LA STORIA |
L’uomo che nacque due volte |
di Mario Calabresi |
Si può morire dimenticati, si può morire cercando di restare fino all’ultimo sulla scena, si può morire lontani dal mondo e si può morire con la sensazione che si verrà ricordati. In questi giorni ci hanno lasciato molte persone che hanno incrociato le nostre vite e che ci sembrava di conoscere, da Silvio Berlusconi a Francesco Nuti, da Flavia Franzoni Prodi allo scrittore americano Cormac McCarthy. Quest’ultimo aveva 89 anni, ma da tanto tempo era scomparso e viveva come un monaco di clausura a Santa Fe in New Mexico. A parlare per lui c’erano però i suoi potentissimi libri. Ma c’è un uomo, che è scomparso a 98 anni la stessa mattina di Berlusconi, che voglio ricordare per molti motivi: stima, amicizia e perché ha avuto l’occasione di nascere due volte, la seconda quando aveva novant’anni. Grazie a sua figlia. |
La prima volta al mare, Rimini 1959 ©Archivio Fotografico Paolo Di Paolo Si chiamava Paolo Di Paolo, era nato in Molise nel 1925, si era trasferito a Roma per studiare al liceo classico e poi filosofia all’Università. Nel dopoguerra aveva frequentato il mondo artistico romano ed era rimasto affascinato dalla fotografia, così aveva cominciato a “scattare per diletto” (questo per lui era il senso vero della parola “dilettante”) ma presto quel passatempo era diventato un lavoro e il settimanale “Il Mondo” di Pannunzio la sua casa. Il padre della sposa. Trani, Puglia, 1959 © Archivio Fotografico Paolo Di Paolo Fuoriserie al Gargano, 1959 ©Archivio Fotografico Paolo Di Paolo Paolo Di Paolo ha un modo di lavorare rigoroso, molto etico e profondamente rispettoso delle persone che fotografa. Negli anni Sessanta il tema della privacy emerge per la prima volta, i “paparazzi” rompono qualunque codice esistente, violando intimità e tradizioni. Nulla sembra essere più sacro, anche se con gli occhi di oggi non possiamo che sorridere di fronte a chi riteneva lecita qualunque intromissione nella vita dei personaggi pubblici quando apparivano sulla scena. Il presente di questo nuovo Millennio ci racconta di violazioni che arrivano dentro il letto di casa, ma la società di allora viveva il cambio di paradigma come un terremoto. Di Paolo invece è l’uomo delle intimità rispettate. In un’epoca in cui la macchina al collo era diventata un’arma e il titolo di “fotografo” non era propriamente esaltante, lui sceglie il garbo, preferisce fare un passo indietro quando capisce che pubblicare significherebbe creare dolore o rompere un rapporto di fiducia. Marcello Mastroianni e Faye Dunaway, 1968 © Archivio Fotografico Paolo Di Paolo Le immagini che meglio testimoniano questo approccio alla vita e al lavoro non sono quelle dei tanti divi che ha ritratto ma il servizio fatto al Circeo ad Anna Magnani e a suo figlio. Il bambino era poliomielitico e non era mai stato fotografato, questo aveva scatenato la morbosità e la caccia allo scoop, la Magnani viveva la situazione con disperazione e in continua fuga. Finché decise di giocare d’anticipo e, conoscendo lo stile di Di Paolo, lo invitò nella villa di Punta Rossa per bruciare i paparazzi e chiudere la caccia. Si fece trovare con un costume nero e il cane, il figlio era in acqua che nuotava benissimo. Gli disse soltanto: “Sei tu il fotografo? Ahò datte da fà”. Realizzò un servizio unico, di intimità e tenerezza mai viste. In quegli stessi anni fotografò Oriana Fallaci che giocava a fare la diva sulla spiaggia del Lido di Venezia, ma quelle foto non verranno mai pubblicate. Anna Magnani al Circeo ©Archivio Fotografico Paolo Di Paolo Oriana Fallaci ©Archivio Fotografico Paolo Di Paolo Poi “Il Mondo” chiude, i “paparazzi” la fanno da padroni, i direttori dei giornali cominciano a chiedere “scoop” e scandali e lui non si sente più a casa. A 43 anni, nel 1968, decide di lasciare tutto e di uscire di scena. Si trasferisce a vivere in campagna insieme alla giovane moglie, prendono otto cani e Paolo si rimette a studiare. Nella sua nuova vita ci saranno libri di storia e l’ideazione dei calendari dei