IL post d'oggi della cara amica e compagna di strada Daniela mi ha riportato alla mente e fatto ricantare questa
canzone ambientata negli anni d’oro della mia trascorsa giovane età, fa riferimento anche ai juke box che iniziarono a scomparire dai bar dalla metà degli anni '80 negli anni ’. Anche l’abbigliamento che si intravede dal filmato è tipico degli anni passati. I ricordi affiorano alla mente con concretezza e senza pregiudiziali ideologiche. L'ideologia e le idee con finalità che costituivano la ragione d'essere in quegli anni erano presenti in majiera indiretta dalla mia mente e posso assicurare che vivevo in maniera sublime, al contrario di oggi dove la meschinità e spregevolezza hanno la meglio sulla mia perduta personalità.Ed per quiestro che nel riascortala mi emoziona sempre .
Ma ora bado alle ciancie ed eccovi il post di Daniela
E se ne vanno,
O incrociano gli sguardi
E non sai se pensano,
Se sono tristi o lieti;
O si lasciano passare
Barattando perle d'ore
In quei giorni in declivio
Fra intrepidi binari...
Milano non è sempre frenetica. Sa ascoltarsi, specialmente la domenica mattina, quando la primavera lambisce i suoi marciapiedi, le sue vie e sotterranei. Qui l'umanità, libera dagli oneri lavorativi, si lascia vivere, e non pensa; ne avverti il cuore. C'è una giovane madre dalla lunga figura, con un ventre che sembra uscito dal pennello di Van Eyck. Ma non è Eva, non deve riscattare nulla: su quelle forme fiamminghe fiorisce un capo biondo, ceruleo, estatico. Non più Van Eyck, ma Beato Angelico. È il miracolo d'un'innocenza ritrovata, o, forse, solo fiducia. C'è una fanciulla dai tratti indocinesi, persa e discreta, che armeggia il suo smartphone - inseparabile, ormai - ma presente a se stessa, e si piace perché donna, nella sua veste cresimale, a quadri bianchi e neri
. Dove vedesti quella lindura? Nelle cose che fanno la domenica, cioè gli oggi santificati, quieti. C'è un indio senza pace, stramazzato. Non si siede, scarica un peso. Lui fuor di lui. Non ha rincasato la sera, gli abiti sono scialli, inutilmente chiassosi. Il sonno lo vince d'improvviso, tutto assieme, e lo abbandona inerme, regalandogli una strana, infantile solitudine. Famiglie sciamano all'aperto, d'ogni colore ed etnia, come a Milano è sempre stato, perché accoglie e non lo sa. Anzi, ne ha pudore. Milano accomuna tutti, sotto un sole di maggio già ardente. Ma c'è sempre una casa, un viale, una pensilina. Aspettano, vuote, il tuo silenzio.
Stamattina Camminando perr andare fare il mio cosueto turno di volontariato alla bottega del commercio equo , sono capitato davanti all'agenzia di viaggi , e poi poco fa cazzeggiando viaggiando virtualmdente con il pc e vedendo gli articoli ( che qui sotto riprongo ) mi è venuto il mente il post d'oggi .Infatti nonostante non esista angolo del mondo ormai che non sia consciuto e d esplorato https://it.wikipedia.org/wiki/Esplorazioni_geografiche sia che si viaggi passivamente
« Gli occidentali hanno curiosamente limitato la storia del mondo raggruppando il poco che sapevano sull'espansione della razza umana intorno ai popoli di Israele, Grecia e Roma. Così facendo hanno ignorato tutti quei viaggiatori ed esploratori che a bordo di navi hanno solcato i mari della Cina, l'oceano Indiano, l'oceano Pacifico e i mari artici, e che in carovane, hanno attraversato le immense distese dell'Asia. In verità la parte più cospicua del globo, con culture diverse da quelle degli antichi Greci e Romani è rimasta sconosciuta a coloro che hanno scritto del loro, piccolo, mondo con la convinzione di scrivere la storia e la geografia del mondo. »
( Henri Cordier 1849 – 1925 )
o attivamente si sente sempre il desiderio di viaggiare perchè
Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco la sua forza. Va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato. È un romanzo, nient’altro che una storia fittizia. Lo dice Littré, lui non sbaglia mai. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi. È dall’altra parte della vita.
[Louis-Ferdinand Céline ~ Viaggio al Termine della notte]
c'è chi lo fa :
con la fantasia o osservando la natura che viaggia continuamente
viaggiando a ritroso del tempo e nel passato come faccio o almeno ci provo riportando storie e ho fatti curiosi
Ogni viaggio ha un suo sguardo, un diverso punto di vista, un incontro inaspettato. Per questo amo preparare la valigia e andare a caccia di nuovi stupori davanti alle cose che vedo; nulla è mai ovvio né scontato, neanche le cose che già conosco o i luoghi che ho già visitato. Ogni volta è una scoperta, perché nel frattempo sono io che cambio.
