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21.11.25

“Mrs Playmen”: l’incredibile storia vera della donna che ha trasformato il porno in rivoluzione facendo concorrenza a playboy. Occhio allo SPOILER

In Italia c’è stata una grande rivoluzionaria, di cui però si sa poco. Il suo nome era Adelina Tattilo, e Netflix ha raccontato la sua storia nella serie Mrs Playmen. Abbiamo esplorato tutta la sua vita, la sua carriera e il suo carattere leggendario insieme a ‪@BeyondOrdinaryBorders‬, che ha indagato sui
retroscena di una vita davvero iconica.
Questa   introduzione   del  documentario   di  youtbe  (  vedere  url sotto  fra  gli url consultati   )   : « Adelina Tattilo  Mrs Playmen hanno inventato l'eros  dell'italia  »  stato   un  di quel   fattori    che  mi   ha  fatto   giudicare un buon  prodotto     fin  dalla   prima   puntata  . Infatti  ho finito di vedere la serie netflix Mrs playmen la seconda serie TV più vista in Italia. In sette episodi, la miniserie racconta la storia della direttrice della prima rivista erotica italiana, tra scandali, battaglie civili e rivoluzione culturale . La visione ha confermato appieno   quanto avevo detto nel mio post : << quando il porno era trasgressione . Mrs. Playmen, su Netflix la serie con Carolina Crescentini e Filippo Nigro >> )
 Una buona colonna sonora , sia nei pezzi di Santi Pulivalenti sia nella scelta originale e non banale come di solito avviene nei film e le altre opere ambientate nel passato per i pezzi del periodo preso in questione
 .  

 Dai siti consultati ( vedere gli url a fine post ) si ricava che la Tattilo è stata una donna coraggiosa e contro tutti e contro tutto in un italia di profonda trasformazione che era quella degli anni 1960\1980 . Vista la commistione di generi , in cui la storia della rivista e di Adelina Tattilo esso è un altro documentario , dopo Porno e libertà un film documentario del 2016 diretto da Carmine Amoroso. sulla storia dell'ìerotismo e del porno nella cultura italiana : dall’emancipazione femminile del post-’68 ai grandi movimenti artistici underground del 1977, dove improvvisamente eterosessualità e omosessualità trovarono una zona grigia in cui interfacciarsi attraverso la pornografia cinematografica, il fumetto, il teatro e la letteratura.Vari sono i riferimenti agli autori italiani di quei tempi, rallegra contraddizioni della critica, della politica e le loro reazioni al fenomeno.Infatti  la trama segue il momento di rottura: quando il marito, Saro Balsamo, l’abbandona, lasciandola sola con i creditori e la responsabilità di un marchio che sembra ormai destinato al fallimento, la donna prende le redini di una rivista erotica e, contro ogni previsione, la trasforma in simbolo di emancipazione femminile. Ispirata alla vita reale di Adelina Tattilo, la serie esplora il rapporto fra corpo, desiderio e libertà in un’Italia in fermento: battaglie per il divorzio, diritto all’aborto, scontro con un patriarcato radicato. Il risultato è un ritratto audace di una protagonista che rompe silenzi e convenzioni.

Carolina Crescentini (Foto: IMDb)

Al centro di tutto c’è l’ottima e sagaceinterpretazione di Carolina Crescentini (Tutto chiede salvezza, Mare Fuori ), che costruisce un’Adelina Tattilo intensa e contraddittoria: cattolica devota e insieme audace anticonformista, madre e imprenditrice, bersaglio dei benpensanti ma anche guida carismatica di una squadra di creativi, fotografi, intellettuali. Accanto a lei, Filippo Nigro (Chartroux) e Giuseppe Maggio (Luigi Poggi) diventano figure chiave nel suo percorso personale e professionale, mentre Francesca Colucci (Elsa), Francesco Colella (Saro Balsamo) e Domenico Diele (Andrea De Cesari) contribuiscono a ricreare l’atmosfera vibrante, scandalosa e affascinante dell’epoca.Infatti : «[...] La regia sceglie un linguaggio visivo denso e sensoriale: interni saturi, uffici fumosi, redazioni caotiche, corpi fotografati come dichiarazioni politiche più che come semplici oggetti di desiderio. La Roma esterna, tra cronaca nera, cortei, censure e notti al neon, diventa un personaggio a sé. In questo senso, Mrs. Playmen si inserisce con naturalezza nel solco di un dramma storico che non si limita a ricostruire i fatti, ma li interroga, chiedendosi quanto di quelle tensioni sopravviva ancora oggi. [...]» (da Mrs. Playmen: la serie Netflix è una storia vera   di https://netflixmania.it/ ed  un afferesco sociale    che contiene  inevitabilmente, un racconto sull’Italia. Un Paese attraversato da contraddizioni feroci: cattolico e desideroso, moralista e curioso, pubblicamente scandalizzato e privatamente affascinato. In questo scenario, la produzione italiana Netflix come Mrs. Playmen ha il merito di restituire complessità a una figura spesso ridotta a icona di costume  in  vari  film  o serie  tv  ,  ricordandoci che dietro il mito  della  libertaria   Tattilo   c’era una donna in carne e ossa, con paure, intuizioni, errori e una visione prodigiosamente lucida del suo tempo , un a di quelle persone che sano guardare avanti ed essere ancora attuali .
Una serie che si lascia guardare come un romanzo a puntate, tra redazioni fumose, tribunali, scandali in prima pagina e notti romane che sanno di rivoluzione. «E se »   sempre  da  netflixmania  « arrivati ai titoli di coda, sentirete il bisogno di restare ancora in quell’atmosfera di realtà che supera la fantasia, esplorate anche le serie tratte da storie vere su Netflix, dove la cronaca diventa cinema e il passato continua a parlarci al presente » . Concludo    con  quanto dice  ( a rticolo   integrale  fra   gli  url sotto  )  https://www.amica.it/: 
 Raccontare una storia in cui chiedersi «cosa vogliono le donne?» rappresenta un atto rivoluzionario significa aprire la porta a temi che ancora oggi dividono: rappresentazione del corpo femminile, consenso, violenza di genere, disparità. La figura di Tattilo diventa il punto di rottura, l’inizio di una presa di coscienza che mette in discussione l’idea antica secondo cui il corpo delle donne è proprietà degli uomini. Non sembrano gli Anni 70. Sembra oggi.

SITI   CONSULTATI 

25.6.25

SARA, LA DONNA NELL’OMBRA serie TV italiana distribuita da Netflix.

  Su Netflix   c'è  una   serie italiana che si fa apprezzare per recitazione, approfondimento psicologico e trama di grande attualità. Sto  parlando di SARA, LA DONNA NELL’OMBRA, tratta dalla saga letteraria di Maurizio De Giovanni e composta da sei episodi. Un crime ambientato a Napoli, che convince sebbene abbia qualche affinità con le fiction della tv generalista     nella    quale    sono stati  trasmessi  fction  tratte  dai romanzo di  giovanni  e  non solo   . 
La miniserie Netflix è un cocktail di giallo, spy story, thriller e family drama che ha subito conquistato gli abbonati della piattaforma – malgrado l’assenza di un battage pubblicitario anche minimo  rispetto ad  altre  produzioni alcue  discutibili  – perché un prodotto convincente e ben confezionato.  Infati  tenere insieme le dcose è molto difficile e sicuramente molto "pericoloso" perchè  puà  detterminare il  flop   o il successo effimero    e raramete    come  in questo caso  duratuto   Paradossalmente, però, è così che   la  protagonista  torna a vivere e a far quello che meglio sa fare. Giustizia.Come dicevo all’inizio, ha affinità con le fiction delle tv generaliste, ma non lo vediamo un demerito se riesce a distinguersi per i suoi indubbi lati positivi. A cominciare dalle interpretazioni di un cast stellare, diretto egregiamente da Carmine Elia, che ha firmato il primo MARE FUORI e da qui ha voluto esportare parte del cast in SARA, LA DONNA NELL’OMBRA. In primis Carmine Recano, che tuttavia non si capisce perché sia sempre uguale nei flashback, seppure siano passati tanti anni. Avestire i panni di Sara, la protagonista dei libri di Maurizio De Giovanni, è Teresa Saponangelo (David di Donatello per “E’ stata la mano di Dio” di Sorrentino), che riesce perfettamente a immedesimarsi nell’ex agente dei servizi segreti   ( visto       che tra  il  suo  curriculum   di film e serie polizieschi  )  resa speciale sul lavoro da una dote non comune: leggere il labiale anche a distanza.

