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1.3.24

Studenti che aggrediscono i prof a scuola ‘mamma e papà pagheranno fino a 10mila euro di multa’: arriva in Senato l’emendamento che cambia le regole

Per  essere  incisiva      e  non    una  semplice  legge   fattta  solo per  fare   o  di manzoniana  memoria   serve  aggiungere  alla  sanzione     economica      anche  l'obbligo   con  raddopiamento pecunario      se  non lo  si frequenta  un corso obbligatorio   educazione   alla  legalità e   alle  diversità   , da parte  dei  genitori  

  da ilriformista   del  29\2\2024

Studenti che aggrediscono i prof a scuola ‘mamma e papà pagheranno fino a 10mila euro di multa’: arriva in Senato l’emendamento che cambia le regole© Fornito da Il Riformista

Tutti ci ricordiamo i numerosi episodi di aggressioni – più o meno violente – di qualche studente contro il professore di turno. Uno dei casi più recenti è il caso dello studente di 17 anni che ha accoltellato alla spalle la sua professoressa prima di entrare in classe. all’istituto professionale Enaip di Varese. E ancora la professoressa derisa da alcuni studenti in classe e colpita alla testa e ad un occhio a pallini di gomma sparati da una pistola ad aria compressa. 

Il rischio di una multa fino a 10mila euro

Gli studenti che aggrediscono un professore, un dirigente scolastico o un membro del personale amministrativo della scuola rischiano una multa che può andare dai 500 ai 10mila euro. Lo prevede un emendamento depositato dal governo al Senato, in commissione Cultura, al ddl sulla valutazione del comportamento degli studenti. Il testo prevede che in caso di condanna per reati contro il personale scolastico nell’ambito o causa delle loro funzioni “è sempre ordinato” oltre al pagamento dei danni quello “di una somma da euro 500 a euro 10mila”, appunto, come “riparazione pecuniaria” per “l’istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa”.

Cosa prevede l’emendamento depositato in Senato

L’emendamento è relativo a “chiunque aggredisca un professore o un dirigente nelle sue funzioni o a causa di esse” e condanna “i reati commessi in danno di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola a causa o nell’esercizio del suo ufficio o delle sue funzioni”.

Titolo di riparazione pecuniaria “La sospensione condizionale della pena – si specifica – è comunque subordinata al pagamento della somma determinata a titolo di riparazione pecuniaria, fermo restando il diritto della persona offesa all’eventuale risarcimento del danno”. Il termine per la presentazione dei sub-emendamenti alla proposta di modifica in commissione è stato fissato a martedì.

17.9.22

ma gli insegnanti sono complici dei bulli o hanno paura ? i caso della ragazzina bocciata per le assenze dovute a causa dei bulli ma promossa dal tar

 Dopo un ottimo primo quadrimestre, una 12enne mancava spesso da scuola perché bullizzata: la mamma ha spedito ai prof parte degli oltre 300 messaggi vessatori che la figlia riceveva. Ma i docenti anziché intervenire per fermare i compagni aguzzini, hanno bocciato l'alunna. I genitori hanno fatto ricorso al Tar e i giudici hanno promossa la ragazzina e ammonito l'atteggiamento tenuto da preside e insegnanti .

Infatti secondo https://www.sardiniapost.it/cronaca/ trovate qui l'articolo completo


Il Tar della Sardegna ha promosso in terza media una 12enne che quest’anno, per colpa dei bulli che la prendevano in giro, è mancata da scuola tanti giorni. Per via delle assenze i professori hanno deciso di bocciarla, “ma senza una motivazione adeguata“, malgrado un primo quadrimestre con la media del 9. I genitori della ragazzina hanno quindi fatto ricorso al Tar: i giudici amministrativi hanno dato ragione alla studentessa che ha ricevuto più di 300 messaggi vessatori e persecutori. Adesso la scuola deve obbligatoriamente rifare gli scrutini tra 15 giorni. La sentenza è stata emessa ieri sera. La notizia è riportata da L’Unione Sarda. Il provvedimento non ha precedenti nell’Isola.  A ribaltare la decisione dei prof è stato il collegio presieduto dal giudice Marco Buricelli (a latere Oscar Marongiu e Tito Aru, estensore della sentenza). La 12enne e la sua famiglia hanno presentato ricorso al Tar per il tramite degli avvocati Salvatore Dettori e Ivana Felicetti, entrambi del foro di Roma.

