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2.7.24

Lanusei, trasforma l’orto abbandonato in un gioiello: premiata la novantunenne Ilma Mereu e Barman globetrotter torna all’ovile: meglio fare il pastore Davide Usai ha preferito Baunei a Milano, Lugano e Porto Cervo

unionesarda.it   

La donna, da sempre amante del verde, ha dato nuova vita a un angolo dimenticato del centro storico

La premiazione (foto Cama)



Signora Ilma Mereu, 91 briose primavere, ha ricevuto un omaggio da alcuni concittadini per il suo impegno nella cura del verde. La sua splendida terrazza fiorita che affaccia su via Roma incanta i passanti che spesso gli dedicano qualche scatto. Ma la sua passione per il verde l’ha spinta ad acquistare un piccolo orto abbandonato nel centro storico e rimetterlo a nuovo. L’ha pulito, diserbato e reso un gioiello. Ha fatto tutto da sola, a 91 anni. Così, alcuni suoi concittadini, molti dei quali suoi ex alunni - signora Ilma era un’insegnante - hanno deciso di premiarla per ringraziarla per il suo impegno.
Si sono organizzati tramite Whatsapp e in quattro e quattr’otto hanno acquistato un alberello e una targa - realizzata da Gianleonardo Viglino - che è stata consegnata ieri in gran segreto. Infatti, per la signora Ilma è stata una vera sorpresa. Con la complicità della nipote Maria Domenica Rabissoni, signora Ilma è stata accompagnata nell’orticello recuperato all’abbandono.
Lì ad attenderla c’erano le sue amiche e gli organizzatori della sorpresa. Tra gli organizzatori, Marisa Murgia che spesso ha sottolineato l’impegno di signora Ilma per Lanusei: «L’idea è nata in maniera molto spontanea su Whatsapp e tante persone hanno subito aderito, a testimonianza di quanto sia benvoluta e apprezzata. È un pensiero per dirle grazie per il suo impegno».



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Barman globetrotter torna all’ovile: meglio fare il pastoreDavide Usai ha preferito Baunei a Milano, Lugano e Porto Cervo
Davide Usai (L'Unione Sarda)



Faccio le valigie, parto e non so quando ritorno. Questa storia comincia più o meno così, con un ragazzo traboccante di curiosità e affamato di mondo. Uno di quelli che saltano per guardare cosa c’è oltre, lontano dai confini. E tutto intorno sembra stare un po’ stretto. Davide Usai, classe 1993 di Baunei, lascia l’Istituto agrario per iniziare a fare esperienze lavorative, prima in paese, poi oltre l’isola, a Verona e Milano.
Professionista