 Una donna che spesso comunica più coi suoi silenzi che con le parole, divorata dal senso di colpa per avere abbandonato il figlio piccolo, algida e determinata sul lavoro quanto capace di tenerezza anche con un solo sguardo e di ironia con l’agente Pardo (irresistibile Flavio Furnu).  Il suo contraltare è una Claudia Gerini altrettanto magnifica, perfettamente nel ruolo dell’ex collega dei Servizi pronta a mettersi contro il sistema pur di scoprire la verità su una morte che l’ha devastata. Fra le due attrici c’è   subito  chimica, nei loro continui battibecchi e nei dialoghi da cui traspare la loro grande amicizia nel  passato  .

 


La  serie  affronta un tema importante e di stretta attualità, lo sfruttamento politico della paura degli immigrati, scandagliandolo attraverso una trama che potrebbe benissimo essere superata dalla nostra realtà. Gli episodi si divorano grazie a un ritmo incalzante e a personaggi convincenti, ma i difetti :sono una trama complessa (compensano comunque alcune sequenze didascaliche) e l’uso del dialetto napoletano, che  certo   realismo  apporta realismo ma rischia    di rendere incomprensibili diversi passaggi e  di andare   troppo ad  intuito  . Il mio consiglio è di inserire i sottotitoli. In definitiva, la prova di  Netflix e Palomar è superata. Non resta che attendere la seconda stagione. Per  colmare ,  almeno  per  me  che  non ho-  lettoi romanzi    da cui è tratta  ,  il  passato    di  sara come    agente  dei servi , qui  solo eìaccenato e   quasi fumoso .  Essa  è  stata   una  serie  italiana è riuscita a distinguersi all’interno del vasto catalogo di Netflix, in mezzo alle tante uscite settimanali che si contendono l’attenzione del grande pubblico. E lo ha fatto senza far leva su campagne pubblicitarie importanti o sfruttando la spinta del clamore. Sentendo    gli elogi    della serie    mi  si chiede Ma qual è il segreto di Sara – La donna nell’ombra? Come ha fatto a conquistare tutti?
Uno dei punti di forza della serie italiana è senz’altro   come  ho già  detto  la credibilità della sua protagonista, un personaggio silenzioso ma determinato, reso ancor più temibile dalla ferita subita con la morte del figlio. Il resto lo fanno un intreccio avvincente e un’ambientazione carica di tensione. Sara – La donna nell’ombra è girata tra Roma e Napoli, due città che riflettono alla perfezione lo stato d’animo della protagonista, sempre agitato da ombre e luci. 
Sara – interpretata da Teresa Saponangelo – è un’ex agente dei servizi segreti che ritorna in scena dopo la misteriosa morte del figlio. La donna cerca risposte a un evento che l’ha spezzata interiormente e sospinta verso un profondo isolamento. Per trovarle si rivolge a Teresa (Claudia Gerini), amica e ex collega. Il mondo dello spionaggio però non fa nulla per nulla.
Ogni favore ricevuto ha un prezzo da pagare. Sara lo sa bene e inizia così un percorso alla ricerca della verità che finisce per sconvolgere tutte le sue certezze, non escluso il passato di suo figlio. Così, tra passato e presente, tra vecchi e nuovi nemici, la strada della donna si intreccia con una serie di eventi che la costringeranno a mobilitare tutte le sue risorse e le sue abilità da agente. 
Un thriller avvolgente , pieno  di colpi  di scena ,  alcuni prevvedibili  ovviament e per  conosce  le  vicende  storiche   politiche  dell'italia  che  sono il  contorno    del  romanzo  e    della   serie   ed  usa  come analisi  il  dubbio sule  versioni  ufficiali  e  un  complottismo  critio  o     o  per  chi 
Uno dei grandi pregi della serie sta nella capacità di abbinare suspense e profondità emotiva. Diversi spettatori hanno definito Sara – La donna nell’ombra come un «thriller calmo ma avvolgente, che cresce episodio dopo episodio». La scrittura della serie, molto coinvolgente, spinge quasi senza accorgersene lo spettatore a “divorarla”. Ben bilanciato anche l’equilibrio tra qualità visiva, tensione psicologica e interpretazione.
Infatti  Sara – La donna nell’ombra punta molto sull’atmosfera e sull’evoluzione del personaggio. È una serie che riesce a conquistare silenziosamente gli spettatori e che per essere potente non ha bisogno di correre e imprimere ritmi frenetici agli eventi. La presenza di Teresa al fianco di Sara aggiunge poi ulteriori sfumature e accenti a una dinamica mai banale tra le due donne. In sintesi, la serie diretta da Carmine Elia è un crime sofisticato che non parla solo di noir ma anche di dolore, memoria, identità, amicizie spezzate e ferite mai rimarginate.Un noir interiore tra silenzi e memorie: così appare Sara-La donna nell'ombra. La serie segna l'ingresso televisivo di un personaggio davvero particolare: non una detective tradizionale, ma una donna segnata dal dolore che usa le sue competenze professionali per una ricerca personale di verità e giustizia.Inoltre L'adattamento della saga letteraria di Maurizio de Giovanni vede Teresa Saponangelo in una grande interpretazione. La forza della serie, infatti, sta nella sua capacità di esplorare il lutto materno attraverso la sottrazione. È pacata, in controllo, quasi dimessa. Ci fa dimenticare i detective geniali e fuori dalle righe tutto genio e sregolatezza. Qui di genio ce n'è tanto, ma non è necessario strafare per mostrarlo. Gli altri personaggi non possono che rispondere alla recitazione di Saponangelo: nulla, così, risulta mai eccessivo.
Oltre a Teresa Saponangelo (Sara) e Claudia Gerini (Teresa), nel cast troviamo Flavio Furno (Pardo), Chiara Celotto (Viola), Carmine Recano (Massimiliano), Massimo Popolizio (Corrado Lembo) e Antonio Gerardi (Tarallo).Beh, il finale di Sara – la donna nell’ombra   sembra     per  chi   ha  letto i romanzi    che non ha lasciato nulla in sospeso, quindi è probabile che una seconda stagione dipenda dall’accoglienza dello show su Netflix.


10.4.25

c'è una certa confusione intorno alla serie i netflix in uscita il 30 aprile su Lady Oscar

 I fan ma  anche    chi   lo   ha  visto  nell'infanzia  o rivisto   non hanno capito che la Lady Oscar che arriverà su Netflix il 30 aprile non è quella Lady Oscar   che tutti  abbiamo visto    da  ragazzi  .  Infatti  certe volte la nostalgia tende delle trappole, confonde i sensi, annebbia la mente. È quello che sta succedendo con Le rose di Versailles, nuovo adattamento del manga Versailles no Bara di Riyoko Ikeda, classico del fumetto giapponese che in Italia tutti conosciamo   con il titolo di Lady Oscar. Netflix ha annunciato che il 30 aprile sulla piattaforma arriverà il film omonimo, uscito in Giappone il 31 gennaio
scorso e ancora inedito in Italia. Nei commenti ai post-annuncio sui profili social di Netflix, in tanti gioiscono del fatto di poter finalmente rivedere la serie animata trasmessa per la prima volta in Italia nel 1982. « I commenti di questo tipo »  secondo     quel  che  riporta  https://www.rivistastudio.com/  « sono talmente tanti che immaginando le difficoltà dei social media manager di Netflix: è  indecisa se  de rispondere   a tutti singolarmente spiegando che non si tratta della serie animata ma di un film uscito nemmeno tre mesi fa che adatta lo stesso manga e racconta la stessa storia. 


