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19.8.23

da ex ministro russo a camionista in Usa: “Così ho cambiato vita. Ora ho un lavoro onesto e mi sento libero


Guerra Ucraina - Russia: diretta no stop

  da  repubblica  del  19\8\2023




 LONDRA – Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, centinaia di migliaia di cittadini russi hanno lasciato il proprio Paese, per dissenso verso la guerra, per evitare di essere chiamati a combatterla, per le conseguenze del conflitto o per una combinazione di questi fattori.Molti di loro sono emigrati temporaneamente o a lungo termine in Occidente, in cerca di democrazia e un nuovo lavoro. Ma pochi cambi di carriera di questo genere sono insoliti come quello di Denis Sharonov, che è passato dal suo posto di ministro dell’Agricoltura in una delle regioni della Russia a camionista in giro per gli Stati Uniti.“Un sacco di gente non capisce la mia scelta, dicendo che ho abbandonato una posizione di potere per fare un mestiere manuale, da ministro a camionista”, dice Sharonov al Guardian, che racconta stamani la sua storia. “Ma io sono contento e orgoglioso di quello che faccio adesso. Finalmente ho un lavoro onesto e mi sento libero”. La sua pagina Instagram fotografa il cambiamento: fino a un certo punto lo ritrae in giacca e cravatta a riunioni governative, poi lo si vede in maniche di camicia, “on the road”, al volante di un camion a rimorchio.Nel 2020 Sharonov era diventato ministro dell’Agricoltura a Komi, una regione grande come la California nel nord della Russia. Ben presto si è disilluso sul governo regionale a causa di “una burocrazia inefficiente e una corruzione rampante”. Il motivo principale per darsi alla politica, per i russi, “è rubare soldi”, afferma. E se non partecipi alle ruberie vieni messo da parte. Ciò che è capitato a lui, quando ha rifiutato di prendere parte a un appalto corrotto insieme a Vladimir Uyba, il governatore di Komi. Il risultato è che nel gennaio 2022 è stato costretto a dimettersi.
Il mese dopo le truppe russe hanno invaso l’Ucraina. Contrario a una guerra che giudicava “illegale”, qualche mese dopo Sharomov ha ricevuto una cartolina precetto per arruolarsi, sebbene a 48 anni fosse troppo vecchio per la mobilitazione: ha avuto il sospetto che fosse una trappola organizzata dal governatore di Komi per spedirlo al fronte e non rivederlo più, in modo da evitare il rischio di una denuncia degli sporchi affari di cui era stato testimone.Avendo studiato brevemente negli Usa nel 1995, durante un programma di scambio dopo il crollo dell’Unione Sovietica, ha perciò deciso di provare a rifarsi una vita in America. Arrivarci è stata un’odissea, che lo ha portato prima in Kyrgystan, una delle ex-repubbliche sovietiche nell’Asia centrale, quindi a Dubai, poi in Messico, dove ha attraversato a piedi illegalmente la frontiera con gli Stati Uniti. La sua richiesta di asilo politico è stata accettata: negli ultimi sei mesi, più di 8600 russi sono entrati negli Usa dal Messico, 35 volte più che nell’anno precedente la guerra in Ucraina, quando erano stati soltanto 249 a farlo.Mentre aspettava il permesso di residenza, Sharonov si è messo a cercare lavoro, ha pensato che fare l’autotrasportatore fosse l’opportunità giusta e che gli desse anche l’opportunità di conoscere meglio il Paese in cui si è trasferito. “Ho già visitato 45 stati”, dice l’ex-ministro diventato camionista. “Molti funzionari di governo nazionali e regionali russi sono contrari all’invasione dell’Ucraina, ma hanno paura a parlare e pensano di non avere altra scelta. Io la mia scelta l’ho fatta e mi sembra di vivere una grande avventura”. On the road again, come cantava Willie Nelson.