Proprio a Milano consegue un diploma frequentando un corso barman riconosciuto a livello internazionale: questa, per lui, sembrava essere la sua strada. «Il diploma mi ha permesso di proseguire e approfondire la mia esperienza. Ho lavorato per 15 anni in questo settore, partendo dal fare il cameriere vicino casa per passare a locali cinque stelle, a Lugano, Porto Cervo e nella Svizzera francese. Tra un lavoro e l’altro, spinto dalla mia grande curiosità di vedere il più possibile il mondo, sono partito in Australia per anno, in una fattoria, per imparare l’inglese. Se avessi trovato un lavoro nella ristorazione probabilmente sarei rimasto lì», racconta. Dopo essersi allontanato di oltre tredicimila chilometri da casa, dopo aver raggiunto i livelli più alti come barman, dopo aver lavorato nei locali più chic e super lusso, ad un certo punto capisce che quell’ambiente non fa più per lui
«Troppo chic, basta così»
«Mi trovavo in un locale 5 stelle all’interno di un castello, nella Svizzera francese. Lì ho capito che forse avrei fatto bene a rientrare a casa perché non mi piaceva più quello che stavo vivendo: un ambiente troppo chic ed esclusivo, persone fredde e distaccate che non ti guardavano neanche in faccia, non esisteva più il rapporto con il cliente. Ho iniziato a pensare di tornare alle origini, nell’ovile di mio padre e prima ancora di mio nonno», spiega Davide. Per capire che ciò di cui aveva davvero bisogno in realtà è sempre stato lì. Visto che le esperienze sono utili anche per comprendere cosa non si vuole per la propria vita, inizia a progettare un futuro diverso nell’ovile di famiglia: lascia il suo lavoro, la strada che sembrava ormai segnata, per tornare a casa e cambiare completamente le sue giornate.
«Adesso - racconta - vivo all’aria aperta, a contatto con la natura. Passo le mie giornate nel Supramonte, mi occupo degli animali - abbiamo un centinaio di capre – penso alla mungitura, preparo il formaggio, poi la sera faccio rientrare il bestiame. Mi occupo anche dell’orto, quasi tutti i giorni. Ho lasciato il vecchio lavoro per stare in ovile e progettare, costruirne un altro su misura per me, più lento: vorrei offrire delle esperienze ai turisti, ospitarli nel nostro ovile che già ora è aperto a tutti i visitatori curiosi». Dieci anni fa non avrebbe mai immaginato che sarebbe andata così e che il luogo da cui si allontanava lo avrebbe richiamato a gran voce. «Ho fatto le mie esperienze, ho visto cosa c’era fuori, cosa c’era oltre questi confini e ho preferito tornare qui. Mi piaceva il viaggiare - non dico che adesso non mi manchi -, però preferisco questa dimensione. Voglio coltivare i miei ortaggi, fare il formaggio, preparare i liquori e - conclude - pensare di offrire tutto questo ai turisti che vogliono scoprire questo pezzo di Sardegna».

