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15.5.24

La fretta, l’omologazione dei desideri e lo smarrimento esistenziale dei tempi moderni - Emiliano Morrone

 Tu fretta di vivere qualcosa, e ogni cosa è già un ricordo liso, e adesso la pubblicità». Con questo verso, Claudio Baglioni espresse, a metà degli anni ’80, la voracità del consumismo, che bruciava – e brucia – il futuro e il passato insieme, nell’eterno presente commerciale. Più avanti, nel ’92, il sociologo Roland Robertson avrebbe definito i tratti della nuova era globale come «compressione del mondo e intensificazione della coscienza mondiale in quanto insieme».
Della contrazione del tempo e dello spazio René Guénon si era occupato già nella prima metà del secolo scorso. Nel suo volume “Il regno della quantità e i segni dei tempi”, del ’45, si legge del tempo sempre più accelerato, che «contrae lo spazio e se stesso progressivamente». Dunque, secondo il filosofo francese, «la fretta, caratteristica che accompagna i moderni in ogni cosa, non è altro che la conseguenza dell’impressione confusa che essi provano di questo fatto». “Essere senza tempo” è il libro del filosofo Diego Fusaro, del 2010, che analizza e critica la «filosofia della fretta», inquadrata a partire dall’accelerazione della storia operata dalla prima Rivoluzione industriale. Nel pieno di Industria 4.0, iniziata nel 2011, oggi l’accelerazione della storia è ancora più marcata e sfuggente rispetto alla prima decade degli anni 2000, e la memoria umana appare, nel quotidiano, volatile tipo la Ram. A cena non ricordiamo che cosa abbiamo mangiato a pranzo: la proiezione della mente e della coscienza è verso il domani inteso come giorno dopo, spesso meccanica, priva di progetto, senso, obiettivo.Dalla seconda metà degli anni Novanta, il tempo sembra scorrere più rapidamente. Internet conosce uno sviluppo continuo: aumenta la velocità di connessione, si moltiplicano le offerte del servizio e si allarga l’accesso alla rete: il mondo entra nelle case, di New York come di Pallagorio (Crotone). È la vittoria di un egualitarismo apparente, prodotto dal sistema capitalistico per elevare consumi e profitti: a Simeri Crichi (Catanzaro), per dire, possiedono gli stessi cellulari che girano a Los Angeles; a Scandale (Crotone), per mero esempio, si è visto lo stesso abito indossato dalla diva della tv appena maritata. È il trionfo delle merci, che escono dal mercato della piazza locale – il quale scompare come la partecipazione diretta dei sensi alla compravendita – e giungono ovunque, sono acquistabili in ogni momento, da ogni parte.  Fretta continua, perdita della memoria, omologazione dei gusti e dei desideri e smarrimento cognitivo ed esistenziale sono, come abbiamo visto, le costanti del nostro tempo, che riduce lo spazio, come aveva intuito Guénon; anche perché, aggiungiamo, nel viaggio perpetuo delle merci non esiste più centro né periferia, non c’è geografia fisica né politica. E oggi merci sono pure i dati, che si spostano a velocità impressionante, in quantità smisurate.

Spot Barilla 1986

Allora questo movimento di merci, dati e (ovviamente) capitali determina il dominio di un’antropologia, dell’homo emptor, cioè dell’uomo acquirente, che rimuove e sostituisce usi, costumi e tradizioni locali. Così svanisce il senso della famiglia e della tenerezza che la pubblicità «Dove c’è Barilla, c’è casa», del 1986, l’anno di Černobyl’, racchiudeva e traduceva in 60 secondi nel mostrare il salvataggio di un gattino sotto la pioggia da parte di una bimba con due trecce e l’impermeabile giallo, una Greta Thunberg ante litteram, che per cena ritornava dai genitori dopo aver perduto lo scuolabus e portava con sé quel piccolo amico. Prova a recuperarne il sentimento il recente spot del Mulino Bianco «C’è un mondo più buono», il quale mostra l’autista di uno scuolabus che, senza palesarsi, riporta a una bambina il proprio orsacchiotto, simbolo di tenerezza e fantasia in un mondo che, è il messaggio morale della pubblicità, avrebbe bisogno di credere e sperare, come indica l’occhio che uno spaventapasseri, in un campo di grano biondissimo, strizza al pupazzo della piccola. L’idea è geniale, il contesto è mutato e, a differenza del richiamato spot del 1986, in cui era solito, naturale, che una bimba desse casa e famiglia a un micetto abbandonato, oggi le buone azioni sono ben più rare e i gattini si possono acquistare come i pesciolini, i pappagallini o i criceti, quali riempitivi del vuoto domestico