La  cosa  strana    è  che   sempre  secondo  lo stesso giornale  “Il percorso dell’alunna negli anni precedenti a quest’ultimo è stato ineccepibile – è scritto nella sentenza -: ha sempre ottenuto ottime votazioni e valutazioni di merito molto positive”. Con l’inizio degli episodi di bullismo la mamma aveva anche inviato a qualche insegnante una parte degli oltre 300 messaggi persecutori e vessatori che avevano creato alla bambina “disagi nelle relazioni e conseguenti malesseri fisici e psichici”. Tutto sottovalutato dai docenti.
La  cosa  che  dovrebbe lasciare    dubbiosi  è che   il   giudice del Tar Sardegna hanno ribaltato il verdetto dei prof per “si rivela illegittimo per difetto di motivazione». Più precisamente, il Tribunale amministrativo ha ritenuto che la scuola avrebbe dovuto dare una seconda chance alla ragazzina, visto che le assenze non erano conseguenza di un preciso contesto scolastico di disagio di cui gli stessi docenti vanno considerati responsabili. Peraltro, la ragazzina “aveva ottenuto nel primo quadrimestre un risultato scolastico “ben oltre la media necessaria per la promozione”.
I genitori sostengono che l'istituzione scolastica e gli insegnanti non siano intervenuti per contrastare gli atti di bullismo. Purtroppo spesso gli insegnanti ( almeno da quel che mi raccontano amici ed amici d'amici e mia zia prima della pensione ) si troviamo con le mani legate e rischiano a loro volta l'incolumità personale da parte dei bulli stessi . Infatti molto spesso da quello che leggo nelle cronache e da quel che sento i genitori dei cosiddetti "bulli" non sono diversi dai figli. Infatti : << Molti la pensano come il tipo che raccomanda ai genitori di crescere leoni e non agnelli. >> ( cit il  mio contatto   fb   Silvanla Porcu
Come si dice in sardo: "unu matzone, non faghet anzone...".
Ecco la risposta all'aumento della violenza di genere e nei femminicidi ( non sono solo omicidi ed aggressioni ) nei ragazzini . Intervenire nelle scuole e nelle famiglie . Prima che non ci sia più niente da fare . siamo ad un emergenza educativa e sociale . Quindi cari insegnanti , presidi \ direttori scolastici, genitori che ancora hanno un barlume critico ed etico , non aspettate che sia lo stato tanto non lo farà mai , visto che ha tutto l'interesse proprio, come per tenerci ignoranti ed assoggettati proprio come

«Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
   Sette ai Principi dei Nani nelle loro rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
   Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
   Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
   Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende.»

il signore degli anelli  


provvedete voi inserendo nelle lezioni elementi di legalità e non violenza . con questo è tutto

28.4.21

proviamo a rincominciare a vivere nonostante il covid

Altro che lezioni dal letto di casa, altro che Zoom, altro che webcam. Da oggi gli studenti, almeno in zona gialla, sono ritornati in classe, tra i banchi di scuola. Dopo un periodo fatto di isolamento causa Covid, rinchiusi dentro le mura di casa, davanti a un pc tutto il giorno, oggi hanno ripreso a “vivere”. «Abbiamo perso gli anni più belli della nostra vita, è come se ce li avessero tolti», ci dicono gli studenti, all’uscita di scuola, al liceo Alessandro Manzoni di Milano. 
Un anno in dad 
che i giovani definiscono «pesante»: «Stare tutto il giorno davanti a un pc non è stato affatto semplice, perdi la concentrazione e il rapporto coi compagni e coi prof si fa sempre più freddo. Adesso, invece, è tutta un’altra storia».
 
Da una parte – proseguono – «siamo stati abbandonati, dall’altra hanno fatto tutto il possibile anche se avrebbero potuto dare più priorità alla scuola, aprendo anche in zona rossa, nei momenti più critici, con tutte le limitazioni del caso».








