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20.3.25

Dalla carta alla serie televisiva: è il “salto di specie” dei romanzi Amiche , M, Gattopardo, la saga dei Florio , Lolite e Conti di Montecristo , ecc : ormai sono le fiction a consacrare la grande letteratura

 La letteratura   scomarira   o sarà   destinata  a  fondersi  con il cinema  \  televisone ?    questo  è l'interrogativo che mi pongo   leggendo     quest articolo  di   Camilla Tagliabue  sul 



Dumas nostro contemporaneo: Il conte di Montecristo va a ruba più di Due cuori in affitto di Felicia Kingsley, ma è solo grazie alla fiction su Rai1 e alla contemporanea disfida di Mediaset con film omonimo. Ormai sono le serie televisive a consacrare la grande (e piccola) letteratura, e a far vendere i libri in un mercato stracco e in forte contrazione: svetta nella recente top ten dei tascabili L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, altrimenti diretta su Sky da Valeria Golino e Nicolangelo Gelormini; il Dantès di Alexandre Dumas si attesta al quinto posto, mentre nella classifica della narrativa nostrana Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa – su Netflix con la regia di Tom Shankland – è nono e Una questione di soldi di Gabriella Genisi – l’ultima indagine della Lolita (Lobosco) più amata dagli italiani, i televisori italiani soprattutto – è ventesima.La serialità è diventata insomma marchio di garanzia doc, dop e igp: lo testimoniano le fresche lamentazioni di Hanya Yanagihara che, a dieci anni dall’uscita di Una vita come tante, ancora non ha trovato un produttore per ridurre il suo long-seller in episodi tv, nonostante il romanzo sia amatissimo da critica (una candidatura al Booker Prize) e pubblico (una pletora di Booktoker) e di trama spendibilissima per uno spettacolo, tanto da essere già stata adattata come pièce teatrale.Niet, questa serie non s’ha da fare: eppure si erano interessati al progetto, opzionandone i diritti, Scott Rudin (produttore di The social network) e Joe Mantello (regista di The boys in the band) e, nel 2022, la piattaforma di streaming Hulu ne aveva commissionato dodici episodi, abbandonando tutto dopo aver letto la sceneggiatura dei primi quattro, co-scritti dalla Yanagihara, e calcolato i costi (60 milioni di dollari almeno). “Ho sentito un paio di dirigenti di rete dire che avrebbero voluto che fosse come Sex and the City, il che mi preoccupa molto”, si duole l’autrice sui social. “Ma ci sono altri modi per decifrare questo libro, interpretarlo e portarlo sullo schermo”. Chi vivrà vedrà: un passaggio in tv non si nega più a nessuno.In principio fu Gomorra, ma pure Suburra, Romanzo criminale, Acab e altri Bastardi, compresi quelli di Pizzofalcone, perlopiù passati dalla carta al grande schermo e solo successivamente al piccolo: il salto di specie, però, è pericoloso e l’esito televisivo non sempre memorabile; anzi, la serie finisce spesso per tradire, banalizzare o caricaturizzare i romanzi. Se Le indagini di Lolita Lobosco su Rai1 ha dato lustro alla quasi sconosciuta Genisi, Il Gattopardo coi pur belloni attori è stato sbertucciato, non reggendo al confronto con il libro e ancor più col film di Visconti. Stessa sorte, in discesa, potrebbe capitare a Ha r r y Potter, la saga long-long-seller di J. K. Rowling che, dopo i lungometraggi, diventerà una serie tv prodotta da Warner Bros e sul set in estate con un cast rinnovato, tra cui John Lithgow nei panni di Albus Silente e Cillian Murphy come professor Raptor. I fanatici fremono, ma sono esigentissimi: chiedere a quelli di J. R. R. Tolkien, non proprio entusiasti dei film, figuriamoci della fiction
Schermi ambiti Yanagihara si lamenta che nessuno vuole ridurre il suo bestseller in episodi tv  Gli Anelli del Potere). Certo, è più facile tradurre a puntate per gli occhi le grandi epopee romanzesche, tipo il ciclo dell’amica geniale di Elena Ferrante o la trilogia, diventata nel frattempo pentalogia, su M. Mussolini di Antonio Scurati, piuttosto dileggiato nel remake televisivo. Poi ci sono i libri in serie, naturalmente trasposti in serie da decenni quando ancora si chiamavano telefilm o sceneggiati: il menù è ricco e offre quasi tutti i gialli e gialletti della casa o d’importazione, dal Poirot di Christie al Commissario Montalbano di Andrea Camilleri, dal Rocco Schiavone Antonio Manzini allo Stucky Fulvio Ervas, dal Vincenzo Malinconico di Diego De Silva alla Imma Tataranni di Mariolina Venezia...I noir funzionano; gli altri generi, dal romance al classico, un po' meno: come spesso accade per i film, lo schermo – piccolo o grande che sia – azzoppa i romanzi tipo One day di David Nicholls, Conversations with friends di Sally Rooney o il catastrofico – televisivamente parlando – Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez. Viceversa, pochi ma agguerriti sono i titoli tv che hanno poi decretato il successo del libro originale, come Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood o Il problema dei tre corpi di Liu Cixin. Ma chi lo conosce è bravo.

14.3.25

Il gattopardo di netflix parodia o telenovela ?

 

per  chi ha  fretta   e  non  vuole  leggersi  tutto   l'articolo    ecco  una  sintesi  della  recensione  dell'opera    


Il Gattopardo

5Voto

Il Gattopardo di Netflix offre un'apparenza moderna e scintillante che maschera una narrazione superficiale, incapace di onorare il peso storico e culturale del capolavoro italiano.


PRO
Immagini e scenografie lussuose che catturano lo sfarzo visivo

CONTRO  Trama frammentata e personaggi poco approfonditi
Adattamento che semplifica e banalizza una storia ricca di significato

le  foto  sono tratte    da 



Appassionato  di tutto quello che  a  che fare  con la  storia  e   le  storie   dopo  il  conte  di montecristo andato   in onda  sula  Rai    decido di vedere    su netflix  ,  la  nuova  versione  de il  Gattopardo .  Ho  visto la  prima  puntata     con mia madre  ,  classe  1943  ,   amante  del vecchio  Gattopardo   ( romanzo e  film )   e  poi le  altre da  solo  . Commentandolo  con  lei   ad un certo  punto    mi  chiede  a    me  che  ho  visto    il  vecchio  film  e  ora   la  serie mi    chiede  « siamo certi che “Il Gattopardo” formato Netflix sia stato apprezzato dale  generazioni successive  alla nostra  in particolare   quella    d'oggi   alla    quale sembra essere rivolto? »    non  ho     fatto neppure  ad aprire  bocca    per  risponderle     che lei   continua   :  « Concetta, interpretata dalla brava Benedetta Porcaroli, è al centro di questa nuova serie. Nel romanzo e anche nel film la figlia preferita del principe di Salina è dolce e misteriosa, portatrice del senso tragico del lignaggio, del dovere e dell’obbedienza.