11.7.21

generazioni a confronto e lotta fra cultura ed incultura

In  sottofondo 
Francesco Guccini - Un altro giorno è andato (Live@RSI 1982)



visto che ormai Oramai il web si è spostato sui  social   riporto qui  una  discussione    su fb   con  un mio  contatto  . Quindi  non riuscendo    a stare  dietro a  blog  e  social   ,   v'invito  ,  se  volte     leggere   altri  miei  interventi (    commenti  ,   stati condivisioni  , ecc )   come   quello  riporto   sotto    a seguirmi   ( su   fb  non è  necessario   essere     fra  i  contatti  per   leggere   e    commentare     , visto  che ho  scelto   di  non mettere  nessun  blocco   privacy ,  l'unico  blocco   per  motivi organizzativi    è  quello di  poter  postare  i  vostri post  \ stati  sulla  mia bacheca  )  sui  miei   social  che  vi   ripropongo sotto  .
  
facebook 
https://www.facebook.com/compagnidistrada/  la  nostra  appendice    dove   quelo che non riusciamo  a  mettere  qui siul blog  lo trovate  qui  

istangram

 twitter  

 
Dopo    questa  comunicazione  di  servizio     veniamo  al  post      d'oggi    

Sminchionando fra   gli  stati  dei miei   contatti facebook       ne  ho trovato    uno interessante      e  di un mio  amico    ed  ex  collega   d'università  

Ora  il  problema  è    rassegnarsi     o  rimanere solo     come   si  può notare   in diversi gruppi fb      del  tipo   : "  noi  cresciuti   negli ani  60\80 "  oppure     passare   dal  dire  al  fare      cioè    insegnare   o  fornire        ai nipoti o figli  la   tua  cultura   ed   integrarla  con quella  sua  ?.
Io  come potete  vedere   anche dalla risposta  che ho dato al suo post  ed    essendo  cresciuto nella generazione  di mezzo tra    gli anni  70 ( periodo  dell'impgno politico  \  culturale   )   e  gli anni  80\90  (  disimpegno  ,  edonismo\  consumismo sfrenato  )  sono  per  un integrazione   d'entrambe  . Cosi    s'evita   di mandare il cervello all'ammasso  e  formare  un ulterore   generazione  di webebeti    e fenomeni   come  quelli descritti    dalla  puntata  citata  delle iene  . Ma  soprattutto    s'evitra  commenti       da parte  delle  vecchie  gnerazioni  chiuse per  lo  pià nela  torr  d'avorio e nel passato , che  si chiedo   ma  chi  ...   è    questo    o  quell'  artiasta    o  pseudo  tale  .  A  chi  mi dice   che sono utopista   ed  un sognatore     rispondo     con una  lettera  inviatami  qualche   tempo  fa   . 

N.b  ovviamente   per  motivi di  privacy  ho  modificato    ( mi veniva   male  a  tagliarli  )   i  riferimenti    a  fatti  e persone   reali  ivi  contenute ma  la  sostanza  non cambia    .


Caro  redbeppe
 il suoi post sui tormentoni mi hanno commossa, perché ho colto un alito di tristezza. No, lei non è vecchio, ha “solo” buon gusto ed  dv'essere  crescxiuto  in  ambiente  pluri culturale. Tempo fa ho chiesto al mio nipotino dodicenne, comela  figlia  di  suo cugino  , che musica gli piacesse. Mi ha risposto: il rap.                                                                          Così gli ho mandato il video di Adriano Celentano che canta “Prisencolinensinainciusol”    Gli è piaciuto moltissimo e non voleva credere fosse una canzone stravecchia  abbiamo dovuto  cercare  su  internet     per  provarglierlo  . Cosi gli ho fatto una bella compilation di Adriano, e poi ho continuato con Rino Gaetano, Bennato, de  andrè , renato zero  (  quello   vecchio  non gli  ultimi  )  addirittura Endrigo. Ho l’impressione che abbia cambiato gusti o  quanto meno  non si  folizzi solo    su musica o musicaccia    dozzinale   . Probabilmente non dirà ai suoi amici a scuola di ascoltare musica del secolo passato, non capirebbero  ma    almeno  avra  una  cultura  musicale  pluralista  e non appiattita    ed   a senso unico  