Fabiana Carta

22.5.24

DIARIO DI BORDO N 52 ANNO II . Ingegnere cambia vita, si licenzia e molla tutto: «Giro il mondo in bicicletta» ., Ferite e vive per miracolo dopo incidente stradale si scattano un selfie sul bordo della strada ., ed altre storie




 Nnon è  mai troppo tardi per  cambiare  vita  e  rimettersi indiscussione  



Alex Battiston© Anthology

SAN VITO - Mollare tutto e fare il giro del mondo. Un pensiero che fa capolino nella mente di molte persone, almeno una volta nella vita. Alex Battiston lo sta facendo davvero, in sella alla sua bici. Classe 1985, il viaggiatore è originario di Sesto al Reghena. Dal borgo si era poi trasferito nella vicina San Vito, ma da una decina di anni la sua vita è in Finlandia. A portarlo nel nord Europa, la sua tesi di laurea incentrata sull'automazione. Alex è un ingegnere meccatronico e con i suoi studi si era guadagnato un'ottima posizione lavorativa a Helsinki. Un incarico che negli anni gli ha dato molte soddisfazioni, e che non ha lasciato a cuor leggero. Qualche settimana fa, la scena quasi da film. L'incontro con il capo per comunicare «mi licenzio e mi metto in viaggio». «È stata una scelta difficile racconta Alex -, ma avevo questo sogno da tanti anni e non volevo aspettare ancora. La cosa bella è che sono stato non solo compreso, ma anche appoggiato. Hanno capito tutti il valore che ha per me questa esperienza». 150 mila chilometri da percorrere su quello che da sempre è il suo mezzo preferito, alla scoperta di culture diverse, bellezze naturali, sapori e profumi di ogni parte del globo. Un tour che richiederà più di tre anni. E soprattutto un cambio d'abitudini radicale, dalla quotidianità "tradizionale" del lavoro in azienda, a quella nuova e a volte imprevedibile dell'avventura.
LE TAPPE
Ma da buon ingegnere, Alex è organizzato: tenda, materassino, fornello a gas da campeggio, piccoli attrezzi per la bici, telefono e pc, e lo stretto necessario per spostarsi in sicurezza. Il viaggio è cominciato qualche giorno fa dalla Finlandia, con un traghetto per arrivare a Tallinn, capitale dell'Estonia, e cominciare a pedalare «tra foreste - spiega Alex -, piccole città e gemme quasi sconosciute che meritano di essere viste». In questi giorni continua il tragitto in direzione sud-ovest, che toccherà, oltre ai Paesi baltici, la Polonia, la Slovacchia, l'Austria e la Slovenia. In Italia non mancherà la tappa in Friuli Venezia Giulia, per salutare la famiglia, e poi via per la Francia, l'Andorra e la Spagna. Terminata la parte europea del tour, sarà il turno dell'Africa, un momento molto atteso dall'ingegnere, che pensa al deserto del Sahara, e ai colori e alle ombre delle foreste tropicali. Pedalerà lungo tutta la costa occidentale del continente nero per poi risalire a est e arrivare in Etiopia. Seguiranno i soggiorni in alcuni Paesi del Medio Oriente, in India, Bangladesh, Thailandia, Malesia e Indonesia. E giù, fino all'Australia. «Un "must" - commenta Alex per chi come me ama i deserti». Il ciclista raggiungerà poi il Sud America e si sposterà verso l'emisfero Nord. Argentina, Cile, Bolivia, Perù e Colombia. E ancora Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Guatemala, Messico, per finire con gli Stati Uniti, da percorrere da ovest a est.
SUL SUO SITO
L'itinerario di Alex è pubblico, si possono leggere tutte le tappe sul suo sito, World On Bicycle. Nel portale, così come nei suoi canali social, l'ingegnere condivide foto e video della sua avventura. Scrive e parla in inglese, così da rendere i suoi contenuti fruibili per un pubblico più ampio possibile. Alex non nasconde di avere un ulteriore sogno: trasformare la sua passione in un lavoro, proprio grazie all'ausilio dei social media. Una passione che gli ha trasmesso il nonno Felice, «che mi ispira - spiega - ogni volta che conquisto una salita», e che nel tempo è cresciuta. Il desiderio di affrontare in bici sfide sempre più ardue è stato alimentato anche dal mondo del web, caro all'ingegnere. «Ho fatto i primi viaggi in Irlanda, Scozia, Islanda e Toscana - conclude - spinto da alcuni video visti su YouTube. Ora vorrei anch'io motivare altre persone, ispirarle a inseguire i loro sogni. Tutto si può fare, basta volerlo».


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leggendo   su https://www.fanpage.it/  la  vicenda      riporta  sotto  

Mi chiedo e mi sono sempre chiesto ( vedere il precedente post : << perchè non dobbiamo diffondere ulteriormente e non ho guardato ed diffuso il video della pompa di benzina di brescia o dintorni >> d'appassionato fotografo , io che volglio sempre cogliere l'attimo e fare foto da bastard inside 😇😂 agli amici senza chiedere di mettersi in posa , perché c'è un bisogno così costante di scattare una foto di tutto ciò che facciamo. Stiamo raggiungendo un livello ridicolo ed esagerato solo per attirare l'attenzione"? .

Ferite e vive per miracolo dopo incidente stradale si scattano un selfie sul bordo della strada
È accaduto in Messico, dove due ragazze gravemente ferite dopo un incidente stradale si sono scattate un selfie sul bordo della strada in attesa dei soccorsi.

