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23.10.25

“Risorse e risentimenti: il vocabolario dell’odio quotidiano” “Sassi, silenzi e vergogne: cronaca di un’Italia che non si dissocia”im caso degli ultras neofascisti a rieti

 Qualche giorno fa     mi pare  perchè ho  coniviso  o partecipato ad  una discussione   sui  social   sulla notizia del legame di almeno due degli ultras accusati dell'omicidio dell'autista del pullman dei tifosi del Pistoia Basket, con ambienti di estrema destra e neofascisti .9Ho ricenvuto via emai numerosi commenti

   RIEPILOGHIAMO  IL FATTO  


I commenti arrivatemi via email sono stati un profluvio di riduzionismo e offese, e discorsoi del tipo : « e le foibe .... » riferendosi alla sinistra , ecc come sempre, e fin qui niente di nuovo sotto il sole . Vorrei soffermarmi però su tutti coloro, molti, che hanno scritto "quando un omicidio viene compiuto da una risorsa, però, non scrivi niente". È a loro che vorrei rispondere, con alcune argomentazioni.
1. Chiamare "risorsa" una persona, usando un tono dispregiativo, è razzista e profondamente stupido. Si tratta di persone che hanno trovato il coraggio e la forza di fuggire alla ricerca di un futuro migliore , attraversare Paesi, spesso il deserto ,, le torture nei centro di detenzione libici e tunisino , poi il mare, per arrivare in Europa. Viaggi in cui hanno subito di tutto, e alla fine ce l'hanno fatta. E chi li deride (per cosa, poi?) ha spesso difficoltà a non versare in terra la birra nel percorso fra la cucina e il divano. Fate un po' voi.
2. Non mi occupo sempre causa probelmi vati miei e dei mieignitori ultre 80 anni di cronaca, mai, a meno che e preferisco riportare storie particolari come dovrebbe essere chiaro dalle tag e dagli hastag o da questa faq ( ) . A volte però capita che la cronaca travalichi se stessa veere i. miei post sui femminicidi o come per esempio un attacco di ultras che uccidono un uomo a sassate, organizzando la sassaiola, legati a un ambiente neofascista, non è soltanto cronaca. Soprattutto in un Paese dove la povera, piccola fiammiferaia Premier, non ha neanche il coraggio di definirsi antifascista cuìioè prenderne seriamente le distaNZE (per non perdere i voti neppure dei lanciatori di sassi).
3. C'è comunque, in generale, una differenza sostanziale. E questo è forse il punto principale. Un immigrato non commette mai ( non si ha, ad oggi notizia di un solo caso mai avvenuto) un reato in quanto immigrato, o nero. Mentre essere neofascisti, estremisti di destra, include sempre una condotta potenzialmente violenta e sempre discriminatoria, perché il fascismo stesso si basa sulla presa del potere in modo violento, e sul mantenimento di quello stesso potere attraverso la sopraffazione e la persecuzione delle minoranze. Per questo non esiste un "fascista buono", perché se fosse buono (o intelligente) non sarebbe fascista. E sempre per questo continuerò a raccontarlo, perché è una notizia al di là della cronaca, in mezzo a un Paese che esalta una nonantifascista Premier.

5.9.25

parlare o non parlare dei femminicidi \ violenza di genere ? io ho scelto di parlarne perchè .....

 Per  appprofondire la  mai risposta  

da ****@tiscali.it 

Caro  Beppe
 Da lettore   del  tuoi sociale  e  del tuo blog   devo farti un  osservazione  .  Dici  di  non essere  morboso  o d'esserlo di meno  ,  ma allora  perchè condividi  o parli    di fatti di cronaca  nera  in particolare  femminicidi  o  violenza di genere ?  Meno se ne  parla  e meno  spazio   gli si  da   è meglio è    troppi  gesti emulativi .