È il giorno delle riaperture: il 26 aprile, gli studenti dell’Università Statale di Milano sono tornati a brulicare in via Festa del Perdono. Non solo per seguire le lezioni in presenza, già riprese, in parte, con il passaggio della Lombardia in zona arancione. Sono i bar, i ristoranti che circondano la Ca’ Granda dei milanesi a fornire agli studenti – seduti ai tavolini dei dehors – l’occasione per rincontrarsi dopo mesi di isolamento in casa. Alessandra, Arianna, Ginevra, Giada e Martina sono studentesse di primo e secondo anno del corso in Scienze dei beni culturali. La maggior parte delle loro lezioni si svolge in via Noto, periferia Sud di Milano, ma hanno scelto di inaugurare le riaperture del 26 aprile incontrandosi davanti alla sede centrale della Statale per studiare insieme, mantenendo le distanze e con le mascherine ffp2 sempre sul volto.




«Per noi matricole l’università, di fatto, non è mai iniziata» – racconta Martina -. Con le lezioni a distanza, eravamo soltanto delle sigle su un monitor. Adesso, invece, possiamo vederci finalmente di persona: solo così è possibile avere un vero confronto». Beatrice e Yassine, al quarto anno di Giurisprudenza, sono rappresentanti dell’associazione Obiettivo studenti. Durante le varie chiusure, hanno intensificato le attività di raccordo tra le problematiche dei colleghi e il rettorato. «Nonostante tutto, è stato bello ritrovarsi tutti insieme ad affrontare le difficoltà come una comunità. È vero che eravamo da soli fisicamente, ma moralmente ci siamo riscoperti più uniti», spiega Yassine. «Ci sono stati degli escamotage per alleggerire lo studio a distanza, ad esempio alcuni esami li ho preparati in gruppo su Zoom – racconta Beatrice -. Resto convinta, però, che una parte fondamentale del percorso universitario sia la possibilità di incontrare altre persone».





Coronavirus, il governo si è scordato dei matrimoni. La storia di Salvatore e Renata: «Troppa incertezza, il giorno più bello è diventato un incubo»
23 APRILE 2021 - 08:44


Nel decreto Covid i matrimoni non vengono neanche menzionati. Un problema non solo per gli aspiranti sposi, ma anche per 80mila aziende che lavorano nel settore
«Rischiamo di perdere migliaia di euro, non sappiamo come, quando e se riusciremo a sposarci. La prima data era stata fissata l’11 luglio 2020, poi il 13 luglio 2021. Adesso, dopo l’approvazione del decreto Covid che non cita affatto i matrimoni, ci sentiamo di nuovo abbandonati. Ci sembra di rivivere lo stesso film dello scorso anno. Chi ci tutela? Ci manca avere una certezza, non sappiamo nemmeno se possiamo organizzare il ricevimento, quante persone possiamo invitare. Il giorno più bello della nostra vita, che programmiamo dal 2019, è diventato un incubo, un’agonia. Così ci portano a pensare che quelli sbagliati siamo noi. Tutto distrutto, siamo distrutti». A parlare a Open sono Salvatore Leotta e Renata Torre, due siciliani di 33 e 29 anni. Dieci anni passati insieme, il sogno di costruire una famiglia e adesso la delusione di non potersi più sposare a causa delle misure di contenimento della pandemia del Coronavirus.

OPEN | In foto Salvatore e Renata

L’ultimo decreto Covid, infatti, non parla affatto di matrimoni, non vengono neanche menzionati. In zona gialla potranno organizzarsi banchetti? Se è sì, con quante persone? E cosa succederà, invece, in fascia arancione o rossa? Rimarrà tutto fermo? E soprattutto come organizzare una cena post-matrimonio con un coprifuoco fissato alle 22? «La verità è che noi siamo stati gli esclusi, il sogno di una vita è stato banalmente trasformato nel momento in cui due persone si limitano semplicemente a mettere una firma. Ma così non è», ha aggiunto Salvatore che, nonostante tutto, va dritto come un treno. «Dopo l’ennesima crisi di pianto della mia ragazza, abbiamo deciso di andare avanti, di continuare per la nostra strada. Non ci fermeremo. Il nostro matrimonio si terrà il 13 luglio alle 16.30 anche con il coprifuoco. Certo, la Chiesa si trova ad Acireale, il ristorante a Belpasso. Due comuni differenti. Sarà un problema?».

