La guerra in Iraq continua senza sosta.
I morti fra civili inermi innocentie e le varie armate che combattono, non si contano più. I media, le informazioni sono celate, nascoste dai "potenti della terra". Si muore ancora, si muore in tanti con l'indifferenza quasi totale dal resto del mondo.
Questo video che ho realizzato è un piccolo contributo "per non dimenticare".
Sensibilizzare i politici del nostro strano Paese? Certo! ma penso che la teatralità mediatica messa in campo in questi anni, abbia portato molta parte degli italiani a seguire in modo più menefreghista, con le trasmissioni "prendi tempo e non dici nulla", come "il grande fratello", "l'isola dei famosi", "buona domenica", e le tante soop o trasmissioni della coppia De Filippi-Costanzo.
Grazie Amici per la Gentile attenzione e... abbiate sempre presente che "i ricchi e potenti con le mani sporche di sangue", non stanno dando nessuna tregua. La prossima potrebbe essere la nostra nazione, ancora peggio un conflitto con giochi d'interessi da portare alla terza guerra mondiale. Non è fantascienza, basta pensare all'abbattimento delle "Torri Gemelle" e alle reali responsabilità... ma tutto tace perchè il denaro compra tutto. Tutto!? Guardatevi le Olimpiadi... meglio non pensare al brutto che ci circonda, all'orrendo che capita in Cina... meglio comportarsi con il gioco che ci hanno insegnato i potenti: fare come gli Struzzi.
Con Amicizia e Rispetto
Gentleman (Morris)
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
10.8.08
Le guerre nel Mondo. Iraq: per non dimenticare mai!
21.6.08
La scelta di Washington: sottomettere l'Iran, assicurarsi l'Iraq
La decisione relativa all'Iran, in sostanza, è se e quando entrare in guerra nel tentativo di contrastare e/o annullare lo sviluppo delle centrali nucleari iraniane. I segnali che questa prospettiva sta ritornando ad un'attiva considerazione da parte della Casa Bianca si accumulano da settimane. (Paul Rogers)
Continua su Le coordinate galat(t)iche.
16.6.08
«Benedetto Bush! Povera Chiesa! Misera Italia»
Note a làtere:
2. Molti operai morti lavorano in nero in ditte del Nord e del Sud: il nero unifica la Nazione che Bossi vorrebbe divisa. La colpa non è delle ditte che assumono in nero, ma degli immigrati che non solo lavorano in nero, contribuendo all’economia sommersa e alla evasione delle tasse, ma vengono anche ad arrecare danni gravi venendo a morire qui, mentre potrebbero tirare le cuoia al loro paese. Ingrati, non si contentano mai.
3. I difensori della «vita dal concepimento alla morte naturale», come mai sono afoni di fronte a queste morti ingiuste, indegne e orripilanti? La vita è diversa se riguarda gli immigrati o i nativi oriundi? Se così fosse vorremmo conoscere la graduatoria e la priorità.
4. Il ciellino Formigoni, vergine a suo dire, ci può dire i termini del contratto con la clinica di Santa Rita di Milano, clinica privata e lautamente convenzionata con la Regione Lombardia? Visto che siamo in argomento, l’esimio e cristianissimo presidente, mancato senatore, ci potrebbe fornire l’elenco delle convenzioni e relative competenze economiche con la Compagnia delle Opere a gestione di Comunione e Liberazione?
5. Apprendo da comunicazioni di amici che «Il Giornale» di proprietà dei Berlusconi, un giorno sì e l’altro anche chiede la mia sospensione a divinis, e questa è la prova che ormai il giornale del padrone ha perso la sinderisi se si sente minacciato (?!) da un parroco del centro storico di Genova e pretende che tutti osannino e s’inchinino al passaggio di sua bassezza (riferito alla statura – absit iniuria verbi! – ), senza se e senza ma. Poiché non leggo giornali pornografici, non leggo codesto foglio, anche se ogni tanto qualcuno mi passa qualche appunto che regolarmente cestino. Sono ansioso di essere ricevuto dal mio vescovo per potere leggere insieme a lui i miei scritti e verificarli alla luce della dottrina e della morale della Chiesa. Informo comunque per buona pace degli scribi berlusconiani che finora non sono stato mai richiamato né ho avuto appunti da parte dell’autorità di riferimento perché quello che scrivo e dico è perfettamente lecito e non sconfinano affatto dai due ambiti di competenza che sono appunti la dottrina e la morale. Ho l’impressione invece che «Il Giornale» non goda di buona fama presso gli ambienti seri, anche dentro la Chiesa.
4.3.08
mammografia
Il sito on-line della ricerca contro il cancro al seno e' in difficolta' perche' non ci sono abbastanza persone che accedono al sito ogni giorno per raggiungere un numero di accessi che permetta loro di ottenere, dagli sponsor, una donazione per almeno una mammografia gratis per donne che non se la possono permettere. Ci vuole meno di un minuto per andare sul sito e cliccare sul bottone 'donating a mammogram' SENZA NESSUNA SPESA. (E' il bottone rosa nel mezzo della pagina con scritto it's free)
Non vi costa nulla. Gli sponsor che sostengono il sito usano il numero di accessi giornalieri per donare una mammografia in cambio della pubblicita' che appare sul sito.