La metropolitana di New York non fa eccezione: è un vero viaggio nel viaggio, una sorpresa, perché quasi sempre è nuova la gente che vi si incontra... Ho scritto ‘quasi’ perchè in realtà ci sono alcune figure che sembrano far parte da sempre di quelle gallerie e appartenere ai lunghi condotti che portano nelle viscere rocciose del sottosuolo di Manhattan, quasi fossero elementi di arredo progettati insieme alla stazione.
L’UOMO DI “METRO”
È il caso dell’uomo che distribuisce le copie gratuite di “Metro”, il free magazine che conosciamo anche in Italia: la sua vita professionale inizia al mattino alle 6 quando comincia ad urlare una specie di litania che dura fino alle 9, allorché le copie del giornale sono esaurite e lui sparisce insieme a loro, dileguandosi senza riapparire fino al mattino successivo, e così per anni, per sempre… Puoi ritornare e ritrovarlo lì: stazione 34 linea BDFM.
LA FAMIGLIA COUNTRY
Se ti trovi a frequentare la Grand Central Station, nei suoi infiniti corridoi sotterranei, esattamente dove c’è il passaggio comunicante con lo “Shuttle” per Times Square, lì trovi puntualmente la musica country suonata dalla classica famiglia allargata: tre fratelli, due di questi con relative mogli che suonano la chitarra, il basso e la batteria e cantano, vestiti con camicie a quadroni, gonne a fiori e ciabatte. Cantano la vita rurale della gente del Sud.
BONO VOX NELLA SUBWAY
Ma non ci sono solo gli habitué, nella Subway puoi trovare ogni genere di artisti di strada, alcuni di loro sono dei veri professionisti e hanno uno speciale patentino che li abilita ad esibirsi: li trovi sui treni, ma possono essere dovunque, puoi vederli in un posto e il giorno dopo sentirli cantare a Broadway. E può capitare anche di incontrare gli U2, come è successo qualche tempo fa e poi postato sui social!
BURATTINI E BALLERINI ACROBATI
Ti puoi imbattere, poi, in burattinai e suonatori di fisarmonica, in ballerini-acrobati, ma anche nel disperato di turno, quello che non sa cantare, né suonare, né ballare, quello che cerca di attirare l’attenzione, parlando di sua madre tossicodipendente e del padre ucciso.
5 MILIONI DI PERSONE AL GIORNO
E poi c’è la gente… migliaia di persone in ogni treno, 5 milioni e mezzo di persone al giorno e quasi due miliardi l’anno! C’è il mondo intorno a te. Ricordo le scene del film “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders, in cui un angelo era in grado di ascoltare i pensieri delle persone sulla metropolitana e capirne le infinite storie di vita. Ecco, quando sono sulla metropolitana di New York le guardo e a volte le fotografo, ma sempre le ascolto, anche nei loro infiniti silenzi. I loro corpi parlano. Osservo la gente e ne immagino le storie, proprio come nel film. Le ragazze bellissime e alte le vedi dirigersi a Chelsea, dove ci sono le Agenzie di modelle. Le immagini andare a fare un casting: le vedi in metro e potresti magari ritrovarle in un manifesto pubblicitario al rientro in Italia…
TOP MANAGER ALLA MARATONA
Puoi vedere ovunque il classico top manager nel suo look, con una borsa nera per il computer o che indossa il cappotto con lo zaino sulle spalle: va al lavoro la mattina portandosi l’abbigliamento per allenarsi dopo l’ufficio. Finito l’orario di lavoro, indossa le scarpe e la tenuta da running, mette il cappotto e il resto nello zaino e torna a casa, facendo anche 15-20 chilometri di corsa, allenamento base per la preparazione della più classica delle Maratone, quella di New York!
I ‘COLORI’ NELLA METRO
La metropolitana a New York è anche multicolor: i diversi colori della pelle mi parlano della società cosmopolita newyorkese e che non ha paragoni in nessun’altra città del mondo in termine di numero di etnie.
DA MANHATTAN AL BRONX E RITORNO
Per allontanarmi da Manhattan, ombelico del mondo, prendo la linea 4 o la 5 e me ne vado nel Bronx, dove conosco qualche posticino poco turistico nel quale scoprire la faccia più vera della città. La via del ritorno sulla metropolitana ha il fascino di una scena che si ripete: io unico bianco circondato da un treno di blacks e qualche portoricano. Pochi orientali e quasi tutti neri. Si muovono a famiglie intere, mamme con due o tre figli oppure gruppi di amici adolescenti, ma sempre insieme. Ci trovi i rappers, quelli più distinti e le facce tipiche delle donne che vanno a fare le pulizie in qualche ufficio a Wall Street. La cosa più bella è osservare lo “sbiancamento” del colore medio della pelle dei passeggeri man mano che il treno si avvicina a Manhattan e poi a Downtown. I neri scendono e i bianchi salgono: quel treno unisce il quartiere più povero e quello più ricco della città, è un treno democratico, uguale per tutti, e che accompagna ciascuno nella propria vita.