                                                Antonio T

Mi spiace Caro  Antonio    ma    tu  proponi    di fare    come  Il fascismo  e  la  Dc     fino  agli anni 50\60 con   "  scorie   "  fino al    al 1978  .  Il  primo    vietò di parlare di cronaca nera per motivi strettamente legati alla propaganda e al controllo dell'immagine del regime.   Infatti La cronaca nera era vista come “disfattista” e potenzialmente corruttrice, quindi bandita dai giornali e dai mezzi di comunicazione.In sintesi, il fascismo non vietava la cronaca nera per proteggere le vittime o per motivi etici, ma per mantenere il controllo ideologico e impedire che la realtà mettesse in discussione la narrazione ufficiale. Se vuoi, posso mostrarti esempi di giornali dell’epoca o approfondire come funzionava la censura in altri ambiti. Infatti  molti eventi di cronaca nera   o casi   come   Omicidi e delitti efferati , Delitti familiari e passioni violente: omicidi tra coniugi, femminicidi o crimini sessuali venivano sistematicamente oscurati o descritti in modo edulcorato.Crimini contro bambini: casi di pedofilia o infanticidio erano considerati troppo destabilizzanti per l’opinione pubblica e quindi censurati.  Inoltre   Attentati e atti sovversivi  Attentati contro Mussolini: come quello del 1926 da parte di Gino Lucetti, furono minimizzati o attribuiti a “squilibrati” per evitare di mostrare dissenso interno.Attività anarchiche o comuniste: ogni azione violenta o sabotaggio da parte di oppositori politici veniva nascosta o reinterpretata come “atti criminali comuni”.  Crimini commessi da membri del regime cioè Abusi di potere, corruzione, violenze da parte di gerarchi fascisti: non solo censurati, ma spesso insabbiati con la complicità della stampa controllata dal MinCulPop.Violenza della milizia fascista (MVSN): pestaggi, intimidazioni e omicidi politici venivano giustificati come “azioni per la sicurezza nazionale”. Incidenti e disastriDisastri ferroviari, industriali o ambientali: venivano censurati per non mostrare inefficienze dello Stato.Epidemie o problemi sanitari: come la diffusione della tubercolosi o della malaria, venivano minimizzati per non incrinare la narrazione di progresso e benessere . La censura non si limitava a non pubblicare le notizie: spesso i giornali venivano costretti a riscrivere gli eventi in chiave propagandistica, oppure a sostituire le notizie di cronaca nera con articoli celebrativi del regime. eline fasciste: comunicati stampa non ufficiali inviati ai giornali con istruzioni precise su cosa pubblicare e cosa censurare. Questi ordini non erano negoziabili: i giornalisti dovevano attenersi scrupolosamente alle direttive del regime.  Quindi  fatti   Delitti passionali : spesso riscritti come “incidenti” o “gesti di follia momentanea”.Crimini sessuali: completamente rimossi dalla stampa, considerati “immorali” e incompatibili con l’ideale fascista.Suicidi: censurati per non mostrare disagio sociale o depressione, che avrebbero contraddetto la narrazione di benessere.Omicidi politici: come quello di Giacomo Matteotti, inizialmente minimizzato e poi rimosso dalla discussione pubblica.
Con  la  Dc (  democrazia  cristiana  )  ,  invece    si   mantenne un controllo piuttosto rigido sulla comunicazione culturale e mediatica, soprattutto negli anni ’50 e ’70 .  :   Infatti   nella   DC  ci  fu   una  continuità con il passato fascista  visto  che molti funzionari del Minculpop, il ministero della propaganda fascista, rimasero al loro posto anche dopo il 1945. Cambiarono solo incarico o scrivania .   Infatti  La censura non fu abolita, ma riformulata: le opere teatrali, cinematografiche e letterarie dovevano ancora passare per una commissione di censura preventiva.  Uno dei  casi  più ecclatante e  più noto     fu  Il caso   dello  scrittore Vitaliano Brancati fu uno dei più colpiti dalla censura democristiana:La sua commedia La governante fu ostacolata perché considerata immorale e critica verso l’ipocrisia clericale.La DC venne definita da Brancati una “dittatura clericale”, capace di turbarsi al solo sentir nominare certe tematiche sessuali o sociali.Persino opere classiche come La Mandragola di Machiavelli furono vietate a teatro.L'esempio  più clamoroso  di    cui ho memoria     du    Andreotti e il controllo su cinema e spettacolo  Giulio Andreotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Spettacolo, fu il vero regista della censura DC.Il suo progetto era quello di moralizzare il cinema italiano, colpendo film come Umberto D. di De Sica, accusato di “pessimismo sociale”. La DC non censurava  direttamente  per motivi politici    si limitava   accusare  gli oppositori  di  culturame  o  essere  comunista     come  oggi  si   fa   con chi  dissente   accusandolo  “ideologico”, “radical chic” o “di sinistra estrema”.Il termine “comunista” è meno usato, ma è stato sostituito da etichette equivalenti: “woke”, “globalista”, “intellettuale da salotto”, ecc. Il meccanismo è lo stesso: semplificare il dissenso, ridurlo a una caricatura e evitare il confronto reale. Infatti    come il fascismo, ma lo  intergrava     per motivi morali e religiosi.Temi come sessualità, divorzio, aborto, critica alla Chiesa erano considerati tabù.La censura era spesso più sottile, ma non meno efficace: bastava negare i finanziamenti o ostacolare la distribuzione.In sintesi, la DC non replicò la censura fascista in modo identico, ma ne ereditò gli strumenti e li adattò a una visione conservatrice e cattolica della società. In sintesi, etichettare il dissenso è una forma di controllo culturale. Cambiano le parole, ma la logica resta: chi non si allinea, viene marginalizzato. Se vuoi, possiamo analizzare esempi recenti di questa dinamica nel dibattito politico italiano