                                              *******


  con questo è  tutto 

6.7.21

Io sto con le capre

di cosa  stiamo parlando 

 canzone  suggerrita
non è  tempo  per  noi - Luciano Ligabue
Vinicio Capossela - Ovunque proteggi - Musicultura 2015


Dopo aver letto  su segnalzione    della  rivista free dell'omonima catena   di centroi  commerciali  https://www.ioacquaesapone.it/ di luglio  2021    di unno studio condotto da Skuola.net che una importante influencer è per gli studenti italiani uno dei principali modelli da seguire, ho deciso di provare  a capirne di più ,    e  di non limitarmi a  quello  che  vedo  in mia   nipote  \  cugina  di  2  grado    adolesciente      . 



Ammetto che non è un mondo che mi attira  e  spesso  mi nausea  quello degli influencer: forse  perchè essendo  della generazione  degli anni  '70  è   avendo vissuto  in prima persona   la trasfornmazione  , ne  ho parlato nel primi  post del  blog  ,    del passaggio  dagli stazzi  ( maiali  , galline ,l'orto  , api  , vigna  ed  i loro prodotti ed  la  loro  produzione    )  ala azienda  florovivivasitica     sono un po’ vecchia scuola   cioè  ho  conosciuto il periodo  di transizione  fra  la  ribelle     e il riflusso     ed  l'edonismo  \  il    craxismo  \ berlusconismo    sintetizzato   da Italiano medio un film del 2015 diretto ed interpretato da Maccio Capatonda . Ma, per comprendere i ragazzi  d'oggi  , ho deciso di proivare  a   superare questo mio limite e di andare in perlustrazione, iniziando proprio a seguire su Instagram il modello di cui sopra. E così, all’improvviso, sono entrata nella vertigine dei post. Post dei figli, post delle inaugurazioni, post della casa, post delle vacanze, post dei momenti romantici, post ancora dei figli. E poi video e best of della giornata. Tutto in funzione della pubblicità a brand. Brand di bibite, di gioielli, di abiti, di scarpe, di locali, di location, di abbigliamento per i neonati, di parchi ,  <<  [...]  ad onor del vero >>  come  dice  Angela Iantosca  l'editoriale    IOACQUASAPONE     citato <<  tutto questo influire serve a volte anche per ‘spingere’ le persone alla cultura, ma questa è un’altra storia ... [....] >>

L’ho seguita qualche giorno e mi sono immedesimato  sia   nei ragazzi (ma anche negli adulti), in ciò che tutto questo può suscitare in loro: desiderio di emulazione? Smarrimento? Rabbia? Frustrazione? Tanto più in un momento in cui quel mondo patinato che arriva dai social e che riguarda pochissime persone risulta lontanissimo dalla realtà che ci racconta tutt’altro, perché ci parla di un Paese in affanno, in cui sono aumentati i poveri e che si prepara ad affrontare lo sblocco dei licenziamenti. 
Lo ammetto era più semplice vivere quando ero io adolescente: non c’erano o almeno  erano appena  all'inzio tutti questi input social (io ho avuto il mio primo cellulare a 20 anni  beh     avendo  una  mandre  ansiaoios a  ed  andando   fuori casa  aper  l'università    eras  ovvio  ) e i disagi si gestivano in altro modo. Il confronto  \  scontro  era con i compagni di classe e non con un mondo che troppo spesso schiaccia. Che manda continui stimoli dall’esterno senza avere la capacità (e la volontà) di creare strumenti utili a difendersi e  ad essere critici  da tutto questo. Strumenti che forse dovremmo creare(  ricreare    vedere  il  post  di Cristian  Porcino   sintesi  del suo libro  Ciao Prof   copertina in alto   a  sinistra   )  noi adulti, a nostra volta schiacciati ,  ovviamente senza  generalizzare  perchè  c'è  ancora    chi  non ha  mandato  il cervello  all'ammasso    \  in cassa  integrazionme  ,dallo stesso meccanismo di frustrazione … 

