano e la strada. E se vi chiederete che sapore ha un espresso preparato da un Ironman, passate da lui al bar in viale Umberto 111, per vedere da vicino anche i suoi muscoli di ferro.
18.7.25
Il coraggio di Francesco Crispo di San Giovanni in Fiore (Cosenza),Scacco matto alla resa. La “restanza” di Francesco contro lo spopolamento di Emiliano Morrone

Come un fulmine, poi arrivò inatteso il Covid. Tutto chiuse, senza indizi di previsioni incoraggianti. Francesco e sua moglie Rossella rimasero invece lì, operativi, al ristorante. Lei possedeva già il titolo di parrucchiera, ma aveva rinunciato all’attività per collaborare con il marito. Nell’incertezza generale e
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| Al lavoro con la moglie all’epoca del Covid |
Nel 2022 il ristorante iniziò a risentire dei cambiamenti intercorsi. Sua moglie, intanto, aprì finalmente il proprio salone. Avevano due attività e una figlia piccola, ma il mondo si trasformava ancora. La pandemia svanì ma il mercato mutò basi, mezzi e ritmi. I consumi calarono, la clientela divenne più incerta. Si faticava.
Francesco, che non aveva preso contributi pubblici, cominciò a usare i risparmi per coprire le perdite, con l’affetto e il sostegno immancabile della madre e del padre. Dopo gli arrivarono proposte da fuori. In Abruzzo lo cercarono per aprire un nuovo locale. Ci pensò, ma sua moglie aveva già il salone avviato e la figlia iniziava a camminare e parlare. Trasferirsi avrebbe significato ricominciare da capo, da zero. Ancora una volta. Decise allora di restare, di provarci, di reinventarsi e rischiare come prima. Ridusse quindi i coperti e puntò sulla qualità.
A un certo punto, Francesco sperimentò un particolare impasto di successo e rivide il menù. Soprattutto, aggiunse il pesce, scelta rara in Sila, dove si mangiano carne, salumi, pietanze dai sapori forti. Il ristorante cominciò a proporre antipasti di mare, primi leggeri, secondi più curati. Alcuni clienti storsero il naso, altri apprezzarono. I numeri iniziarono a migliorare: meno tavoli, più margini.
Rimanere a San Giovanni in Fiore non è affatto una scelta romantica. È invece una battaglia quotidiana contro un’inerzia che aleggia e, non di rado, una mentalità soffocante. È costruire qualcosa in un luogo in cui vi è la tendenza a livellare, appiattire, spegnersi. È un segnale che il territorio può ancora dare, se qualcuno ci mette le mani, la testa e il cuore. Francesco ci ha provato, non molla ed è felice. Scacco matto.Nel gennaio 2021 nacque la loro bambina, Helèna. Francesco la vide solo per pochi istanti. Erano le regole di allora: distanza, bardatura speciale, disinfettante, compressione degli affetti. Fu un attimo, tra gioia e smarrimento. Dopo tornò subito al lavoro.
Emiliano Morrone
27.4.25
«Noi, artigiani in via d’estinzione» Dal tornitore, al fabbro, al calzolaio: le voci dalle poche botteghe superstiti ., Piazza San Marco e la grotta di San Giovanni con i Lego: in mostra le opere di Maurizio Lampis .,
unione sarda del 27\4\2025
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| Alberto de Santis 62 |
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| a destra Gabriele Serra,75 |
Maestro del ferro
Piazza San Marco e la grotta di San Giovanni con i Lego: in mostra le opere di Maurizio Lampis
L’esposizione è a Domusnovas: «Più ci si allontana più si notano le somiglianze con l’originale»
Si può riprodurre fedelmente la facciata della grotta di San Giovanni con un quadro - mosaico fatto unicamente di mattoncini Lego? Sembra di sì, almeno a vedere la mirabolante opera creata in 3 mesi (lavorando 3 ore al giorno con 22 mila mattoncini) da Maurizio Lampis, presidente del museo del mattoncino Karalisbrick e massimo “costruttore” in Sardegna di eccezionali diorami creati con gli iconici mattoncini colorati.