Carabinieri, ma mai più una sola fotografia. Pierpaolo Pasolini ©Archivio Fotografico Paolo Di Paolo Paolo Di Paolo con la figlia Silvia - Roma, 2017 © Bruce Weber Piano piano, però, si scioglie e comincia a raccontare, Silvia pensa che quella storia vada condivisa, si guarda tutti i 250mila negativi e si convince che le sue foto meritino una mostra, ma prima che ciò accada passano altri vent’anni. Quando ho incontrato Paolo Di Paolo la prima volta sono rimasto incantato dal suo stile, dalla sua cortesia, dal piacere che aveva nel ricordare le persone e un “mondo perduto” (questo sarà poi il titolo della grande mostra che gli dedicherà il MAXXI di Roma nel 2019) e dall’amore per il lavoro che aveva fatto finché non gli era stato chiesto di scendere a compromessi. Contadina, funerali di Palmiro Togliatti, 25 agosto 1964 © Archivio Fotografico Paolo Di Paolo L’ultima volta che ci siamo incontrati gli ho chiesto quale immagine sceglierebbe se potesse salvarne una sola. Mi ha risposto senza esitazioni: quella scattata ai funerali di Palmiro Togliatti, dove nella grandiosità di un evento di massa emerge il dolore di una donna del popolo. Una donna con i capelli bianchi, un foulard in testa e dei fiori tra le mani. Paolo Di Paolo era rimasto convinto fino alla fine che gli esseri umani e i loro sentimenti dovessero essere al centro della storia. |
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
18.6.23
si è artisti in vita ma i media e a massa non s'occorgono salvo qualche barlume . il caso del fotografo Paolo di Paolo
31.10.22
Bernardo De Muro, l'arte oratoria è nel mio Dna
Esperto di logopedia, ha superato grazie alla determinazione la sua balbuzie, "le mie corde vocali erano serpenti a sonagli", ricorda. E' vasta la sua produzione in narrativa, saggistica, teatro, poesia - sonetti, haiku - favolistica, aforismi. Apprezzatissimo tra gli altri il suo "Genova-Cantico del ponte Morandi" e il suo prezioso e originale saggio "Dizionario: l'albero della parola". "Ciò che colpisce nell'atto di parola e scrittura di De Muro - ha detto di lui Bachisio Bandinu - è il fascino intrigante dell'eloquenza come tensione interiore". "L'ho visto condurre quegli adolescenti, rapiti, silenti e sorpresi dal suo logos raffinato e comprensibile nel contempo", ricorda Roberta Soggia, docente di filosofia.La sua ultima fatica è un affascinante romanzo, "Storie e misteri nella Valle dei Nuraghi", ma sta per dare alle stampe "C'era una volta il punto e la virgola". "Stupore e meraviglia sono le chiavi per guardare in alto attraverso le parole del profondo", chiarisce il "chirurgo della parola". Il suo nome lo deve al grande tenore, suo omonimo e zio. Del compianto cantante a cui ha dedicato una monografia, "Bernardo De Muro parla di Bernardo De Muro", in occasione dei 130 anni dalla sua nascita, ricorda che fu lui a suggerire a suo padre, per l'11esimo e penultimo figlio, il nome. "Bernardo De Muro - sottolinea - è il nome che mi porto da 84 fresche primavere. E, da appassionato e critico musicale, non posso che andarne fiero".
A 84 anni il suo ricco curriculum è un work in progress. Del resto "Per diventare giovani - recita un suo aforisma- ci vuole molto molto tempo".
15.8.21
si riuscira a realizzare un informazione corretta alle paraolimpiadi ?
si riuscirà a realizzarlo ed a creare un precedente nell'informazione applicando tale proposito anche a fatti di cronaca nera e di femminicidio ? Speriamo di si .
da https://it.notizie.yahoo.com/ sab 14 agosto 2021, 5:23 PM
'O anche no': su Raidue le paralimpiadi raccontate con garbo
di Valeria Iorio
AGI - "Buona educazione, cortesia e informazioni. Niente pornografia del dolore, ma non solo supereroi". Così la giornalista e conduttrice Rai, Paola Severini Melograni racconta all'AGI lo spirito del programma 'O anche no', striscia quotidiana che racconterà le Paralimpiadi in onda su Raidue dal 25 agosto al 4 settembre, intorno alle 18. Il programma nasce nel 2019 da un'intuizione di Carlo Freccero che viene ripresa da Ludovico Di Meo "a cui devo tutta la mia gratitudine".