Ma voi  ai ragazzi (  in realtà  ho quasi 50  anni  e    mia  madre  mi chiama   ancora   ragazzo  😇😂) rispetto  ai tempi   dei tuoi nonni  e    nostri  piace facile, sembrano dire gli autori della serie tv e si buttano sul femminismo spinto. Così, mentre Concetta diventa una donna forte e decisa, la continuatrice della stirpe, ecco che occupa la scena anche una Deva Cassel con la parrucca riccioluta nella parte di Angelica. Per Tomasi di Lampedusa e Visconti la sposa di Tancredi è una cinica e spensierata forza della seduzione, mentre nella serie tv diventa un’arrampicatrice con il tacco 12 e la borsetta firmata. Le donne coincidono con stereotipi più o meno vincenti, la complessa storia dell’Unità d’Italia va a farsi benedire tra mossette aggraziate e (falsa) emancipazione femminile. Non bisogna rimpiangere il passato, ma davvero ai giovani piace questo ? »
Stavo  per    gli  risponerli   ma    poi  è venuta l'amica   con  cui lavora  a maglia  . Quindi  lo faccio   qui  con  questo post .
Mah che dire . Io l’ho guardata senza pregiudizi e senza cercare la fedeltà  a  tutti  i costi  , apprezzando, anzi, la sfida di una serie televisiva che avrebbe dovuto liberarsi di ben due capolavori, il libro di Tomasi di Lampedusa e il film di Visconti, che già tra loro si somigliano, ma non si identificano.  « Si può dunque rileggere Il Gattopardo, [ come   è  stato  fatto  con il conte  di Monte  Cristo  ]  con una lente di infedeltà non solo Netflix, moderna, popolare e familiare e mettere, perché no?, Concetta contro Angelica. Sono spunti che non offendono la trama e neppure l’impianto storico, il Risorgimento e la sicilianità, che possono diventare sfondo, ambiente, atmosfera purché si rispetti il senso, l’esprit di un’opera. E invece in  questo  caso   la pigrizia mentale o  fare  un prodotto  troppo  commerciale  ha prevalso e il romanzo è stato ridotto  a soap opera alla sudamericana con un Gattopardo che parla come don Vito Corleone, le donne sono “modello Ferragni” e tutto sa di  caricatura. Quando poi Angelica ha  tolto la benda a Tancredi e gli ha  leccato la ferita, ecco a quel punto  anche l’erotismo è diventato comico. Mentre   scrivo la  replica   mi sono ricordato  anch'io  come  Francesco Merlo    su  repubblica   del 13\3\2025  che la parodia   cinematograficva  era già stata fatta  da  il film comico   I figli del leopardo  film del 1965 diretto da Sergio Corbucci.  con Franco &  ciccio .Nel quale il principe era Ciccio. Franco, vestito da Angelica, gridava “abbasso Garibaldo, viva il borbonico” e il “leopardo” alla fine veniva cucinato con le patate, proprio come ha fatto Netflix  . E  che  c'è   anche    quella     avvenuta    in ambito fumettistico
su topolino  .
Ora  Se  con   l'ultima   versione   de il Conte  di  Montecristo   ( vedere      miei  recensioni     ⅠⅠ  )     seppur  con dei limiti    s'è   riusciti    a  mantenere  intastto il messaggio   dell'opera  originale   senza  troppi  stravolgimenti    e senza  snaturalo  qui    s'è arrivati   oltre  che    a  una  parodia   a   una sorta di telenovelas latino americana degli anni 80 \90 . Infatti   :  «   l’adattamento in serie di Netflix che mi ha lasciato un sapore amaro. Da sempre c’è stata l’aspettativa di rivivere quella magia che il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e il film di Luchino Visconti hanno saputo regalare alla cultura italiana. Invece, questa versione si perde in una modernizzazione forzata che stravolge il senso profondo della storia. » (  sempre  da Il Gattopardo è un adattamento Netflix che delude   di  Wonder Channel ).L'essenza   storica e sociale del romanzo si perde in una retata di scene d’amore e drammi sentimentali.  Infatti  Netflix ha deciso di puntare tutto su un racconto “in costume” in chiave moderna, cercando di attirare un pubblico giovane con atmosfere che ricordano titoli come la saga di Bridgerton. Il risultato è un’opera che sembra voler trasformare una storia complessa   e  articolata  in una semplice narrazione di relazioni amorose, sacrificando la profondità e la ricchezza dei personaggi. Un adattamento moderno: fra romanticismo e superficialità .  Infatti la scelta di modernizzare il racconto si rivela un’operazione azzardata. La sceneggiatura, è  si   ben  scritta  ma  in modo da enfatizzare le scene romantiche e i drammi sentimentali, ignora molti degli aspetti storici e sociali che hanno reso Il Gattopardo un classico. In sei episodi da circa un’ora, si tenta di dare spazio a relazioni complicate e amori non corrisposti, ma il risultato è un racconto frammentato, che non riesce a dare un senso comletamente   coerente alla trasformazione della Sicilia e dell’Italia intera.la direzione di Tom Shankland si perde in ripetizioni e cliché: la modernizzazione si traduce in una narrazione che sembra volersi rivolgere a un pubblico che preferisce il sensazionalismo al contenuto sostanziale. Le scene che dovrebbero esaltare la bellezza e la complessità del romanzo diventano momenti superficiali, in cui il dialogo tra il vecchio e il nuovo si dissolve in una retorica banale.   
Sulla   stessa  lunghezza    d'onda   di  mia  madre    è   la recensione  di  Wonder Channel « Il punto focale della serie è il personaggio di Concetta, interpretata da Benedetta Porcaroli, che vive un’agonia amorosa e una contrapposizione diretta con la figura di Angelica, interpretata da Deva Cassel. La scelta di dare così tanto spazio a queste dinamiche sentimentali, a discapito di una narrazione più storicamente radicata, impoverisce il racconto. Concetta appare come un’icona di sofferenza d’amore, ma la sua storia viene raccontata in modo superficiale, senza approfondire le sue sfumature psicologiche. Anche il protagonista, il principe Fabrizio, resta un personaggio in ombra, valorizzato solo negli ultimi due episodi, come se si volesse rimandare il momento clou fino a quando ormai il pubblico ha perso l’attenzione. »
Infatti uno degli elementi che rendeva il romanzo ( non letto m'ero accontento dei film Il Gattopardo del 1963 diretto da Luchino Visconti. visto da ragazzo ) così potenti era la presenza della Sicilia, un territorio ricco di storia e cultura. Qui, invece, la Sicilia viene quasi trascurata. Le immagini, pur cercando di richiamare il lusso e la decadenza del passato, non riescono a trasmettere quel senso di appartenenza e di lotta interiore che caratterizzava il vecchio mondo siciliano.Infatti Netflix si affanna a costruire un’atmosfera glamour e moderna, ma dimentica di dare spazio ai contrasti, alle contraddizioni sociali e politiche che il racconto originale aveva in abbondanza. L’aspetto geografico, che avrebbe potuto essere un personaggio a sé stante, invece rimane in secondo piano, quasi come se si volesse evitare di affrontare temi troppo complessi per un pubblico ormai abituato a trame semplificate.Per quanto riguarda la recitazione e il cast sono riuniti volti noti come Kim Rossi Stuart, Deva Cassel, Saul Nanni e Benedetta Porcaroli. Non si può negare che ci sia talento, ma anche qui la scelta dei personaggi e il modo in cui vengono caratterizzati risultano deludenti. I ruoli, in particolare quello del principe di Salina, non vengono approfonditi come meriterebbero. L’interpretazione è spesso superficiale da quel poco che ne capisco di recitazione è priva della profondità che si aspettano i fan di una storia così complessa.Le relazioni tra i personaggi appaiono forzate e prive di quella naturalezza che rendeva il film di Visconti un capolavoro. Ogni personaggio sembra recitare una parte preconfezionata, senza quella scintilla di originalità e spontaneità che, in un buon adattamento, fa la differenza. La chimica tra gli attori non compensa una sceneggiatura che non osa andare oltre i soliti cliché.La mia delusione è quasi totale. Mi aspettavo che l’interpretazione moderna che rimanesse fedele non dico al romanzo ma almeno allo spirito del romanzo, che fosse una rivisitazione che potesse parlare sia ai nostalgici dei grandi classici italiani sia ai giovani che cercano emozioni forti. Quello che ho visto è una serie che sacrifica la profondità per l’estetica, che riduce un’epopea storica a una semplice storia d’amore Infatti l’operazione di “modernizzazione” è mal riuscita. La retorica contemporanea, fatta di facili emozioni e di un’eccessiva attenzione agli aspetti superficiali, si scontra con il peso storico e culturale del racconto originale. La serie manca di coerenza e di una direzione chiara, e questo si nota in ogni scena.
Concludendo questo Gattopardo è un adattamento che delude noi  abituati al modello  classico   su più fronti . La mancanza di una narrazione coerente, la superficialità nella caratterizzazione dei personaggi e la trascuratezza o quasi dell’aspetto storico trasformano quella che poteva e  all?nizio  sembrava  essere un’opera di grande impatto pur rimanegiato  in una mera rielaborazione sensazionalistica. La serie non riesce a catturare l’essenza del romanzo e del film di Visconti, trasformando una storia ricca di sfumature in una semplice narrazione d’amore e intrighi familiari come una telenovela .
Io non mi sento di consigliare questa versione del Gattopardo a chi ama grandi classici italiani o s'aspetti ( pubblico sempre più raro ) una storia che faccia riflettere, questa serie non fa per voi . Se invece cerchi qualcosa di leggero, con belle immagini e un ritmo che, per un attimo, ti distrae dalla realtà, se  sei abituato  alle  telenovelas  potresti darle una chance o fa per voi . Ma, sinceramente, la mia esperienza è stata deludente. Non c’è quel brivido, quella profondità che contraddistingue una grande opera.Comunque   non è male  . Voto  5 

