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29.8.23

il problema degli stupri specie quelli condotti da minorenni non va affrontato di pancia di Gennaro Pagano

 visto  che mi dice  che  esagero quado parlo  degli stupri  e dei femminicidio    che   siamo di fronte  ad  emergenza  culturale  ed  sociale  , lascio la  parola  ad  un esperto     che  ne   sà  più di  me 


Quanto accaduto a Caivano, come a Palermo, atterrisce. E atterrisce altrettanto gli opinionisti e i
tuttologi che sparano la soluzione mediatica ad alto impatto oppure che si limitano a descrivere l'evidente senza andare oltre. Il problema della sessualità, dell'abuso da parte di giovanissimi verso ragazze poco meno che coetanee, della violenza gratuita e bestiale è un problema complesso e che come tale va affrontato, analizzato, affrontato di pancia capito, andando oltre il politicamente corretto di uno sdegno sterile, tutto pancia e niente testa (la “pancia” è utile, necessaria e sacrosanta ma se non muove ad un pensiero capace di dirigere un’azione è socialmente sterile).In questo breve post voglio fermarmi su quattro parole chiave che meriterebbero un'analisi ulteriore. Condivido questi pensieri assolutamente non esaustivi per spingere a riflettere e ad andare oltre gli slogan :

1. Empatia. Spesso durante il mio servizio all’Ipm di Nisida e durante l’attività di psicoterapeuta mi è capitato di incontrare adolescenti "sotto anestesia"emotiva, completamente incapace non solo di elaborare ma anche di riconoscere le proprie emozioni e quelle della loro vittima. Negli ultimi anni vi è un "distanziamento emotivo" molto preoccupante e pericoloso, correlato senz'altro in molti giovani all'utilizzo smodato di social network, video, schermi e tastiere: non si tratta di "influenza" dei social, attenzione, ma di un vero e proprio mutamento di reti neuronali che nei nativi digitali sta avvenendo, come dimostrano numerosi studi avviati. Se a questo si aggiunge spesso la mancanza di mediazione e narrazione della realtà da parte del mondo adulto, tutto diventa più comprensibile.
2. Porno. Non se ne parla. Pare un discorso da bigotti e politicamente scorretto. Ma chiunque abbia esperienza di accompagnamento psicologico di adolescenti e ragazzi sa bene quanto l'esposizione pressoché quotidiana - che non di rado sfocia in una vera e propria dipendenza - a siti e video pornografici abbia delle ricadute importanti sulla concezione del sesso, delle pratiche sessuali, del rapporto e degli atteggiamenti da assumere. L'altra/o viene "cosificata", ridotta a merce da consumare e buttar via. Non si gode della relazione (anche sessuale) ma dell'oggetto da consumo che diventa il corpo dell'altro. Del porno e del suo effetto sugli adolescenti si parla poco: ricordiamoci che è una delle industrie più fiorenti di sempre. Ricordiamoci anche che ci troviamo dinanzi ad un inedito storico: mai l'accesso alla pornografia è stato così facile e potenzialmente continuo come negli ultimi venti anni. Questo vuol dire che chi liquida questo problema lo fa con superficialità e senza pensare.
3. Consumismo. Il "consumismo", parola che andava tanto di moda negli anni '80 e '90 , è diventato sempre più un concetto anche relazionale ed esperienziale. Non si tratta più di consumare merci e cose ma anche persone, corpi, relazioni. Non superando mai la fase infantile, narcisistica ed egocentrica, in cui l'altro viene concepito unicamente come funzionale al mio bene e, perché no, al mio piacere. L’altro non è più persona ma merce, cosa fa consumare. Anche sessualmente.
4. Povertà. Abusi e stupri possono avvenire ovunque come dimostra la storia e la casistica ma in alcuni casi, soprattutto in quello che vede protagonisti minori o giovanissimi, vediamo che avviene più spesso in contesti sociali o territoriali segnati dalla povertà educativa, dalla marginalità sociale, dal degrado morale. Questo significa che anche in quest'ambito i più poveri sono quelli che subiscono di più: nascere in una famiglia difficile, di un quartiere difficile di una realtà difficile espone maggiormente a traiettorie di vita deviate.
In tutti questi ambiti occorre lavorare con un metodo seriamente preventivo, transdisciplinare e di rete. E nonostante l'urgenza occorre essere preparati ai frutti che non arriveranno domani ma dopo domani: si tratta di cambiamenti della mente "sociale" e questo richiede tempo.E in questo tempo occorre lavorare con solerzia, coraggio, passione e senza protagonismi di sorta ad aiutare le vittime e ad evitare, vigilando, che ve ne siano altre.