Questo e' il sito. Fate girare tra la gente che conoscete.
http://www.thebreastcancersite.com/
24.6.07
Senza titolo 1910
Insomma di fare quello che gli pare impunemente. In un film recente sul processo di Norimberga una scena in particolare esce dalla retorica che (ahimé) prevale in quasi tutti i film sulla II guerra mondiale ho visto con particolare interesse un dialogo, avvenuto realmente, fra Hermann Goering ed uno psichiatra americano d’origine ebraica, incaricato di parlare con tutti i criminali nazisti di alto grado, per capire come fosse possibile che persone “normali” e spesso di elevata cultura avessero potuto anche solo concepire lo sterminio di decine di milioni di persone.Alla faccia della vecchia idea che il progresso tecnico e culturale portino maggiore civiltà.
Ma non usciamo dal seminato.
Su un punto l’americano viene preso in castagna: alla domanda sul come avesse il popolo tedesco potuto accettare una cosa simile, il nazista avrebbe risposto grossomodo: “quello che abbiamo fatto noi con gli Ebrei l’avete sempre fatto voi con gli Afroamericani”, ghettizzati, discriminati per legge, sfruttati.ra, nessuno ha mai messo i Neri in campi di concentramento, era un’esagerazione retorica volta a spiazzare l’avversario, ma nella sostanza Goering aveva ragione, aveva mostrato come anche un paese democratico può conservare sia a livello istituzionale che psicologico forme di razzismo e discriminazione che sono difficili da superare.
Passiamo ai nostri giorni.
Se una persona che viene dal Marocco in Italia
1) lavora onestamente
2) studia
3) conosce e si innamora di una donna italiana (Khadija)
4) i due si sposano
5) lavorano insieme per tradurre e diffondere documenti in lingua araba
qual è la nostra reazione ?
Non c’è niente di male. Fanno la loro vita e diffondono la fede in cui credono.
Buona fortuna.
Ma se l’uomo, Abou Elkassim Britel cittadino italiano d’origine marocchina, viene arrestato in Pakistan e poi con una extraordinary rendition della CIA (quella che il parlamento UE ha dichiarato illegale, facendo finta di non saperne nulla) consegnato alle amorevoli cure della polizia marocchina, dove viene pestato, torturato e processato in modo sommario, lo stato italiano e l’opinione pubblica, informati dalla nostra stampa di parastato non dovrebbero intervenire ?
Questo pover’uomo e sua moglie sono in difficoltà, ed è nostro dovere intervenire e fare il possibile per aiutarlo: siamo esseri umani e del resto…cittadinanza comune, ca77i comuni
Lo stato italiano fa schifo: se aiutiamo il povero Abou (detto Kassim) ad essere trattato come qualunque essere umano ha diritto di essere trattato non cambieremo le cose da così a così, ma certamente faremo un piccolo, grande passo avanti.
L’apparato democratico va preservato negli aspetti che funzionano bene e migliorato in quelli poco curati, per evitare che la macchina si inceppi.
Per mettere un po’ d’olio negli ingranaggi è possibile aderire alla campagna No More Word, indetta da varie ONG, come IND, UNACR e Secondo Protocollo (ma non sono le sole), inviando una email con nome e cognome all’indirizzo email che trovate sotto nomoreword@secondoprotocollo.org.
In questo modo verrà recapitata una email di protesta all’ambasciata marocchina in Italia, oltre che ai ministeri italiani degli Interni, degli Esteri e di Grazia e Giustizia
Consiglio anche di leggere le considerazioni-appello, che condivido in pieno, di Elisa
e Khadi e Falecius per avere un’idea più chiara della vicenda e dei numerosi risvolti che essa ha possono essere preziose informazioni sulle relazioni italo-marocchine, importantissime per capire alcuni risvolti della vicenda, sono consultabili qui
5.3.07
Senza titolo 1681
STATI UNITI - George Bush ha inviato tre portaerei nel Golfo, davanti alle coste dell'Iran.
Che cosa significa?
Se lo chiede un colonnello a riposo, Dan Smith, incredulo che la Casa Bianca voglia aprire un terzo conflitto contro Teheran, dopo i due disastrosi che ha in corso. (1)
Interessanti le informazioni militari che il colonnello fornisce.
Gli USA dispongono di 12 gruppi di battaglia portaerei: ciascuna portaerei con un'ottantina di aerei, una numerosa scorta di navigli d'appoggio, di difesa, e armati con missili Tomahawk.
Ogni squadra è in sé una forza formidabile.
La presenza in un'area di una di queste squadre, dice Smith, indica che l'America mostra i muscoli in un'area problematica; due portaerei dicono che il problema è considerato grave, e suscita allarme a Washington.
Tre portaerei possono indicare l'imminenza di un attacco.
Nel marzo 1979, quando le guardie rivoluzionarie iraniane occuparono l'ambasciata USA a Teheran e presero ostaggio il personale per 444 giorni, il Pentagono mandò nel Golfo Persico due portaerei. Nel 1986, al tempo della guerra civile in Libano e dei 200 Marines uccisi a Beirut in un attentato esplosivo, due portaerei si avvicendarono davanti alle coste libanesi.