17.6.22

blocco 181 una favola nera, oscura, anche erotica e sentimentale.

  Finalmente    libero  di fare  Spoiler  ormai la  serie blocco  181    l'avranno vista   fra streaming  pirata  ed  abbonamenti    un bel  90%     di persone  . 

La prima stagione è terminata venerdì 10 giugno, e avrà un seguito: la notizia è stata ufficializzata e dunque i fan di Bea, Ludo e Mahdi potranno tornare a rivedere i loro beniamini sul piccolo schermo.<< [----] Qualcuno ha scritto che Blocco 181, al di là degli evidenti  >>  purtroppo   reali   . Infatti la   serie  in quetione  descrive   la realtà    invisibile per  chi non  vuole    guardare  affondo     dei  grossi centri    urbani   da    Roma
mafia  capitale    in    come riportano queste  I II  fra le tante  inchieste   in merito <<  elementi di finzione, mostra di Milano il volto che facciamo finta di non vedere: peccato che anche questa faccia nascosta abbia le sue pose, i suoi codici, il suo immaginario, i suoi riferimenti musicali (da cui la presenza di Salmo), i suoi giovani dall'aria annoiata (i tre interpreti principali sono Laura Osma, Alessandro Piavani e Andrea Dodero), soprattutto il suo narcisismo, e che di conseguenza gli otto episodi della serie scivolino progressivamente verso modelli prevedibili e risaputi [   vero  ma  non del tutto  aggiunta mia   ] , senza mai provare a uscire dal modello di messinscena dei soliti Gomorra e Suburra.  >>  ( da https://www.mymovies.it/film/2022/blocco-181/  )
 La  serie  è La risposta milanese a Gomorra e Suburra.  In essa  c' è una rivisitazione lontana dalle luci sfavillanti della movida meneghina e molto più simile a West Side Story, pellicola, e ancor prima musical, tratto dalla tragedia di William Shakespeare Romeo e Giulietta. Il tutto shakerato con la più classica delle rivalità di matrice criminale per il predominio di una zona per scopi di spaccio Ecco  quindi   che    Niente ,  in Blocco 181 ,  è nuovo ( ma  d'altronde     è da millenni  che non   s'inventa  niente  di  nuovo ed   d'originale  al 100 per  cento ), né la scelta di Milano come paesaggio metropolitano attraversato dai conflitti della società contemporanea - sperequazione della ricchezza, speculazione edilizia, dominio incontrastato della criminalità organizzata - che era già alla base Gommorra    e di Zero (anche se quest'ultima siamo a un livello produttivo decisamente superiore, come garantisce il marchio Sky rispetto a quello di Netflix); né il racconto delle giovani generazioni sedotte dal crimine come condizione di vita.  Ed  proprio   quando  sì arriva  alla    al finale di stagione, Blocco 181 conferma la sua capacità di creare un mondo, un affresco iperrealistico carico di colori saturi e oscuri come l'inchiostro su una graphic novel o il graffito su un muro.