VICINO ALL’INFERNO
L’aspetto che mi piace di più della metropolitana di NYC è il suo fascino decadente che non le vieta di essere efficientissima in tutto. Credo che sia la rete più fatiscente che io abbia mai visto in un Paese occidentale: è sporca, gli interni non sono minimamente curati e la manutenzione che viene fatta è solo tecnologica, senza nulla di estetico. Non è raro imbattersi in topi giganti anche in pieno centro, si trovano travi arrugginite e perdite di acqua provenienti non si sa da dove, cartacce e bicchieri di cartone, scatole di pizza e coperte puzzolenti abbandonate dagli stessi clochard per quanto erano inservibili. Qui si dimenticano i fasti e le decorazioni della metropolitana di Mosca, la modernità e l’arte di quella di Napoli, o la pulizia di quella di Berlino. Qui sei vicino all’inferno, anche per il caldo umido che provi tutto l’anno, per il rumore assordante dei treni e dei loro condizionatori. Eppure questa città, senza la sua fetida Subway non sarebbe così bella.
STAZIONI DI PERIFERIA
Adoro perdermi nelle stazioni di periferia, quelle più isolate, dove ti trovi da solo ad aspettare un treno o dove scendi e hai l’impressione di essere inseguito dai passi silenziosi di un serial killer. Sono quelle stazioni sopraelevate che trovi a Brooklyn, nel Queens o a Coney Island, dove ti rendi conto di essere nella Little Mosca e dove i negozi hanno le scritte in cirillico! Ne conosco di bellissime: stazioni che passano all’altezza delle basse case a due piani della infinita periferia di New York. Siamo ad un’ora di metropolitana da Manhattan e siamo ancora nella municipalità di New York. I due capolinea distano tra loro quasi tre ore di viaggio! Da queste stazioni puoi osservare i tetti delle case, viaggiando a circa 10 metri di altezza da terra, ma anche in lontananza tutto lo skyline di Manhattan e i suoi grattacieli che riempiono l’orizzonte. Una vista mozzafiato, uno degli scorci più belli che abbia mai visto della città…
LA LINEA 7
C’è una stazione della linea 7 nella quale potrei stare affacciato per ore alla piccola balaustra al termine del binario. Da quel punto mi accorgo di essere sopra la città, sotto di me c’è la strada che brulica di auto, camion e persone, e se alzo lo sguardo dritto davanti a me vedo arrivare i treni che arrancano sui binari in salita. Sullo sfondo di tutto questo, da lontano, posso osservare l’Empire State Building, il nuovissimo One World Trade Center e il traffico di treni e passeggeri che sfilano intorno a me.
LA LINEA A: VERSO L’OCEANO
E se prendi la linea A, quella blu, in direzione Far Rockaway e superi l’aeroporto JFK, dove decine di aerei riempiono il cielo con i loro boati, non fermarti e prosegui ancora, sei nel nulla, ti stai avvicinando al mare. Eccolo: ora ce l’hai davanti, sei sull’Oceano Atlantico! Intorno a te vedrai i surfisti affrontare le onde come se fossi in California. Qui non ci sono grattacieli, ma solo ville sul mare e un silenzio assordante rotto solo dal garrito dei gabbiani. Approfitta per fare una passeggiata e dimenticare il centro per qualche ora: qui c’è la quiete che non trovi a Manhattan, quando dopo questa gita ritornerai in mezzo alla gente sarà ancora più bello apprezzare il caos!
LA LINEA MARRONE AL TRAMONTO
E poi c’è il ponte di Williamsburg, percorrilo al tramonto sulla linea marrone JMZ, quando il sole tramonta. Affacciandoti sulla destra riuscirai a vedere il Manhattan Bridge e poi in fondo il Ponte di Brooklyn, con il sole che tramonta dietro ai grattacieli: questi sono i venti secondi più belli del viaggio, non puoi allungarli, non puoi ripeterli e non hai tempo neanche di fare una foto: dura un attimo, ti mozza il fiato, senti un groppo alla gola e in quel preciso momento ti rendi conto che sei davvero a New York!