Anch'io come Angela Iantosca nel suo editoriale

Sarò anacronistica, ma trovo molta più autenticità in un paesino di 150 abitanti che gioisce per il caciocavallo ottenuto dalle mucche podoliche delle montagne di cui è circondato e per le caprette che si incontrano nei campi. 
 

 che  altro aggiungere  se  non buona  lettura   alla  prossima 


22.5.20

prove di ritorno alla normalità e fake news - bufale

ieri   dopo  tre  mesi  sono andato  a   farmi  i  capelli     in una delle   barbiere  di fiducia   .Tutto ciò che mi era parso degno di deliri complottari  ( per  sapere  come la penso   cercatevi i miei  post  qui  sul blog  e sui social  o  seguitemi  )    ed  purtroppo   opinione di massa si è rivelato ed  ancora  continua  ad   essere argomento cardine di qualsiasi discussione.  Infatti   tra  i due   fratelli     barbieri   : il primo   (  quello che  mi stava facendo i capelli )  e  il secondo   (  impegnato  con un altro cliente  )    si  discuteva    delle  covid  e delle  sue   conseguenze   :
1) Ora ci vogliono mettere anche il Cic (!) sotto la pelle.
2)  vogliono obbligarci  ( anche  se  diranno che non  è  obbligatoria  ma facoltativa  )    a scaricarci ed   attivare un app pèer  trattarci   come se  non bastasse  registrare   chi entra   e chi esce  con i  suoi dati
2)Io non mi faccio nessun vaccino proprio, sono malato di cuore (37 apparentemente sanissimo, sovrappeso in maniera pazzesca.
il cliente   dichiara solennemente di non aver mai indossato la mascherina se  non  perchè  costretto   "perché non mi faccio prendere per il culo dal , io".
3) Perché anziché il vaccino non tolgono i telefoni 5G ?!

 alla  fine  il  primo  barbiere,  il più razionale o almeno riesce   a trovare  un equilibro fra  dubbi  e  certezze  fra   razionalità ed  irrazionalità     ha  mandato  a  fncl il collega  dicendo  <<  arrangiati   fa qwuel  che vuoi  >> il secondo   che   nonostante  avesse    sotto   una persona  anziana  che  raccontava  i ricordi familiari di quando  c'era  stata l'epidemia di   spagnola  ovvero quello che oggi   è  il codiv   .
ed  proprio  mentre scrivo   quest'ultime righe  si diffondono nell'etere  le  note di    Idiot Wind (Blood On The Tracks NYC Session - 1974) -   di  Bob Dylan   canzone    azzeccatissima per  il clima   che  stiamo affrontando ed  ancora    chi  sa per  quanto  dovremo affrontare  \  convivere   sopratutot quando dice


Idiot wind, blowing every time you move your teeth
Vento idiota, soffia ogni volta che muovi la bocca

  con questo  è  tutto    alla prossima    cari  lettori  \  lettrici

13.8.19

i cantautori oggi esistono ancora o sono solo robaccia commerciale che dura al massimo una stagione ?

Sentendo , questa  cantante  , in particolare  questi due  suoi video

 in particolare  questi due





  mi sono detto   che  ha  una bella  voce ( almeno  da  quel che  ne  capisco    per  problemi d'udito  e  scarsa  , nonostante  abbia  amici  musicisti  ed  insegnanti  di musica  ) ed i testi se  realmente  come  mi dicono  scritti da lei  sono  discreti  e  commerciabili   cioè  tendenti all'orecchiabilità    (  perchè  per  il momento si  è scelto la   quantità della  qualità   questo  è l'idea  con i miei limiti problemi auditivi e  visivi  mi sono fatto  studiando letteratura ,  linguistica  e  filologia  ,  all'università  )   e  molto  spigliata  e   simpatica  mi  è  venuto un dubbio  una   perplessità era  dovuta  al  fatto   con la leggerezza  con cui  molti media definiscono cantautori   molti  cantanti  dozzinali ed  improvvisati e  di vita breve   vedi x  Factor  e simili  . Ecco  quindi    che  ho chiesto  parere specifico    a  due  mie  amici    del settore 