 I creatori della serie, sceneggiatori, registi e tutto il comparto tecnico, sono stati bravissimi proprio a "disegnare": non solo gli ambienti, ma anche e soprattutto personaggi a tutto tondo, molto caratterizzati eppure estremamente credibili, vividi. La forza di una serie come Blocco 181 è proprio in questo, in come i disegni di luoghi e personaggi si fondono e si compenetrano, e in come l'influenza degli ambienti si sente sui personaggi 
sia  principali  che  secondari . Quando, ad esempio, sono nell'elegante appartamento al centro di Milano di Ludo, i protagonisti possono essere se stessi, liberi. Al contrario, quando sono al Blocco o alla Misa, questi ambienti li schiacciano, li costringono ad essere chi   sono    e nel  caso Mahdi e  di Lorenzo (  blocco 181 ) ed  Bea  ( Misa  )  ad  ritornare  da  quei posti da dove provengono  e  d a cuoi volevano  fuggire   per  avere  libertà  .È interessante soprattutto il percorso di emancipazione e di crescita di Bea, che avviene attraverso l'amore, il sesso, e anche il crimine. "Una segundera mujer?", "un vicecapo donna?", si chiedono tutti, increduli, alla Misa. Invece è possibile, per chi dimostra attitudine, carattere. È possibile se c'è chi crede in lei. Fate attenzione allo sguardo di Bea in quel momento. È incredulo, orgoglioso, ma anche dolce. È la possibilità di un potere declinato al femminile  come  Chanel  di  Gommorra ( LA SERIE ) . Quando si trova a punire Nacho per aver picchiato Celeste, è un passo avanti per tutte le donne. Un passo avanti che vale, al di là che ci si trovi in un contesto criminale. Bea, però, è sempre la "segundera" di un mondo al maschile, quello di Ricardo. I piani per la Misa sono quelli di un uomo. Ed è con il fratello, e con questa visione maschile, che Bea dovrà fare i conti. E in questo senso dovrà fare le sue scelte. INFATTI Negli ultimi due episodi Blocco 181 ha decisamente preso il largo. L’identità della serie è venuta fuori definitivamente e in modo sorprendente, mettendo in scena la spontaneità e l’innocenza con cui i protagonisti si approcciano ad un mondo pericoloso e difficile da pensare, pieno di insidie e trappole nascoste; d’altro canto Blocco 181 ha dimostrato di avere un piano ben preciso, un disegno logico destinato a sfociare in un finale di stagione che promette di essere ricco di colpi di scena e soprattutto di consegnare ai posteri un inizio inatteso, che porterà il prodotto, prima o poi, a far discutere parecchio    forse   più di  Subburra e  Gommorra .
Un romanzo criminale che diventa romanzo di formazione come  fa  notare   l'ottima  recensione   di  https://movieplayer.it/articoli/blocco-181-recensione-finale-stagione_27103/. Una serie     che  inizia  lenta    , per  poi accelerare  negli  ultimi 3  episodi  . Che dire     altro   che  guarderò la   seconda serie   per  vedere    se  è Salmo che   ha  ucciso \ ferito  Lorenzo  o  viceversa   visto  che la  telecamera  non l'ha  inquadrato completamente   lasciandolo in sospeso  . ma  soprattutto    per  vedere   come  si svilupperanno i     due    personaggi    principali  oltre a Salmo   Bea ( Misa  )  ed   Madhi ( blocco  )   i romeo  e  giulietta   ma   anche   gli altri    del cast  

2.4.21

No, non è Leonardo quella della fiction tv



in parte Augias ha ragione << Nelle opere ispirate a nomi storici, l'invenzione drammaturgica coloriva il personaggio, drammatizzava la vicenda, senza però mai fondare l'intera struttura su un evento inventato >> e  con gravi errori  e mancanze storiche  (  e  siamo solo alle  prime di puntate  ) <<  Questo invece è ciò che accade nella serie tv su Leonardo da Vinci >> Ma in questa recensione  quasi preventiva ( anche se io preferisco chiamarla stroncatura ) pubblicata  su repubblica d'oggi 2\4\2021 vedere  articolo riportato sotto . Ma la sua critica mi sembra un po' : nostalgica legata ad una concezione ormai " arcaica " delle arti e della letteratura e poco aperta alla modernità , perchè si posso  fare  anche delle  opere  pseudostoriche   e di fantasia   storica. E  non parla    di ciò , anche  se poco ,   c'è di positivo  e  di   alcune qualità della regia e della fotografia, il fatto che non predomini il binomio sesso e violenza, come in tante altre serie in costume degli ultimi anni.  Ma ha  il pregio di farlo con garbo e  pacatezza  .
Infatti   egli stato , nonostante sia molto preciso raffinato ed non grezzo come la maggior parte dei critici attuali sulla sorta di Davide Turrini su il FQ di qualche giorno fa ,è nell'esposizione un poco precoce nel dare dare un giudizio ad un intera opera , per giunta ancora in itinere ed in pieno svolgimento 4 episodi su 16 ( cioè due a puntata ) di un kolossal  contemporaneo   anche se  incentrato  solo sul marketing    e sull'odiens     e poco sulla  storia    rispetto  a quelli classici  .


Quindi il caro Augias ha avuto troppa fretta nel dare un giudizio anzi una stroncatura .
A voi l'articolo in questione

Fino a che punto la rappresentazione scenica di una vita insigne può allontanarsi dalla verità storica? La domanda non è futile la risposta non è facile. Alessandro Manzoni preparando la sua tragedia Il Conte di Carmagnola scriveva: "I personaggi storici di una tragedia pronunciano discorsi mai detti e compiono azioni mai avvenute". Il Gran Lombardo non faceva a caso questa osservazione come dimostrano - per esempio - le numerose aggiunte e varianti da lui immaginate nella famosa vicenda della monaca di Monza inserita ne I promessi sposiManzoni inseguiva una finalità assai sentita in quegli anni come lo scrittore stesso conferma nella lettera Sul Romanticismo indirizzata al marchese Cesare d'Azeglio dove ribadisce che in un'opera d'arte ciò che deve prevalere è il valore sociale. In un'ottica del genere può anche rientrare qualche scostamento dalla verità per rendere la vicenda più avvincente allargandone così la cerchia dei possibili fruitori. C'è però un limite che non andrebbe superato. Forse in modo inconsapevole la giovane e valente attrice Matilda De Angelis, che interpreta nello sceneggiato la sensuale Caterina da Cremona, ha indicato questo limite davanti a Mara Venier con poche icastiche parole: "Questa è la storia di Leonardo, però strizzando l'occhio alla televisione... Non è che potevamo fare una rottura di palle".

