Giorgio Gaber - Non insegnate ai bambini
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Non si educa alla libertà con metodi che portano all’obbedienza
tale esempio vale più di mille paole e bla ... bla . Perchè con i bambini sono piu' formativi i gesti e gli esempi che le parole .
Una maestra inglese, Rosie Dutton ( foto a destra ) , ha
trovato un modo davvero efficace per spiegare ai suoi alunni gli effetti
del bullismo e per farlo ha usato un mezzo semplicissimo: una mela. Essa Ha postato su facebook il resoconto della lezione e il suo post ha avuto , come riporta con tanto di traduzione e articolo dalla fonte originale il portale http://www.cosedamamme.it/ un enorme successo perché la sua idea è stata tanto semplice quanto potente.
Perché le parole sono facili da dimenticare ma l’esperienza e le immagini rimangono scolpite nella mente e quei ragazzini difficilmente riusciranno a dimenticare l’immagine di quella seconda mela.
Perché le parole sono facili da dimenticare ma l’esperienza e le immagini rimangono scolpite nella mente e quei ragazzini difficilmente riusciranno a dimenticare l’immagine di quella seconda mela.
Eccome come ha fatto
http://ischool.startupitalia.eu/education/55659-20160702-bullismo-spiegato-con-mele
I danni del bullismo spiegati con le mele: l’idea di un’insegnante
Un esperimento per svelare che le parole fanno soffrire gli altri e creano danni, anche se non li vediamo .
Rosie Dutton di Relax Kids,
un’azienda che crea programmi di supporto psicologico ed emotivo di
studenti da 10 e 11 anni, scrive un post su Facebook dove racconta come,
con due mele, è riuscita a spiegare in modo innovativo i danni che il
bullismo può causare nelle vittime: «Spesso non vediamo il dolore che causiamo alle persone con le nostre parole. Ho trovato un modo per mostrarlo» scrive.
Come parte l’esperimento
La Dutton racconta di aver portato in
classe due mele apparentemente simili. A insaputa dei ragazzi ha gettato
sul pavimento ripetutamente una delle mele: «Ho iniziato col dire loro quanto odiassi una delle due mele, quanto la trovassi disgustosa e orribile.
Dopo aver spiegato perché non mi piaceva, li ho invitati a fare lo
stesso» spiega Dutton che poi si spinge oltre e spinge gli studenti a
insultare il frutto, mentre lo mostra tra i banchi. ”Sei una mela
puzzolente”, “Preferirei che non esistessi”, sono alcune delle parole
che gli studenti hanno rivolto alla “povera mela”.
Altro trattamento per l’altra mela
L’esperimento prosegue con l’insegnante
che prende l’altra mela e questa volta invita gli studenti a tesserne le
lodi, “la tua buccia è splendente”, “Che bel colore che hai”…Dopodiché
racconta di aver messo le due mele sulla scrivania e chiesto agli
studenti di notare le differenze: «Nessuno ha saputo dirmi nulla, le
mele sembravano uguali a tutti, malgrado tutto» spiega. La prova prosegue con lei che le taglia a metà. Come
prevedibile dentro appaiono completamente diverse, una chiara, fresca e
gustosa. Mentre l’altra, quella che ha ricevuto il peggiore trattamento
della classe si mostra rovinata e molliccia.
I danni del bullismo si vedono dentro non fuori
L’esperimento così giunge alla sua
conclusione. L’insegnante spiega ai ragazzi che i maltrattamenti, i
comportamenti e le parole cattive che utilizziamo con gli altri, creano “danni all’interno delle vittime”
che non si vedono, “come è successo con la mela, se non la avessimo
aperta non avremmo notato quanto dolore le abbiamo causato”.
L’insegnante spiega che la singolare
lezione ha aperto un dibattito costruttivo in classe con i ragazzi che
“hanno iniziato a parlare tra loro, della loro vita, a comunicare i loro
disagi”. La speranza è che l’esperienza sia utile per sviluppare un maggiore senso di empatia e compassione:
«A differenza di una mela, abbiamo le competenze per fermare tutto
questo (il bullismo e i danni che provoca, ndr). Possiamo farlo
insegnando ai ragazzi che non è giusto dire cose spiacevoli agli altri. E
discutendo con loro sul dolore e i danni che le parole possano causare
nelle vittime. La lingua non ha ossa, ma è abbastanza forte da distruggere un cuore» conclude, auspicando in una nuova generazione più gentile e più attenta ai ragazzi e ai loro disagi.