25 LINEE, 472 STAZIONI
380 chilometri, 25 linee, 472 stazioni, sugli stessi binari puoi prendere i treni locali che fermano in tutte le stazioni, oppure gli Express che ne saltano tantissime e sono più veloci, ma se sbagli dovrai tornare indietro! Una jungla di binari, di gallerie, di collegamenti: puoi camminare a piedi per un chilometro solo per cambiare tra due linee che solo apparentemente si incrociano! Per orientarti devi sapere che le linee dentro Manhattan sono parallele tra loro e le stazioni hanno il numero della street che tagliano; troverai 4 stazioni con lo stesso numero, su strade diverse e lontane tra loro. Le direzioni da seguire sono sempre e solo due: Uptown and Bronx, oppure Queens o Downtown and Brooklyn.
Ma si può viaggiare , se si fa per avventura od in solitaria anche senza tecnologia o con ilmminimo indispensabile per le emergenze come dimostra il finale di due : Basilicata coast to coast 2010 diretto da Rocco Papaleo. e Into the Wild - Nelle terre selvagge (Into the Wild) è un film del 2007 scritto e diretto da Sean Penn, basato sul libro di Jon KrakauerNelle terre estreme,o per fornire prova documentaria come di mostra questa storia
Come in "Into the Wild", la straordinaria avventura di Eliott
L'incontro con il grizzly, la fame combattuta pescando e mangiando bacche. Il parigino Eliott Schonfeld si è misurato per 3 mesi nella selvaggia Alaska sulle orme di Christopher McCandless, il giovane americano raccontato dal film "Into the Wild" di Sean Penn. Alla stessa età del protagonista del film, Eliott ha viaggiato in solitaria per 1800 km in canoa e 900 a piedi. In questo video il racconto della sua straordinaria avventura (credit: Eliott Schonfeld https://www.facebook.com/eliottschonfeldaventurier/)
Per svolgere il proprio mestiere hanno bisogno solo di un pc e di una veloce e potentissima connessione. Per concentrarsi, dei luoghi più incantevoli della Terra di Barbara Savodini
Si chiama home work, mentre coloro che lo praticano sono stati ribattezzati nomadi digitali e fanno tanta invidia agli impiegati tradizionali. Sì, perché per lavorare hanno bisogno solo del loro intelletto, di un pc e di una connessione e per concentrarsi prendono dimora nei più suggestivi scorci della terra, veri e propri paradisi terrestri, visitati da tutti gli altri comuni mortali magari una sola volta nella vita. Fino a qualche anno fa, questi eletti non erano che una manciata di persone in tutto il globo, ma la tecnologia ha velocemente trasformato il modo di concepire il lavoro e così, ora, sono le aziende ad andare a caccia di super cervelloni da spedire dove il clima è sempre mite, l’acqua cristallina e la brezza tiepida e delicata. E il vantaggio è duplice: le sedi centrali spendono la metà per vitto e alloggio (il costo medio mensile non supera mai le 500 euro), mentre i dipendenti rendono il doppio.
LA RISCOSSA DELLE AGENZIE DI VIAGGIO
L’unico problema è che spesso questi paradisi terrestri, luoghi come la Thailandia, l’Indonesia, il Vietnam o la Giamaica, sono anche quelli in cui la connessione funziona peggio. Ecco che scendono in campo le agenzie: ai tempi delle vacanze low cost, in cui nessuno sembra più aver bisogno della figura dell’operatore di viaggio, c’è chi si reinventa e con questa tendenza ha scoperto un nuovo business. Per rendersi conto della diffusione del fenomeno, basta dare uno sguardo su internet alla quantità di agenzie che lavorano nel settore del nomadismo digitale: c’è Roam, per chi intende trasferire non un dipendente, ma un intero ufficio; Hacker Paradise, il cui nome è già di per sé emblematico; “Wi-fi tribe” che sembra essere il prediletto da chi, anziché concentrazione cerca ispirazione, con centinaia di pittori, artisti e scrittori che lo raggiungono ogni anno. E poi c'è anche nomadlist.com che ha classificato i luoghi belli del nostro pianeta, prendendo in esame cinque parametri: connessione, costo, sicurezza, divertimento e giudizio degli utenti.
conveniente, insomma, è inevitabile, ma in fondo, per chi vive sempre in vacanza, anche dilatare un po' l'orario di lavoro non è certo un problema!
tori che lo raggiungono ogni anno. E poi c'è anche nomadlist.com che ha classificato i luoghi belli del nostro pianeta, prendendo in esame cinque parametri: connessione, costo, sicurezza, divertimento e giudizio degli utenti.