Ora  veniamo  al  succo della tua   osservazione  : <<  Meno se ne  parla  e men  spazio   gli si  da   è meglio è    troppi  gesti emulativi >> .  Lo  so  che  In Italia oggi non è più un tabù   (  anche   se  resta     moltyo  forte tale  convvinzione  ) parlare di femminicidio e violenza di genere, ma il rischio di assuefazione mediatica è reale. Vediamo perché. Quin  di non al  silenzio  ,  ma parlarne   il giusto  Infatti   se  ne   parla   troppo  , e  qui    capisco ( anche  se  no concordo   )  la  tua  scelta  di non  parlarne  ,  📢 ma non sempre meglio purtroppo .  Infatti   i  dati del 2025 sono allarmanti: 130 femminicidi tra il 2024 e il primo trimestre del 2025, di cui 113 in ambito familiare o affettivo. L’Osservatorio Non Una Di Meno ha registrato 60 femminicidi solo nel 2025, con almeno 42 tentati femminicidi e 36 figli rimasti orfani.La copertura mediatica è aumentata, ma spesso è sensazionalistica, emotiva, e priva di analisi strutturale. Si racconta il fatto, ma non il contesto o  se  lo si  fa     si  va  a  sviscerare      morbosamente       la  vita  privata  della   vittima  . Il  rischio   di emulazione    certo esiste, infatti   hai toccato un punto cruciale,  nei casi di femminicidio è reale e preoccupante. Non si tratta di allarmismo, ma di una dinamica psicologica e mediatica ben documentata.L’effetto emulazione (o copycat effect) si verifica quando un individuo, spesso fragile o disturbato, replica un crimine già noto, ispirandosi a ciò che ha visto o letto nei media. Questo accade: Quando il crimine è spettacolarizzato,quando l’aggressore viene umanizzato o giustificato.Quando si forniscono dettagli morbosi che possono diventare “modelli” per chi è incline alla violenza.
📺 Il ruolo dei media italiani .
 Secondo Tag24: La ripetitività delle notizie sui femminicidi può alimentare l’effetto emulazione.Alcuni soggetti vulnerabili possono identificarsi con l’aggressore, soprattutto se la narrazione lo presenta come “disperato”, “innamorato”, “tradito”.Un esempio inquietante: un diciottenne ad Aosta ha minacciato la sua ex dicendo “Ti faccio fare la fine di Giulia”, riferendosi al caso Cecchettin.L’Osservatorio Non Una Di Meno evidenzia:Mentre gli omicidi generali diminuiscono, i femminicidi restano costanti da 30 anni.La narrazione mediatica spesso colpevolizza la vittima e assolve l’aggressore, creando empatia verso chi ha commesso il crimine.Questo può influenzare negativamente lettori già predisposti alla violenza. Ma     il  non  parlarne    significa   peggiorare le cose  e incanalare  nelle persone un senso    di  tranquillità  eccessivo e   far  si che   tali   fati  siamo  sminuti .  come   evitare l’emulazione allora  ?Gli esperti suggeriscono:

  1. Non tacere sui femminicidi, ma raccontarli con responsabilità.
  2. Evitare dettagli macabri, titoli sensazionalistici, e giustificazioni psicologiche superficiali.
  3. Usare un linguaggio che condanni la violenza, dia centralità alla vittima, e contestualizzi il problema come sistemico.

In sintesi: parlarne sì, ma con etica e consapevolezza. Se vuoi, possiamo analizzare un articolo e riscriverlo insieme per vedere come cambia la percezione.  Parlarne  in eccesso ed  usarlo come  diversivo o per  distrarre  da  temi  scomodi     si crea  l'effetto   opposto   cioè   dall'efetto  emulativo   si  passa  di  Il rischio dell’assuefazione .  Infatti q uando un fenomeno tragico diventa quotidiano, c’è il pericolo che venga normalizzato: “un altro caso”, “ancora una donna uccisa”.Le notizie si susseguono, ma non sempre generano indignazione o mobilitazione. Si rischia di perdere il senso della gravità  del fatto  in se  . Infatti  Alcuni media parlano di “raptus”, “gelosia”, “amore malato”, minimizzando la matrice patriarcale e sistemica della violenza.Altri   , come   la  tua lettera   ,   fano  si che   parlarne   resta scomodo perchè  parlare di femminicidio mette in crisi il modello culturale dominante: famiglia, ruoli di genere, potere maschile.Ecco che  Alcuni ambienti politici e religiosi resistono a una lettura femminista o strutturale del problema.C’è chi accusa le attiviste   ( gli  attivisti purtroppo  sono  pochi  perchè non tutti     riesco a  fare  autocritica  o   mettere  indiscussione  il proprio  maschio alfa    )    sono  accusare  di “ideologizzare” o “strumentalizzare” la tragedia, cercando di depoliticizzare il tema.Quindi   💡 Cosa serve davvero? 1) Educazione affettiva e sessuale a  360 gradi  nelle scuole, ancora osteggiata da molti. 2) Formazione obbligatoria per magistrati e  giudici  (  vedere    come  viene trattata  la  vittima  durante  i  processi per  vilolenza  e stupro   o  certe  setenze recenti   ne  ho  parlato qui )  e forze dell’ordine  .3) Leggi più efficaci e  serie non  all'azzeccagarbugli     di  Manzoniana Memoria , ma soprattutto applicate con rigore. Un cambiamento culturale quindi che non si limiti solo   alla condanna, ma affronti le radici della violenza.In sintesi: non siamo assuefatt o   almeno  non dl tutto  , ma siamo a rischio di diventarlo. Il fatto che se ne parli è positivo, ma serve una narrazione più consapevole, meno episodica e più strutturale.
Spero    di aver  risposto   alla tua  osservazione    cordiali saluti   