Il confine da tenere d'occhio dunque è, a qualunque costo, la "rottura di palle". Possiamo tranquillamente assumere che i moderni sceneggiatori televisivi siano la versione aggiornata degli autori ottocenteschi di feuilleton: Balzac, Dumas, Hugo; tra gli italiani Carolina Invernizio, Guido da Verona, Pitigrilli. Storie inventate le loro, abilmente costruite in modo che alla fine di ogni puntata rimanga sospeso un interrogativo su come la storia potrà proseguire, a quale sorte i protagonisti andranno incontro. Quando si tratta di opere ispirate a nomi storici, come accadeva di frequente, l'invenzione drammaturgica coloriva il personaggio, drammatizzava la vicenda, suscitava aspettative, senza però mai fondare l'intera struttura su un evento inventato di sana pianta.
Questo invece è esattamente ciò che accade in Leonardo. Non è difficile capirne il motivo. Tale la versatilità di quel genio che si correva il rischio di esaurirlo, puntata dopo puntata, in un elenco di capolavori inevitabilmente ripetitivo. Bisognava trovare un filo rosso, un motore che spingesse il pubblico a seguire la vicenda.
E c'è qualcosa di più efficace d'una storia d'amore seguita da un delitto ? Leonardo arrestato per omicidio è da solo un bel titolo da prima pagina. Tanto più che il vecchio binomio Amore e Morte ha sempre funzionato assai bene. Questa volta però a danno dello stesso protagonista, falsandolo in modo così grossolano da mandare in malora anche l'utilità sociale dell'opera romanzesca che per i romantici giustificava le licenze narrative. La platea sarà vasta, ma a quale scopo ?
Curiosi anni i nostri. Da una parte si chiede di censurare Mozart per (involontario) suprematismo bianco, dall'altra ci si concedono invenzioni banali su uno dei massimi geni dell'umanità. Eccessi che hanno in comune solo il connotato del ridicolo.


13.2.19

una fiction su mia martini senza scadere nella santificazione ed idiolatria come i fu fatto con il principe libero su de andrè

Bellissimo il film andato in onda ieri su #miamartini. Altro il film su #deAndre o  su #Rinogaetano questo sulla   anche se incompleto perché non affronta il periodo post 1989 fino alla sua morte discussa . Descrive senza cadere nella mitizzazione ,  o caderci di sfuggita ,  veramente la sua fragilità e tutto quello che ha passato durante la sua tormentata vita  come  si evince  da questa  discutibile   visto che  alcuni \e  Sembra un plotone d'esecuzione! ma  molto  meglio   rispetto al ciarpame  d'oggi  



a Mia Martini tratta dalla trasmissione "Si rilassi" del 1974 e condotta da Enzo Tortora.

1.5.17

L'elzeviro del filosofo impertinente

In Italia le cose non vanno e lo sperimentiamo quotidianamente.
Siamo come una nave che sta per affondare e non sappiamo più come fare per non imbarcare altra acqua e non accelerare il nostro inabissamento. Prima di rassegnarci al peggio vi suggerisco di contattare gli agenti dell'FBI Fox Mulder e Dana Scully. Chiamateli e sottoponete al loro raziocinio gli eventi nostrani classificabili come X-Files. Interpellate anche gli agenti Lilly Rush e Scotti Valens di Philadelphia e affidategli i nostri casi irrisolti. Soltanto il personale di 'Cold Case' potrà risolvere i casi più spinosi, anche a distanza di mezzo secolo. Per non sbagliare io inviterei anche Anthony Dinozzo e Gibbs di NCIS. Più sono gli esperti coinvolti e prima risolveremo i nostri drammi nazionali. Per quanto riguarda i problemi in Vaticano affiderei le indagini a Sorella Lotte Albers e a Padre Brown. Con il loro acume e la loro solida fede riusciranno ad appoggiare le politiche di cambiamento di Papa Francesco. Ho sempre avuto un debole per fratello Cadfael, monaco medievale scrupoloso ma giusto. Quasi quasi invio un dispaccio all'abbazia di Shrewsbury per coinvolgerlo nelle indagini. Ovviamente non disdegno l'intuito formidabile della scrittrice Jessica Fletcher. Per quanto mi riguarda contatterei anche i fratelli Sam e Dean Winchester. Loro due si intendono di Supernaturale, e in Italia tutto quello che la giustizia non spiega diventa un fenomeno sovrumano. Rimanendo in ambito legale perché non avvalersi della professionalità di Perry Mason o di Alicia Florrick? Oppure perché non Max Greveey? Io chiedo la verità Vostro Onore, nient'altro che la verità. Lo giuro su Francisca Montenegro!
Per la sanità, invece, inviterei la dottoressa Sydney Hansen direttamente da Providence e il Dr. Andy Brown di Everwood. Affiancherei a loro anche l'equipe di E.R e di Grey's Anatomy. Dopotutto l'ispettore Monk con la sua proverbiale ipocondria potrebbe dare una mano al cinico Dr. House. Servirebbe senz'altro la sfrontatezza di Shawn Spencer e la consulenza speciale di Patrick Jane. E le arti marziali di Walker Texas Ranger?
Con un team così sono pronto a scommettere che tutto procederà per il verso giusto. Nel frattempo mi posiziono in poltrona e assisto ipnotizzato ad una nuova puntata di 'Criminal minds'. Magari tra una pausa e l'altra mi verrà in mente qualche altro salvatore o salvatrice della patria da contattare. Tanto la verità è una scienza catodica, e dunque a cosa servono le prove processuali se non vengono poi confermate dai nostri beniamini televisivi? Prima di incontrare nuovamente Dio per strada come 'Joan of Arcadia' mi gusto una manciata di popcorn.
"Tutti noi abbiamo bisogno di credere in qualcosa: io credo che tra un attimo mi farò una birra" (Homer Simpson).
(Criap)


® Riproduzione riservata

30.4.16

Ma Saviano si può criticare? O è un oracolo inattaccabile?

la stessa cosa  che  mi chiedio anch'io ogni volta  che leggo  i suoi articoli o lo sento  parlare  .  Mi  ero sempre pèpsto questa  dmanda  ma poi è caduta nel  vuoto  , perchè  nessuno ,  salvo i faziosi e lachè   n se  lo chiedevano . ;Ma  poi quiesto interessante    ed  obbiettivo articolo mi  ha  fatto ripensare  e quindi  la   faccio qui pubblicamente . Voi  cosa ne pensate    ?

http://manrico.social/attualita/item/177-ma-saviano-si-puo-criticare-o-e-un-oracolo-inattaccabile.html

Ma Saviano si può criticare? O è un oracolo inattaccabile?