SVEGLIA PRESTO E TANTE PAUSE: ECCO LA GIORNATA TIPO
La giornata tipo di un nomade digitale? Sveglia presto, perché si sa, il mattino ha l’oro in bocca, un tuffo in piscina o nelle acque cristalline dell’isola, una colazione genuina e poi via a sfornare calcoli o deduzioni informatiche fino alla prima pausa; un pasto fresco all’ombra di una palma o una breve seduta di joga in una capanna, per poi tornare al pc fino alle 17. Proprio come in ufficio, insomma, ma alla fine dell’orario lavorativo ad attendere il lavoratore privato da ogni energia non è il traffico di Milano o il caos di Londra, ma sabbia bianca e natura incontaminata, così, all’indomani, il cervellone dell’azienda sarà più carico che mai. L’abbigliamento? Che dire, quando l’ufficio è dall’altra parte del mondo l’outfit passa in secondo piano e anche chi guadagna 4-5mila euro al mese può permettersi di recarsi alla sua postazione di lavoro in calzoncini e infradito. Anche la vita in paradiso, purtroppo, può avere qualche difetto e nel caso dei nomadi digitali il nemico numero uno è il fuso orario. Qualche in conveniente, insomma, è inevitabile, ma in fondo, per chi vive sempre in vacanza, anche dilatare un po' l'orario di lavoro non è certo un problema!
Lo strano caso di “Refuga”
Ci sono poi anche aziende che mandano i dipendenti in questi paradisi terrestri non per sempre, ma soltanto per consentire loro di ritrovare se stessi, nuovi stimoli o complicità di gruppo. È questo il caso dell’agenzia “Refuga”, alla quale, tra gli altri, si sono già rivolti Apple e Facebook, i cui 500 impiegati dei settori più delicati hanno trovato la loro complicità scalando vette inarrivabili o attraversando l’India in bicicletta.
ce chi o lo fa da sempre attirandoti pregiudizi e generalizzazioni
Si puà anche viaggiare artificialmente con droghe ed alluccinogenima lo sconsiglio perchè si rischia la morte come di mostraquesta storia meglio farlo nei modi sudetti o con la fantasia e la letteratura perchè in viaggio è libertà fuggire ( come il film meditteraneo ) evadere o oltre che in se stessi nel proprio io vedere le righe precedenti e l'url sopra
*La narrativa di viaggio non gode delle mie particolari simpatie ed è uno dei motivi per cui raramente recensisco qualcosa del settore*. *La sensazione di guardare le diapositive del viaggio in Thailandia del mio vicino* di casa, per quanto appassionante e rivelatore esso possa essere stato, non mi abbandona mai. So che ha i suoi appassionati estimatori, ma io trovo difficile appassionarmi alle avventure vere di qualcun'altro. Sicuramente è un mio limite, di certo non ho ancora trovato il libro che mi aiuterà a superarlo. Gli unici libri che mi ispirano vaghe eccezioni, sono quell...altro »
i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole.
questa canzone in sottofondo ( Paolo Fresu & Uri Caine - Si dolce è il tormento ) conferma quanto descritto da questa mia compagna di viaggio \ di strada virtuale che nonostante i rapporti poco idilliaci ( mi ha cancellato da fb dopo neppure due giorni perchè ho osato scriverle in privato e chiederle la video chiamata ) e non avevo capito chi le dava fastidio continuo a seguirla perchè è una che come potete notare dal suo blog non manda il cervello all'ammasso \ in cassa integrazione e\o si rifugia nel buonismo e nel politicamente corretto a tutti i costi come potete vedere e leggere dal suo blog http://virginpunk.wordpress.com/2014/01/13 da cui ho tratto il post d'oggi
godersi la vita non significa oscurarla
Una persona vive meglio degli altri quando la vita l’accetta. Colei o colui che si ritengono migliori nel vivere o si comportano come se lo fossero, non sono affatto migliori. Spesso qualcuno si proclama più “libero” di altri. C’è chi lo fa di proposito e chi invece “subisce“, senza volerlo, la propria pulsione di vita. Non è un male, assolutamente. Ma bisogna che si capisca quando una persona si ritiene “migliore” degli altri e non lo è, affinchè voi non pensiate di vivere in maniera meno esatta.Esistono punti di vista non opinabili sull’arte del vivere. C’è chi pensa che per essere al top bisogna fare tutto ciò che il nostro corpo e la nostra mente permettono. Spingersi oltre il confine che solitamente viene rispettato. Oltrepassare le barriere del “comunemente lecito” per sentire davvero la vita che serpeggia. C’è chi, invece, palpita di serenità, senza dover strafare. C’è chi si “accontenta” di amare, di essere amato, di ridere, di solleticare la propria vita senza piegarla al proprio volere. Ma poi, siamo davvero sicuri che il nostro volere non sia altro che una semplice fuga?
Ritengo che l’evasione mentale e tutto ciò che comporta lo “stravolgere” le regole, spesso, sia semplicemente una corsa senza fiato lontani dalla propria esistenza. Per non guardarla, così com’è, nuda e cruda. Praticamente simile a quella di molti altri. Nessun vero successo, nessuna grande gratificazione, molto amore dentro di sé ma pochissimo tempo per dispensarlo e sentirlo. E allora non ci resta che evadere. Come? Beh, alcol, divertimento, tanta gente da conoscere, parole da dire, frasi d’effetto per colpire, seduzione, sesso e chi più ne ha più ne metta. E il giorno dopo? E’ forse cambiato qualcosa? No, ma restano gli strascichi della nostra diserzione e ci sembrano sufficienti per ritenerci soddisfatti.