17.1.25

Social e dintorni Altro che censure, servirebbe una scuola che formi anche al Web

  

la  censura    sui  social  e  non solo  , volendo essere buoni, il filtro che un’entità non meglio definita dovrebbe mettere tra il messaggio e il destinatario, mi fa venire in mente due  aspetti :  19  chei  dice  che la  tecnologia  ed  internet  ci stanno rovinando quando  invece  non è il mezzo in se  ma   il come lo si  usa    .,  2)  il solito paternalismo di chi ritiene di sapere e guarda la massa con un certo sussiego, segnalando in questo caso il veleno dell’analfabetismo funzionale al quale bisogna opporre un antidoto. Un antidoto però che è  secondo  molti   una toppa e non la vera soluzione, la quale non può prescindere  dalla consapevolezza  dell'uso   che  ne  facciamo  .La censura, non solo dovrebbe essere evitata, ma sarebbe   un rimedio  inutile se l’istruzione si occupasse di fornire gli strumenti necessari alla comprensione della “società social”. Il ministero dell’istruzione – e non mi riferisco solo a quello attuale, prosaicamente definito “del merito” – già da diversi anni si sarebbe dovuto occupare del problema. Il punto è che per non affogare nel mare degli ipertesti, in cui le informazioni si moltiplicano rimpallando tra una pagina web e l’altra, qualcuno dovrebbe fornire agli studenti e  alle  famiglie  una bussola per scegliere le fonti più attendibili e per comprendere ciò che leggono (non esattamente un comune testo). Il “qualcuno” a cui mi riferisco non è tanto   l’insegnante che  generalmente  ha il buon cuore di segnalare ai suoi allievi il faro per non andare alla deriva, ma quello a sua volta formato pochi  purtroppo  in questo senso. Perché non pensare oltre  ad  aggiornare  gli insegnanti   a  nuovi esami    nel  corso di laurea  e  di abilitazione   e  poi una nuova materia scolastica? Che so, si potrebbe chiamare "filologia del web”. La scuola dovrebbe servire a rendere le nuove generazioni consapevoli, individui che si fanno domande e non seguono anestetizzati le linee guida di un algoritmo. Grazie dell’attenzione e buon lavoro


                                          Barbara  


GENTILE BARBARA, la sua lettera ha il pregio di portare l’attenzione verso il nodo cruciale. La questione della censura dei social, il cosiddetto fact-checking, infatti, prescinde totalmente dal grado di consapevolezza della popolazione, dalla sua crescita culturale e dal discernimento necessario a non farsi abbindolare da notizie false. L’unico modo per fronteggiare un degrado della comunicazione, elemento prezioso per una “sfera pubblica”, è quello di essere dotati di conoscenze adeguate. La nostra scuola svolge sempre meno questo compito e le linee guida che il ministro Valditara ha appena reso note – poesie mandate a memoria e studio delle “saghe nordiche” – non fa certamente ben sperare.

9.10.21

ci sono cure alternative valide e pseudo cure alternative . Il caso di Bella e il caso Stamina non hanno insegnato niente



Fra le tante email che ricevo  ce  ne  sono  certe  di  questo tenore  

Ciao
ti seguo da un po' e devo riconoscere che sei molto colto , ma visto gli ultimi post in particolare   quelli  sui  no  vax  e  sul  covid fra  cui    quello  : << Ne con  i Novak ( quelli attendisti e quelli creduloni ) ne con i Provax / i Vax ( acritici e  critici ) >>mi viene da chiederti oltre al tuo interessarti post ma solo di facciata   alle  cure  alternative perché dici d'essere per la libertà di cura e le medicine / cure medicine alternative ma non vedi che per il covid ci sono e le ignori così come ci sono per il cancro ed i tumori ? ma quanto ti pagano le case farmaceutiche e mainstream per non parlarne parlarne o parlarne male visto che fai la stessa cosa sui social ?
                                                                                       
                                                             valentina


Ora  già  dal  tono     di questa  lettera  in particolare  : <<  [...] quanto ti pagano le case farmaceutiche e mainstream per non parlarne  parlarne    o  parlarne  male  visto che  fai  la stessa  cosa   sui  social  ?
[... ]  >>dovrei       cestinarla  o  mandarle  a  Fncl ed  evitare  di ascoltare  chiunque  ogni lamento come  diceva in una bellissima canzone   un   famoso  cantante.  Ma   come il  solito    : << se son d' umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie:\di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo ... (  cit .  musicale vedi   secondo  collegamento ipertestuale  >>.  
Dopo    questo   sfogo          veniamo   alla  risposta  che  è  si  singola    ma  vale  per  chi mi scrive  lettere  simili   e  che  speriamo  che     lo leggano  anche certi presunti maître à penser che si fanno portatori delle più scombiccherate teorie complottiste  sfruttando    , come  nel  caso  sotto  ,  la  nostra  componente  irrazionale  . Uno di loro, Carlo Freccero, per convincerci che siamo dominati (  ed  in parte  è vero  ) dalla Spectre mondiale del capitalismo, ha detto in tv: «Lo spiegano bene nella Casa di carta ». 