Una argomentata risposta alle capziose analisi di Saviano dove si dimostra l’inconsistenza di tante sue tesi. Le sue analisi sono romanzesche teatrali istrioniche (spunti ideali per la serie TV ispirata al suo romanzo) ma in termini pratici poco utili per la lotta alla criminalità organizzata ed alle mafie


Roberto Saviano ormai ha assunto le sembianze di quel personaggio radiofonico di Arbore, interpretato da Bracardi, che ad ogni piè sospinto urlava “in galeraaaaa!”.Lo dico dopo aver letto un suo articolo su la Repubblica in cui srotola la solita noiosa parabola del Sud abbandonato, del Sud che muore della contiguità tra camorra e politica e bla e bla e bla.Senza offrire ricette ma solo una denuncia pessimistica e dolorosa.Quando la prima ricetta che potrebbe suggerire potrebbe essere il suo impegno diretto, la sua candidatura in qualche Comune ad alta intensità camorristica, il suo spendersi quotidianamente nella guerra al malaffare.Preferisce invece pontificare sui giornali e sulle TV, protetto da uno schermo di computer o di uno schermo televisivo e chiedendo agli altri quel difficile impegno a cui egli rifugge.E’ vero che Saviano è minacciato dalla camorra ma non sono meno minacciati, anzi, persone come Cantone che contro i Casalesi non hanno scritto libri di successo ma hanno portato a sentenze definitive di condanna gli esponenti del clan dei casalesi, persone come Cantone, dicevo, non sono scappate ma si impegnano direttamente.Ed è davvero singolare – come scrive Valter Verini in riferimento a Davigo -- “lasciare intravedere uno scenario di indistinti atteggiamenti, negli ultimi vent’anni, tra centrodestra e centrosinistra. Non c’è bisogno di spendere troppe parole per demolire questa semplificazione: basta rileggere con serenità e obiettività le norme approvate dalle maggioranze di centrodestra e quelle sostenute dal centrosinistra.”Ed è ormai noioso ma obbligatorio ricordare quali sono queste norme.E parliamo della “ripenalizzazione” del falso in bilancio, della introduzione del reato di autoriciclaggio, della legge sugli ecoreati, delle pene più severe per i reati di corruzione e contro la pubblica amministrazione. E parliamo anche dell’ormai prossimo aumento dei termini della prescrizione bloccata fino ad oggi da un Senato che per fortuna in futuro non ci sarà più.Ed a queste misure va aggiunta una riforma strutturale quale quella del codice degli appalti che è un colpo alle pratiche corruttive attraverso procedure più rigorose e soprattutto attraverso un ruolo importante in tutti gli appalti (piccoli e grandi) della Autorità Nazionale di Cantone (che ha direttamente sbugiardato Sergio Rizzo che ha provato a sminuire questa riforma).Si possono certamente fare osservazioni critiche a questo o a quell’aspetto di queste riforme ma non riconoscere la profonda diversità del governo Renzi dai suoi predecessori e soprattutto dall’epoca Berlusconi è una carognata che dimostra il vero obiettivo dei Guru tipo Saviano.Oggi si approvano queste riforme, in nemmeno due anni, ai tempi di Berlusconi invece si facevano leggi ad personam e si invocavano legittimi impedimenti.Invece nell’articolo vengono scritte cose pesanti e non vere sul PD e su Renzi, riassunte nella chiosa finale che afferma apoditticamente “A Palazzo Teti Maffuccini, a Santa Maria Capua Vetere, Garibaldi accolse il documento di resa delle truppe borboniche. Ora quel palazzo sembra accogliere la resa del Pd al meccanismo criminale.” (non vuol dire nulla , ma quanto è romanzesco, teatrale, istrionico!!!)Ma di quale resa parla? Di quale abbandono del sud sta pontificando?Parliamo invece di un governo che sta dando ai magistrati tutti gli strumenti necessari (li abbiamo elencati prima) per sconfiggere il malaffare. E che, come ha affermato il ministro Orlando rispondendo ad una legittima richiesta dei Magistrati, sta predisponendo, tra le tante difficoltà economiche e di bilancio, una soluzione alla carenza di personale al fine di non dare alibi a chi non riesce mai a portare i processi a sentenza.Ma Saviano va oltre ed accusa l’intera politica del governo sul Mezzogiorno e lo fa proprio nei giorni in cui Matteo Renzi va a siglare i Patti con 15 realtà territoriali proprio del Sud.E la sua presunzione, la presunzione di un intoccabile che può dire tutte le bugie che vuole, lo porta ad affermare che Renzi non si è accorto della inaffidabilità di molte classi dirigenti meridionali. Quando invece il meccanismo dei Patti che si stanno firmando dimostra che Renzi ha ben chiara questa inaffidabilità, inaffidabilità che ha portato in anni ed anni allo spreco di enormi risorse pubbliche.Saviano dice delle cose palesemente false perché con i Patti che si stanno firmando in questi giorni Renzi ha sottratto alle Regioni ed ai Comuni la gestione unica dei fondi UE, e non solo UE, ed ha stabilito un meccanismo in cui il ruolo del governo centrale diventa importante (attraverso una unica cabina di regia con tutti i soggetti istituzionali necessari) sia nella gestione sia nel controllo (e non solo attraverso l’ANAC).E questo proprio perché ha ben chiaro la consistenza di molte classi dirigenti del Sud. Tant'è che Emiliano, l'omone a cui piacciono le cozze pelose, si ribella proprio per questo e lo stesso fa De Magistris.Bisognava forse aspettare il completo rinnovo delle classi dirigenti meridionali (compito epocale e che non riguarda certo solo la politica e che in ogni caso non si fa in due anni) per avviare opere attese da anni, opere che si chiamano Ecoballe, si chiamano Bagnoli, si chiamano bonifica dell’Ilva, si chiamano Pompei e Reggia di Caserta (con la cultura si mangia), si chiamano la TAV Napoli Bari, si chiamano fine della telenovela Salerno Reggio Calabria, si chiamano investimenti strutturali sulle strade siciliane e tantissimo altro?Nell’articolo poi c’è la solita solfa dei Partiti che non sono in grado di combattere a priori le infiltrazioni mafiose (prima la solfa era che il PD non espelleva gli indagati pesantemente e siccome adesso lo fa si alza il tiro).E’ indubbio che dappertutto c’è la necessità di stare con gli occhi aperti e captare adesioni e movimenti strani. Ma bisognerebbe ricordare che viviamo in una società liquida, dove i legami sociali si sono sgretolati, dove la società si è frammentata, dove è venuto meno il potere ordinamentale della società e delle istituzioni, quel potere che impediva la reversibilità di senso oggi tanto in voga. E questa nuova conformazione sociale senza gerarchie valoriali rende difficilissima (anche se non impossibile) qualsiasi azione di prevenzione politica.E l'esempio stesso che Saviano porta ne è una dimostrazione (e si ritorce contro le sue affermazioni) laddove accenna a quelle organizzazioni anticamorra che si è poi scoperto essere state create dalla camorra stessa. E solo a posteriori ci si è accorti (tutti) della loro vera natura.I Partiti devono svolgere il compito della Politica perseguendo obiettivi alti e nobili, sapendo — come scrive Rondolino - “che non esiste un altro sistema per consentire ad una comunità civile di autogovernarsi, imporsi regole comuni, rispettare le minoranze e garantire i diritti delle maggioranze”.Ed i Partiti non debbono e non possono trasformarsi in magistrati (e non dovrebbero farlo neanche giornalisti o guru prestigiosi come Saviano) ma debbono fornire gli strumenti ai magistrati per colpire la cattiva politica, come tra l’altro il governo Renzi sta facendo con le leggi sopra ricordate.E che tutto il ragionamento di Saviano sia capzioso lo dimostrano alcune argomentazioni minori inserite nell’articolo (ma si sa che nella costruzione di un frame tutto fa brodo).La prima, incomprensibile, quando parla dell’affidarsi al giglio magico. Non la commento perché non è commentabile, non c’entra nulla con il resto (ma ormai fa figo parlare di giglio magico quando si vuole attaccare Renzi).La seconda, falsa, quando parla dell’investimento Apple a Napoli per la formazione di 600 sviluppatori. A tal proposito Saviano scrive che si tratta di un banalissimo corso a pagamento.Banalissimo, capite?Tim Cook, il CEO di Apple, viene in Italia ed annuncia un investimento per creare a Napoli una scuola per sviluppatori di App e Saviano (che non sa evidentemente di cosa sta parlando) parla di un banalissimo corso di formazione.Dare la possibilità ai ragazzi del mezzogiorno di specializzarsi con la Apple (con la Apple, capito?) nello sviluppo delle Applicazioni (uno dei settori in grandioso sviluppo nelle corporation informatiche) significa dare a questi ragazzi certamente qualcosa di più di un posto di lavoro e cioè uno strumento ed una specializzazione che pochissimi avranno al mondo 