Errore. La vita in quel momento non l’abbiamo vissuta. Siamo solo stati abili nell’oscurarla. Non sono una che rifiuta la parte “ludica” della vita, anzi. Senza quello che senso avrebbe dire “me la godo“? Non sarebbe affatto vero. Ma esiste un limite che non andrebbe oltrepassato, per poter restare a guardare sé stessi, con lucidità, e rendersi conto che va tutto bene o va tutto male.Saperlo non è sbagliato. E’ vita. E fintanto che sono consapevole di soffrire, posso porre rimedio per stare meglio. Trovo sbagliato chi dispensa consigli su com’è meglio vivere. Soprattutto se lo stile che viene proposto altro non è che l’occultamento della vita stessa. Io non fuggirei mai. Non l’ho mai fatto e mai lo farò. E mi piacerebbe che queste persone smettessero di essere così convinte che il loro modo di campare sia più giusto.
La libertà è esattamente questo: vivere la propria vita come si è scelto di fare, anche scappando, ma smettere di ritenere “miseri” coloro che la vita la guardano in faccia, anche se non è esattamente idilliaca come quando, durante una sbronza colossale, ci sembra di non avere fardelli da portare. Terminato il “viaggio” siamo punto e a capo e magari ci siamo anche persi qualcosa per strada. Mi sono spesso sentita dare della limitata o della sfigata perchè non mi lascio andare più di tanto ai “piaceri” della vita. E’ una mia scelta e non ho nessuna vergogna di averla presa. Non mi forzo di razionare, è totalmente istintivo. Ho troppo bisogno di dare luce alla mia vita, non voglio perderla di vista, mai. Voglio essere attenta e non perdermi nemmeno un attimo della gioia che tante cose possono portarmi. E nello stesso modo non voglio fuggire dal dolore che la stessa esistenza mi procura e mi procurerà, negli anni. L’eccesso serve ma senza oscurare in maniera assoluta ciò che accade intorno e dentro di me. L’estremo è esattamente quello che io ritengo un “limite“. Punti di vista.
Scritto questo concludo proclamando “vivi e lascia vivere“, non ritenere meno “felici” coloro che, a differenza tua, non agiscono come se non ci fosse un domani. Per loro un domani c’è e sperano sempre sia bello da guardare, in tutta la sua complicatezza.
N.B. ciò che scrivo nei miei articoli sono parto del mio personale pensiero, non corrisponde né voglio farlo passare come verità assoluta.
"Anche noi ci fermiamo a sentire la notte/ nell'istante che il vento è più nudo: le vie/ sono fredde di vento, ogni odore è caduto;/ le narici si levano verso le luci oscillanti./ Abbiam tutti una casa che attende nel buio/ che torniamo: una donna ci attende nel buio/ stesa al sonno: la camera è calda di odori./ Non sa nulla del vento la donna che dorme/ e respira; il tepore del corpo di lei/ è lo stesso del sangue che mormora in noi."
Cesare Pavese
Il post d'oggi era stato abbozzato ( e solo ora è definitivo ) la scorsa settimana dopo la mostra a cui ho partecipato di fotografia . Esso è stato ( le cose migliori sono cosi' secondo il mio amico analista ) lasciato decantare per mancanza di tempo e d'ispirazione poi trovata
grazie alla poesia citata all'inizio e presa dalla pagina di facebook : Poesia, di Luigia Sorrentino (sito ufficiale) . Il ritardo è dovuto al fatto che era un periodo di tensioni emozionali per la mia ( ma non solo ) mostra \ saggio finale del corso di fotografia tenuta a Calangianus il 28-29 giugno a destra una mia foto ( qui sul mio flickr e qui sul mio yoube le foto in mostra dove potevo sceglierne solo 10 + quelle scartate per motivi di spazio .
Ma ora veniamo al post vero e proprio .
Di solito quando sono agitato \ teso non riesco a prendere sonno. E non avendo voglia di ricorre nè a sonniferi ( III ) nè alle soluzioni classiche del tipo : 1) camomilla e tisane in particolarevaleriana, melissa e passiflora sono sedative, mentre il biancospino aiuta a cedere alla stanchezza e allevia la tachicardia.., 2) " libri valium" per gli insonni i cosiddetti mattoni ., 3) programmi tv o radio noiosi .... pallosi ... piombo . 4) ascoltare musica calma come mi è successo nei giorni scorsi che dopo aver visto la trasmissione tv Atlantide su la7 a 23 e qualcosa mi sono coricato ma mi rigiravo nel letto e mi sono detto proviamo con la musica . Ed ho ascoltato il primo volume dei notturni di Chopin ( nella magistrale e superba interpretazione di Maria Joao Pires ) dalla raccolta complete edition,addormentandomi ( mi accade anche per il punto precedente ) con lo stereo acceso che suonava anche il secondo 2 cd .
