Visualizzazione post con etichetta Il Paperopardo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Il Paperopardo. Mostra tutti i post

14.3.25

Il gattopardo di netflix parodia o telenovela ?

 

per  chi ha  fretta   e  non  vuole  leggersi  tutto   l'articolo    ecco  una  sintesi  della  recensione  dell'opera    


Il Gattopardo

4.5Voto

Il Gattopardo di Netflix offre un'apparenza moderna e scintillante che maschera una narrazione superficiale, incapace di onorare il peso storico e culturale del capolavoro italiano.


PRO
Immagini e scenografie lussuose che catturano lo sfarzo visivo

CONTRO  Trama frammentata e personaggi poco approfonditi
Adattamento che semplifica e banalizza una storia ricca di significato

le  foto  sono tratte    da 



Appassionato  di tutto quello che  a  che fare  con la  storia  e   le  storie   dopo  il  conte  di montecristo andato   in onda  sula  Rai    decido di vedere    su netflix  ,  la  nuova  versione  de il  Gattopardo .  Ho  visto la  prima  puntata     con mia madre  ,  classe  1943  ,   amante  del vecchio  Gattopardo   ( romanzo e  film )   e  poi le  altre da  solo  . Commentandolo  con  lei   ad un certo  punto    mi  chiede  a    me  che  ho  visto    il  vecchio  film  e  ora   la  serie mi    chiede  « siamo certi che “Il Gattopardo” formato Netflix sia stato apprezzato dale  generazioni successive  alla nostra  in particolare   quella    d'oggi   alla    quale sembra essere rivolto? »    non  ho     fatto neppure  ad aprire  bocca    per  risponderle     che lei   continua   :  « Concetta, interpretata dalla brava Benedetta Porcaroli, è al centro di questa nuova serie. Nel romanzo e anche nel film la figlia preferita del principe di Salina è dolce e misteriosa, portatrice del senso tragico del lignaggio, del dovere e dell’obbedienza.