15.1.23

l'ultima vittima di femmincicidio Martina Scialdone, avvocata di 35 anni uccisa in un luogo è morta tra l'indifferenza della gente di Patrizia cadau e Cristina Correani

 Pur  avendo molti  punto  di contatto  con il  femminismo  e le  donne   antiviolenza  non  sò  cosa  dire  se  non banalità  ed  ovvietà  davanti    a  tali    crimini  di genere  . Lascio  quindi      che  che  a parlare  siano  due  mie carissime  utenti  .  Le  male  lingue  e chi mi  segue  da  poco  dirà  : << ma  un  cervello per  dire  la  tua  lo hai   o no  ?  >>  ?   Certo  che  l'ho  . Però  allo stesso tempo   ho  un po'  d'umiltà   e   a volte  conosco i miei limiti  . E  quindi  quando   non conosco bene  l'argomento  preferisco  piuttosto   che  scrivere  castronerie   lasciare   che  a scriverne  o  parlarne   siano  persone  , in questo caso   donne  ,   più esperta  o  con più esperienza  di  me  su  tali argomenti  La  prima   una  sopravvissuta alle   violenze  fisiche   .la seconda  

                                  Patrizia  Cadau 
Martina Scialdone, avvocata di 35 anni. Era a cena col suo aguzzino ieri sera a Roma. Poi una lite così furiosa da costringere lei a rifugiarsi nel bagno delle donne.
A quel punto il titolare del locale le chiede di uscire: i due lasciano il locale e lui l'ammazza come un cane con una pistola lì fuori.
L'Italia è un paese dove le donne possono morire ogni giorno di violenza maschile, di uomini di merda che sparano, accoltellano, picchiano.E lo fanno perché sanno di rimanere sostanzialmente impuniti, o giustificati da una società barbarica che accollerà le responsabilità alle vittime.     

La seconda la blogger Cristina Correani

Quando la signora uccisa ieri sera a Roma si è rifugiata in bagno come da testimonianze, evidentemente spaventata dalle reazioni dell'uomo che poi ha sparato con l'arma legalmente detenuta e ci mancherebbe si faceva ancora in tempo a salvarla, ma il titolare del ristorante non ha cercato di proteggerla, l'ha cacciata perché la discussione disturbava i clienti.


Questo è diventato il mondo, il paese che piace alla gente che si piace, un posto dove chi chiede aiuto, disturba.
Spero almeno che quel tizio viva tutto il resto della sua vita col rimorso di non aver fatto nulla, di aver anteposto il suo profitto e i suoi interessi ad un gesto di solidarietà che avrebbe salvato la vita alla signora, ennesima vittima della violenza ma soprattutto dell'indifferenza.

In altro post ella scrive

Leggo che qualcuno si pone il problema della reputazione del ristorante dov'è avvenuto il delitto, se i proprietari fossero gente seria avrebbero già fatto un comunicato nei social per chiarire, invece non solo non hanno scritto una riga ma in compenso hanno chiuso i commenti alla pagina qui.
Sai quanto gliene frega della reputazione, tanto la gente dimentica in fretta, l'oblio dell'indifferenza inghiottirà pure questa e in questo paese si continuerà a non affrontare il tema delle armi legalmente detenute che restano nelle mani dei proprietari che nessuno, nel corso del tempo, va a controllare.
Gran parte delle stragi familiari si potrebbero evitare semplicemente disarmando chi non ha più i requisiti per possedere un'arma oppure la tiene con sé anche fuori dall'orario di lavoro, c'è una casistica infinita di femminicidi commessi da guardie giurate e appartenenti alle forze dell'ordine.
Ma a parte le solite quattro frasette ipocrite di politici e istituzioni nessuno fa niente per evitare che accadano.
come uscirne allora le risposte certo per chi si occupa di questo genere di cose sono ovvie e scontante ma non per purtroppo la massa \ l'opinione pubblica purtroppo o peggio addirittura li definisce comunisti o politico \ ideologici nel mio precedente post : << Niente sorrisi e abiti provocatori": polemica per l'opuscolo anti-stupro nelle scuole di Cividale del Friuli e vecchi stereotipi sulla violenza di genere >> Insomma è una battaglia culturale non ideologia . Infatti , mentre stavo per premere pubblica , leggo questo intervento bellissimo con cui chiudo il post , di Grazia Verasani


[.... segue da qui ]
Davvero, non sopporto più che in tv o sulla stampa l'ennesimo femminicidio sia descritto con frasi come "uccisa dall'ex che non sopportava l'abbandono". Sono stanca di un giornalismo approssimativo, della trascrizione meccanica di questi eventi criminali, come se la piaga fosse scontata e niente potesse cauterizzarla. Si cominciasse a dire: l'assassino, perché trattasi di delitto, con tutto il peso morale che ha questa parola, senza connotare l'omicida come l'abbandonato furente, come se questa fosse una giustificazione alla sua ira (non è collera, è sangue e vita spezzata, e molto spesso denuncia senza ascolto), e si parlasse della mancanza di leggi appropriate e di una mentalità dove, anche nel cuore delle istituzioni che dovrebbero proteggere, il maschilismo è calcificato. Si facesse qualcosa nelle scuole, si spendessero soldi per ciò che conta quanto la sopravvivenza, perché non siamo solo animali basici, e c'è bisogno di istruzione come dell'aria che si respira. Non è più possibile archiviare questi ammazzamenti quotidiani solo dandone freddamente, e con le parole sbagliate, la notizia.
Tu, Igor Tuveri e altri 71
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ed alcuni interessantissimi commenti

Commenti: 2

  • Igor Tuveri
    oggi si vive in maniera approsimativa. E quando questo accade siamo parodia, esistenze incompiute. Respiro l'orrore di questa approssimazione. Ma non credo sia giusto arrendersi. occorre affrontare la salita con ostinazione.
    3
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    • 40 m
  • Luisa Cappelletto
    E la mancanza di giusto orrore verso i crimini di questa società è così diffusa che ogni illegalità sembra avere la sua parte lecita. Come se dovessimo essere madri o padri di ogni delinquenza. Le azioni criminali vanno punite e contrastate. Le persone che commettono crimini recuperate. Ma sono due cose diverse. Troppa confusione.
  • Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

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