Spett. Signora \ina  



ci sono malattie che si possono curare ed in parte guarire  con le  cure  alternative  come  la  cannabis  ad uso terapeutico   o  l'olio    di Lorenzo 

una miscela di trigliceridi monoinsaturi, usata nel trattamento dell'adrenoleucodistrofia per diluire la concentrazione, nel sangue e nei tessuti, dell'acido grasso saturo C26:0 (acido cerotico), altamente dannoso per la guaina mielinica. La miscela fa abbassare la presenza di acidi grassi saturi, ma porta a un aumento della concentrazione dell'acido grasso insaturo C26:1, la cui tossicità ancora non è ben conosciuta. La somministrazione della miscela, in associazione a una dieta ipolipidica, ha mostrato "buoni risultati"[1]. Tuttavia, nonostante la normalizzazione dei livelli di C26:0 nell'arco di 4-6 settimane, la terapia con l'olio di Lorenzo non ha arrestato la progressione neurologica.Il nome deriva da quello di Lorenzo Odone, un bambino a cui i genitori, Augusto e Michaela, per primi somministrarono questa miscela, nell'ambito di un progetto di ricerca non ufficiale. Alla loro iniziativa si deve anche la fondazione del Progetto Mielina. Per i loro encomiabili sforzi e il loro contributo nel campo della neurologia e della medicina rigenerativa hanno ricevuto la laurea honoris causa in Medicina e Chirurgia dall'Università di Stirling                                                                                     segue  qui   su    https://it.wikipedia.org/wiki/Olio_di_Lorenzo

Altre come quelle  citate  negli articoli  sotto  che   non si posso curare completamente  ne guarire  ed  altre  come    il  codiv  di cui   si sta  studiando   una  cura  efficace per  guarirle  . Ammettere questa  distinzione  non  significa negare     che   ci  si possa  curare  con  medicine   che  non siano quelle    " ufficiali  "  .  Infatti   ho  usato    da  poco  per  una distorsione  l'Arnica   un farmaco  omeopata   che    viene  usato in 
 traumatologia in caso di edemi post-traumatici (fratture, distorsioni, ecchimosi, contusioni, compressioni, ematomi, strappi muscolari, edemi da frattura), artralgie e disturbi articolari a carattere reumatico, versamenti articolari e flebiti non ulcerative.
L'arnica trova largo impiego nella formulazione di prodotti per il massaggio sportivo e di cerotti ad azione antireumatica. .... >>  (  da   Arnica in Erboristeria: Proprietà dell'Arnica (my-personaltrainer.it) )

Le cure di cui lei   parla per  il covid   sono per  il momento  prive di validazione scientifica  o quanto meno   sconsigliate   da  molti scienziati oppure  hanno effetto placebo  come  la famosa  cura  di  bella  o  in alcuni  casi   come  ad  esempio    una  recentissimo 


L'INCHIESTA / FERRARA

"Omissione di soccorso", aperta un'inchiesta sulle cure alternative no-vax

Aveva rifiutato il vaccino e si curava con farmaci vermifughi un uomo di 68 anni morto di Covid a Ferrara dopo aver seguito le terapie 'alternative' di un medico legato all'associazione IppocrateOrg



Redazione09 ottobre 2021 10:50


La Procura di Ferrara ha aperto un'inchiesta per omissione di soccorso in merito alla morte di un 68enne deceduto per Covid-19 dopo essere arrivato all'ospedale Sant'Anna di Ferrara in condizioni ormai già compromesse: il paziente aveva "curato" l'infezione da Sars-Cov-2 basandosi esclusivamente sull'assistenza via mail e telefonica di un medico volontario che era legato all'associazione IppocrateOrg.    ......  segue   su  :  "Omissione di soccorso", aperta un'inchiesta sulle cure alternative no-vax (today.it)


 Ora  Concludo questa mia  risposta     riportando  integralmente  questi  due  articoli     presi  da la  nuova  sardegna  del  8\10\2021





Le cure “alternative” prive di validazione scientifica: i rischi da evitare 
Da Stamina agli ultrasuoni anti cancro

