15.1.23

l'ultima vittima di femmincicidio Martina Scialdone, avvocata di 35 anni uccisa in un luogo è morta tra l'indifferenza della gente di Patrizia cadau e Cristina Correani

 Pur  avendo molti  punto  di contatto  con il  femminismo  e le  donne   antiviolenza  non  sò  cosa  dire  se  non banalità  ed  ovvietà  davanti    a  tali    crimini  di genere  . Lascio  quindi      che  che  a parlare  siano  due  mie carissime  utenti  .  Le  male  lingue  e chi mi  segue  da  poco  dirà  : << ma  un  cervello per  dire  la  tua  lo hai   o no  ?  >>  ?   Certo  che  l'ho  . Però  allo stesso tempo   ho  un po'  d'umiltà   e   a volte  conosco i miei limiti  . E  quindi  quando   non conosco bene  l'argomento  preferisco  piuttosto   che  scrivere  castronerie   lasciare   che  a scriverne  o  parlarne   siano  persone  , in questo caso   donne  ,   più esperta  o  con più esperienza  di  me  su  tali argomenti  La  prima   una  sopravvissuta alle   violenze  fisiche   .la seconda  

                                  Patrizia  Cadau 
Martina Scialdone, avvocata di 35 anni. Era a cena col suo aguzzino ieri sera a Roma. Poi una lite così furiosa da costringere lei a rifugiarsi nel bagno delle donne.
A quel punto il titolare del locale le chiede di uscire: i due lasciano il locale e lui l'ammazza come un cane con una pistola lì fuori.
L'Italia è un paese dove le donne possono morire ogni giorno di violenza maschile, di uomini di merda che sparano, accoltellano, picchiano.E lo fanno perché sanno di rimanere sostanzialmente impuniti, o giustificati da una società barbarica che accollerà le responsabilità alle vittime.     

La seconda la blogger Cristina Correani

Quando la signora uccisa ieri sera a Roma si è rifugiata in bagno come da testimonianze, evidentemente spaventata dalle reazioni dell'uomo che poi ha sparato con l'arma legalmente detenuta e ci mancherebbe si faceva ancora in tempo a salvarla, ma il titolare del ristorante non ha cercato di proteggerla, l'ha cacciata perché la discussione disturbava i clienti.


Questo è diventato il mondo, il paese che piace alla gente che si piace, un posto dove chi chiede aiuto, disturba.
Spero almeno che quel tizio viva tutto il resto della sua vita col rimorso di non aver fatto nulla, di aver anteposto il suo profitto e i suoi interessi ad un gesto di solidarietà che avrebbe salvato la vita alla signora, ennesima vittima della violenza ma soprattutto dell'indifferenza.

In altro post ella scrive

Leggo che qualcuno si pone il problema della reputazione del ristorante dov'è avvenuto il delitto, se i proprietari fossero gente seria avrebbero già fatto un comunicato nei social per chiarire, invece non solo non hanno scritto una riga ma in compenso hanno chiuso i commenti alla pagina qui.
Sai quanto gliene frega della reputazione, tanto la gente dimentica in fretta, l'oblio dell'indifferenza inghiottirà pure questa e in questo paese si continuerà a non affrontare il tema delle armi legalmente detenute che restano nelle mani dei proprietari che nessuno, nel corso del tempo, va a controllare.
Gran parte delle stragi familiari si potrebbero evitare semplicemente disarmando chi non ha più i requisiti per possedere un'arma oppure la tiene con sé anche fuori dall'orario di lavoro, c'è una casistica infinita di femminicidi commessi da guardie giurate e appartenenti alle forze dell'ordine.
Ma a parte le solite quattro frasette ipocrite di politici e istituzioni nessuno fa niente per evitare che accadano.
come uscirne allora le risposte certo per chi si occupa di questo genere di cose sono ovvie e scontante ma non per purtroppo la massa \ l'opinione pubblica purtroppo o peggio addirittura li definisce comunisti o politico \ ideologici nel mio precedente post : << Niente sorrisi e abiti provocatori": polemica per l'opuscolo anti-stupro nelle scuole di Cividale del Friuli e vecchi stereotipi sulla violenza di genere >> Insomma è una battaglia culturale non ideologia . Infatti , mentre stavo per premere pubblica , leggo questo intervento bellissimo con cui chiudo il post , di Grazia Verasani


[.... segue da qui ]
Davvero, non sopporto più che in tv o sulla stampa l'ennesimo femminicidio sia descritto con frasi come "uccisa dall'ex che non sopportava l'abbandono". Sono stanca di un giornalismo approssimativo, della trascrizione meccanica di questi eventi criminali, come se la piaga fosse scontata e niente potesse cauterizzarla. Si cominciasse a dire: l'assassino, perché trattasi di delitto, con tutto il peso morale che ha questa parola, senza connotare l'omicida come l'abbandonato furente, come se questa fosse una giustificazione alla sua ira (non è collera, è sangue e vita spezzata, e molto spesso denuncia senza ascolto), e si parlasse della mancanza di leggi appropriate e di una mentalità dove, anche nel cuore delle istituzioni che dovrebbero proteggere, il maschilismo è calcificato. Si facesse qualcosa nelle scuole, si spendessero soldi per ciò che conta quanto la sopravvivenza, perché non siamo solo animali basici, e c'è bisogno di istruzione come dell'aria che si respira. Non è più possibile archiviare questi ammazzamenti quotidiani solo dandone freddamente, e con le parole sbagliate, la notizia.
Tu, Igor Tuveri e altri 71
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ed alcuni interessantissimi commenti

Commenti: 2

  • Igor Tuveri
    oggi si vive in maniera approsimativa. E quando questo accade siamo parodia, esistenze incompiute. Respiro l'orrore di questa approssimazione. Ma non credo sia giusto arrendersi. occorre affrontare la salita con ostinazione.
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    • 40 m
  • Luisa Cappelletto
    E la mancanza di giusto orrore verso i crimini di questa società è così diffusa che ogni illegalità sembra avere la sua parte lecita. Come se dovessimo essere madri o padri di ogni delinquenza. Le azioni criminali vanno punite e contrastate. Le persone che commettono crimini recuperate. Ma sono due cose diverse. Troppa confusione.
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