Due portaerei anche davanti alla Libia nella crisi del 1986.
Nel 1991, prima guerra del Golfo (Desert Storm, contro Saddam Hussein) l'America dispiegò sei squadre portaerei non solo nel Golfo, ma nel Mar Rosso e nel Mediterraneo orientale a difesa di Israele.
Seconda guerra contro l'Iraq nel 2003: cinque squadre portaerei sono state fatte convergere nell'area.
Ora, sono tre contro l'Iran.
Il colonnello Smith fa il conto di quante squadre restano negli oceani del mondo a rappresentare l'egemonia planetaria americana.
Quattro portaerei sono fuori causa, essendo in questo periodo in cantiere per manutenzione: la Kitty Hawk, la George Washington, la Abraham Lincoln, la Carlo Vinson.
La Lincoln dovrebbe essere di nuovo in mare da qualche giorno; ma in compenso una quinta, la John F. Kennedy, entra in disarmo questo mese.
Tre squadre portaerei sono nell'Atlantico: la Theodore Roosevelt, la Truman, e la Enterprise che sta tornando dal Mar Arabico.
Una sola, la Ronald Reagan, resta a presidiare l'immenso Pacifico, nella posizione di solito tenuta dalla Kitty Hawk in cantiere.
Le tre nel Golfo Persico, secondo Smith, saranno presto due: se la Stennis resta, la Eisenhower sta per essere rilevata dalla Nimitz, che è in arrivo.
Inoltre il comandante della Stennis ha dichiarato che la sua squadra è nel Golfo per fornire il supporto aereo alle truppe di terra in Afghanistan - posizionata lungo il corridoio aereo che sorvola il Pakistan, e non contro l'Iran.
Da qui Smith ritiene di poter dire che un attacco non sia imminente.
Anche perché la Casa Bianca non riesce nemmeno ad ottenere dagli alleati e dai Paesi del Consiglio di Sicurezza un serio impegno per durissime sanzioni a Teheran, per non parlare di una legittimazione di un'aggressione militare.
Il ragionamento non tiene conto dell'elemento irrazionalista che domina nei circoli del potere americano, dove il cinismo si coniuga con visioni messianiche ebraiche ed evocazioni di Armageddon.
E' stato appena nominato consigliere a fianco di Condy Rice un neocon dei più pericolosi: l'ebreo Eliot Cohen.
Costui è membro del Project for a New American Century, il think-tank che nel 2000, in un documento per il presidente («Rebuilding the American Defense») si augurava «una nuova Pearl Harbour» per convincere il popolo americano della necessità di un massiccio riarmo.
Quando nel 2003 cominciò l'aggressione all'Iraq, Cohen scrisse un commento di plauso dal titolo indicativo: «La quarta guerra mondiale».
Nell'articolo Cohen scriveva che dopo aver cacciato i Talebani e «fatta finita» con Saddam, l'America avrebbe dovuto volgersi contro «i mullah» dell'Iran per rovesciarli e sostituirli con un regime «laico e democratico», il tutto ovviamente per la sicurezza di Israele.
Un uomo del genere a fianco della Rice (che negli ultimi tempi ha mostrato una qualche tendenza a preferire la diplomazia alla guerra) è un segnale inquietante.
Tuttavia, il colonnello Smith rivela le ampie, sconcertanti falle nella egemonia aero-navale USA, nonostante le colossali spese militari - Bush ha appena presentato il bilancio 2008, dove le spese per il Pentagono ammontano a 624,6 miliardi di dollari, di cui quasi 142 miliardi per Iraq e Afghanistan.
L'opinione pubblica comincia ad obiettare, come ha dimostrato un sondaggio di Usa Today. Il che spiega la resistenza degli alti gradi del Pentagono a gettarsi in una nuova guerra.
Si apprende (2) ad esempio che l'agenzia di arruolamento, il Selective Service System, ha esaminato - per coprire i vuoti dell'arruolamento volontario - se ricorrere alla «emergency mobilization», una vecchia procedura dei tempi della guerra fredda che consente di chiamare a sorteggio mezzo milione di giovani americani entro 13 giorni dall'inizio di una «crisi rilevante».
Per ora, si è preferito non farne nulla per timore di una rivolta dell'opinione pubblica - sarebbe in pratica il ritorno della leva obbligatoria.
Il ministro della Difesa Gates si è opposto, e Bush stesso pare abbia lasciato perdere.
Per ora.
Ma resta la possibilità: in caso di guerra all'Iran, due settimane dopo, la «emergency mobilization» potrebbe avere il via.
La leva è stata sospesa nel 1975 dopo il Vietnam (in cui servirono 5 milioni di americani), ma la registrazione degli adatti alla leva fu poi reintrodotta nel 1980, dal presidente Carter, quando i sovietici invasero l'Afghanistan.
Attualmente il Selective Service ha registrato in USA 13,5 milioni di giovani tra i 18 e i 25 anni atti al servizio militare.
Maurizio Blondet
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