OPEN | Il sogno del matrimonio interrotto dal Covid

Salvatore e Renata, per la prima data del matrimonio, hanno speso 1.500 euro di acconto solo per il locale, «mai restituiti»; adesso ne hanno pagati altri 1.000, per una nuova location oltre ai 2.400 di acconto per il viaggio di nozze, «si spera in America». Parliamo di un totale di acconti pari a 5.620 euro (considerando anche fotografi, video operatori e fiori). Il costo stimato è di 32mila euro, non proprio un gioco da ragazzi. Soprattutto per due giovani che solo adesso hanno, in parte, trovato una stabilità economica: lui, laurea in tasca e un passato da precario, fa lo store manager in un negozio di telefonia; lei, invece, era un’addetta alla vendita. Da marzo è disoccupata poiché il negozio in cui lavorava ha chiuso causa Covid.
Il problema di Salvatore e Renata, dunque, non sono solo i soldi buttati in tutti questi mesi ma anche l’incertezza di un matrimonio che non si sa quando e dove fare, con quanti invitati e a quali condizioni. C’è, però, anche il timore che il coprifuoco – che a luglio potrebbe anche non esserci – potrebbe rovinare tutti i loro piani. C’è la paura che i dati, causa riaperture, possano tornare a crescere, facendo ripiombare il nostro Paese nell’incubo. E loro, come tanti altri giovani in tutta Italia, resterebbero con il cerino in mano, con un sogno – quello di sposarsi – chiuso nel cassetto.
Il dramma di chi deve organizzare i matrimoni
OPEN | In foto Barbara Mirabella

Ma il problema non è solo di chi deve sposarsi ma anche di chi i matrimoni deve organizzarli, di chi si occupa di gestione di grandi eventi. Come Barbara Mirabella, referente di Italian Wedding Industry, organizzatrice di grandi eventi (da 20 anni si occupa di fiere della sposa) e assessora comunale, secondo cui il settore è davvero in ginocchio: «C’è grande disagio, senso di smarrimento e frustrazione. Manca la programmazione, i clienti non lasciano più gli acconti, non girano più soldi, il calo è almeno del 90 per cento. Aspettiamo una data e poche regole ma chiare, siamo fermi da ottobre 2020. Perché si può tornare – mi chiedo – a fare eventi culturali, con distanziamento e con tutti i protocolli di sicurezza del caso, e invece questo non può avvenire coi matrimoni? La follia è che, ad esempio, ville immense debbano rispettare capienze con numeri dati a caso senza valutare le loro effettive dimensioni».
«A rischio 80mila aziende, pochi i ristori»
Il decreto Covid «non parla di noi», aggiunge. E i ristori? Del tutto inadeguati: «Chi ha perso 350 mila euro ne ha ricevuti 10 mila, assurdo. Nel frattempo, però, bisogna pagare affitto e utenze. Alcuni settori, inoltre, come quelli degli abiti da sposa o da cerimonia, per questioni di codici Ateco, sono stati obbligati a stare aperti in quanto negozi con commercio al dettaglio e, dunque, non hanno ricevuto nemmeno un euro di ristoro. Peccato che non avessero a chi vendere i loro prodotti coi matrimoni fermi da mesi. Insomma, briciole su briciole». Senza considerare, poi, che tutte le date dello scorso anno «non sono state riprotette nell’unico mese e mezzo in cui si è potuto lavorare. I clienti, adesso, hanno paura che avvenga quello che è accaduto a ottobre quando di venerdì il governo ha detto “da domani stop ai matrimoni” lasciando i catering con le celle frigorifere piene». Insomma, ci confida, «ci siamo trasformati in un ufficio psicologico per futuri sposi».
A rischio, adesso, ci sono 80 mila aziende: «Siamo sconfortati. Nessuno parla dei matrimoni nel decreto Covid. E, per di più, se come accaduto in passato, ci dicono che il massimo degli invitati è 30, significa far morire il nostro settore. Lasciare il coprifuoco alle 22, invece, si scontrerebbe con la dinamica, tutta italiana, di vivere la cerimonia al tramonto. Così, in altre parole, ci stanno dicendo “fatevi un brindisi e andate a casa”. Ma non si può». E a capire che qualcosa non sta andando per il verso giusto sono proprio le Regioni che, in una lettera inviata al premier Mario Draghi, hanno chiesto di programmare le riaperture anche per il settore dei matrimoni. Dunque, quando e a che condizioni sarà possibile tornare a sposarsi? Già dal 26 aprile nel rispetto dei protocolli? E, nel caso, si potrà fare solo in zona gialla o anche in rossa o arancione? Tutti, al momento, brancolano nel buio. Così per lunedì 26 aprile hanno organizzato un flashmob a Montecitorio di modelle e modelli in abito da cerimonia. «Non possiamo più attendere, non potete più ignorarci», ha detto Enzo Miccio, star dei wedding planner.
speriamo che vada bene