1.1.23

il migliore proposito per l'anno nuovo è agire non limitarsi solo a parlare perchè Il destino non è scritto, è come noi ce lo creiamo.

 Inizialmente   ero indeciso  se  come ogni inzio dell'anno  fare  un elenco  di propositi  per  qusto  2023   e un bikancio   dell'anno  passato  . Ma  poi  Vedo che a fare il bilancio di fine anno siamo in tanti! Non c’è niente di originale in effetti. Ma  pur  non avendo  nessun   bilancio da fare per questo 2022 da poco lasciato alle spalle, né ho buoni propositi da elencare perché so che puntualmente non li rispetterò, l'ho  fatto  lo stesso, probabilmente per noi stessi, per mettere nero su bianco emozioni e sentimenti , per fare il punto, per capire chi c’è , chi c’è stato e chi ci sarà di fianco a noi nella nostra vita e nel nostro cammino, ancora nel 2023! Lo facciamo per capire in che direzione vogliamo andare e, soprattutto, in
che modo vogliamo affrontare un nuovo anno, facendo tesoro delle esperienze passate. Questo bilancio l’ho fatto anche io. Il 2022 purtroppo è stato un anno in cui sono mancati  :  amici cari, parenti  ,   una ragazza  (  sorella  di un mio  ex compagno  delle  elementari  )   si  suicidata  ne  ho parlato  nei  post  precedenti    ,   un anno in cui amiche e amici hanno affrontato e stanno affrontando con forza la malattia, un anno di delusioni, ma è stato anche un anno in cui ho capito che sono fortunato perché ho  ancora  dei  punti  di  riferimento  ed  non devo  cercarne   di  nuovi     anche se   continuo  a seguire  a  alcuni  d'essi  di  nascosto   perchè  non mi parlano  più  o mi hanno   bloccato  sui social(  in  quanyo  una  è talmente  malata grave  da   non porter neppure  alzarsi  dal letto  dove sta  allettata   h24  )    come  è  capitato  ad  dei miei  amici  che  l'anno  scorso  hanno perso  i genitori  .Infatti  ho , toco ferro ,  ancora la mia famiglia vicino a me, che riempie nel bene  e nel  male  ogni momento delle mie giornate, ho un lavoro che mi appassiona  abbastanza , riesco a coltivare i miei hobbies, ho tanti amici\che (  perché  io  considero  amici   per  sempre perché  anche se   ho litigato    e mi  sono  fato  odiare per  certi miei comportamenti  ,  non riesco  a smettere  di considerarli  tali o parte di me )   Ho imparato nei momenti difficili che sono più forte di quanto non pensassi ! Pertanto affronterò,  io  almeno ci proverò  questo 2023 nel modo in cui mi sono promesso  di affrontare il mio futuro: senza rimpianti, senza perdere occasioni, coltivando nuove amicizie e passioni , senza rimuginare troppo  sui miei errori o sui torti ricevuti, vestendo ogni giorno il mio miglior sorriso per vivere le giornate in modo positivo e con ottimismo,sperando solo che venga preservata la salute mia e dei miei cari ed augurando a tutti tanta serenità! Buon anno a tutti voi! Che sia ricco di ogni bene e di ogni cosa che desiderate! ❤️.  


Cercando  d'essere  il meno banale   ed  ovvio ed  scontato   possibile   posso  augurarmi e augurarvi di stare bene. Se qualche difficoltà si dovesse presentare nel cammino, affrontarla con serenità, pazienza e fiducia. E tanto amore incondizionato, da donare in primis a voi stessi.  
Ma    come ho  detto  nel  titolo  , ecco che    anzi  che  annunciare  che  dovrò  camminare  ,  muovermi di  più  ,  l'ho messo  in atto  e l'ho  fatto  facendo una passeggiata   dopo  l'abbuffata    al cenone (  quest'anno   non abbiamo  saputo dire   di no    e  volevamo  essere   insieme ad  amici   per   farci coraggio  e  lasciarci alle  spalle    l'orribile  2022  ) d'ieri notte . Ma soprattutto per iniziare l'anno a mente sana in corpore sano   o  «mente sana in corpo sano»  in Italiana   è

di  Elisa Manconi si trova presso Viale Fonte Nuova.