E  stata incerta     se  fare    un post di spiegazione e speriamo che lo leggano e capiscano tutti o  Non dire niente, così tantissime persone andranno a vedere il film convinti si tratti della serie . E  quindi  usare lo stesso trucco  di checco Zalone   per  promuovere  il  film  Tolo Tolo .Come  si può  notare   facendo  un giro   su i social    e  non solo   tra i commentatori, però, non ci sono solo i “confusi”. Come la tradizione di internet vuole, ci sono anche quelli arrabbiati, indignati, contrariati. Perché? Perché Netflix non avrebbe richiamato i doppiatori della serie anime del 1982, in particolare Cinzia de Carolis, la voce italiana originale di Oscar. Infine, ci sono gli ultraconservatori, quelli che proprio non accettano che di Lady Oscar possa esistere una versione nuova, diversa da quella che hanno visto da bambini o ragazzini. Diversi, infatti, i commenti che sottolineano che la “vera” Lady Oscar non è questa ma quella che si trova disponibile su Prime Video, abbonandosi al servizio Anime Generation. Quella che arriverà su Netflix sarebbe addirittura una «versione fake», si legge in alcuni avvelenatissimi commenti.In realtà, Le rose di Versailles da   quel    che    s'intravede   dal  promo  o   gli appassionati  di  manga e anime    pare  che  sia   un ottimo film, diretto da una brava regista (Ai Yoshimura), scritto da una veterana degli adattamenti (Tomoko Konparu) e animato da uno dei migliori studi giapponesi (MAPPA). Non fatevi anzi  facciamo   ingannare dalla nostalgia e vedetelo  prima  di   parlare   a  vanghera   Io  farò   cosi lo  vedrò (   o meglio   rivedrò  nel mio  caso visto che   dal  trailer   




mi  sembra a  prima  vistsa una  copia  dell'originale  cambia solo la  grafica    della  vecchia  ) , se  ci  riesco ,   la  serie   con  mia  nipote    lei  per  la prima volta   non conosce  l'originale   e   io  conoscendo  l'originale   . 

14.3.25

Il gattopardo di netflix parodia o telenovela ?

 

per  chi ha  fretta   e  non  vuole  leggersi  tutto   l'articolo    ecco  una  sintesi  della  recensione  dell'opera    


Il Gattopardo

5Voto

Il Gattopardo di Netflix offre un'apparenza moderna e scintillante che maschera una narrazione superficiale, incapace di onorare il peso storico e culturale del capolavoro italiano.


PRO
Immagini e scenografie lussuose che catturano lo sfarzo visivo

CONTRO  Trama frammentata e personaggi poco approfonditi
Adattamento che semplifica e banalizza una storia ricca di significato

le  foto  sono tratte    da 



Appassionato  di tutto quello che  a  che fare  con la  storia  e   le  storie   dopo  il  conte  di montecristo andato   in onda  sula  Rai    decido di vedere    su netflix  ,  la  nuova  versione  de il  Gattopardo .  Ho  visto la  prima  puntata     con mia madre  ,  classe  1943  ,   amante  del vecchio  Gattopardo   ( romanzo e  film )   e  poi le  altre da  solo  . Commentandolo  con  lei   ad un certo  punto    mi  chiede  a    me  che  ho  visto    il  vecchio  film  e  ora   la  serie mi    chiede  « siamo certi che “Il Gattopardo” formato Netflix sia stato apprezzato dale  generazioni successive  alla nostra  in particolare   quella    d'oggi   alla    quale sembra essere rivolto? »    non  ho     fatto neppure  ad aprire  bocca    per  risponderle     che lei   continua   :  « Concetta, interpretata dalla brava Benedetta Porcaroli, è al centro di questa nuova serie. Nel romanzo e anche nel film la figlia preferita del principe di Salina è dolce e misteriosa, portatrice del senso tragico del lignaggio, del dovere e dell’obbedienza.