14.5.16

la scuola non è un parchegggio no . a "Meno vacanze in estate": dall'Emilia una petizione per allungare l'anno scolastico

condivido in pieno   questo post  di  riposta     all'iniziativa   di questi  genitori




Le mamme in questione non si rendono conto che quando chiedono la "scuola aperta anche a luglio" non stanno parlando di scuola. Stanno parlando di un centro estivo o di un servizio di baby sitter che sia aperto anche nei mesi estivi. Il che è una richiesta sacrosanta e comprensibile. Ma non è scuola, e non è corretto pretendere che gli insegnanti siano costretti a fare gli animatori o i baby sitter, perché, nel caso non ve ne foste accorti, il nostro mestiere è un altro.

"I tempi sono cambiati, classi aperte fino al 30 giugno". Già tremila firme online




  ma lasciateli giocare in strada e nelle  piazze  come si faceva un tempoinvece  d parcheggiali o davanti alla  tv ed  al pc  ed ora    cosi   . se li crescete  solo  ed  esclusivamente   parcheggiandoli da qualche parte vuol dire che non siete capaci di fare i genitori ed  non sapete organizzarvi    e che  usate   gli altri\e  declinando    le  vostre  responsabilità   Cosi li fate crescerre frustati e mammoni o peggio bamboccioni impedendoli  di fartsi esperienze  proprie   e  dandoli  solo le vostre  come   questa  canzone   di  qualche tempo fa




oltre  alla  canzone  sopra  citata   consiglio  questa    di Gaber 



 lo so che    quei   miie 12\15  lettori    che mi leggono mi diranno che  sono  ovvioe  scontato oltre  che prevvedibile  ma   iomica  scrivo   o riporto  storie     per  loro  (    solo per  loro  ) e  per  chi sa  dove  vado a parare  .

15.6.14

suona la campanella

questa è una settimana di passaggio di testimone tra cose che finiscono e altre, strettamente legate alle prime, che cominciano. Infatti  mentre i Mondiali di Calcio si avviano al fischio d’inizio. Ma il suono che interesserà di più la stragrande maggioranza di voi lettori ,  specie  quelli \e  che hanno figli o nipoti   in età scolare  o alle prese  con   gli esami    di maturità   è un altro: quello della campanella di fine anno scolastico. Driiiiiiin ! Io ancora   ,  come la   direttrice  di topolino  Valkentina  de Poli   (  da  cui  ho  deliberatamente tratto  la  foto di  paperotto  sotto a destra    e    il post  d'oggi , qui  l'originale   )   me la immagino e riesco, chiudendo gli occhi, a vivere quel senso di liberazione euforica che ti accompagnava  (  salvo poi   dovermi ripresentare   , sic  , a settembre   )   anno dopo anno fino al liceo. Finisce la scuola e cominciano le vacanze. Be’, è un affarone, mi sembra. Però il mio pensiero più complice, in realtà, va a chi non avrà tempo di godersi completamente quel suono celestiale perché la scuola è finita ma cominciano… gli esami !  e    quindi un nuovo  suono     di campanella 



Ecco, quello che posso dire è che l’esame delle elementari (già, quando ero bambina si faceva l’esame di quinta!) e quello di terza media li ho vissuti comunque come una festa. Da grande, invece, ho cominciato ad appassionarmi a una materia speciale, di cui ero insegnante e allieva allo stesso tempo, una diligente autodidatta.