 

una locuzione latina tratta da un capoverso delle Satire mi pare la decima , se i mie ricordi liceali non m'ingannano🤔 di Giovenale. se volete saperne di più trova qui ulteriori approfondimenti ) e convivere più facilmente evitando un appesantimento la mia osteoartrosi . E poi stamattina quando sono uscito spronato da mia madre credevo d'essere solo una città silenziosa come avviene la mattina dei giorni di festa , invece , al viale e al boschetto ho incontrato gente con il cane o che correva o faceva qualche passo per mantenersi in forma .
 Le feste classiche cioè : natale , santo Stefano e san silvestro e capodanno sono finite e quindi si ritorna a lavorare ed a mangiare normalmente salvo qualche invito improvviso o amici e parenti che stanno nella penisola e rientrano per il periodo di vacanze .

Non so che  altro aggiungere     se  non riprendere  , la poesia di  Pablo Neruda   citata  in un  precedente   mio precedente  post    (  chi  lo avesse  già  letto    può  anche abbandonare   il resto della lettura  )   .  


11.9.22

Ricomincia la scuola. Di Beatrice Gallus

 

Ricomincia la frenesia di un tempo che corre, tra troppi impegni e la fatica di stare al passo.Cosa augurare ai piccoli grandi allievi ? Di avere negli occhi la scintilla della curiosità. Di non inseguire il risultato ma comprendere l’importanza di ciò che si sta imparando. 

Di sentirsi in grado di affrontare le nuove sfide, consapevoli che sbagliando, provando e riprovando, si impara: se lo si sapesse già fare non si andrebbe a scuola. Di comprendere che un brutto voto è un’occasione di crescita, così come ogni insuccesso: si può imparare a fare meglio e si possono scoprire lacune e punti deboli su cui lavorare.

 Di essere consapevoli che si studia per apprendere, non per un voto in pagella, perché nella vita dovranno lavorare con le competenze acquisite, e sarà questo bagaglio a creare pensieri e a formare gli adulti che saranno. Non dei numeri.Di ricordarsi che la Storia è costellata di uomini e donne brillanti e di successo con pessimi percorsi scolastici: non sempre le capacità si manifestano a scuola. Spesso, come semini, stanno in attesa di un terreno più fertile che le accolga. Di avere accanto adulti capaci di amarli incondizionatamente, non per i risultati ottenuti ma per ciò che sono, e che gli stessi adulti curino l’ascolto, il rispetto, l’empatia, i valori, l’impegno, la coerenza e la costanza prima di tutto il resto. Da essi nascerà uno sguardo sul mondo e sul prossimo benevolo e rispettoso. Di avere insegnanti capaci di guardarli così come avrebbero voluto essere guardati. E che siano competenti tanto quanto appassionati della materia che insegnano. Buon anno scolastico a tutti


Beatrice Gallus

28.4.21

proviamo a rincominciare a vivere nonostante il covid

Altro che lezioni dal letto di casa, altro che Zoom, altro che webcam. Da oggi gli studenti, almeno in zona gialla, sono ritornati in classe, tra i banchi di scuola. Dopo un periodo fatto di isolamento causa Covid, rinchiusi dentro le mura di casa, davanti a un pc tutto il giorno, oggi hanno ripreso a “vivere”. «Abbiamo perso gli anni più belli della nostra vita, è come se ce li avessero tolti», ci dicono gli studenti, all’uscita di scuola, al liceo Alessandro Manzoni di Milano. 
Un anno in dad 
che i giovani definiscono «pesante»: «Stare tutto il giorno davanti a un pc non è stato affatto semplice, perdi la concentrazione e il rapporto coi compagni e coi prof si fa sempre più freddo. Adesso, invece, è tutta un’altra storia».
 