Visto   che  tu  insegni musica    vorrei chiederti un parere  .
 secondo te   questa  ragazza che  ha  scelto come  nome   d'arte  Vany C Cantautrice  (  qui  il  suo primo  pezzo   https://youtu.be/x6I2LTnm8ls ) puo  essere  considerata   una  cantautrice  ?    ti  faccio questo  domanda perchè in  una discussione  sulla  sua  pagina  fb ho scritto  : <<   anche se è un genere che non mi piace granché , devo dire che ha una bella voce e promette bene . ma l'etichetta cantautrice mi sembra un po' esagerata .>>  ed  ottenuto  (  non so  se  un suo  familiare  o  un  suo  manager parente  )    questa risposta  : << non si è etichettata cantautrice per peccare di presunzione! Per una decisione dei suoi collaboratori,per il momento, hanno pubblicato le poche canzoni più orecchiabili e semplici che Vany C ha scritto.. continua a seguirla e ti renderai conto che "cantautrice" non è un parolone.. ma un dato di fatto! >>  Ora    ti  faccio  (  e mi  faccio  )  la  domanda    che ti ho posto  all'inizio   , quanto il termine   cantautore  ha  un significato esteso   . infatti negli ultimi anni  : <<   in si va affermando una nuova leva di cantautori, i quali spesso utilizzano l'auto promozione, l'indipendenza dall'etichetta discografica e nuove forme di musica digitale,  oltre i  programmi   tipo  Factor  e menate  varie  .

Grazie
Giuseppe  Scano

Ed  ecco le  risposte    differenti  che   mi sono arrivate  da  amici  specialisti  analizando i  due     video    sopra   proposti

Antonio Deiara ( http://www.antoniodeiara.it/ )


Polistrumentista, compositore ed esperto di Canto Gregoriano, il 4 novembre 1980 inizia la sua attività di docente e di ricerca didattica. Nell’85 promuove la Scuola Civica di Musica di Thiesi (SS) e la Stagione Concertistica inaugurata da Severino Gazzelloni. Completa gli studi al Conservatorio Statale di Musica “Luigi Canepa” di Sassari nel 1988 (Lex 270/82). Fondatore e presidente delle Sezioni S.I.E.M. (Società Italiana per l’Educazione Musicale) di Sassari e Nuoro, viene scelto da Carlo Delfrati quale docente di “Didattica dell’Educazione Musicale” nei Corsi di Preparazione ai Concorsi a cattedra del 1990-91. Coordina i Corsi della S.I.E.M. in Sardegna, la Scuola Civica di Musica, i Corsi Musicali Estivi e Internazionali di Villanova Monteleone (SS). Ideatore dello Studio Musicale e del Metodo Didattico “Pentagrammando®”, ottiene il brevetto del “Nuovo Quaderno Pentagrammato®”.Progetta, organizza e coordina didatticamente, tra gli altri, i Laboratori Musicali promossi dagli storici I.T.C. “A. La Marmora”, Liceo “D. A. Azuni” e Liceo "G. Spano". È componente delle Giurie del Festival “Cantu eu puru”, del “Cantagiro” Sardegna, della “Biennale Ozieri” e ideatore della “Scuola Internazionale Città di Ozieri per Armonizzatori e Direttori di Cori Tradizionali Sardi”. Autore dell’Inno Ufficiale della “Dinamo Banco di Sardegna”, firma i Progetti “Dinamo e Musica”, “Diritto d’Autore, Diritto d’Ascoltatore”, "Festivalbasket" e "Musichevolmente" in collaborazione con la S.I.A.E. (Società Italiana degli Autori ed Editori). Critico musicale e conferenziere, pubblica diversi scritti sull’“Educazione Musicale Diffusa”, la Musica Popolare e d’Ispirazione Popolare della Sardegna, “La Nuova Scuola” e la “Scuola Sarda Europea”.È Supervisore del tirocinio al Biennio Formazione Docenti del Conservatorio di Sassari dall’a.a. 2008-09 al 2011-12. Direttore artistico degli eventi musicali promossi dalla Regione Autonoma della Sardegna per “Sa Die de Sa Sardigna” 2011, 2012 e 2013 al Teatro Verdi di Sassari e al Conservatorio “G.P. da Palestrina” di Cagliari (2012), coordina la Sezione Musica della VI-VII-VIII Conferenza Regionale della Lingua Sarda. Scrive la relazione musicologica sull’Inno “in pectore” della Sardegna. Nominato dall’Assessore della Pubblica Istruzione della Regione, Sergio Milia, componente del “Gruppo di Supporto Tecnico-Scientifico” per la “Riforma delle Scuole Civiche di Musica della Sardegna”, cura le sezioni metodologico-didattiche relative a linee programmatiche per le Scuole Primarie, strutturazione dei Corsi e formazione dei docenti di discipline extraconservatoriali presso i Conservatori dell’Isola. La “Riforma Milia” crea oltre 500 posti di lavoro.Allievo di Carlo Delfrati, è titolare della cattedra di Musica all'Istituto Comprensivo Statale di Ittiri (Sassari).