Ma voi  ai ragazzi (  in realtà  ho quasi 50  anni  e    mia  madre  mi chiama   ancora   ragazzo  😇😂) rispetto  ai tempi   dei tuoi nonni  e    nostri  piace facile, sembrano dire gli autori della serie tv e si buttano sul femminismo spinto. Così, mentre Concetta diventa una donna forte e decisa, la continuatrice della stirpe, ecco che occupa la scena anche una Deva Cassel con la parrucca riccioluta nella parte di Angelica. Per Tomasi di Lampedusa e Visconti la sposa di Tancredi è una cinica e spensierata forza della seduzione, mentre nella serie tv diventa un’arrampicatrice con il tacco 12 e la borsetta firmata. Le donne coincidono con stereotipi più o meno vincenti, la complessa storia dell’Unità d’Italia va a farsi benedire tra mossette aggraziate e (falsa) emancipazione femminile. Non bisogna rimpiangere il passato, ma davvero ai giovani piace questo ? »
Stavo  per    gli  risponerli   ma    poi  è venuta l'amica   con  cui lavora  a maglia  . Quindi  lo faccio   qui  con  questo post .
Mah che dire . Io l’ho guardata senza pregiudizi e senza cercare la fedeltà  a  tutti  i costi  , apprezzando, anzi, la sfida di una serie televisiva che avrebbe dovuto liberarsi di ben due capolavori, il libro di Tomasi di Lampedusa e il film di Visconti, che già tra loro si somigliano, ma non si identificano.  « Si può dunque rileggere Il Gattopardo, [ come   è  stato  fatto  con il conte  di Monte  Cristo  ]  con una lente di infedeltà non solo Netflix, moderna, popolare e familiare e mettere, perché no?, Concetta contro Angelica. Sono spunti che non offendono la trama e neppure l’impianto storico, il Risorgimento e la sicilianità, che possono diventare sfondo, ambiente, atmosfera purché si rispetti il senso, l’esprit di un’opera. E invece in  questo  caso   la pigrizia mentale o  fare  un prodotto  troppo  commerciale  ha prevalso e il romanzo è stato ridotto  a soap opera alla sudamericana con un Gattopardo che parla come don Vito Corleone, le donne sono “modello Ferragni” e tutto sa di  caricatura. Quando poi Angelica ha  tolto la benda a Tancredi e gli ha  leccato la ferita, ecco a quel punto  anche l’erotismo è diventato comico. Mentre   scrivo la  replica   mi sono ricordato  anch'io  come  Francesco Merlo    su  repubblica   del 13\3\2025  che la parodia   cinematograficva  era già stata fatta  da  il film comico   I figli del leopardo  film del 1965 diretto da Sergio Corbucci.  con Franco &  ciccio .Nel quale il principe era Ciccio. Franco, vestito da Angelica, gridava “abbasso Garibaldo, viva il borbonico” e il “leopardo” alla fine veniva cucinato con le patate, proprio come ha fatto Netflix  . E  che  c'è   anche    quella     avvenuta    in ambito fumettistico
su topolino  .
Ora  Se  con   l'ultima   versione   de il Conte  di  Montecristo   ( vedere      miei  recensioni     ⅠⅠ  )     seppur  con dei limiti    s'è   riusciti    a  mantenere  intastto il messaggio   dell'opera  originale   senza  troppi  stravolgimenti    e senza  snaturalo  qui    s'è arrivati   oltre  che    a  una  parodia   a   una sorta di telenovelas latino americana degli anni 80 \90 . Infatti   :  «   l’adattamento in serie di Netflix che mi ha lasciato un sapore amaro. Da sempre c’è stata l’aspettativa di rivivere quella magia che il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e il film di Luchino Visconti hanno saputo regalare alla cultura italiana. Invece, questa versione si perde in una modernizzazione forzata che stravolge il senso profondo della storia. » (  sempre  da Il Gattopardo è un adattamento Netflix che delude   di  Wonder Channel ).L'essenza   storica e sociale del romanzo si perde in una retata di scene d’amore e drammi sentimentali.  Infatti  Netflix ha deciso di puntare tutto su un racconto “in costume” in chiave moderna, cercando di attirare un pubblico giovane con atmosfere che ricordano titoli come la saga di Bridgerton. Il risultato è un’opera che sembra voler trasformare una storia complessa   e  articolata  in una semplice narrazione di relazioni amorose, sacrificando la profondità e la ricchezza dei personaggi. Un adattamento moderno: fra romanticismo e superficialità .  Infatti la scelta di modernizzare il racconto si rivela un’operazione azzardata. La sceneggiatura, è  si   ben  scritta  ma  in modo da enfatizzare le scene romantiche e i drammi sentimentali, ignora molti degli aspetti storici e sociali che hanno reso Il Gattopardo un classico. In sei episodi da circa un’ora, si tenta di dare spazio a relazioni complicate e amori non corrisposti, ma il risultato è un racconto frammentato, che non riesce a dare un senso comletamente   coerente alla trasformazione della Sicilia e dell’Italia intera.la direzione di Tom Shankland si perde in ripetizioni e cliché: la modernizzazione si traduce in una narrazione che sembra volersi rivolgere a un pubblico che preferisce il sensazionalismo al contenuto sostanziale. Le scene che dovrebbero esaltare la bellezza e la complessità del romanzo diventano momenti superficiali, in cui il dialogo tra il vecchio e il nuovo si dissolve in una retorica banale.   
Sulla   stessa  lunghezza    d'onda   di  mia  madre    è   la recensione  di  Wonder Channel « Il punto focale della serie è il personaggio di Concetta, interpretata da Benedetta Porcaroli, che vive un’agonia amorosa e una contrapposizione diretta con la figura di Angelica, interpretata da Deva Cassel. La scelta di dare così tanto spazio a queste dinamiche sentimentali, a discapito di una narrazione più storicamente radicata, impoverisce il racconto. Concetta appare come un’icona di sofferenza d’amore, ma la sua storia viene raccontata in modo superficiale, senza approfondire le sue sfumature psicologiche. Anche il protagonista, il principe Fabrizio, resta un personaggio in ombra, valorizzato solo negli ultimi due episodi, come se si volesse rimandare il momento clou fino a quando ormai il pubblico ha perso l’attenzione. »
Infatti uno degli elementi che rendeva il romanzo ( non letto m'ero accontento dei film Il Gattopardo del 1963 diretto da Luchino Visconti. visto da ragazzo ) così potenti era la presenza della Sicilia, un territorio ricco di storia e cultura. Qui, invece, la Sicilia viene quasi trascurata. Le immagini, pur cercando di richiamare il lusso e la decadenza del passato, non riescono a trasmettere quel senso di appartenenza e di lotta interiore che caratterizzava il vecchio mondo siciliano.Infatti Netflix si affanna a costruire un’atmosfera glamour e moderna, ma dimentica di dare spazio ai contrasti, alle contraddizioni sociali e politiche che il racconto originale aveva in abbondanza. L’aspetto geografico, che avrebbe potuto essere un personaggio a sé stante, invece rimane in secondo piano, quasi come se si volesse evitare di affrontare temi troppo complessi per un pubblico ormai abituato a trame semplificate.Per quanto riguarda la recitazione e il cast sono riuniti volti noti come Kim Rossi Stuart, Deva Cassel, Saul Nanni e Benedetta Porcaroli. Non si può negare che ci sia talento, ma anche qui la scelta dei personaggi e il modo in cui vengono caratterizzati risultano deludenti. I ruoli, in particolare quello del principe di Salina, non vengono approfonditi come meriterebbero. L’interpretazione è spesso superficiale da quel poco che ne capisco di recitazione è priva della profondità che si aspettano i fan di una storia così complessa.Le relazioni tra i personaggi appaiono forzate e prive di quella naturalezza che rendeva il film di Visconti un capolavoro. Ogni personaggio sembra recitare una parte preconfezionata, senza quella scintilla di originalità e spontaneità che, in un buon adattamento, fa la differenza. La chimica tra gli attori non compensa una sceneggiatura che non osa andare oltre i soliti cliché.La mia delusione è quasi totale. Mi aspettavo che l’interpretazione moderna che rimanesse fedele non dico al romanzo ma almeno allo spirito del romanzo, che fosse una rivisitazione che potesse parlare sia ai nostalgici dei grandi classici italiani sia ai giovani che cercano emozioni forti. Quello che ho visto è una serie che sacrifica la profondità per l’estetica, che riduce un’epopea storica a una semplice storia d’amore Infatti l’operazione di “modernizzazione” è mal riuscita. La retorica contemporanea, fatta di facili emozioni e di un’eccessiva attenzione agli aspetti superficiali, si scontra con il peso storico e culturale del racconto originale. La serie manca di coerenza e di una direzione chiara, e questo si nota in ogni scena.
Concludendo questo Gattopardo è un adattamento che delude noi  abituati al modello  classico   su più fronti . La mancanza di una narrazione coerente, la superficialità nella caratterizzazione dei personaggi e la trascuratezza o quasi dell’aspetto storico trasformano quella che poteva e  all?nizio  sembrava  essere un’opera di grande impatto pur rimanegiato  in una mera rielaborazione sensazionalistica. La serie non riesce a catturare l’essenza del romanzo e del film di Visconti, trasformando una storia ricca di sfumature in una semplice narrazione d’amore e intrighi familiari come una telenovela .
Io non mi sento di consigliare questa versione del Gattopardo a chi ama grandi classici italiani o s'aspetti ( pubblico sempre più raro ) una storia che faccia riflettere, questa serie non fa per voi . Se invece cerchi qualcosa di leggero, con belle immagini e un ritmo che, per un attimo, ti distrae dalla realtà, se  sei abituato  alle  telenovelas  potresti darle una chance o fa per voi . Ma, sinceramente, la mia esperienza è stata deludente. Non c’è quel brivido, quella profondità che contraddistingue una grande opera.Comunque   non è male  . Voto  5 

14.2.25

BOICOTTAGGIO SAN REMO 2005 GIORNO III ° TUTTI CANTANO E PARLANO DI SAN REMO PER FORTUNA CHE C'E' NETFLIX COME PARTENOPHE DI SORRENTINO

 


    BOIGOTAGGIO    SAN REMO  2005     GIORNO  III °  TUTTI   CANTANO E  PARLANO DI  SAN REMO  pPER   FORTUNA CHE  C'E' NETFLIX .  - PARTENOPHE  DI SORRENTINO  


Ieri  anche se  per  pochi  minuti    avevo  in mano  il  telecomando   e  mia madre   in attesa  di  piazza  formigli su  la  7  : <<  prova  un attimo  a   mettere  il  festival   >>   e ho visto  il  banale   sketch    di Katia Follesa  e la  canzone di Sarah Toscano - "Amarcord"  .  testo buono  , musica  mediocre  in quanto la  musica  un misto  fra  orchestra  e musica elettronica copriva   la  sua  voce  , voce    discreta    da quel  che    ne  capisco   di aspetti vocali . Poi  ho  ricambiato  e messo la  trasmissione  del 7   piazza  pulita     speciale  , e  subito  dopo ho ridato lo scettro  televisivo    a mia  madre   ed  ho  ripreso la 
lettura   il mio noir  Perdas de Fogu, di Massimo Carlotto con i Mama Sabot, Roma, Edizioni e/o, 2008. ( ISBN 978-88-7641-841-9 )  e  dato  lo scettro televisivo    a  mia   madre    che ha    dopo  10    ha  provato a  rimettere san remo ,  ma (  non   ho fatto in tempo  a vedere chi    ci  fosse  e  mi ha chiesto di   mettere su  Netflix  Partenophe  di Sorrentino  che  non  gli erano  chiari alcuni  passaggi . Ne  approfitto   per recensurlo  . 

