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La fretta, l’omologazione dei desideri e lo smarrimento esistenziale dei tempi moderni - Emiliano Morrone

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  Tu fretta di vivere qualcosa, e ogni cosa è già un ricordo liso, e adesso la pubblicità».   Con questo verso,   Claudio Baglioni   espresse, a metà degli anni ’80, la voracità del consumismo, che bruciava – e brucia – il futuro e il passato insieme, nell’eterno presente commerciale. Più avanti, nel ’92, il sociologo Roland Robertson avrebbe definito i tratti della nuova era globale come «compressione del mondo e intensificazione della coscienza mondiale in quanto insieme». Della contrazione del tempo e dello spazio René Guénon si era occupato già nella prima metà del secolo scorso. Nel suo volume “Il regno della quantità e i segni dei tempi”, del ’45, si legge del tempo sempre più accelerato, che «contrae lo spazio e se stesso progressivamente». Dunque, secondo il filosofo francese, «la fretta, caratteristica che accompagna i moderni in ogni cosa, non è altro che la conseguenza dell’impressione confusa che essi provano di questo fatto».   “Essere senza tempo”   è il libro del filosof