Da una parte – proseguono – «siamo stati abbandonati, dall’altra hanno fatto tutto il possibile anche se avrebbero potuto dare più priorità alla scuola, aprendo anche in zona rossa, nei momenti più critici, con tutte le limitazioni del caso».








È il giorno delle riaperture: il 26 aprile, gli studenti dell’Università Statale di Milano sono tornati a brulicare in via Festa del Perdono. Non solo per seguire le lezioni in presenza, già riprese, in parte, con il passaggio della Lombardia in zona arancione. Sono i bar, i ristoranti che circondano la Ca’ Granda dei milanesi a fornire agli studenti – seduti ai tavolini dei dehors – l’occasione per rincontrarsi dopo mesi di isolamento in casa. Alessandra, Arianna, Ginevra, Giada e Martina sono studentesse di primo e secondo anno del corso in Scienze dei beni culturali. La maggior parte delle loro lezioni si svolge in via Noto, periferia Sud di Milano, ma hanno scelto di inaugurare le riaperture del 26 aprile incontrandosi davanti alla sede centrale della Statale per studiare insieme, mantenendo le distanze e con le mascherine ffp2 sempre sul volto.




«Per noi matricole l’università, di fatto, non è mai iniziata» – racconta Martina -. Con le lezioni a distanza, eravamo soltanto delle sigle su un monitor. Adesso, invece, possiamo vederci finalmente di persona: solo così è possibile avere un vero confronto». Beatrice e Yassine, al quarto anno di Giurisprudenza, sono rappresentanti dell’associazione Obiettivo studenti. Durante le varie chiusure, hanno intensificato le attività di raccordo tra le problematiche dei colleghi e il rettorato. «Nonostante tutto, è stato bello ritrovarsi tutti insieme ad affrontare le difficoltà come una comunità. È vero che eravamo da soli fisicamente, ma moralmente ci siamo riscoperti più uniti», spiega Yassine. «Ci sono stati degli escamotage per alleggerire lo studio a distanza, ad esempio alcuni esami li ho preparati in gruppo su Zoom – racconta Beatrice -. Resto convinta, però, che una parte fondamentale del percorso universitario sia la possibilità di incontrare altre persone».





Coronavirus, il governo si è scordato dei matrimoni. La storia di Salvatore e Renata: «Troppa incertezza, il giorno più bello è diventato un incubo»
23 APRILE 2021 - 08:44


Nel decreto Covid i matrimoni non vengono neanche menzionati. Un problema non solo per gli aspiranti sposi, ma anche per 80mila aziende che lavorano nel settore
«Rischiamo di perdere migliaia di euro, non sappiamo come, quando e se riusciremo a sposarci. La prima data era stata fissata l’11 luglio 2020, poi il 13 luglio 2021. Adesso, dopo l’approvazione del decreto Covid che non cita affatto i matrimoni, ci sentiamo di nuovo abbandonati. Ci sembra di rivivere lo stesso film dello scorso anno. Chi ci tutela? Ci manca avere una certezza, non sappiamo nemmeno se possiamo organizzare il ricevimento, quante persone possiamo invitare. Il giorno più bello della nostra vita, che programmiamo dal 2019, è diventato un incubo, un’agonia. Così ci portano a pensare che quelli sbagliati siamo noi. Tutto distrutto, siamo distrutti». A parlare a Open sono Salvatore Leotta e Renata Torre, due siciliani di 33 e 29 anni. Dieci anni passati insieme, il sogno di costruire una famiglia e adesso la delusione di non potersi più sposare a causa delle misure di contenimento della pandemia del Coronavirus.