 Ma voi  ai ragazzi (  in realtà  ho quasi 50  anni  e    mia  madre  mi chiama   ancora   ragazzo  ) rispetto  ai tempi   dei tuoi nonni  e    nostri  piace facile, sembrano dire gli autori della serie tv e si buttano sul femminismo spinto. Così, mentre Concetta diventa una donna forte e decisa, la continuatrice della stirpe, ecco che occupa la scena anche una Deva Cassel con la parrucca riccioluta nella parte di Angelica. Per Tomasi di Lampedusa e Visconti la sposa di Tancredi è una cinica e spensierata forza della seduzione, mentre nella serie tv diventa un’arrampicatrice con il tacco 12 e la borsetta firmata. Le donne coincidono con stereotipi più o meno vincenti, la complessa storia dell’Unità d’Italia va a farsi benedire tra mossette aggraziate e (falsa) emancipazione femminile. Non bisogna rimpiangere il passato, ma davvero ai giovani piace questo ? »
Stavo  per    gli  risponerli   ma    poi  è venuta l'amica   con  cui lavora  a maglia  . Quindi  lo faccio   qui  con  questo post .
Mah che dire . Io l’ho guardata senza pregiudizi e senza cercare la fedeltà  a  tutti  i costi  , apprezzando, anzi, la sfida di una serie televisiva che avrebbe dovuto liberarsi di ben due capolavori, il libro di Tomasi di Lampedusa e il film di Visconti, che già tra loro si somigliano, ma non si identificano.  « Si può dunque rileggere Il Gattopardo, [ come   è  stato  fatto  con il conte  di Monte  Cristo  ]  con una lente di infedeltà non solo Netflix, moderna, popolare e familiare e mettere, perché no?, Concetta contro Angelica. Sono spunti che non offendono la trama e neppure l’impianto storico, il Risorgimento e la sicilianità, che possono diventare sfondo, ambiente, atmosfera purché si rispetti il senso, l’esprit di un’opera. E invece in  questo  caso   la pigrizia mentale o  fare  un prodotto  troppo  commerciale  ha prevalso e il romanzo è stato ridotto  a soap opera alla sudamericana con un Gattopardo che parla come don Vito Corleone, le donne sono “modello Ferragni” e tutto sa di  caricatura. Quando poi Angelica ha  tolto la benda a Tancredi e gli ha  leccato la ferita, ecco a quel punto  anche l’erotismo è diventato comico. Mentre   scrivo la  replica   mi sono ricordato  anch'io  come  Francesco Merlo    su  repubblica   del 13\3\2025  che la parodia   cinematograficva  era già stata fatta  da  il film comico   I figli del leopardo  film del 1965 diretto da Sergio Corbucci.  con Franco &  ciccio .Nel quale il principe era Ciccio. Franco, vestito da Angelica, gridava “abbasso Garibaldo, viva il borbonico” e il “leopardo” alla fine veniva cucinato con le patate, proprio come ha fatto Netflix  . E  che  c'è   anche    quella     avvenuta    in ambito fumettistico
su topolino  .
Ora  Se  con   l'ultima   versione   de il Conte  di  Montecristo   ( vedere      miei  recensioni     ⅠⅠ  )     seppur  con dei limiti    s'è   riusciti    a  mantenere  intastto il messaggio   dell'opera  originale   senza  troppi  stravolgimenti    e senza  snaturalo  qui    s'è arrivati   oltre  che    a  una  parodia   a   una sorta di telenovelas latino americana degli anni 80 \90 . Infatti   :  «   l’adattamento in serie di Netflix che mi ha lasciato un sapore amaro. Da sempre c’è stata l’aspettativa di rivivere quella magia che il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e il film di Luchino Visconti hanno saputo regalare alla cultura italiana. Invece, questa versione si perde in una modernizzazione forzata che stravolge il senso profondo della storia. » (  sempre  da Il Gattopardo è un adattamento Netflix che delude   di  Wonder Channel ).L'essenza   storica e sociale del romanzo si perde in una retata di scene d’amore e drammi sentimentali.  Infatti  Netflix ha deciso di puntare tutto su un racconto “in costume” in chiave moderna, cercando di attirare un pubblico giovane con atmosfere che ricordano titoli come la saga di Bridgerton. Il risultato è un’opera che sembra voler trasformare una storia complessa   e  articolata  in una semplice narrazione di relazioni amorose, sacrificando la profondità e la ricchezza dei personaggi. Un adattamento moderno: fra romanticismo e superficialità .  Infatti la scelta di modernizzare il racconto si rivela un’operazione azzardata. La sceneggiatura, è  si   ben  scritta  ma  in modo da enfatizzare le scene romantiche e i drammi sentimentali, ignora molti degli aspetti storici e sociali che hanno reso Il Gattopardo un classico. In sei episodi da circa un’ora, si tenta di dare spazio a relazioni complicate e amori non corrisposti, ma il risultato è un racconto frammentato, che non riesce a dare un senso comletamente   coerente alla trasformazione della Sicilia e dell’Italia intera.la direzione di Tom Shankland si perde in ripetizioni e cliché: la modernizzazione si traduce in una narrazione che sembra volersi rivolgere a un pubblico che preferisce il sensazionalismo al contenuto sostanziale. Le scene che dovrebbero esaltare la bellezza e la complessità del romanzo diventano momenti superficiali, in cui il dialogo tra il vecchio e il nuovo si dissolve in una retorica banale.   