08 OTTOBRE 2021

SASSARI. Il padre di Laura, affetto da un tumore al cervello incurabile, diceva di trarre giovamento dalla terapia alternativa, nel suo caso la cura Di Bella, a cui è stato sottoposto negli ultimi 9 mesi di vita. In realtà il miglioramento non c’era ma la sensazione era dovuta a un fenomeno ben noto, l’effetto placebo: quando si inizia una terapia con la speranza che funzioni, inizialmente si percepisce un beneficio; è una percezione sia psicologica, perché il nostro cervello “sente” di fare qualcosa di attivo per combattere la malattia, sia fisica. Ma l’effetto placebo è temporaneo e si esaurisce passati i primi tempi di “ottimismo” : in alcuni casi, possono addirittura peggiorare i sintomi e il decorso della malattia, se la terapia alternativa interferisce con quella tradizionale o quest’ultima è stata addirittura sospesa. Secondo le ultime stime sono circa 13 milioni gli italiani che ricorrono a cure alternative, con l’omeopatia al primo posto. La percentuale scende vertiginosamente in presenza di malattie gravi come i tumori o patologie neurodegenerative come la sla, la sma (atrofia muscolare spinale), la sclerosi multipla. Tra le terapie alternative di cui si è parlato maggiormente in Italia oltre a quella introdotta dal dottor Luigi Di Bella alla fine degli Anni 90, ebbe grande risonanza il metodo Stamina, basato appunto sulle cellule staminali che venivano prelevate e poi dopo la successione manipolazione infuse nei pazienti. Il metodo Stamina fu proposto da Davide Vannoni, comunicatore pubblicitario, attraverso la Stamina Fondation. Per un breve periodo, dal maggio al settembre 2013, il metodo fu autorizzato dal Ministero della Salute ma poi bloccato per il parere negativo del comitato tecnico scientifico che lo definì totalmente inefficace. In Sardegna suscitò molta indignazione il caso della dottoressa di Cagliari (radiata dall’Ordine) che diceva di curare i tumori agendo sull’inconscio e insultando i pazienti. Ed è in corso il processo nei confronti di un’altra dottoressa, ogliastrina, che invece per curare il cancro utilizzava gli ultrasuoni: è accusata di omicidio volontario.

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«Mio padre curato da Di Bella: lui morto, noi finiti in miseria»
Il racconto choc di Laura: «Quando si ammalò persi la testa, avrei fatto di tutto». «La terapia aveva costi esorbitanti, ci rimasero solo i soldi per il suo funerale»
                                           Silvia Sanna


