BOIGOTAGGIO SAN REMO 2005 GIORNO III ° TUTTI CANTANO E PARLANO DI SAN REMO pPER FORTUNA CHE C'E' NETFLIX . - PARTENOPHE DI SORRENTINO
Esso è uno dei migliori i Sorrentino Se da un lato c'è : << un'inebriante riflessione sul mondo, in cui le persone e i luoghi sono visti e vedono se stessi». come ha detto Siddhant Adlakha di Variety c'è anche ed innnegabile : << l'auto-parodia di se stesso» e il film come «uno spot di due ore per un profumo davvero troppo costoso».Peter Bradshaw di The Guardian ha assegnato al film due stelle su cinque. E' vero che ci sono degli echi Felliniani ma la recensione di : Eric Neuhoff del quotidiano francese Le Figaro: «All'improvviso, bellezza. Colpisce come un fulmine. Con un movimento di macchina Paolo Sorrentino spazza via la trivialità del mondo». Egli riprende un motivo suggerito anche da altri critici: «C’era una volta il binomio Fellini-Roma. Napoli ha trovato il suo equivalente grazie a Sorrentino». Mi sembra troppo esagerata . Cosi come la Meno entusiasta l'opinione di Jacques Morice di Télérama, il quale afferma che il progetto risulta «lontano da Roma-Fellini, il binomio Napoli-Sorrentino non è altro che una somma di graziosi luoghi comuni». Cosi come quella Didier Péron di Libération descrive il film come « un porno da cui sono state sistematicamente tagliate le scene hard» contestualizzate all'interno di «un enorme macchinario sulla vita dei ricchi e dei potenti, che ha l'estetica della pubblicità ed è cofinanziato da un grande marchio della moda; Sorrentino prova a convincerci che anche i milionari hanno un'anima». S'avvicina più al
vero invece qiuella di Boris Sollazzo di The Hollywood Reporter Roma afferma che con Parthenope il regista si sia «disunito e ricomposto» assimilandolo a François Truffaut e Bernardo Bertolucci, apprezzando la fotografia «certosina e vibrante» di D'Antonio, le musiche «accordate a scenografie» di Marchitelli e i costumi di Poggioli, definendo il progetto nel complesso «un album di archetipi antropologici e di interpreti sopraffini». C'è come fa notare Valerio Sammarco di Cinematografo che assegna i n maniera esagerata al film quattro stelle su cinque, scrivendo che Sorrentino «ritrova l'astrazione e la seduzione ammaliante de La grande bellezza», trovando il film «continuamente sospeso tra la tensione al sublime e la caduta nel baratro, popolato di fantasmi malinconici». Allo stesso tempo lo evidenzia bene Gabriele Maccauro, per Quarta Parete, scrive che «Parthenope è una pagina bianca, un film i cui dialoghi – e ce ne sono di eccezionali – appaiono totalmente superflui e dove tutti i personaggi non fanno che oscillare tra miseria e redenzione.» Comunque non era male perchè : «Il film nasce dall'idea che l'avventura del passaggio del tempo nella vita di un individuo è qualcosa di epico, qualcosa di maestoso, di selvaggio, di doloroso e meraviglioso.»(Paolo Sorrentino) e riesce anche se fra alti e bassi , tra ampollossità e prolissità ad evidenziarlo . Un buon film . Ma troppo pesante . Infatti Il film inizialmente si sarebbe dovuto intitolare come il romanzo che aveva scritto Jep Gambardella ne La grande bellezza, L'apparato umano, perché la vita di Parthenope, a detta di Sorrentino, «è costellata da una miriade di incontri di varia natura: familiare, sentimentale, sessuale, professionale o a volte paterna senza che la figura di riferimento fosse il padre. E questa costellazione di esseri umani che attraversavano la vita di Parthenope volevano essere una rappresentazione di molte anime della città, non di tutte ovviamente, talmente tante da rappresentare un apparato di un'umanità napoletana». Il regista ha anche dichiarato di aver abbandonato l'idea in quanto trovava «orribile» citare se stesso.Ma è come se lo avesse fatto . voto 6.5