La materia si chiama ansia. Cosa si studia? Rosicchiamento unghie, nei minimi particolari, con tecniche anti-sanguinamento da pellicine; mono pensieri pre-sonno, preferibilmente molto stupidi e distanti dalla realtà dei
fatti; scaramanzie varie tipo usare solo i cotton-fioc di colore lilla anziché quelli azzurri per incanalare positivamente la giornata (di quelli gialli non parliamo nemmeno, significavano iettatura totale)… respirazione  profondi , tisane ,  camomille ,  coliti  ed  aereofagia  .....
Voi , oh  nuove generazioni  ,  che siete più sgamati di me avrete già capito che ho sprecato tante energie inutili. Io, invece, ci ho messo un po’ per capire che l’ansia ed  ancora   ogni tanto  mi vengono   attacchi e crisi  ( sarà per  questo che mi sono laureata  a  35  anni   ?   ) è una materia completamente inutile. Non vale la pena appassionarsi. Oggi dico solo che se lo avessi saputo prima avrei dedicato qualche pomeriggio in più a matematica e chimica… A tutti gli ansiosi da 10 e lode e  non   mando un abbraccio speciale specialissimo.


Andrà tutto bene  CORAGGIO  ! 

per  tirarvi su    ed  esorcizzare gli esami   eccovi alcuni video parodia 

27.7.12

imparare a memoria si o no ?



chi lo ha detto che i giornali gratuiti , specie quelli delle catene di supermercati (acqua & sapone , siano spazzatura o giornalacci da quattro soldi come li definisce il mio vecchio .... ehm ... mio padre ? ecco un articolo interessante , dal  n di luglio 2012  di io acqua e sapone  ( che spero crei commenti e discussioni non solo sulla mia bacheca di facebook ) mensile ha anche un sito online www.ioacquaesapone.it







“Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato”. Il maestro Eugenio Montale da lassù mi scuserà se non rispetto la punteggiatura e gli a capo, se tronco una parte del suo “Male di vivere”. Ma con le poesie imparate a memoria è così: la memoria è solo tua, quel che ci metti dentro lo rubi e, come in certe antiche tradizioni legali, l’uso di anni lo fa diventar tuo. Confesso, questo del poeta delle Cinque Terre è una dei pochi stralci di poesia che mi sia rimasto incollato alla mente, uno dei pochi ricordi scolastici non sovrascritto da altri ricordi. Ripescarlo in uno scaffale dei ricordi, che riesce a restare miracolosamente al riparo dalle ingiurie del tempo, è un piacere vago ma deciso, come quando assaggi una pietanza che da anni non ti ricapitava sul palato e immediatamente ti senti riportare indietro a un passato indefinito, perché spesso è difficile associare un sapore a un momento preciso della vita. Certi gusti hanno un generico sapore di infanzia e tanto basta a spiegare perché siano così piacevoli.