Esso  è   uno  dei  migliori i Sorrentino Se  da     un   lato c'è   : <<   un'inebriante riflessione sul mondo, in cui le persone e i luoghi sono visti e vedono se stessi».  come   ha  detto  Siddhant Adlakha di Variety   c'è anche    ed  innnegabile    : <<  l'auto-parodia di se stesso» e il film come «uno spot di due ore per un profumo davvero troppo costoso».Peter Bradshaw di The Guardian ha assegnato al film due stelle su cinque.    E' vero che  ci sono degli echi    Felliniani  ma  la  recensione     di   :  Eric Neuhoff del quotidiano francese Le Figaro: «All'improvviso, bellezza. Colpisce come un fulmine. Con un movimento di macchina Paolo Sorrentino spazza via la trivialità del mondo». Egli      riprende un motivo suggerito anche da altri critici: «C’era una volta il binomio Fellini-Roma. Napoli ha trovato il suo equivalente grazie a Sorrentino».  Mi  sembra  troppo   esagerata   . Cosi  come      la  Meno entusiasta l'opinione di Jacques Morice di Télérama, il quale afferma che il progetto risulta «lontano da Roma-Fellini, il binomio Napoli-Sorrentino non è altro che una somma di graziosi luoghi comuni».    Cosi come       quella    Didier Péron di Libération descrive il film come « un porno da cui sono state sistematicamente tagliate le scene hard» contestualizzate all'interno di «un enorme macchinario sulla vita dei ricchi e dei potenti, che ha l'estetica della pubblicità ed è cofinanziato da un grande marchio della moda; Sorrentino prova a convincerci che anche i milionari hanno un'anima».  S'avvicina  più al

vero invece     qiuella     di   Boris Sollazzo di The Hollywood Reporter Roma afferma che con Parthenope il regista si sia «disunito e ricomposto» assimilandolo a François Truffaut e Bernardo Bertolucci, apprezzando la fotografia «certosina e vibrante» di D'Antonio, le musiche «accordate a scenografie» di Marchitelli e i costumi di Poggioli, definendo il progetto nel complesso «un album di archetipi antropologici e di interpreti sopraffini».   C'è       come  fa  notare  Valerio Sammarco di Cinematografo   che  assegna  i  n maniera  esagerata   al film quattro stelle su cinque, scrivendo che Sorrentino «ritrova l'astrazione e la seduzione ammaliante de La grande bellezza», trovando il film «continuamente sospeso tra la tensione al sublime e la caduta nel baratro, popolato di fantasmi malinconici».  Allo stesso      tempo     lo evidenzia    bene   Gabriele Maccauro, per Quarta Parete, scrive che «Parthenope è una pagina bianca, un film i cui dialoghi – e ce ne sono di eccezionali – appaiono totalmente superflui e dove tutti i personaggi non fanno che oscillare tra miseria e redenzione.»  Comunque non era male    perchè  : «Il film nasce dall'idea che l'avventura del passaggio del tempo nella vita di un individuo è qualcosa di epico, qualcosa di maestoso, di selvaggio, di doloroso e meraviglioso.»(Paolo Sorrentino)  e   riesce     anche  se   fra  alti  e  bassi     , tra  ampollossità e  prolissità      ad evidenziarlo  .  Un buon film  .  Ma  troppo   pesante  .  Infatti   Il film inizialmente si sarebbe dovuto intitolare come il romanzo che aveva scritto Jep Gambardella ne La grande bellezza, L'apparato umano, perché la vita di Parthenope, a detta di Sorrentino, «è costellata da una miriade di incontri di varia natura: familiare, sentimentale, sessuale, professionale o a volte paterna senza che la figura di riferimento fosse il padre. E questa costellazione di esseri umani che attraversavano la vita di Parthenope volevano essere una rappresentazione di molte anime della città, non di tutte ovviamente, talmente tante da rappresentare un apparato di un'umanità napoletana». Il regista ha anche dichiarato di aver abbandonato l'idea in quanto trovava «orribile» citare se stesso.Ma   è  come  se   lo avesse  fatto   .  voto 6.5 

21.12.24

madre parallela di pedro almodovar un ottima alternativa alla melassa natalizia

  non  esiste  la storia  muta  .  per  quanto le  diano fuoco . per     quanto la  frantumini  ,  per    quanto la  falsifichino  ,  la  storia  umana  si  rifiuta  di tacere

                                                           Eduardo Galeano 

Cercando  un  film   non importa  il genere   a prescindere  dal genere  e dall'anno di realizzazione  ,
purché  alternativo   alle   tematiche  caramellose    del  natale  ,   su netflix  ho trovato il  penultimo  film  ( https://it.wikipedia.org/wiki/Madres_paralelas Madre  parallera  )    di Pedro  aldomovar  .  La  frase  riportata  come incipit   del  post   riassume    Madres paralelas è un film del 2021 scritto e diretto da Pedro Almodóvar Secondo l'aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes, il film ha ottenuto un indice di apprezzamento del 96% e un voto di 8,2 su 10 sulla base di 215 recensioni. Su Metacritic, il film ha ottenuto un voto di 88 su 100 sulla base di 46 recensioni, indicando un'«acclamazione universale. Giudizi  \  recensioni   più che meritate . Uno dei film  , a mio avviso  più belli ed intensi del regist 




La  frase  riportata  come incipit   del  post   riassume      Madres paralelas è un film del 2021 scritto e diretto da Pedro Almodóvar .   Secondo l'aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes, il film ha ottenuto un indice di apprezzamento del 96% e un voto di 8,2 su 10 sulla base di 215 recensioni. Su Metacritic, il film ha ottenuto un voto di 88 su 100 sulla base di 46 recensioni, indicando un'«acclamazione universale. Giudizi  \  recensioni   più che meritate . Uno dei film  , a mio avviso  più belli ed intensi del regista  .Infatti   secondo il regista : <<  Il film inizia con Janis che cerca un modo per aprire la tomba dove giace il suo bisnonno, assassinato durante la guerra civile spagnola, e termina tre anni dopo con l'apertura della tomba stessa.Al centro, il rapporto tra tre donne che si incontrano in una stanza d'ospedale prima che due di loro partoriscano. Janis, una donna di mezza età, è felice ed emozionata prima del parto; Ana, un'adolescente, è spaventata e traumatizzata dalla sua futura maternità; e Teresa, la madre di Ana.Quando restano sole, Janis cerca di trasmettere ad Ana tutto il suo entusiasmo e la sua gioia. Entrambe sono in una gravidanza non attesa, e saranno delle madri single. Quando Janis le dice che "non se ne pente", Ana invece le confessa che le dispiace e solo mesi dopo le spiegherà il perché. Madres paralelas parla degli antenati e dei discendenti. Della verità sul passato storico e della verità più intima dei personaggi. Parla dell'identità e della passione materna attraverso tre madri molto diverse tra loro: Janis, Ana e la madre di Ana, una madre egoista, priva di istinto materno, come lei stessa confesserà.Come narratore, in questo momento sono le madri imperfette quelle che più mi ispirano. Sono madri molto diverse da quelle che sono apparse finora nella mia filmografia.Per strane circostanze, Janis è costretta a vivere in piena contraddizione tra la verità storica (il suo bisnonno sepolto in una tomba) e la sua verità più intima, legata alla figlia. Il suo dilemma morale è al centro della storia e rende Janis un personaggio complesso, generoso, contraddittorio e persino meschino. È un personaggio molto difficile da interpretare perché ha sempre più di un volto, fino a quando il suo senso di colpa e la vergogna provocata dalla menzogna in cui vive la fanno esplodere.Nonostante tutti questi elementi appartengano al genere melodrammatico, ho deciso fin dalla sceneggiatura e dalla messa in scena che Madres parallelas sarebbe stato un dramma intenso e contenuto, difficile da interpretare, e con una protagonista che magari non è un modello da seguire ma che mi ha attratto proprio per questo. È il personaggio più difficile che Penélope Cruz abbia mai interpretato fino ad ora, sia con me sia senza di me. E probabilmente il più doloroso. Il risultato è splendido, come sempre Penélope ha dato il massimo. Al suo fianco, la giovane Milena Smit è la grande rivelazione del film. La purezza e l'innocenza della sua Ana accentuano le parti più oscure di Janis. Entrambe sono molto ben accompagnate da Aitana Sánchez-Gijón e Israel Elejalde. Alla fine, faranno tutti parte di una famiglia pittoresca e inattesa ma comunque vera e autentica. >> https://www.filmtv.it/film/202297/madres-paralelas/
Chi ha  visto   solo   alcuni  film  , ma  soprattutto   chi   vede  i film di  Aldomovar  solo  come rappresentate  delle tematiche  Lgbtq+  rimane  spiazzato  come  è successo  a  me  all'inizio perché  il mélo si spoglia, si asciuga e si fa dramma - umano e storico - con una posizione tanto netta e precisa da diventare quasi arringa, dichiarazione d’intenti, manifesto (rigoroso ma non didascalico, sia chiaro). E così Janis si ritrova per reazione a insegnare perentoria ad Ana - quasi ordinandoglielo - la necessità di Guardare e Sapere. Perché le ferite del passato si devono rimarginare ma le cicatrici non si cancellano e conoscere il passato e la Storia è un dovere morale ancora prima che un’esigenza. Un obbligo per posizionarsi consapevolmente nel mondo in cui si vive, per scegliere chi si vuole essere, per rendere possibile anche un assetto affettivo e relazionale tanto esteso e improbabile e inclusivo da diventare, probabilmente, l’unica prospettiva accettabile. Un mix perfetto   di dramma ,  amore  (  etero  e omo  )  amicizia ,  di ricerca  e coltivazione  della memoria  .