Un modo diverso di fare informazione, per raccontare la vita di tutti i giorni con professionalità e garbo. "Certi temi - sottolinea la giornalista - vanno trattati con delicatezza e correttezza. Il tema del sociale è il più importante perché è il fulcro del servizio pubblico. Sulle Paralimpiadi di Tokyo la Rai non solo ha anche i diritti internet, come nel suo intero portafoglio, ma detiene i diritti esclusivi multipiattaforma Free e Pay”.
"Racconteremo come è cambiata la società italiana e mondiale dagli anni '30 a oggi - spiega Severini - quando i disabili erano una pietra di scarto, totalmente residuali. Racconteremo tutta la storia della Paralimpiadi partendo dalla vicenda dell'ideatore, il dottor Ludwig Guttmann, un noto neurologo tedesco, probabilmente il medico più famoso della Germania, però ebreo".
"Dopo la Notte dei Cristalli - racconta la giornalista - avendo intuito che nemmeno la sua scienza lo avrebbe salvato, dovette scappare in Inghilterra dove avviò una grande rivoluzione: quando arrivò all'ospedale di Stoke Mandeville nel Berkshire, nel 1944, decise che i soldati parapleggici feriti in guerra, non avrebbero mai più dovuto incontrare commiserazione". Normalmente i paraplegici morivano dopo sei settimane a causa delle infezioni urinarie e delle piaghe da decubito, ma "Guttmann trovò nello sport - dice Severini - un nuovo approccio alle cure, una nuova motivazione, un cambiamento".
Ogni puntata vedrà l'intervento di ospiti speciali: Maria Stella Maglio (vedova di Antonio Maglio, l'italiano che battezzò ufficialmente le Paralimpiadi nel 1960 a Roma) Claudio Arrigoni del Corriere della Sera, Massimiliano Castellani e Adam Smulevich, autori del libro 'Un calcio al razzismo', Italo Cucci, Vito Cozzoli, presidente di Sport e Salute e Gabriele Gravina, presidente della Figc e Giampiero Spirito. "Abbiamo invitato, e speriamo di averlo tra gli ospiti, il figlio di Primo Levi, Renzo" racconta Severini.
Un programma di dieci minuti, che nasce dal lavoro di squadra "di una grande redazione: dal capo autore di 'O anche no' Maurizio Gianotti, all'autrice Giovanna Scatena, la produttrice Anna Santopadre. Uniremo diverse reti e diverse direzioni Rai - aggiunge - Rai per il sociale, Rai pubblica utilità, Rai sport, RadioRAi, Gr Parlamento che la mattina alle 11 riproporrà in formato audio la nostra trasmissione. Ma un ringraziamento va anche all'Inail oltre che Luca Pancalli del Comitato Paralimpico".
Ogni puntata verrà arricchita con la lettura di un estratto del libro 'Un cuore da campione. Storia di Ludwig Guttmann inventore delle Paralimpiadi' di Roberto Riccardi "un libro strepitoso, che non racconta solo la vita di un personaggio straordinario, ma è la vita dell'Europa" conclude Severini.
24.2.21
care donne è inutile che fate maifestazioni o altro contro i femminicidio e la cultura sessista . quando anche voi usate la loro stessa cultura . l'articolo indegno di di Gaia Piccardi corriere della sera su Larissa Mey Iapichino
concordo con Idapaola Sozzani : << Il neocolonialismo e il razzismo nazistoide che trasuda dal commento ( non a caso si cita la genetica, la razza caucasica e l'addomesticamento dei giamaicani) é qui perfino peggiore dell'aspetto sessista >> del gruppo facebook I-Dee questo pezzo " riciclato " e riaddatato , qui l'articolo completo nella versione politicamente corretta , l'articolo compare 9 agosto 2018 (modifica il 21 febbraio 2021 ) qui l'articolo originale nel caso non si leggesse lo troviate qui su https://www.giornalettismo.com/larissa-iapichino-articolo-corriere-cromosomi-caucasici/
è grave , e poi fanno per pulirsi la coscienza manifestazioni contro il femminicidio \ violenza di genere , in quanto : 1) l'articolista è una donna ., 2) la non reazione degli interessati .
23.1.16
CASTEGGIO Vittorio Sgarbi attacca le mostre organizzate a Pavia Il critico boccia le recenti retrospettive legate a Picasso e Monet: esposte opere di secondaria importanza solo per fare incasso
da http://laprovinciapavese.gelocal.it/tempo-libero/ 20\1\2016
CASTEGGIO
Vittorio Sgarbi attacca le mostre organizzate a Pavia
di Serena Simula
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