 Marzia pinna   https://www.facebook.com/marzia.pinna1

L'immagine può contenere: una o più persone, albero, spazio all'aperto e natura

Docente di Musica presso Istituto comprensivo 1 Sinnai, Maestra elementare presso scuola primaria E. Pusceddu e Teacher presso scuola primaria D'annunzio

   


Antonio Deiara  
siamo circondati da rose ricomprate e video ammiccanti. La composizione è banale, condizionata da strutture ritmico-melodico-armoniche usate e riusate. Manca una modulazione, un tema nuovo che colpisca l'ascoltatore competente. Per scrivere una canzone e non servono etichette di "cantautore" o "cantautrice"; bastano cinque note: LA, SI, FA, FA-RE, a chi la sa fare.... Sul testo dovresti chiedere una valutazione ad un Poeta.

Marzia Pinna
Ho ascoltato, non tutto perché la canzone che mi hai mandato è troppo lontana dai miei gusti. Se i pezzi sono suoi, credo che sia la definizione giusta. Qual è la tua perplessità? Forse non ho capito bene...
IO
sembra di si . la mia perplessità era dovuta al fatto con la leggerezza con cui molti media definiscono molti cantanti dozzinali ed improvvisati e di vita breve vedi x factror e simili canta autori
Lei
Purtroppo questa è la situazione in Italia in ormai troppi settori. Siamo un po’ vittime della decadenza culturale...

Alla   stessa   conclusione penso ,  visto il loro silenzio  ,   siano arrivati  anche     gli amici
Musicisti  ed  insegnanti    Francesca  Serafini ( pianista  )  ed Alessandro Deiana   ( chitarrista  )


 Ciò  secondo me  testimonia  [ OVVIAMENTE  STO FACENDO UN DISCORSO GENERICO E  NON MI RIFERISCO O ALMENO  NON SOLO   AL SUO  CASO  ] che  , salvo rare  eccezioni  ,  in italia patria della  lirica    e  dei cantautori  il  livello musicale    sta  scadendo   sempre  più verso i $€   a  scapito  della   qualità . Almeno  questa   è l'idea   che mi sono fatto  ascoltando  le nuove  generazioni  di cui  dei loro lavori ,  salvo rarissimi casi  ,  non rimane  niente   dopo uno massimo due  anni  . E  che essi  sono   costretti   a  fare  :   polemiche  e sparare  cazzate    come  pirla    ( anche  a  costo  di fare  figuracce  o  attirarsi  gli odiatori  della  rete  per poi andare  in tv  e lamentarsene   ) o   a partecipare  come un circolo vizioso  pur  di non essere  dimenticati   .,   fare ospitate  o partecipare  a programmi   trash   o  finire  sui  paparizzati sui giornali (  quelli che  un tempo erano  solo  giornali    di  casalinghe   e\  da parrucchiere   e che adesso si  sono mescolati \  fusi  con i  giornali "  normali  " )   essere ricordati   o  far parlare    di  se  per  il  proprio lavoro . Ovviamente   questo  è  solo  in mio parere  da   profano     in quanto  , per  i miei limiti fisici  (   scarso udito    quasi  alla sordità  )    ed  poca  capacità  musicale  ( ribellione    il primo anno   ed  insegnante  cane  ed  ignorante  secondo   miei amici musicisti  )   è solo   un mio modesto parere   e  ancora  incompleto \ parziale   visto che   come testimonia questa  discussione  avuta  sulla bacheca facebbok  della  cantante