per  chi  volesse   farsi  un  ulteriore   idea    ecco  alcune delle    recensioni   ottenute  

17.11.24

l'attrice israeliana Noa Cohen, per interpretare Maria di Nazareth: furia dei pro-Pal contro il film “Mary” di DJ Caruso su netflix

 
Pochi giorni fa Netflix ha pubblicato il trailer (  io  prefrisco  chiamarlo  promo  ma  fa lo stesso ) del film “Mary”, un’epopea biblica di formazione che racconta la figura di Maria di Nazareth. La pellicola sarà disponibile sulla piattaforma a partire dal 6 dicembre, ma non mancano le polemiche  e  le proteste  di boicottaggio  . Il motivo? La decisione di affidare il ruolo della protagonista all’attrice  israeliana Noa Cohen, già conosciuta per “Silent Game” e “Infinity”.  Tale   Una scelta che ha scatenato violente proteste sui social da parte degli attivisti pro-Pal, che ora chiedono il boicottaggio del film diretto da DJ Caruso.

L’attrice chiamata a vestire i panni di Maria è finita nel mirino degli haters sia perché israeliana, sia perché ebrea. I social sono stati invasi da commenti antisionisti e antisemiti.  del tipo  :  “Una disgustosa ebrea ha ottenuto la parte”, “Gli ebrei hanno creato questo e gli attori sono ebrei. No grazie”. E ancora: “Metà del cast è israeliano, inutile dire che è meglio evitare il film come la peste”, "La protagonista doveva essere palestinese", "Netflix fa schifo".
Molti hanno puntato il dito sul  genocidio in corso a Gaza, invocando una rivolta.Oltre alla già citata Cohen nei panni di Maria, da quel  che  ho apreso in  rete  ,   il cast comprende molti altri attori israeliani come Ido Tako, Ori Pfeffer, Mili Avital, Keren Tzur, Hilla Vido. Nel cast anche il due volte premio Oscar Anthony Hopkins, che interpreta Re Erode. Il film è stato girato in Marocco e, complice la tematica religiosa così delicata, il regista ha confermato che la scrittura e la produzione di “Mary” sono state realizzate con “grande cura” per creare “una storia che sembrasse sia sacra che moderna”. Interpellato da Entertainment Weekly, DJ Caruso ha post l’accento “sull’importanza che Maria, così come la maggior parte del cast, venisse selezionata da Israele per garantire l’autenticità”.
Evidentemente   la  maggior  parte di noi  pro-Pal ha teorie diverse…  . 
Ora Cari  amici\che  pro palestina   capisco  il vostro  odio   verso  la  stato d'israele  e  quindi  verso   il sionismo  per  la  sua  arroganza  verso  i palestinesi   la  cui  origine etnica  è  la stessa  degli ebrei non sionisti Premetto che  no ha   ancora  visto  ne  il   trailler  \  promo  del film e  vedendo ora  per la  prima  volta  una  foto   d'esso   quindi  riporto   il   commento un po'  aprioristico  su  Msn.it  \  bing  di     Annamaria Franzese
basta non guardarlo, al consumatore è rimasto questo potere ... a giudicare dalla foto, le stoffe, la copertina del bimbo...  anche i costumi sono di qualità "verosimile" :) ... non merita, si presenta come polpettone/soap

e quindi      se  anche   se  fosse  un polpettone   e  c'è un attrice  israeliana   perchè si  deve impedire  a  gli altri  di guardarlo     come sembra  propongono  di farlo alcuni  di   voi  pro palestina ?
Ma qui ( chiedo   scusa   a  chi   dovesse aver già  letto il precedente post  
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2024/11/belluno-coppia-di-tel-aviv-rifiutata-da.html ) ripeto    che   non bisogna  mai confondere i popoli con i loro governanti e con gli errori degli Stati. Ciò vale per gli israeliani come per i palestinesi . Lo dico da critico del governo israeliano e  di , ovviamente  senza  generalizzare  ,  di   alcuni israeliani  i cosidetti coloni  . 

29.6.24

il fabbricante di lacrime [ spoiller ] un bel film altro che quelli stucchevoli di moccia



N.b
Anche se il film , tratto l'omonimo romanzo del 2021 scritto da Erin Doom e pubblicato in Italia da Salani , diretto da Alessandro Genovesi è stato distribuito su Netflix il 4 aprile 2024 , metto spoiller ( se voete leggerlo ..... vostri clliccate su soluzione ) lo stesso rilevando un particolare importante che rovina il film a chi ancora ( anche se mi sembra strano 😜🤔🤨 ) non lo visto e vuole vederselo .
Dopo questa premessa ecco la mia recensione .


Un film ricco di sentimenti profondi , d'erotismo ed sensualità , non banale e poco scontato , un po' prevvedibile
 
Nonostante tale particolare possa essere ciò poco trascurabile soprattutto per chi come me si fa il suo film immaginando \ commentando : adesso succederà , scommetto che succede che .... ecc è Un film bello , niente male e non stucchevole per coloro che piacciono , ma anche non , tali generi con atmosfere dark \ gotiche con atmosfere tipiche degli anime o manga giapponesi in particolare quelli del sottogere : shōjo, anime per ragazze, principalmente storie sentimentali e d'amore;seinen, per un pubblico maschile dai 18 anni in su, con contenuti più sofisticati, violenti o erotici;josei, per un pubblico femminile dai 18 anni in su, che tratta soprattutto della vita quotidiana, lavorativa o sentimentale di giovani donne.