è per questo che ho sempre pensato che i miei figli dovrebbero imparare poesie, filastrocche e canzoni a scuola. è una pratica che ha avuto una fortuna ondivaga nella nostra didattica. Per i nostri genitori era assolutamente normale mandare a memoria intere pagine. Già per la mia generazione era meno comune. Poi ci sono stati varie fasi di revival e altre di rifiuto. Nelle scorse settimane un politico inglese, il segretario all’istruzione Michael Gove, ha risollevato il tema, annunciando che la pratica di imparare poesie sarebbe stata rilanciata nella scuola pubblica elementare. Lo ha riportato il sito di un quotidiano inglese, il Guardian, e l’articolo ha registrato centinaia di commenti, con qualche entusiasta e centinaia di contrari, alcuni dei quali hanno “postato” commenti vicini all’ingiuria. Il sondaggio lanciato dal sito ha riportato una netta maggioranza di contrari: 58% a 42 contro l’imparare a memoria.
Perché tante reazioni violente? Sono figlie della visione iperprotettiva che nutriamo verso i nostri figli. “Costringerli” a imparare a memoria ci appare come una violenza inaccettabile, come se le teste dei nostri figli potessero essere “violate”, ficcandoci dentro a forza delle parole. “E se non ci riescono?”, ci chiediamo noi mamme terrorizzate dal fatto che i nostri pargoli possano sperimentare un qualunque fallimento o addirittura una difficoltà che possa turbarli.
C’è da dire che negli ultimi anni lo spazio della didattica è stato molto influenzato dalle neuroscienze, per cui una parte dei metodi di insegnamento sono figli di studi scientifici tesi a ottimizzare l’apprendimento, come se fosse una ginnastica per tonificare al meglio i muscoli in vista della prova costume: bisogna pompare e lucidare i neuroni, prepararli alla competizione e, siccome è una cosa faticosa, bisogna farlo con metodi efficaci e veloci. Un tipo di studio che mi ricorda il fiorire di diete che promettono di dimagrire senza sforzo.
Francamente penso che una filastrocca, una canzone o una poesia non possano essere paragonati ai chili di troppo. Mi ha colpito molto uno dei (pochi) commenti positivi lasciati dai lettori sul sito del Guardian: chi l’ha scritto ha “recitato” sulla tastiera del computer una poesia di William Blake imparata nella notte dei tempi della scuola e poi ha commentato: “L’ho imparata tra i banchi. Ed è rimasta con me tutta la vita”. Davvero bisogna chiedere a uno scienziato se è giusto imparare a memoria il testo di “Yellow submarine” o “Il cielo in una stanza”? Forse, se gli insegnanti riescono a fare in modo che i nostri figli imparino un testo per il piacere di farlo, tutto il dibattito svanirà tra una rima e l’altra. “Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato”. Grazie, maestro Montale.



L’atto dell’imparare a memoria riprende l’antica attività degli aedi o di tutti  quei popoli che  preferivano  l'oralità  alla scrittura  che vivevano recitando a memoria di posto in posto dei versi. La memoria va allenata, costantemente. E’ certo però che quando alle scuole elementari mi dicevano di imparare a memoria una poesia, non lo facevo con molta voglia, soprattutto perchè si trattava di imparare a memoria per poi ripetere come una macchinetta… e  se  l'ho fatto non ricordo più  quello che  fu costretto  ad  imparare  mentre   ricordo ancora  anche se  non  completamente    cose  che  ho scelto io   d'imparare  a memoria  proprio  come   questo commento   alla domanda  posta   da questa discussione  di http://letteraturalatina.wordpress.com/2008/04/07/e-giusto-o-no-imparare-a-memoria/

Maria Grazia scrive:
La risposta non è sicuramente semplice ma, credo, che ci siano cose che ti avvantaggiano se le sai “a memoria” ed altre che risultano una tortura inutile.
Esempi:
1) quando facevo il ginnasio, la mia prof ci fece imparare a memoria un innumerevole numero di pagine di paradigmi di verbi irregolari. La fatica non fu indifferente però questo mi permetteva di comprendere il significato generale di un brano di latino senza vocabolario nonché di intuire il significato di parole italiane che non conoscevo dalla loro radice;
2) sempre nel periodo dell’adolescenza, imparavo (senza che nessuno mi costringesse a farlo :-) ) a memoria delle poesie degli autori che mi piacevano di più perché così potevo “rileggerle” ovunque volessi;
3) all’università (ed è così ancora adesso) ho sempre avuto enormi difficoltà a imparare “a macchinetta” le cose che alcuni prof volevano sentire soprattutto se erano (per me ;-) ) senza significato o, peggio, insulse. Le rare volte in cui ho dovuto subire questa tortura la mia mente si è subito vendicata cancellando tutto nel giro di una settimana!
Il tutto :-) per concludere che, per me, c’è differenza tra imparare a memoria e imparare a macchinetta ;-) . 


voi che ne pensate  , avete esperienza positive o negative  ?.