Giuseppe Scano niente male . anche se è un genere che non mi piace granché , devo dire che ha una bella voce e prometti bene . ma l'etichetta cantautrice mi sembra un po' esagerata .
2
  • Caramma Ilde Giuseppe Scano non si è etichettata cantautrice per peccare di presunzione ! Per una decisione dei suoi collaboratori,per il momento, hanno pubblicato le poche canzoni più orecchiabili e semplici che Vany C ha scritto.. continua a seguirla e ti renderai conto che "cantautrice" non è un parolone.. ma un dato di fatto !
    1
  • Giuseppe Scano lo farò volentieri. È che purtroppo molti media e critici danno la patente di cantautori, sto facendo un discorso generale, anche a delle capre e a ....  chi non lo è.
   

  leggendo   i  commenti   a questo articolo riportato  su  fb  in particolare questo di   mio amico laureato al conservatorio
Pas Gian Marco Pasella Teoricamente con il termine "cantautore" si va a definire una persona che compone e canta le proprie canzoni per differenziarli dagli interpreti.
In questo caso persino un trapper può esser definito cantautore.
Diverso è ciò che in Italia viene inteso 
per genere cantautoriale a cui tu ti riferisci.
Sinceramente io non amo etichettare nella musica, il termine cantautore lo reputo relativo e interpretabile a differenza della definizione di "Maestro" per cui bisogna essere in possesso di un titolo ben preciso. 
Quindi si, a parer mio può esser benissimo definita cantautrice se è lei stessa autrice dei suoi brani. Non dare molta importanza su chi può e chi non può.
La musica è libera espressione ciò che non piace a te piace ad altri, non esiste nulla di assoluto, almeno secondo il mio parere.

 mi sono accorto  che si  i  cantautori  esistono e  che  Vany C  appartiene  alla  categoria    ma  che  non sono più quelli di  una  volta    e  cercano il successo   senza  o quasi  sacrifici



OVVIAMENTE  SENZA  FARE DI TUTTA  UN ERBA  UN FASCIO 

IN QUANTO IN MEZZO ALLA MERDA POSSO ESSERCI DELLE PERLE E  DEI TALENTI NASCOSTI ED  ANCORA  DA  SVILUPPARE  COME QUELLO DI  VANY C   



23.1.16

CASTEGGIO Vittorio Sgarbi attacca le mostre organizzate a Pavia Il critico boccia le recenti retrospettive legate a Picasso e Monet: esposte opere di secondaria importanza solo per fare incasso

si vede  che Lui  è   abituato a presenziare opere      d'arte  che  danno solo visibilità mediatica  Oppure    ignora   che  nell'arte    nelle  arti  non esistono solo opere di primaria importanza ma anche opere minori ,. Io  penso che  esso    ragioni  come la massa contano solo opere maggiori e conosciute  
da http://laprovinciapavese.gelocal.it/tempo-libero/  20\1\2016
 CASTEGGIO