16.3.24

Il pene di Rocco Siffredi spaventa utenti Netflix: pioggia di disdette ed altre forme di perbenismo censorio ed uspolitico strumentale dellòa cancel culture

Supersex, la nuova serie di Netflix dedicata alla storia di Rocco Siffredi, ha fatto e sta facendo infuriare diversi spettatori con la semplice visione della clip promozionale. Il colosso dello streaming ha pubblicato su Instagram una breve scena della serie italiana, che ha suscitato lamentele per il suo
contenuto esplicito. Il breve video mostrava la star dello spettacolo, l’attore italiano Alessandro Borghi, mentre si metteva a suo agio con diverse donne poco vestite. Infatti La clip fatta sparire dall’Instagram di Netflix
US dopo poche ore. Non è chiaro però se sia stato rimosso a causa di reclami o feedback negativi. La serie, basata sulla vita del famoso attore adulto italiano Rocco Siffredi, ha già sconvolto alcuni abbonati Netflix. Le persone hanno criticato sia Netflix per aver rilasciato Supersex che Instagram per aver consentito la pubblicazione della clip . Mah neella clip, Borghi è a torso nudo su un divano rosso con una donna poco vestita in grembo, mentre altre donne li circondano. Anche se Borghi e la donna andavano su e giù, non era chiaro se stessero facendo qualcosa di volgare, e tutti i personaggi sembravano vestiti, anche se solo un po’. Ma gli spettatori si sono riversati sui social media per lamentarsi, criticando sia Netflix per aver mandato in onda lo spettacolo, sia Instagram per averne consentito la condivisione sulla loro piattaforma. Andando su X un fan ha detto: “Ora abbiamo il porno anche su Netflix? Sto cancellando l’account mentre parliamo, i miei figli non possono vederlo”.
Un altro ha scritto: “Stiamo rendendo il porno mainstream adesso? È piuttosto disgustoso che non ci siano avvertimenti su contenuti espliciti come questo”. Un terzo ha detto: “Che diavolo. Non è inappropriato per una piattaforma in cui i BAMBINI TI SEGUONO ?!”. Mentre un altro fan infastidito ha detto che la clip volgare potrebbe non aiutare coloro che hanno sofferto di dipendenza dal porno. Molte persone hanno incolpato Instagram per aver permesso che il contenuto venisse mostrato, e diversi utenti irritati si sono anche lamentati del fatto che i loro post sulla guerra tra Israele e Palestina fossero stati censurati. Ma il post sfacciato di Netflix non lo era.

Ora concordo l'indignazione pewrchè ci sono stati due pesi e due misure e che a chi come il sottoscritto soffre ed lotta contro la sua pornodipendenza possa creare problemi ma mi danno fastidoi benpensanti ipocriti infatti



per lo più visto che Sex Education è serie televisiva britannica, di 4 stagioni creata da Laurie Nunn per il servizio on demand Netflix non ha creato scandalo . Quindi invece di proibirlo , o disdire l'abonamento spiegate senza preconcetti e tabù erchè non è adatto a loro , la censura è inutile perchè andrà a vederselo d'amici o ricorrerà ad un abbonamento pirata per vederselo , come facevo io con i fumetti , giornali , film per adulti .


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L'ipocrisia culturale della sinistra: cancella in Natale, celebra il Ramadan
di Francesco Giubilei • 5 ora/e




quando la cancel culture è usata come scusa la destra accusa il pd milanese per aver augurato buon ramadam alla comunità islamica .
Mah per me non si tratta d'ipocrisia in quantro nnon si sta elogiando la religione islamica \ mussulmana a scaito di quella cristiano \ cattolica , ma si sta semplicemente augurandogli buon ramadam . quindi quanto riportato da ilgiornale


<< Ricordare le nostre radici cristiane, celebrare il Natale ed esporre il crocifisso nei luoghi pubblici viene ormai considerato dalla sinistra un attacco alla laicità dello Stato ma, elogiare il Ramadan, è consentito . [...] Si tratta di un passaggio significativo perché aiuta a comprendere la mentalità che anima la sinistra italiana (e occidentale). La solerzia con cui si spendono per ricordare e celebrare le tradizioni musulmane è pari solo all'attenzione dedicata a cercare di cancellare le nostre tradizioni.>> Risulta strumentale e fazioso . Cosi come è a mio avviso inesistente la tesi sostenuta da il giornale che arriva a citare il pensatore conservatore inglese Roger Scruton definisce fenomeni come questi «oikophobia», odio per la propria casa e perciò per l'identità occidentale. Si tratta di un fenomeno non più solo culturale e politico ma anche antropologico in una parte della popolazione occidentale che tende a vedere in modo negativo i valori occidentali e a volerli perciò cancellare esaltando al contrario tutto ciò che arriva da altre culture. A forza di essere inclusivi con gli altri abbiamo finito per odiare noi stessi.






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"La mostra in chiesa è blasfema". E i fedeli presentano un esposto in procura





© dal web

La mostra d'arte attualmente in corso presso la chiesa di Sant'Ignazio a Carpi continua a non riscontrare il favore dei fedeli, perlomeno stando a quel che riporta la stampa emiliana. Uno, in particolare, il quadro che viene contestato e reputato blasfemo. E nelle scorse ore, su istanza di alcuni parrocchiani (e non solo) è stato trasmesso un esposto alla procura della Repubblica di Modena, che invita i magistrati ad indagare l'arcivescovo Erio Castellucci e i suoi collaboratori per vilipendio della religione cattolica, bestemmia ed esposizione di immagini blasfeme in luogo sacro. Questo è quanto riporta il sito web ModenaToday, a proposito di una vicenda che sta facendo discutere e che promette di travalicare i confini regionali. Ad essere finita nell'occhio del ciclone è l'esposizione artistica "Gratia Plena", dell'artista Andrea Saltini: molti non avrebbero in particolare gradito un dipinto nel quale si vede un uomo chino sul corpo del Cristo morente. La testa dipinta all'altezza del pube lascerebbe a loro dire intendere come la persona ritratta di spalle sia impegnata nel praticare una fellatio. “Ho trasmesso alla procura competente i primi atti nei quali si precisa come tali rappresentazioni costituiscono pubblica, palese ed esplicita offesa della fede cattolica - ha spiegato l'avvocato Francesco Minutillo, che assiste i fedeli - realizzando il vilipendio tanto della fede stessa quanto delle migliaia di fedeli, che giustamente scandalizzati ed indignati, hanno già sottoscritto appelli di chiusura e rimozione della mostra e partecipato a pubbliche preghiere di riparazione.

Fin qui niente da eccepire in quanto la mostra s'è tenuta in un luogo sacro e se ne sarebbe offesa la sensibilità . Ma da li avanzare anche la richiesta del sequestro delle opere affinché venga immediatamente fermato lo scempio in corso”.Mi sembra proprio censura bella e buona

28.7.23

anche le serie di breve durata posso essere profonde ed intense il caso della serie netflixiana : I pazienti del dottor García occhio

Nel semi desolante panorama  infilmico televisivo estivo  e poca voglia causa caldo torrido  di spostarmi dal soggiorno munito di pompa di calore  e quindi uscire in giro   o cercare nella stanza del PC   in rete film  pirata,  ho visto una fiction storico  drammatica su Netflix .

Dentro c’è tutto: la spy story, il mélo, l’affresco storico di largo respiro. DaSerie Tratta dal romanzo omonimo di Almudena Grandes (1960-2021). la serie I pazienti del dottor García ( e presumo anche il tomo del romanzo sono 800 pagine ) è una serie dall’intreccio spesso, di grande valore narrativo e civile. infatti sia il romanzo sia la serie sono Una storia che collega eventi reali e sconosciuti ( o poco coosciuti della seconda guerra mondiale e del franchismo, per costruire le vite di personaggi che condividono non solo il destino della Spagna, ma anche quello dell'Argentina non perdere per nessun motivo (ma serve concentrazione).  Infatti  <<  (... )  Almudena Grandes è stata una delle voci della letteratura spagnola contemporanea più solide e importanti: morta di cancro alla fine di novembre del 2021, ha lasciato un’eredità letteraria, declinata in senso narrativo e solo sporadicamente drammaturgico, con cui non solo il suo Paese, ma tutto il mondo, si sta ancora confrontando e, ancor più, si confronterà nei prossimi decenni. Applaudiamo con ammirazione la scelta di Netflix di distribuire l’adattamento in dieci episodi – densi, densissimi: astenersi se non si è disposti alla concentrazione  e  [  a  ragionare per  voli  pindarici ed  colegamenti    corsivo  mio  ] – di uno dei suoi romanzi più riusciti, I pazienti del dottor García (2017), edito da noi, come tutti gli altri libri della compianta autrice madrilena, da Guanda.  ( ....  segue  su I pazienti del dottor García: recensione della serie Netflix  del  sito cinematographe.it  )  >>
I pazienti del dottor García: impasto di fiction e non fiction, cultura   europea  e  cultura  latino americana uniti  in uno  straordinario romanzo spionistico di Almudena Grandes                    da cinematographe.it)