13.2.12

uguaglianza nella diversità 2

"depurando"  tale  articolo  tratto   da  http://www.qelsi.it/ poco rispettoso   verso chi non crede  e  verso i laici


Per favore, niente benedizione cristiana a scuola. Siamo ottusamente ‘tolleranti’
Posted: 12 Feb 2012 07:20 AM PST
Sicuramente oggi avrete letto della notizia su Libero Quotiano. Sulla pagina di Qelsi è passata più volte e dunque — vincendo la tentazione di non leggerla, per non arrabbiarmi — alla fine ho aperto la pagina dell’articolo.
L’antefatto è presto detto (così vi evito di aprire subito l’articolo per capire esattamente di cosa si tratta). In una scuola milanese (in quel di Pisapia, dunque), il consiglio di istituto ha impedito la benedizione cristiana degli alunni. Il motivo? Ma è ovvio, è sempre quello: tolleranza, pari dignità fra tutte le religioni, e via dicendo. Secondo i maestri/professori della scuola, la benedizione cristiano/cattolica non s’ha da fare per non offendere gli alunni delle altre religioni, come se — badate — una benedizione possa davvero offendere qualcuno. Se un islamico mi benedice in nome di Allah, io non mi offendo di certo. E non credo affatto che gli islamici o gli ebrei o persino i buddisti possano o debbano offendersi se un prete cattolico benedice i loro figli in nome del Dio cristiano.
Ma nella scuola Erasmo da Rotterdam, a quanto pare, hanno un concetto tutto loro di tolleranza e di pari dignità fra tutte le religioni. Ed è il solito concetto trinaciruto secondo il quale per considerare pari tutte le religioni è necessario cancellare la propria identità culturale e religiosa, e anche gli usi e i costumi propri della società italica. La tendenza, dunque, è livellare; è annullare le differenze e rendere la società italiana insipida: né carne né pesce, ma un miscuglio etnico dal vago sapore new age dove ci sta tutto e il contrario di tutto. Un pastone sociale senza sapore.
Eppure non me la sento di incazzarmi del tutto con il consiglio di istituto. Per quanto il loro punto di vista sia assolutamente privo di pregio, ritengo che stiamo ricevendo — come italiani — quello che meritiamo. Abbiamo voluto un’uguaglianza che calpesti la nostra identità? Bene, e allora stiamo zitti. Abbiamo per anni (e tuttora continuiamo) a ridicolizzare, dileggiare e persino demolire la cristianità e i suoi valori morali ed etici? Bene, e allora stiamo zitti se qualcuno dichiara di voler togliere i crocifissi dalle aule. Del resto, chi mai vorrebbe un uomo morto in croce, offeso e sbeffeggiato, in un’aula scolastica o di tribunale? Nessuno. I cristiani vogliono un Dio e non uno sfigato crocifisso dai romani. E poi, i primi a non volere Cristo, sono proprio i cristiani stessi, spinti da un’errata interpretazione evangelica, secondo la quale il concetto di accoglienza cristiana importa e comporta l’annullamento della presenza della propria fede nella società! E poi ci sono gli ostili della cristianità, coloro che hanno un odio verso la religione stranamente a senso unico: contro la cristianità, guardandosi bene dall’offendere o criticare la presenza o le intemperanze delle altre religioni (e in particolare quella islamica).Non possiamo lamentarci dunque. Stiamo raccogliendo quello che abbiamo seminato. Vogliamo e difendiamo l’immigrazione irregolare e selvaggia? E allora stiamo zitti. Abbiamo votato politici che difendono questo assurdo concetto di uguaglianza che non tiene conto nemmeno delle minime differenze identitarie di un popolo, come se queste differenze fossero non solo inutili, ma persino pericolose? Zitti e muti come pesci. Il risultato poi si vede: le altre religioni non dicono nulla, ma sotto i baffi sghignazzano di soddisfazione. I cristiani si stanno suicidando da soli. Demoliscono giorno dopo giorno la loro identità, la loro fede e la loro cultura. Dove non sono riusciti i mori, riescono i pronipoti arroganti e ottusi dei crociati.

  c'è  un fondo di verità    a  voi   vedere  qual'è  .  Ditemi qual'è   e  io vi dirò  la  mia 

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