SASSARI. C’era quel dottore anziano in tv con la faccia bella e i modi garbati e c’era suo padre che da un giorno all’altro perse la luce che gli faceva brillare gli occhi. «Aveva poco più di 60 anni, lavorava tanto, era pieno di energia: noi lo vedevamo come una roccia, una specie di super eroe invincibile». Un giorno, era dicembre del 1997, il padre di Laura cadde dal motorino. «Niente di grave all’apparenza ma non risuciva a muovere due dita di una mano. Allora un amico gli consigliò di fare una Tac».Dall’esame venne fuori una massa nel cervello: era grande e camminava silente chissà da quanto tempo. I medici furono schietti: il tumore era inoperabile e la chemio, in uno stadio così avanzato, non sarebbe servita a niente. Dopo 20 giorni il padre di Laura non riusciva più a muovere la mano, poi iniziò a zoppicare.
«Quando in tv apparve quel medico, nel salotto del Maurizio Costanzo show, che esaltava l’efficacia della sua terapia non tradizionale, vidi di nuovo la luce negli occhi di mio padre: voglio farmi curare da lui, ci disse, voglio provare, chiamatelo». Quel medico era il dottor Luigi Di Bella.
La scelta. Sino a quando la vita non la mise di fronte alla malattia, Laura, sassarese all’epoca quarantenne, aveva fatto della razionalità la sua bandiera: «Mi sono sempre ritenuta una persona equilibrata, mediamente intelligente e mediamente colta, capace di ragionare e agire con equilibrio, senza farmi sopraffare dall’impulsività. Tutte balle. Quando mio padre si ammalò precipitai in un buco nero: avrei fatto qualunque cosa per salvarlo. Ero sconvolta, tutti in famiglia eravamo sconvolti. Quel medico dava speranze, mi aggrappai a lui disperata. Nessuno provò a contraddirmi tanto ero determinata: ora penso che in quel periodo mi mancò una persona amica che mi scuotesse e mi facesse capire che stavo andando a sbattermi a tutta velocità contro un muro».
La terapia Di Bella. La prima telefonata riaccese il sorriso. «Spedimmo al dottor Di Bella le cartelle cliniche di mio padre, le risonanze e la biopsia fatta a Verona – racconta Laura – e lui ci rassicurò: disse che papà era il candidato ideale perché il suo tumore, un glioblastoma devastante, era curabile con la sua terapia. Di Bella non ci disse che avrebbe cercato di salvare mio padre, ci disse che l’avrebbe salvato. Di fronte a queste sue certezze, io capitolai. Presi in mano la situazione dedicandomi esclusivamente alla malattia di mio padre e alle sue cure. Insieme mandavamo avanti l’azienda di famiglia: delegai tutto ai dipendenti, mi disinteressai completamente del lavoro. In quei giorni si ammalò anche mia sorella: un male invalidante che le ha provocato un ritardo mentale irrimediabile. Mia madre si concentrò su di lei, io su mio padre.Quando Di Bella, senza neanche vederlo una volta, ci prescrisse la terapia, non ci vidi nulla di strano. E da quel momento inizò la corsa per reperire ciò che serviva: un mix di farmaci, ormoni e vitamine la maggior parte dei quali non coperti dal servizio sanitario nazionale. In particolare la somatostatina: la ordinavamo in Svizzera, andavamo a prenderla alla Città del Vaticano, aveva prezzi spaventosi, siamo arrivati a spendere 500mila lire al giorno. Ma per papà- mi ripetevo - questo e altro. Dopo la terapia lui diceva di stare meglio: noi vedevamo i peggioramenti ma li ignoravamo «sarà una fase, poi passerà».
Lui era ormai paralizzato e soffriva: il tumore cresceva e premeva sul cervello. Tante volte lo abbiamo portato in ospedale: durante i ricoveri – dice Laura – gli davamo la terapia di nascosto. Anzi, forse i medici sapevano e facevano finta di niente. Mio padre non aveva speranze e loro ne erano consapevoli sin dall’inizio: penso che noi, che non volevamo arrenderci, gli facessimo una pena infinita. Ma nel frattempo la mia follia provocò gravi conseguenze: l’azienda iniziò ad andare male e fummo sommersi dai debiti. Neanche questo mi fermò, anzi insieme a un gruppo di persone che seguivano la terapia Di Bella andai in piazza d’Italia per manifestare contro l’allora ministra della Salute Rosy Bindi, “colpevole” di non riconoscere l’efficacia della terapia. Io durante quei nove mesi continuai a mentire a me stessa: quando qualche familiare del gruppo moriva, dicevo che a ucciderlo non era stato il cancro, ma forse un infarto o chissà cos’altro. Da questo stato di trance mi svegliai solo una settimana prima che mio padre ci lasciasse: capii che era stata tutta una grande illusione. Lui era morto, a noi erano rimasti appena i soldi per pagare il funerale e la sensazione terribile di essere stati presi in giro, offesi nella nostra fragilità di fronte alla malattia di una persona cara».
L’appello. Il padre di Laura non si sarebbe salvato neppure con la chemioterapia e questo aspetto alleggerisce il peso che Laura porta sulla coscienza. «Ho rispettato la sua volontà di farsi curare da Di Bella, mi sono indebitata per questo. Ma se lui avesse avuto anche una sola speranza di farcela attraverso le terapie tradizionali, allora non me lo sarei mai perdonato. Nel gruppo di cui facevo parte tanti hanno rinunciato alla chemio nonostante l’invito dei medici e hanno pagato questa scelta con la vita. Mio padre invece non aveva altre possibilità. Ma quanto è successo a noi è stato comunque terribile: in giro ci sono medici che lucrano sul dolore della gente, proponendo terapie che non hanno valore scientifico. Quando anni dopo si è ammalata mia madre ho seguito solo la medicina ufficiale, e quando dopo Di Bella si è parlato del metodo Stamina ho pregato perché nessuno facesse i miei stessi errori. Oggi quando ascolto i No Vax che denunciano complotti sul Covid, mi vengono i brividi. E se si tratta di una persona che conosco, a cui voglio bene, d’istinto faccio quello che avrei voluto facessero a me: la scuoto, cerco con tutti i mezzi di farla ragionare. Perché quel muro su cui vai a sbattere fa malissimo. Io ne porto ancora i segni, dopo 25 anni».

Speriamo  d'esserli  stato utile 

11.5.12

De Gennaro viceministro. Dal massacro della Diaz a Palazzo Chigi: Monti ne nomina 1 per educarne 100

per coloro che via email che mi scrivono sul mio post sul film della diaz ( 1 2 ) : << è basta con s'to cazzo di scuola Diaz e di G8 2001 , lo sappiamo cosa è successo ., comunista di merda di più dovevano picchiarvi ,ecc >> . Ma



Ed il mio tempo non è denaro
ma il mare aperto dei sentimenti 
Le vele al vento del mio pensiero

finché quel vento resisterà. 






quindi scriverò finché mi pare soprattutto per i secondi , chi lo so già eviti di leggermi o mi legga in silenzio anziché commentare o rispondere con ovvietà 


da HTTP://ISEGRETIDELLACASTA.BLOGSPOT.IT/

VENERDÌ 11MAGGIO 2012 


Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, «ha deliberato la nomina a sottosegretario di Stato della presidenza del Consiglio del Prefetto Gianni De Gennaro con delega ai servizi segreti, che cessa dalle funzioni di Direttore del Dipartimento informazione e sicurezza»
Insomma ancora una promozione, questa volta nella sfera dell'alta politica, per il capo della polizia che ai tempi del g8 di Genova coordinò e pianificò l'orrenda mattanza della scuola Diaz dove 93 persone furono pestate a sangue, prelevate insaguinate e rinchiuse per tre giorni in un carcere appositamente predisposto all'interno della caserma di Bolzaneto.
Amnesty International ha definito quello che avvenne alla Diaz come "la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale".