Come   Almudena Grandes per scrivere il romanzo, ponderoso anche nella mole,ha studiato le fonti storiche con attenzione, e, a partire da queste ultime, con altrettanta perizia, una perizia ingegneristica, gli  autori  della  produzione    di netflix   hanno  allestito un intreccio di notevole complessità ed estensione temporale: il romanzo copre un arco narrativo molto ampio, dagli anni della guerra civile spagnola (1936-1939) – rossi contro neri,  rossi  contro  rossi   cioè  comunisti  contro  anarchici   e  comunisti non staliniani  ( anche  se   quest'ultimo è  solo  accenato   ma  importante   per  delimitare    il  ruolo   del  secondo  protagonista   maschile  ed  uno  dei  pilastri del  film ovvero l'amicizia    profonda   tra Guillermo García (Javier Rey)  il medico , che rimane a vivere a Madrid dopo la conquista del paese da parte dei franchisti. A causa delle sue idee comuniste e per salvarsi la vita è costretto a nascondere e adottare la falsa identità di Rafael Cuesta Sánchez, e l'amico   che   poi l'aiuterà dal suo amico Manuel Arroyo (Tamar Novas) una spia sul lato repubblicano.  vale a dire repubblicani contro nazionalisti, riformisti contro conservatori-reazionari –, banco di prova internazionale della guerra mondiale di lì a venire, alla morte, nel 1975, del caudillo Francisco Franco, che, al termine della guerra civile, vinta dai neri, aveva instaurato in Spagna una dittatura di stampo fascista, e all’immediatamente successivo golpe militare attuato in Argentina nel 1976.
idem

È la storia, attraverso quattro decenni, di due amici, il “medico dei rossi” Guillermo García Medina, e la spia Manolo Arroyo Benítez, un paziente che gli deve la vita. Tra loro, una donna: Amparo, falangista – aderente al movimento nazionalista, di ispirazione fascista – di famiglia monarchica e clericale, dalla parte dei neri. Amica d’infanzia di Guillermo, è a lui legata da un’attrazione erotica le cui conseguenze rappresentano l’intreccio sentimentale della vicenda, affatto lineare nel suo sviluppo. Ma c’è anche Margaret, spia statunitense, con cui Manolo – Rafael, Felipe, Adrián, ed ancora altri nomi gli apparterranno, secondo un principio di moltiplicazione delle identità che asseconda le sempre diverse necessità spionistiche – stabilisce una relazione amorosa intermettente e una collaborazione professionale alla fine del secondo conflitto mondiale, quando la nazista e falangista Clara Stauffer si mette a capo di un’associazione segreta che si occupa di espatriare i criminali del Terzo Reich. Insieme a loro, altre donne e altri uomini – un pugile, in particolare, è una delle figure più dolenti dell’intera vicenda –, personaggi maggiori e minori, tutti comunque caratterizzati con duttilità psicologica e robustezza narrativa, motori di una storia che non si sfilaccia mai nella trama, ma si mantiene compatta fino alla risoluzione di ciascuno dei fili dipanati. 
La serie, prodotta da RTVE e distribuita da Netflix, si mette, da  quel che  dice  mia zia     che   ha  visto    sia  la serie  ( poi  a me  cnsiugliata     )  e  letto il romanzo ,  con puntiglio, a servizio del romanzo omonimo e lo adatta valorizzandone la costruzione narrativa al millimetro, chirurgica nei suoi ingranaggi, e l’ambizione di restituire, attraverso un intreccio di finzione, la testimonianza di fatti storici documentati. La Spagna fu il Paese che anticipò il conflitto internazionale che sarebbe scoppiato nell’anno della fine della sua guerra civile, nel 1939, e fu il Paese europeo che più a lungo ha pagato le conseguenze del fratricidio che si è consumato al suo interno e degli interessi politico-ideologici che le potenze mondiali, durante la guerra fredda, vi hanno proiettato, ora interessandosi alle sorti degli sconfitti, ora – come gli Stati Uniti – voltando loro le spalle, quando i vincitori si sono rivelati più ‘convenienti’ nella battaglia al comunismo.
Per accedervi, occorre, come anticipato, disponibilità alla concentrazione  ed  una   infarinaura  se pur vaga  delle  vicne  storiche    Eppure, lo sceneggiatore, José Luis Martín, il regista, Joan Noguera, gli interpreti – di cui ricordiamo i principali, Javier Rey, Verónica Echegui, Tamar Novas, ma restituiscono tutti una prova magistrale, nei diversi registri, dal brillante al lacrimoso – non rendono difficile l’impresa, per alcuni in questi tempi eroica, dell’attenzione.
Infatti  L’affresco a cui contribuiscono, in cui gli elementi del thriller, della spy story e del romance convivono amalgamandosi a perfezione, è dal primo all’ultimo minuto incisivo per la sua potenza di racconto e, ugualmente, di denuncia. Impressiona anche la capacità di tenuta della trama. Di ciò va reso onore, però, soprattutto ad Almudena Grandes, la scrittrice che, con la stesura del suo romanzo, la cui impalcatura è dir poco solida, aveva già fatto praticamente tutto il lavoro. Il suo impegno a piegare la fiction alla comprensione della Storia che, lungi dall’essere relegata allo ieri, proietta sull’attualità le sue ombre e i suoi fantasmi mai elaborati, continua, inoltre, a interrogare i superstiti e convoca alla riflessione sul passato anche le generazioni che, di quel passato, sono figlie senza saperlo. Rendendo disponibile ai suoi abbonati questa storia a partire dalla Storia maiuscola, Netflix offre un grande servizio, che a rigore spetterebbe alla televisione pubblica, e pone alle nostre intelligenze uno stimolo non solo di conoscenza, ma anche di revisione e messa in discussione del presente.Quindi    se  proprio   si  è  pignoli    e si   vuole  trovare  alla serie dei difetti  eccone due però piccoli  e trascurabili , quasi insignificantiu  . IL primo coincide con un problema squisitamente tecnico. Poiché l’arco narrativo è, come ricordato sopra, molto esteso, i responsabili del casting hanno ritenuto di dover scegliere attori le cui età sono comprese perlopiù tra i 30 e 40 anni, una stagione anagrafica di mezzo tra la più schietta giovinezza e la maturità avanzata. Questa scelta, comprensibile e di buon senso, rappresenta, però, un limite quando la vicenda prende a progredire nel tempo: il make up – o eccessivo o inesistente, sempre comunque goffo – non riesce a compensare con sufficiente finezza e proprietà mimetica lo scarto anagrafico tra personaggio e interprete.   IL  secondo la   rapida  e  poco dettagliata  ed  approfondita (per  i  curiosi   e se  si è  legati  ai  personaggi   antagonistio sendati  ) fuoriscita  finale   delle  tre  donne cardine   del film :  la  cameriera  ,  la  franchista  ,  la  diplomatica  .   Una sciatteria  a  voler  essere   lanacaprinosi pignoli  che, benché evidente, toglie poco ed  neppure  si nota   tanto   si  affascinati  dall'incalzare  degl eventi e  dalle vicende    semrpe  sul  filo del rasoio dei  protagonisti  principali  e  dei personaggi minori ,  prontagonisti   ed antagonisti  ,   collegati ciascuno  alla riuscita complessiva del progetto, il quale, per importanza, si colloca ben al di là dei suoi meriti – o demeriti – estetici .
Voto 7

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