e Tim Cook (in accordo con Renzi) ha dato ai ragazzi napoletani questa enorme possibilità.

18.1.15

nonostante i tentativi d'edulcoranti di Fazio Gomorra è andata in onda sulla Rai

Ieri notte  in un sabato  casalingo ( sono rafreddato )   ho visto la    2  puntata   puntata della serie  tv  Gommorra  perchè qui  cazzoni , ecc  (  scusatemi il  termine  ma  per   problemi vari    in questi  gorni   non  ho avuto modo di  guardare  i  giornali  )  non lo hanno  pubblicizzato   bene   quando i  sarebbe iniziata  . Meno male     che  i mie  (  anche se  a non tutti noi piace  granchè      stavano guardando  Fazio  . Ma   per  fortuna  c'è rai replay  .


da 

Altro che le normali serie  buoniste  su : polizia , carabinieri , commissari, ispettori  , ecc  .
Erano anni  che non vedevo  una fiction ( a parte  il film  Acab ) cosi   " politicamente  scoretta  "  più precisamente  da tempi dell'ultima stagione ( cioe'  dal  2011  )   di spaccanapoli la nuova squadra   de    la  squadra una serie televisiva poliziesca italiana andata in onda sempre  su  Raitre dal 2000 al 2007.
Nonostante  il tentativo di  boicotttaggio  \ congiura del silenzio dello sdraiato Fabio Fazio e dalla stessa rai ( non si fa andare in onda una cosa cosi importante in seconda serata il sabato sera quando davanti alla tv ci sono solo vecch i e pensionati o qualche sfigato , visto che la gente esce a farsi un
da http://it.wikipedia.org/wiki/La_squadra_%28serie_televisiva%29


  da  http://www.serie-in-tv.it/la-nuova-squadra/default.asp

giro anche se senza un € vedi crisi e tasse) la prima puntata della fiction tv Gommorra viene trasmessa . E faccia Boom .
Infattti    <<  Aldo Grasso sul Corriere tv parla della scelta di trasmettere “Gomorra – La serie” su Raitre. “La Rai è fuori dai cardini, e adesso vi spiego perché. Su Raitre, sabato in seconda serata, viene trasmessa Gomorra. La serie tratta dal libro omonimo di Roberto Saviano e diretta, coordinata, dal grandissimo Stefano Sollima. Perché è fuori dai cardini ?
Perché fino a pochi giorni prima tutti i vertici aziendali avevano detto che “noi non trasmetteremo mai una serie come Gomorra, che trasmette il Male… che rappresenta il punto di vista del Male… non è compito del servizio pubblico fare questo, etc etc… Poi, siccome è una serie di successo, viene trasmessa. >>
Io ci aggiungerei pressionmi dei  fans  amanti  di tali generi che non ha  sky o  per  questioni d'utili  e di €.  Infatti    non dimentichiamoci  che  siamno a gennaio  e   a fine mese  scade il canone  rai   e quind per  invogliare   gli spettatori a  pagare il balzello ,  sempre più evaso  oltre a  ridurre il prezzo  bisogfna  cercare  d'invoogliarlo  .
Lo stesso  Grasso  --- sempre  secondo http://www.blitzquotidiano.it/ ---   si  chiede   giustamente   <<    Ma come viene trasmessa ? Si chiede al povero Fabio Fazio di fare una specie di “profilassi”  ( leggasi   paraculismo   N.B corsivo  mio )  della serie. Di spiegare come è fatta, intervistare Saviano, intervistare i vari protagonisti… Insomma in qualche modo si cerca di edulcorare l’impatto di una serie come Gomorra.
Ma il vero problema è che Gomorra ( una serie fatta benissimo, girata benissimo, la quale affronta il problema del Male, cioè il problema della complessità, della diversità, di quello che nella vita di tutti giorni in qualche maniera ci tormenta) dovrebbe essere un principio cardine del servizio pubblico.
Invece il servizio pubblico preferisce quella fiction agiografica, buonista, in cui tutti sono degli eroi, in cui tutti sono dei santi, in cui tutti sono dei navigatori. Questa è la vera grande contraddizione: la Rai, suo malgrado, è costretta a trasmettere Gomorra“. >>
Infatti  due fiction bastarde , di cui  Alddo Grassio sembra  esersi scordato  anche se  non allo stesso livello  di gomorra  ,  le  ultime  due  \ tre de la squadra    che  stava per   diventarla  e     spaccanapoli la nuova  squadra    proprio bastard in side   dal  suo inizio    sono state chiuse     la prima    dopo  7 stagioni ,  la seconda    nonostante  ci fossero  ascolti stabili ed  altre vicende  dei protagonisti in sospeso    dopo  sole  3  stagioni  .Dalla    1 puntata   vista    posso dire   che  nonostante i  tentativi di  d'addolcimento  e  di sminuire la potenzialità   della serie,   proposti da fazio  essa   ha mantenuto  e  speriamo continui   anche   nella seconda stagione   come  dsi dice  su http://it.wikipedia.org/wiki/Gomorra_-_La_serie .  E credo  che   saremo accontentati perchè il potere  ha   tutto l'interesse   che  il popolo  trovi  sfogo in    cose  bastarde ( otre  che nei  consuenti   discordi malpacisti ) scendere in piazza  contro di loro  .  Mi  è piaciuta  una serie tv (  sarò  più dettagliato dopo aver visto le  altre  3  puntate  )  bella , fiera , indigesta  , e  bastard  inside   proprio come  piacciono a me   altro che quelle  nìtroppo buoniste e quyindi saporire  .