                             A cura di Davide Falcioni

Scampate alla morte per miracolo dopo un terribile incidente stradale hanno trovato la voglia e il modo di scattarsi un selfie. Sta facendo discutere l'immagine scattata in Messico di due donne insanguinate, gravemente ferite e sedute su un marciapiedi intente a scattarsi una fotografia dopo essere state protagoniste di uno schianto nel quartiere Lomas del Mirador della città di Cuernavaca.
L'incidente è avvenuto sabato sera: nella foto scattata da un passante si vedono due ragazze sedute sul
bordo di una strada con lo smartphone in mano, intente a scattarsi un selfie mentre tutto intorno gli altri occupanti della vettura incidentata erano intenti a chiamare polizia e ambulanza. L'auto sulla quale viaggiavano intanto era ribaltata in mezzo alla strada con i finestrini rotti. Il sospetto delle forze dell'ordine è che lo schianto sia avvenuto a causa dell'eccessiva assunzione di alcol da parte della persona al volante.
Stando a quanto riferiscono i giornali locali entrambe le ragazze protagoniste del selfie avrebbero riportato ferite gravi e sarebbero state condotte in ospedale insieme agli altri tre occupanti della vettura. I dettagli dell'incidente non sono stati resi noti e le autorità messicane stanno ancora indagando, tuttavia online si è scatenato un acceso dibattito sulla "scena del selfie"


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26.7.23

Rossana, dopo la laurea il ritorno in fattoria: "Ero un'educatrice, ora mi sveglio alle cinque e mezza per le mie mucche

"Cambio vita, vado in campagna" è la serie dedicata ai ragazzi e alle ragazze che hannodeciso, negli ultimi anni, di lasciare la loro occupazione per dedicarsi al lavoro nei campi. Una scelta legata alla crisi causata dalla pandemia ma anche alle scarse possibilità di lavoro in epoca pre-Covid: i giovani protagonisti, spesso laureati, raccontano la loro nuova vita. Rossana ha 28 anni, si è laureata nel 2015 in Scienze dell'educazione all'Università degli studi di Modena e Reggio
Emilia e, dopo aver lavorato per quattro anni in una casa di riposo come educatrice, ha deciso di cambiare vita e tornare a lavorare all’interno dell'azienda agricola di famiglia per allevare vitelli, mucche, capre, asini e galline. L'azienda agricola Fassera, a Isola Dovarese (Cremona), è specializzata nella produzione di latte e formaggi e possiede un allevamento di 160 bovini tra vacche adulte e vitelli.




si è laureata nel 2015 in Scienze dell'educazione all'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e, dopo aver lavorato per quattro anni in una casa di riposo come educatrice, ha deciso di cambiare vita e tornare a lavorare all’interno dell'azienda agricola di famiglia per allevare vitelli, mucche, capre, asini e galline. L'azienda agricola Fassera, a Isola Dovarese (Cremona), è specializzata nella produzione di latte e formaggi e possiede un allevamento di 160 bovini tra vacche adulte e vitelli. Come affermato dalla giovane allevatrice: "Dopo la laurea, quando parlai della mia decisione ai miei genitori, rimasero entrambi scioccati. Non mi pento del percorso di studi che ho scelto e il mio sogno è quello creare una fattoria didattica unendo studi pedagogici e mondo dell’agricoltura".

                                Video di Edoardo Bianchi




una risposta a chi dice : << Studiare non serve più a nulla >> ( Sonar Magazine ) come quella racconta citato e nel precedente post : << Da licenziati diventano soci titolari e ora ripartono con la seconda sfida . Dopo un fallimento quattro ex dipendenti rilevano il market e lo portano al successo Super Dis a Predda Niedda (Sassari) si affilia al gruppo Frongia di Oristano >>

16.1.23

Dal palco alla campagna: ‘Una vita quasi country’, la rivoluzione di Ale Spedicati ‘Diablo’, voce e leader dei Sikitikis

Dal palco alla campagna: ‘Una vita quasi country’, la rivoluzione di Ale Spedicati

                                         di   Laura Fois



Un cambio di passo e di ritmo. Alessandro Spedicati nell’immaginario collettivo resta ‘Diablo’, voce e leader dei Sikitikis, il gruppo cagliaritano nato nel 2000 che ha fatto cantare una e più generazioni. Vent’anni e passa dopo, l’artista non ha smesso di evolvere e adesso, come confessa, sta rivivendo una quarta giovinezza. A quasi 50 anni ha fondato il progetto editoriale ‘Una vita quasi country’ che coincide con un cambio di vita: un lento trasferimento dalla città alla campagna condiviso con la moglie Annalisa e raccontato online.