OPEN | In foto Salvatore e Renata

L’ultimo decreto Covid, infatti, non parla affatto di matrimoni, non vengono neanche menzionati. In zona gialla potranno organizzarsi banchetti? Se è sì, con quante persone? E cosa succederà, invece, in fascia arancione o rossa? Rimarrà tutto fermo? E soprattutto come organizzare una cena post-matrimonio con un coprifuoco fissato alle 22? «La verità è che noi siamo stati gli esclusi, il sogno di una vita è stato banalmente trasformato nel momento in cui due persone si limitano semplicemente a mettere una firma. Ma così non è», ha aggiunto Salvatore che, nonostante tutto, va dritto come un treno. «Dopo l’ennesima crisi di pianto della mia ragazza, abbiamo deciso di andare avanti, di continuare per la nostra strada. Non ci fermeremo. Il nostro matrimonio si terrà il 13 luglio alle 16.30 anche con il coprifuoco. Certo, la Chiesa si trova ad Acireale, il ristorante a Belpasso. Due comuni differenti. Sarà un problema?».

OPEN | Il sogno del matrimonio interrotto dal Covid

Salvatore e Renata, per la prima data del matrimonio, hanno speso 1.500 euro di acconto solo per il locale, «mai restituiti»; adesso ne hanno pagati altri 1.000, per una nuova location oltre ai 2.400 di acconto per il viaggio di nozze, «si spera in America». Parliamo di un totale di acconti pari a 5.620 euro (considerando anche fotografi, video operatori e fiori). Il costo stimato è di 32mila euro, non proprio un gioco da ragazzi. Soprattutto per due giovani che solo adesso hanno, in parte, trovato una stabilità economica: lui, laurea in tasca e un passato da precario, fa lo store manager in un negozio di telefonia; lei, invece, era un’addetta alla vendita. Da marzo è disoccupata poiché il negozio in cui lavorava ha chiuso causa Covid.
Il problema di Salvatore e Renata, dunque, non sono solo i soldi buttati in tutti questi mesi ma anche l’incertezza di un matrimonio che non si sa quando e dove fare, con quanti invitati e a quali condizioni. C’è, però, anche il timore che il coprifuoco – che a luglio potrebbe anche non esserci – potrebbe rovinare tutti i loro piani. C’è la paura che i dati, causa riaperture, possano tornare a crescere, facendo ripiombare il nostro Paese nell’incubo. E loro, come tanti altri giovani in tutta Italia, resterebbero con il cerino in mano, con un sogno – quello di sposarsi – chiuso nel cassetto.
Il dramma di chi deve organizzare i matrimoni
OPEN | In foto Barbara Mirabella