Vittorio Sgarbi attacca le mostre organizzate a Pavia

Il critico boccia le recenti retrospettive legate a Picasso e Monet: esposte opere di secondaria importanza solo per fare incasso
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CASTEGGIO. Localizzare, localizzare, localizzare. Niente più Picasso, niente più Monet, niente più opere secondarie di grandi artisti stranieri. In un paese dal patrimonio storico-artistico straordinario come l'Italia, non ha senso proporre mostre pretenziose ma di scarso contenuto, attirare l'attenzione dei visitatori con nomi altisonanti e opere poco interessanti: è questa l'opinione di Vittorio Sgarbi, ospite questa sera, mercoledì 20, alle ore 21 alla Certosa Cantù di Casteggio dove presenterà il catalogo della mostra "Il tesoro d'Italia", da lui curata nel periodo di Expo all'interno del padiglione di Eataly. Inutile, per il noto critico d'arte, discutere sui numeri dei visitatori (come hanno fatto in questi giorni a Pavia l'amministrazione uscente e la giunta attuale) perché la preoccupazione di chi organizza una mostra dovrebbe essere innanzitutto quella di offrire una proposta di qualità che sia anche coerente con l'identità del territorio.
Professore, cominciamo proprio dalla polemica degli ultimi giorni. Al di là di chi ha torto e chi ha ragione, ha senso discutere sul numero di visitatori di una mostra? È da questo che si giudica il suo valore?
«Certo il risultato di una mostra è interessante perché permette di capire se si è arrivati al pareggio dei costi, ma ovviamente non è questa l'unica chiave di lettura. Una mostra si giudica innanzitutto dalle opere che la compongono e dalla coerenza con il luogo in cui viene presentata. Viviamo in un'epoca in cui con pochi euro puoi andare a vedere i capolavori di Monet ad Amsterdam o quelli di Picasso a Madrid, portare in Italia le loro opere minori non ha alcun tipo di senso».
Sono pur sempre Monet e Picasso...
«Si, certo, e infatti chi sta a Pavia e dintorni può anche essere contento in mancanza d'altro di andare a vedere un più o meno interessante Monet o Picasso. Stiamo parlando però di mostre prefabbricate che sfruttano i grandi nomi senza includere le loro opere migliori, mostre assolutamente evitabili che chi ha un minimo di preparazione infatti difficilmente visita. Per farla breve, in pochi verrebbero a vederle da fuori: tanto varrebbe, quindi, proporre qualcosa che interessi davvero a chi vive sul territorio e non qualcosa che si va a vedere per puro intrattenimento».
Insomma, queste mostre proprio non le piacciono.
«Non è questione di piacere o non piacere, si tratta di una politica culturale sbagliata. La politica dei grandi nomi (che cominciò Marco Goldin, critico e curatore d'arte, con gli Impressionisti) è un modo per attrarre persone che vanno a vedere una cosa solo perché già la conoscono e perché è divertente. Divertente come può esserlo un film di Stanlio e Olio ma niente di più, perchè le opere in mostra sono necessariamente modeste. Piuttosto, se proprio si vuole portare i grandi nomi, si porti un unico quadro importante e si promuova solo quello».
Cosa farebbe lei a Pavia?
«Cose che riguardino la città e in generale l'area lombarda: la grande scultura della Certosa di Pavia, la scultura del Quattrocento, il Bergognone (che è già stata fatta, una magnifica mostra), la pittura dell'Ottocento o del Novecento. Insomma, gli argomenti non mancano, come è stato per il caso dell’Arazzo della Battaglia, ed è questa la strada che bisogna seguire».
È la strada che ha seguito lei per "Il tesoro d'Italia"?
«Esatto, e anche se è stata criticata da molti io rimango convinto che sia la più bella mostra mai organizzata in Italia dai tempi del Fascismo, e certamente la cosa più interessante da vedere all'Expo. Ovviamente era una mostra celebrativa, per la quale mi è stato chiesto di selezionare alcune opere che rappresentassero le regioni italiane: il risultato è stato una specie di Brera, l'unico museo italiano che ha tutte le scuole perchè lo fece Napoleone esattamente come aveva fatto il Louvre».
Nel suo caso, però, l'ha voluta Farinetti.
«E meno male che c'era lui, perchè altrimenti avremmo avuto un Expo con l'albero della vita e altre quattro puttanate senza nessun significato».
Da poco lei ha visitato il castello di Voghera: lo definirebbe un tesoro nascosto?
«Più che un tesoro nascosto, quello è un tesoro chiuso. Il castello di Voghera è straordinario perchè ha gli affreschi del Bramantino, meravigliosi anche se non integralmente restaurati».

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