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Gian Marco Carboni, ex Dimonios, strappò alla morte un carabiniere Premiato con la medaglia d’argento, ora fa il passacarte. Il motivo: è bipolare

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SASSARI . Ogni tanto la sindrome bipolare trasforma il soffitto della sua camera in un widescreen. La notte, in quel buio non buio rischiarato dai pensieri, Gian Marco Carboni spalanca gli occhi, e la mente va in rewind. Rivede le immagini che scorrono. Sono perlopiù anime ancora sporche di morte, che forse non lo abbandoneranno mai. Ora sta bene. Dice: «Vedi cosa ha scritto il mio psichiatra tre giorni fa?  Compensato . Quindi tranquillo: non stai parlando con un matto». L’autoironia è un’ottima medicina, che lui assume in dosi massicce. Poi ci sono gli altri farmaci, quelli chimici, che si trasformano in un navigatore interiore, capace di mantenere l’umore sulla retta via. Ma talvolta la sindrome bipolare riprende il volante, sterza bruscamente e preme sull’acceleratore della vita. Se Gian Marco Carboni ora si ritrova nel presidio sanitario di San Camillo, a Sassari, con una scrivania davanti, una penna tra le mani, l’umore sotto i piedi e una risma di fogli da fotocopiare,