e se avete stomaci forti ,  e avete superato  quello l'eventuale visione  del promo ( o del film  )  da me recentemente  recensito  qui  non lavate questo sangue   sentite  cosa  è  successo a Bolzaneto   dalla diretta  voce  Marco Poggi, all'epoca in servizio come infermiere presso la caserma in questione  . colui che ha permesso l'apertura  dell'inchiesta giudiziaria su tali fatti 





In chiusura   del post   leggo  sulla mia  bacheca  di  facebook  questo post  Domani i radicali, come ogni anno, andranno alle 11 sul ponte Garibaldi di Roma per onorare la memoria di Giorgiana Masi 35 anni dopo il suo (ancora impunito) omicidio. 
Molti  Giovani    si chiederanno chi era  . Ecco alcune notizie  tratte  dalla   voce  Giorgiana Masi (  da  cui  sono state prese  le  foto   e  a cui rimando  per chi vuole ricordare , chi c'era  o  per  chi era di quel periodo  , o  sapere per chi non c'era  o  come me era troppo piccolo  )    su  wikipedia
Giorgiana Masi (Roma6 agosto 1958 – Roma12 maggio 1977) è stata una studentessa italiana uccisa a diciotto anni durante una manifestazione di piazza.Appartenente a famiglia di media condizione sociale (il padre era parrucchiere e la madre casalinga), Giorgiana Masi abitava con i genitori e la sorella maggiore in un appartamento di via Trionfale a Roma, nei pressi dell'ospedale San Filippo Neri, e frequentava il quinto anno del Liceo Scientifico Statale "Louis Pasteur". Giorgiana Masi (Roma, 6 agosto 1958 – Roma, 12 maggio 1977) è stata una studentessa italiana uccisa a diciotto anni durante una manifestazione di piazza.Appartenente a famiglia di media condizione sociale (il padre era parrucchiere e la madre casalinga), Giorgiana Masi abitava con i genitori e la sorella maggiore in un appartamento di via Trionfale a Roma, nei pressi dell'ospedale San Filippo Neri, e frequentava il quinto anno del Liceo Scientifico Statale "Louis Pasteur".



Sopra   La celebre foto raffigurante l'agente Giovanni Santone in borghese armato durante gli scontri. Alla sua destra un funzionario ed un agente in divisa 
Nel tardo pomeriggio del giovedì 12 maggio 1977 si trovava, in compagnia del fidanzato ventunenne Gianfranco Papini, nel centro storico della capitale, dove imperversavano violenti scontri tra dimostranti e forze dell'ordine. Alle ore 19,55 i due erano in piazza Giuseppe Gioacchino Belli, quando un proiettile calibro 22 colpì Giorgiana all'addome. Subito soccorsa, venne trasportata in ospedale, dove i medici non poterono fare altro che constatarne il decesso.)

Fatti  , sia  quelli del G8 di Genova 2001  sia  quello di Giorgiana Masi  che   confermano  che conferma   questa foto  che  ho trovato  in rete   e il discorso   che trovate  ala fine del post   tratto da il film il Gattopardo  tratto dal  romanzo  omonimo dello  scrittore Siciliano   Giuseppe Tomasi di Lampedusa



con questo è  tutto meditate  gente meditate


1.4.12

Iggy Pop contro la musica di oggi: “E’ un drink scadente”

finalmente   qualcuno che mi da ragione  sulla  musica ed in culo   a chi mi dice  all'email del sito dopo aver letto  il mio post precedente  dal titolo  eloquente  c'è musica  e musica   che   sono vecchio   che  non capisco una cippa  di musica   e   altre amenità varie  

Iggy Pop è la bandiera della musica indipendente al prossimo Record Store Day e bacchetta i rocker di oggi: "Sono come quei succhi scadenti dei supermercati". Se lo dice un personaggio del calibro di Iggy Pop, allora c’è da fidarsi visto che, in occasione della sua carica di ambasciatore del Record Store Day 2012 che da cinque anni si svolge per celebrare la musica indipendente internazionale, ha voluto bacchettare i rocker moderni con parole molto forti: “Questo è un periodo dove gli artisti e la loro musica vengono manipolati per essere più acquistabili, è come quei drink a basso costo che trovi nei supermercati dove l’etichetta ti dice che contiene il 10% del succo”.Per il leader degli Stooges anche un po’ di accademia“Il mio nome, la mia educazione musicale e la mia personalità l’ho ottenuta grazie al fatto di aver lavorato in un negozio di dischi sin dalla tenera età”. Iggy Pop crede fortemente nel mercato indipendente e negli store di dischi, quelli veri, teatri molto spesso della sperimentazione, delle attività laboratoriali che hanno contribuito a formare i grandi rocker delle passate generazioni. Il Record Store Day si terrà il prossimo 21 aprile negli Usa e, per l’occasione, decine di artisti del calibro di Bruce Springsteen, Coldplay, Florence + The Machine, Paul McCartney, Black Keys e Clash lanceranno nuovi album e singoli in esclusiva per aiutare il mondo della musica indipendente.








Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...