Ecco quindi che ho deciso di usare un altro metodo quello della fantasia e di viaggiare con la mente cioè inventarmi storie o modificarne altre eventualmente da riutilizzare qui sul blog in modo da riprendere il mio racconto interrotto fermo alla 6 puntata viaggio attraverso la frontiera o storie da poter raccontare ( anche se adesso ormai il nipotame , ovviamente quelli indiretti o d'intrattura è cresciuto e non hanno più voglia di fiabe e racconti , visto che ne io ne mio fratello abbiamo figli ) ai bambini . E leggendo non ricordo se una toglia o una maglietta l'incipit di questo opera letteraria ( perchè secondo molti studiosi fra cui Nicola Tanda il mio vecchio prof di letteratura italiana e secondo i miei studi è letture anche il fumetto ,i cartoni animati , il teatro , il cinema hanno dignità o posso essere considerati letteratura ) di Hugo Pratt e il suo Curzio maltese ( sotto da dove è tratto )
Nell’aria c’era una calma assoluta, si sentiva soltanto il rumore dello scorrere regolare dell’acqua lungo gli scafi e quello delle sporadiche raffiche di vento che distendevano la vela con secche e sonore frustate. All’improvviso, il grido del marinario di vedetta spezzò quella tranquillità." E inizia l’avventura…
che voglio ricordare con questa canzone ( sotto i video e il testo ) dei Mau Mau intitolata proprio Corto Maltese , di cui si stanno diffondendo le note , nel cd in canna nel lettore in questo momento
sulla vela che scivola
Spingo fin laggiù
il respiro e lo sguardo
su questo mare spinato e fermo come un petrolio
Corto, se sei tu
cancella il sospetto
tra le rughe salate
e accetta il mio cuore
E’ un rasoio il brivido
che ti allunga la vita
nei temporali
quando volano con te solo angeli neri
Forse brucerai sotto i colpi del sole
come flora e parassiti
macerati al calore
sulla vela che scivola
Sto ancora inseguendo un mareorizzonte
sul parallelo centrale
tra sirene e atlantidi atomiche
ed immondizie affondate
Regalami un sogno di ventreviolenza
come eroe di carta sai
che gli spari di inchiostro
non piangono morti ma portano guai
trascini così con te un’amaramalìa
con questo è tutto . buonanotte cari lettori e buon inizio di settimana sia che lavoriate o che siate in ferie o in cerca di lavoro
di solito cerco di non fare previsioni future e sono solito aspettare per dare un giudizio su una storia a puntate . Ma avendo tutti gli strumenti , due esami di letteratura italiana , madre ex professoressa d'italiano alle scuole medie esprimo qui un mio giudizio che poi forse troverà conferma la prossima settimana con la 2 parte della storia .
Già da questa immagine ( a sinistra ) I disegni hanno, come dice Moreno Pedrinzani << toni e delicatezze straordinarie, davvero un'opera di pregio. >> Le sensazioni che rievoca sono vividissime, il romanzo è abilmente fuso con le vicende dei paperi, i caratteri dei personaggi interpretati sono azzeccati anche se trattandoti di una riduzione per bambini .Infatti : << ( ... ) cent numero 1
«Quachab non sta cercando Moby Dick per ucciderla e vendicarsi della sua gamba spezzata - racconta Paolo Mottura, fumettista Disney di Pinerolo -, vuole solo recuperare la sua moneta portafortuna n. 1 che la balena si è inghiottita». Così la caccia al capodoglio (improponibile per la Disney) diventa una caccia alla moneta.
Il viaggio per mare con tutta la ciurma parte così, a bordo della baleniera Pikuod e insieme ad altri personaggi come Archimede (Starbuck), Qui Quo Qua (Queequeg), e Amelia (Fedallah). «Disegnare Quachab non è stato troppo diverso dal solito Paperone – dice Mottura – è sempre lo stesso personaggio determinato, avaro e sicuro di sé».