Sulla   stessa  lunghezza    d'onda   di  mia  madre    è   la recensione  di  Wonder Channel « Il punto focale della serie è il personaggio di Concetta, interpretata da Benedetta Porcaroli, che vive un’agonia amorosa e una contrapposizione diretta con la figura di Angelica, interpretata da Deva Cassel. La scelta di dare così tanto spazio a queste dinamiche sentimentali, a discapito di una narrazione più storicamente radicata, impoverisce il racconto. Concetta appare come un’icona di sofferenza d’amore, ma la sua storia viene raccontata in modo superficiale, senza approfondire le sue sfumature psicologiche. Anche il protagonista, il principe Fabrizio, resta un personaggio in ombra, valorizzato solo negli ultimi due episodi, come se si volesse rimandare il momento clou fino a quando ormai il pubblico ha perso l’attenzione. »
Infatti uno degli elementi che rendeva il romanzo ( non letto m'ero accontento dei film Il Gattopardo del 1963 diretto da Luchino Visconti. visto da  ragazzo )   così potenti era la presenza della Sicilia, un territorio ricco di storia e cultura. Qui, invece, la Sicilia viene quasi trascurata. Le immagini, pur cercando di richiamare il lusso e la decadenza del passato, non riescono a trasmettere quel senso di appartenenza e di lotta interiore che caratterizzava il vecchio mondo siciliano.Infatti  Netflix si affanna a costruire un’atmosfera glamour e moderna, ma dimentica di dare spazio ai contrasti, alle contraddizioni sociali e politiche che il racconto originale aveva in abbondanza. L’aspetto geografico, che avrebbe potuto essere un personaggio a sé stante, invece  rimane in secondo piano, quasi come se si volesse evitare di affrontare temi troppo complessi per un pubblico ormai abituato a trame semplificate.Per  quanto riguarda  la recitazione e il cast  sono     riuniti   volti noti come Kim Rossi Stuart, Deva Cassel, Saul Nanni e Benedetta Porcaroli. Non si può negare che ci sia talento, ma anche qui la scelta dei personaggi e il modo in cui vengono caratterizzati risultano deludenti. I ruoli, in particolare quello del principe di Salina, non vengono approfonditi come meriterebbero. L’interpretazione è spesso superficiale da  quel  poco  che ne  capisco   di recitazione   è  priva della profondità che si aspettano i fan di una storia così complessa.Le relazioni tra i personaggi appaiono forzate e prive di quella naturalezza che rendeva il film di Visconti un capolavoro. Ogni personaggio sembra recitare una parte preconfezionata, senza quella scintilla di originalità e spontaneità che, in un buon adattamento, fa la differenza. La chimica tra gli attori non compensa una sceneggiatura che non osa andare oltre i soliti cliché.La mia   delusione è    quasi   totale. Mi aspettavo   che  l’interpretazione moderna che rimanesse fedele non dico al     romanzo    ma  almeno   allo spirito del romanzo,  che  fosse  una rivisitazione che potesse parlare sia ai nostalgici dei grandi classici italiani sia ai giovani che cercano emozioni forti. Quello che ho visto è una serie che sacrifica la profondità per l’estetica, che riduce un’epopea storica a una semplice storia d’amore   Infatti  l’operazione di “modernizzazione” è mal riuscita. La retorica contemporanea, fatta di facili emozioni e di un’eccessiva attenzione agli aspetti superficiali, si scontra con il peso storico e culturale del racconto originale. La serie manca di coerenza e di una direzione chiara, e questo si nota in ogni scena.
Concludendoquesto   Gattopardo  è un adattamento che delude su più fronti. La mancanza di una narrazione coerente, la superficialità nella caratterizzazione dei personaggi e la trascuratezza o  quasi  dell’aspetto storico trasformano quella che poteva essere un’opera di grande impatto in una mera rielaborazione sensazionalistica. La serie non riesce a catturare l’essenza del romanzo e del film di Visconti, trasformando una storia ricca di sfumature in una semplice narrazione d’amore e intrighi familiari come  una  telenovela  .
Io non mi sento di consigliare questa versione del Gattopardo  a  chi ama   grandi classici italiani o  s'aspetti  (     pubblico  sempre  più  raro   )   una storia che faccia riflettere, questa serie non fa per  voi . Se invece cerchi qualcosa di leggero, con belle immagini e un ritmo che, per un attimo, ti distrae dalla realtà, potresti darle una chance  o  fa  per  voi . Ma, sinceramente, la mia esperienza è stata deludente. Non c’è quel brivido, quella profondità che contraddistingue una grande opera.

Se non riusciamo a riconoscere e a onorare una vittima della violenza politiva e dopo mezzo secolo non abbiamo pietà e rispetto di un ragazzo, allora il fascismo che lo abbiamo buttato giù a fare?

Cinquant’anni fa moriva Sergio Ramelli  (   per  chi volesse approfondire o ricirdare leggere    Omicidio di Sergio Ramelli - Wikipedia   )...