“Più ci si allontana e più si notano le somiglianze con l’originale”, dice il creatore nel corso dell’inaugurazione di oggi della sua mostra “Lego Art Exhibition” che rimarrà visibile al monte granatico di piazza Matteotti a Domusnovas praticamente fino al 18 maggio.Non esagera Lampis: già da vicino il raffronto dell’opera con una foto della grotta è incredibile, ma facendo qualche passo indietro si rimane letteralmente stupefatti nel cogliere anche tutti i giochi di luci, gli incredibili effetti cromatici della vegetazione sulle pareti in arenaria e l’ingresso dell’ipogeo riprodotto con varie sfumature di nero. La grotta domusnovese, “il 26simo monumento commissionatomi in Sardegna” ricorda Lampis, è solo una delle circa 40 meraviglie che si possono ammirare nei vasti locali del monte granatico.

Basta fare qualche passo, infatti, per imbattersi in un immenso e sontuoso castello medioevale (95 mila pezzi, 85 chili di peso, 8 mesi per crearlo) nel quale i piccoli particolari sono spettacolari quanto l’opera nella sua interezza. Accanto, non da meno, c’è anche un’incredibile “Piana di Giza” con le sue tre grandi piramidi, un’impressionate piazza San Marco a Venezia (2,80 metri x 1 metro, 170 mila mattoncini, 8 mesi di lavoro), ed ancora il Titanic nel momento in cui cozza contro il grande iceberg, la torre dell’elefante di Cagliari, un busto di Giva Riva autografato da Rombo di Tuono poco prima della sua scomparsa (“l’opera in assoluto più difficile da realizzare”, rivela Lampis) e altri capolavori, ognuno con accanto una foto dell’opera originale in modo da poter fare i raffronti. Sono tanti gli appassionati ed i curiosi presenti ad ammirare le opere ed a tempestare di domande il costruttore.

12.2.25
Pisa, il gesto di Zack dopo il pestaggio: trova un portafogli e lo restituisce ,.tabaccaio riporta i giornali nel centro storico., tempio pausania chiude una edicola dopo 70 anni d'attività
lo so che tale evento è prassi normale come il cane che si morde la coda , e quindi non c'è ninte di nuovo . Maa se lo trova un richiedente asilo o un immigrato com 'è successo nella storia che leggete sotto allora ci sono dei commenti idioti e tendenti al razzismo ed alla exenofoibia come questo trovato sul msn.it \ bing da cui ho preso la notizia :
Gianfranco TorganiQuesta naturalmente è una messa in scena creata dalla sinistra per difendere quei poveri immigrati così maltrattati ! Ma non fatemi ridere !
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dopo il post della ragazza 19 anni che riapre un edicola in un picclo borgo dell'appenino ecco un altra storia di chi ancora vende nnostante la crisi i giornali cartacei , e chi s'arrende dopo 20 anni d'attivita .
La prima storia viene da Sassari da la nuovasardegna del 11\2\2025
Sassari «Mi sono bastate due settimane per capire che la gente ha ancora piacere a comprare un quotidiano, un settimanale un cruciverba». Originario di.una famiglia di commercianti, î nonni vendevano dolci e cioccolato al Corso, Marco Ginanneschi, sassarese di 37 anni, gestisce da dieci annila piccola tabaccheria di via Margherita di Castelvì,la stradina che parte da via Duomo e si affaccia su piazza Mazzotti, nel centro storico. Una quindicina di giorni fa, ha deciso di offrire un nuovo servizio ai suoi clienti: la vendita dei quotidiani.la tabaccheria di via Margherita di Castelvì, la stradina che parte da via Duomo e si affaccia su piazza Mazzotti, nel centro storico.
Un servizio fondamenta-le,inuna zona dove negli ultimi tempi troppe serrandesi sono abbassate: già da qualche anno ha chiuso l'eicola di piazza Colonna Mariana, e di recente è cessata l'attività anche in quel le di piazza Azuni.e porta Sant'Antonio, Così il commerciante,che dopo un periodo di lavoro da MeBDonald's a 27 anni aveva scommesso sulla.tabaccheria del centro, ora hadeciso di vendere anche quotidianie riviste.
Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO
Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...
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Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
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iniziamo dall'ultima news che è quella più allarmante visti i crescenti casi di pedopornografia pornografia...
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Ascoltando questo video messom da un mio utente \ compagno di viaggio di sulla mia bacheca di facebook . ho decso di ...