Ma il problema non è solo di chi deve sposarsi ma anche di chi i matrimoni deve organizzarli, di chi si occupa di gestione di grandi eventi. Come Barbara Mirabella, referente di Italian Wedding Industry, organizzatrice di grandi eventi (da 20 anni si occupa di fiere della sposa) e assessora comunale, secondo cui il settore è davvero in ginocchio: «C’è grande disagio, senso di smarrimento e frustrazione. Manca la programmazione, i clienti non lasciano più gli acconti, non girano più soldi, il calo è almeno del 90 per cento. Aspettiamo una data e poche regole ma chiare, siamo fermi da ottobre 2020. Perché si può tornare – mi chiedo – a fare eventi culturali, con distanziamento e con tutti i protocolli di sicurezza del caso, e invece questo non può avvenire coi matrimoni? La follia è che, ad esempio, ville immense debbano rispettare capienze con numeri dati a caso senza valutare le loro effettive dimensioni».
«A rischio 80mila aziende, pochi i ristori»
Il decreto Covid «non parla di noi», aggiunge. E i ristori? Del tutto inadeguati: «Chi ha perso 350 mila euro ne ha ricevuti 10 mila, assurdo. Nel frattempo, però, bisogna pagare affitto e utenze. Alcuni settori, inoltre, come quelli degli abiti da sposa o da cerimonia, per questioni di codici Ateco, sono stati obbligati a stare aperti in quanto negozi con commercio al dettaglio e, dunque, non hanno ricevuto nemmeno un euro di ristoro. Peccato che non avessero a chi vendere i loro prodotti coi matrimoni fermi da mesi. Insomma, briciole su briciole». Senza considerare, poi, che tutte le date dello scorso anno «non sono state riprotette nell’unico mese e mezzo in cui si è potuto lavorare. I clienti, adesso, hanno paura che avvenga quello che è accaduto a ottobre quando di venerdì il governo ha detto “da domani stop ai matrimoni” lasciando i catering con le celle frigorifere piene». Insomma, ci confida, «ci siamo trasformati in un ufficio psicologico per futuri sposi».
A rischio, adesso, ci sono 80 mila aziende: «Siamo sconfortati. Nessuno parla dei matrimoni nel decreto Covid. E, per di più, se come accaduto in passato, ci dicono che il massimo degli invitati è 30, significa far morire il nostro settore. Lasciare il coprifuoco alle 22, invece, si scontrerebbe con la dinamica, tutta italiana, di vivere la cerimonia al tramonto. Così, in altre parole, ci stanno dicendo “fatevi un brindisi e andate a casa”. Ma non si può». E a capire che qualcosa non sta andando per il verso giusto sono proprio le Regioni che, in una lettera inviata al premier Mario Draghi, hanno chiesto di programmare le riaperture anche per il settore dei matrimoni. Dunque, quando e a che condizioni sarà possibile tornare a sposarsi? Già dal 26 aprile nel rispetto dei protocolli? E, nel caso, si potrà fare solo in zona gialla o anche in rossa o arancione? Tutti, al momento, brancolano nel buio. Così per lunedì 26 aprile hanno organizzato un flashmob a Montecitorio di modelle e modelli in abito da cerimonia. «Non possiamo più attendere, non potete più ignorarci», ha detto Enzo Miccio, star dei wedding planner.
speriamo che vada bene

15.4.18

rincominciamo

per approfondire






IL caseificio Razionale Novese nasce nel 1952 a Novi di Modena. Da 65 anni controlla tutta la filiera della produzione del Parmigiano Reggiano, dall'allevamento delle mucche alla raccolta del latte. Una singola forma di formaggio ha bisogno almeno di tredici mesi di tempo prima di arrivare sul mercato. Il 29 maggio del 2012 una scossa di terremoto di magnitudo 5.9 colpisce la bassa modenese in una zona compresa tra Mirandola, Medolla e San Felice sul Panaro. Il sisma fa crollare, con effetto domino, le scalere del magazzino dove riposavano 75 mila forme per la stagionatura. Un danno quantificabile in più di 12 milioni di euro. Il terremoto azzera la produzione, ma non la voglia di ripartire.

I dipendenti si uniscono per ricostruire quello che è andato perso, guardando al di là delle difficoltà post sisma. Gli aiuti della Regione e della Provincia, oltre alla catena di solidarietà messa in moto dai cittadini, hanno permesso allo stabilimento di tornare in piena efficienza produttiva a fine 2012. Da allora la crescita è stata continua: le 100 mila forme prodotte all'anno rendono il caseificio Razionale Novese il più grande della zona del comprensorio.




Nel 1835 in Piazza Duomo, a L’Aquila, nasce il Bar Nurzia. L’attività della piccola azienda a conduzione familiare si tramanda di padre in figlio per sette generazioni. Il locale, a cui è annesso il laboratorio per la produzione del torrone morbido al cioccolato, diventato il prodotto simbolo della città, attraversa più di un secolo di storia, resistendo a guerre e terremoti senza mai abbassare la saracinesca. Dopo il terremoto del 6 aprile 2009, 