10.2.14

generation war giudizio globale

  dopo il  un giudizio  parziale ( vedere  post  precedente  ) 



 sorto dall'equivoco    sulla messa  in onda delle puntate  che mi ha portato  a vedere  la seconda  e  poi in replay  la  prima  , posso darne   un giudizio globale   del  film in questione
 

Un film bello, triste  , drammatico  , generazionale . In esso ci ho ritrovato anche  se in modo velato   gli echi del graphic novel I Maestri dell’Orzo, la saga della famiglia Steenfort   .

Confermo   quanto dicevo nel post  precedente  , in particolare la seconda  critica  . IL telefilm  testimonia  che  non è necessario  raccontare degli eventi storici  facendo un film storico . Un film controverso visto che <<Secondo il giornale inglese The Economist nessuna fiction in Germania ha mai causato tanto dibattito tra il pubblico, mentre i critici hanno criticato molto severamente l’aspetto storico (in particolare il ruolo della Germania nell’olocausto, sottolineando che la miniserie ha occultato questo aspetto; un’altra critica è legata all’antisemitismo, nella fattispecie la miniserie avrebbe dipinto i partigiani polacchi come più antisemiti dei soldati tedeschi.>>(da  wikipedia ) . 
Critiche  che valgono  come ho già detto precedentemente   se  si considero il telefilm come  appartenente  al genere storico \ documentario Ma, sempre  da  wikipedia  ,La serie racconta la storia di cinque amici tedeschi, che hanno dai 18 a 21 anni, illustrando i loro diversi percorsi sotto il terzo Reich, nel 1941 mentre infuriava la seconda guerra mondiale.

La storia si estende per cinque anni, partendo dal 1941 fino nell'immediato dopo guerra.

Nel '41 a Berlino i cinque amici decidono di fare una festa perché il giorno dopo due di loro, i fratelli Wilhelm e Friedhelm, partono per il fronte orientale, mentre Charlotte è appena diventata infermiera e anche lei sta per partire per il fronte; Greta invece è un aspirante cantante e ballerina che ha una relazione con Viktor, anch’egli parte della cerchia ristretta di amici, che però è ebreo. Greta continua ad amarlo nonostante le leggi di Norimberga. Gli amici sono convinti che la guerra durerà pochissimo, credono quindi che a Natale si rivedranno. Cominciano dunque le loro cinque storie.Storie  che vanno poi a costituire  una  storia  di un'amicizia  resiste  a tutto anche a
«Generation War» riscoprire la verità di una bestiale follia. 
Si è conclusa nel 1945, la seconda guerra mondiale. Sessantotto anni fa. E si sono susseguite, quindi, ben due generazioni: a segnare un distacco che sembra impensabile, per chi ancora ricorda gli anni atroci del conflitto, ma che ha steso inevitabilmente un velo di oblio e di indeterminatezza in coloro che sono venuti "dopo", e nulla sanno, occorre ammetterlo, della guerra che ha segnato il destino del mondo. Poco hanno fatto la scuola e i media, malgrado possa sembrare il contrario. Ai film di propaganda, alle glorificazioni postume, alla quantità di riferimenti che citano senza cronologia ingiustizie e crimini si sono succeduti vaghi "ricordi", brani da sussidiario scolastico, celebrazioni doverose, che non hanno inciso nella mentalità dei giovani, lasciando soltanto una scia di dati ai quali non sempre si accosta la partecipazione spontanea. E quindi il film-tv tedesco, Unsere Mütter, unsere Väter, ossia "Le nostre madri, i nostri padri", tradotto da noi in Generation War e proposto in due puntate da Raitre nelle ultime due scorse serate, ha il gusto asprigno di una scoperta dolorosa, appare come un pugno nello stomaco per i dettagli di una guerra in cui la crudeltà incide anche nella definizione dei caratteri dei protagonisti, cinque amici che si trovano a combattere sul fronte russo con differenti destini. Disorientati e confusi, i giovani soldati tedeschi vedono scorrere davanti ai loro occhi stragi e violenze, gli ebrei sono entità familiari che improvvisamente sono additate come persone da eliminare in ogni modo, la lealtà e il coraggio sono cancellati da una violenza cieca in cui chi spara ha sempre e comunque ragione, quella della sopravvivenza a ogni costo. E il raffronto fra il sangue effuso nell'ospedale da campo fra grida di dolore, e il silenzio rassegnato di chi si inginocchia davanti al suo giustiziere – spesso un ragazzo dagli occhi tristi e dall'espressione confusa – è il binario di morte sul quale per anni i giovani, non solo i tedeschi, si sono avviati al massacro, per massacrare altri giovani come loro in disperata follia. C'è, nella rievocazione di quella guerra che molti di noi sognano ancora la notte, e tanti altri a mala pena conoscono, il senso di un grande inganno, di una ignoranza dei fatti e dei dati manovrata da una propaganda feroce, in cui i soldati sono stati strumentalizzati con fredda strategia. Una generazione in guerra, dice il titolo: sola e con le armi in mano e di fronte, a cercare e dare la morte, senza, in fondo, saperne il motivo.

avvenire  del 9\2\2014

Ma quegli anni di terrore possono essere anche il teatro per gesti coraggiosi apparentemente fuori da ogni logica come quello di Viktor, il sarto ebreo legato proprio a Greta, che salva l’amico nazista Friedhelm da un attentato dei partigiani polacchi. Insomma  la  storia   fatta  dalla gente   ,  ovvero  come dice De Gregori  


Dal punto di vista tecnico la serie è di altissimo livello, sia per quanto riguarda la regia che le ambientazioni, gli attori sono tutti in parte e talentuosi: a disarmare è la naturalezza con cui vengono presentati i protagonisti, per cui all’inizio si simpatizza e che poi si macchiano di crimini raccapriccianti. Gli autori ci mostrano questo processo senza forzare il giudizio e senza giustificare nessuno, portando lo spettatore a riflettere sul fatto che in quelle condizioni storiche l’uomo comune si sarebbe comportato esattamente così.

iniziativa di sensibilizzazione contro il revenge porn del gruppo www. seicomplice.org

Nei giorni scorsi    Roma , o almeno i posti più noti , sono stati tappezzati di volantini come Ma poi si scopre che ...