Da Cagliari al Sinis

Una proprietà importante, con ulivi, un pollaio, un pozzo, tante cose da sistemare e imparare. “Sono spaventato ed eccitato – racconta Spedicati -. Acquistare una casa in campagna anziché in città ti mette nelle condizioni di dover cambiare. Per riscrivere la mia vita da zero ho sentito prima il bisogno di allontanarmi dalle dinamiche egoiste della città. Ho cercato per tre anni uno spazio per essere concentrato, trovare connessioni con la comunità, vivere con lo sguardo verso l’alto. In campagna si guarda l’orizzonte, in città il marciapiede: si sperimenta un cambiamento di postura. E noi abbiamo trovato il posto giusto a pochi chilometri dalla costa ovest dell’Isola, nel Sinis”. Dove può anche surfare, una delle sue passioni. “Qui vogliono tutti aiutarci. Ho iniziato appena due settimane fa, aprendo il canale YouTube, e mi hanno scritto una marea di persone pronte a darci una mano gratis. Abbiamo trovato un posto già pronto ad accoglierci dal punto di vista umano. Sono canali di empatia fortissimi che non puoi sperimentare nelle città”. Proprio lui, che ha Cagliari tatuata. Una fuga ponderata, iniziata da lontano, osservando dinamiche in tempi non sospetti che poi sono diventate la norma. “Il momento storico che stiamo attraversando mi sta colpendo molto, conferma le sensazioni che molti di noi hanno avuto nel decennio scorso. La cupezza delle persone che incontro per strada mi preoccupa molto. In molti stanno accantonando le proprie speranze e sogni e non riescono a vedere un futuro”. 

La rivoluzione

“Un tempo la mia ‘Piccola rivoluzione’, come cantavo in una canzone dei Sikitikis, mi limitavo a scriverla. Oggi la faccio”, dice Spedicati. “La vera rivoluzione è quella che ognuno fa per sé, è quella umana. Con ‘Una vita quasi country’ ci stiamo divertendo a rivoluzionare la nostra vita. L’obiettivo è quello di stimolare nelle altre persone, a partire da me stesso, il coraggio di trasformarsi. Nei video vogliamo essere uno stimolo all’abbandono di quelle zone di comfort che ci siamo costruiti. Ho iniziato a sognare questa svolta già nel 2014, poi nel 2019 abbiamo visitato l’Australia. Lì abbiamo osservato come fosse possibile vivere una vita in equilibrio con gli spazi aperti e la sostenibilità. Adesso abbiamo costruito qui quel piccolo pezzo di Australia”. 

Nuove professioni

L’ultimo concerto dei Siki, l’evoluzione dei Sikitikis, è stato il 29 dicembre del 2019. Ma ancora prima era arrivata un’altra intuizione: “Il lavoro del musicista è bello ma se smetti di amarlo diventa una tortura. Il palco mi ha dato tanto, ma non ero lucido, quando facevo musica niente era in ordine”. E dopo la musica Spedicati si è definitivamente aperto al mondo della comunicazione e del marketing. “Il social media marketing in particolare è un servizio che ho iniziato a offrire nel 2013, poi col passaparola e la crescita il lavoro mi è esploso in mano. Durante il Covid il fatturato è raddoppiato. Il progetto di ‘Una vita quasi country’ è figlio di questo passaggio, dalla comunicazione musicale al marketing, dove mi piace sperimentare uno storytelling più lungo e dilatato. Si tratta sia di un esperimento professionale ma anche di una scelta dalla forte valenza ideologica, e tutto sta ruotando su questo: come riappropriarci della capacità di cambiare”.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...