Papero pasticcione
Far assomigliare Paperino al riflessivo e filosofico Ismaele di Melville, invece, sarebbe diventata una forzatura. E infatti Francesco Artibani ha lasciato che Paperino restasse il papero pasticcione che si va a cacciare nei guai e scivola sempre nelle situazioni più buffe. Il papero fifone che, appena arriva il momento tanto bramato di affrontare la balena, suggerisce a Quachab: «Magari se facciamo finta di niente Moby Dick se ne va e ci lascia in pace! P-potremmo fischiettare con aria vaga, che cosa ne dite?». Ho apprezzato molto anche le pagine seguenti dove gli autori parlano della loro opera. Un piccolo capolavoro! >> ( da LA STAMPA OnLine qui il resto dell'articolo )
concludo per fosse curioso due video presi www.topolino.it e di cui causa uno ... di script non son o riuscito ad usare mozzilla foirex fox e quindi donwloadheler per metterli qui , e sono costretto a riportarli sotto forma di link
1) http://topolino.it/video/moby-dick/ Promo della storia con immagini
Mentre mi accingo a scrivere questo post sento dei pezzi che saranno poi la colonna sonora del post d'oggi . Ora scegliere quelli da mettere qui come video è un bel dilemma perchè i pezzi musicali e Reading ( letture in musica di poesie ) riguardano l'autunno , ma soprattutto perchè sono legato sia a ciascuna delle poesie ivi rappresentante .Per non tediarvi ne scelgo due le altre le trovate sotto forma di url
Siamo già al 5 ottobre e dovremo essere meteorologicamente ( cosa che già siamo dal punto di vista astronomico ) in autunno ma ancora visti gli sbalzi di temperatura ( esempio stamattina alle 06 \7 c'erano 8\9 gradi e qualche giorno fa c'era una bella nebbia mattutina -- vedere mia foto a destra ) nel resto della giornata si stava benissimo in maniche corte e senza maglia di sotto ) e piove pochissimo . Ha ragione l'autore della foto sotto al centro presa da facebook . Questa è insieme alla primavera la stagione che preferisco tanto da non biasimare e comprendere il pessimismo e l'amore per l'autunno e i mesi freddi dell'amica Stefania Calledda e il post ( autunno per fortuna ) del suo sito
Ora provo a chiedermi chi lo ha detto che l'autunno sia solo triste ( 123 ) anche nella tristezza c'è la felicità fa parte della vita \ opera d'arte . E poi anche in autunno ci sono dei bei colori nella natura come la foto che trovate sotto a sinistra presa da http://travel.nationalgeographic.com/ ( le altre della galleria le trovate qui ) .
Ed è proprio in questo contesto che faccio con più piacere che in estate ( in cui è quasi tutto secco ) mentre in autunno mangio camminando o riporto a casa ( come in questo caso vedere foto sotto ) fichi selvatici o osservo le strade in cui cadono le prime foglie spesso chjiudono gli occhi ed immaginando d'essere una foglia che vola nel vento o nell'addormentarmi cullato dal brusio delle foglie che cadono da gli alberi . ( qui e nei video sopra della colonna sonora di questo post potete trovare delle bellissime immagini dei colori dell'autunno )
Ed è proprio in questa stagione e contesto che faccio con più piacere che in estate ( in cui è quasi tutto secco ) camminateo mangio camminando o riporto a casa ( come in questo caso vedere fra le foto sotto del mio reportage foto sotto ) fichi selvatici o osservo le strade in cui cadono le prime foglie spesso chiudo gli occhi ( per poi riaprirli quando sento arrivare una macchina che rompe questo mio viaggiare con la mente ) gli occhi ed immaginando d'essere una foglia che vola nel vento .
Ecco il mio reportage della camminata fatta nei giorni scorsi sulla triste e famosa collina di Curraggia di cui mi riporta alla mente tristi ricordi , pur essendo all'epoca ( era il 28 luglio 1983 ) ma certe cose ti rimangono impresse ,in mondo particolare soprattutto quando sei stato coinvolto e hai subito danni tu o la tua famiglia . Per i non Sardi ( Galluresi e tempiesi in particolare ) che non ricordano o hanno rimosso , e per i " continentali e sardi d'oltremare " la vicenda è riassunta in tutta la sua drammaticità sia in questo video fatto con foto dell'epoca e copertine dei giornali ) sia nel promo del corto di Gianluca Medas : << Curraggia 28 luglio 18983 una ferita nella nostra memoria >>
sia dal sito con rassegna stampa e e fotografica dell'evento su http://www.28luglio.it/ sia dalla pagina alla voce Incendio di Curraggia di wikipedia e da un post del blog del giornalista e mio utente di facebook Francesco Giorgioni
Ma ora ecco il mio reportage fotografico
uscita male presa ( con il cellulare ) da troppo lontano e in un giorno nuvoloso
lo so che non è bello , però s'insiste tanto per la sicurezza ma la collina come allora è una discarica da gente incivile che non ha voglia di fare la differenziata o di portare i rifiuti ingombranti ai centri di raccolta ma preferisce disfarsene dove capita . Mi auguro che se nel caso dovesse svilupparsi un altro incendio in questa zona e dovessero bruciare le discariche abusive non si raggiungano temperature come quelle di quel 28 luglio