che ha distrutto il capoluogo abruzzese e messo in ginocchio l’economia cittadina, i Fratelli Nurzia, non si sono dati per vinti e, per primi, hanno chiesto e ottenuto l’agibilità parziale dello stabile situato in zona rossa e quindi inaccessibile fino all’8 dicembre 2009. Grazie alla caparbietà della famiglia, alla solidarietà dei concittadini e agli aiuti arrivati anche da fuori regione, il torrone ha continuato ad essere prodotto e venduto. Ora, a nove anni dal sisma, ricordato nell’anniversario con una lunga fiaccolata, il vecchio bar è in ristrutturazione. Nel nuovo locale, provvisorio, Giuliana, Francesco e Natalia continuano a servire i clienti di sempre e i ‘turisti delle macerie’ che visitano la città per ricordare il tragico evento. “Io non lascerò mai L’Aquila. Dovrà tornare più bella di prima e noi ci saremo” è la promessa di Nurzia.






6.1.16

dopo le feste si rincomincia

Il mio editoriale   ( come lo chiamano i miei  )  d'oggi  è deliberatamente tratto   da quello ( http://www.topolino.it/archivio-post/topo-3137/   vedee copertina  sotto  al centro  )  di Valentina de  Poli


Come recita lo strillo di copertina è arrivato il momento di farci coraggio e di dare… un calcio alle feste!I più saranno tristissimi e già nostalgici dei giorni allegramente   passati, capricciosi e appesantiti da un panettone  ( e non solo  )  di troppo. Però, pensate: dal 6 gennaio in avanti ricominciano tante cose belle.Per gli appassionati di calcio, riparte il campionato di serie A (lo scrivo in modo sentito poiché dalle mie parti da giorni c’è chi sta facendo il conto alla rovescia…) che corrisponde a un altro appuntamento classicissimo di inizio anno: l’album Calciatori delle figurine Panini, che trovate in regalo con questo numero del Topo.Ripartono anche le attività extra scolastiche e professionali di tutt  grandi e piccini  : pallavolo, nuoto, basket, karate, yoga, calcetto ma anche musica, canto, teatro... Non sentite anche voi il bisogno di muovervi, muovervi e zampettare?E poi, naturalmente, si torna in classe (e al lavoro). Noi vi abbiamo immaginato come leoni pronti a ruggire, grintosi e pieni di energia.Per cui, quest’anno, anziché il solito consiglio a base di sorrisi davanti allo specchio, quello che vi suggerisco per il 7 gennaio è di mettere i piedi giù dal letto con un roboante ROAAAAARRR! e di lanciarvi fieri e regali verso la vostra nuovissima giornata ... 



Una prova di cover dedicata alle figurine , con Paperino in posa da campione. Per “colpa” di Paperoga non è andata a buona fine…





concludo con quiesta storia presa dalla nuova sardegna   del 05 gennaio 2016

Sassari, lo zampognaro che da 30 anni rallegra il Natale in città
La storia di Sergio Poliferro, 77 anni. Per lui la Sardegna è ormai un appuntamento fisso





SASSARI. Ormai, da trenta anni a questa parte, non c’è Natale che Sergio Poliferro, sessantasette anni, non venga a Sassari per rendere un po’ più allegre le feste. E come tradizione eccolo nuovamente in città, con la sua barba bianchissima, il cappello scuro, seduto nel piazzale del supermercato Auchan, a suonare la sua zampogna, o l’organetto o la batteria. «La Sardegna per me è un appuntamento fisso – dice – e Sassari in particolare. Qui la gente è molto cordiale, simpatica e soprattutto generosa. Per me è un piacere trascorrere il Natale in questa città». 


E da qualche anno anche la moglie Piera, col quale è legato da trentacinque anni, ormai lo segue in tutti i suoi spostamenti. E lo accompagna anche nelle sue prestazioni musicali, con gli strumenti a percussione.ergio Poliferro e la moglie Piera resteranno in città sino all’Epifania, dopodiché ritorneranno nel loro paesello di Castel San Vincenzo, in provincia di Isernia, nel Molise. In attesa che arrivi nuovamente il Natale, per rifare le valigie, caricare tutti gli strumenti, e ritornare nella loro amata Sassari.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...