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14.7.24

San Giovanni Suergiu, assunto e licenziato: non ha la terza mediaPer Stefano Sulas niente stabilizzazione dopo 29 anni di precariato: la scoperta dopo la firma del contratt

La  storia    di   Stefano Sulas ( scusate  se la pubblico  integralmente  , non m'andava  e poi  non   ci  sono riuscito   ,  di riassumerla )  conferma  il paradosso  , datemi pure   del  populista \  qualunquista , tipico    di  un sistema politico  \  culturale    che  discrimina  \  penalizza   le persone    che  non hanno  
    Stefano Sulas (65 anni) mostra il contratto
di lavoro annullato
 dopo le verifiche su  i suoi  documenti 
 avuto  la possibilità    d'istruirsi scolasticamente .  Infatti   non sapevo  che  per  fare  i lavori socialmente utili    ci volesse   la  terza media  . Ma  allora    mi chiedo   come  hanno fatto  a  fargli fare    tutti quei  corsi   .
 Essa  è   il paradosso \  dilemma    della   burocrazia   assurda  ed astrusa   che  non distingue la regola dall'eccezione  . E  permette   che   gli acculturati non scolasticamente   vengano discriminati  , mentre   ignoranti   e  Gaffers    (    vedi un famoso  ministro di questo  governo    che  confonde  Pompei con il   Colosseo   o   dice  che Colombo  era  contemporaneo di Gallileo )   vengono  osannati  dal media  maistream  e   sono al  potere  .  Ingnorano    che  le  vite  come la  sua  sono  più  dignitose  della loro  e che    ha faticato  per  vivere  onestamente   e  ha  sempre  dimostrasto la dignità e  il  suo valore  erchè non è  solo   un pezzo di carta   a  detterminare  una persona  e  il suo impegno ed  passione  che  ci  mette nel  prorio lavoro ed  i sacrifici  fatti per  dare  alla famiglia   una  vita  dignitosa  . E poi il fatto di non aver pouto studiare  ed essere  andato a lavorare  dopo la  terza  elementare    non significa  che   persone  come lui    siano senza  valore  perchè non è un pezzo di carta  che dettermina il valore  e le  competenze   di  una persona  ma  come esso agisce  con quello che ha  imparato ( ed  impara  semre  visto chje nella  vita  non si  finisce  mai     d'imparare  ) con  : umiltà  , sacrifici  , ed  assenza   di giudizio  

Ma  ora  basta parlare      eccovi la  sua      storia  

unione  sarda    14\7\2024

San Giovanni Suergiu
Aveva già firmato il contratto a tempo indeterminato dopo una vita da precario. Ma il sogno è svanito quando dopo i controlli si è scoperto che non aveva mai conseguito la licenza media.
Stefano Sulas, 65enne di San Giovanni Suergiu, si era fermato alla terza elementare e il Comune non ha potuto stabilizzarlo. «Mi è crollato il mondo addosso – racconta l’operaio – eravamo due Lsu in attesa di stabilizzazione. L’altro collega ce l’ha fatta. Io no. Siamo andati insieme al Comune per firmare il contratto. È passato qualche giorno poi è accaduto quello che non avrei mai immaginato». Dopo 29 anni di lavori socialmente utili e un’esperienza nella zona industriale di Portovesme Stefano Sulas sognava di arrivare alla pensione (potrà andarci tra un anno e nove mesi) con il posto fisso. «Nei giorni scorsi – racconta sconfortato – sono andato in Comune per annullare il contratto».
IL DISPIACERE
«Per me è una notizia terribile – racconta l’operaio – speravo di avere tutti documenti in regola. Si sarebbero dovuti informare, invece ho scoperto di non poter avere il contratto dopo la firma. Nessuno mi aveva detto del titolo di studio, ho sempre fatto tutti i corsi per poter lavorare. Se l’avessi saputo avrei preso anche la licenza media. Io in buona fede nell’autocertificazione ho scritto di aver frequentato fino alla terza elementare. Ora sono fermo in attesa di poter riprendere a lavorare come Lsu, ma sono molto deluso e dispiaciuto. Non riesco a darmi pace. Mi sembra di vivere in un incubo. Dopo alcuni anni di lavoro a Portovesme sono stato in cassa integrazione e mobilità. In seguito ho iniziato a con i lavori socialmente utili. Ho sempre lavorato da quando avevo otto anni, portando i buoi in campagna. La mia era una famiglia numerosa e la priorità era portare il pane a casa».
GLI AMICI
Nella frazione di Is Urigus, gli amici di Stefano Sulas sono dispiaciuti. «Nei giorni scorsi era felicissimo di aver finalmente firmato il contratto – dice Giuseppe Steri – siamo addolorati per Stefano. Ha lavorato per tanti anni e proprio adesso che vedeva vicina la pensione ha dovuto subire questo duro colpo». «L'amarezza dell’operaio è la stessa che prova l'amministrazione comunale che ne ha fortemente voluto la stabilizzazione – spiega la sindaca Elvira Usai - ma di fronte alle verifiche di legge, che siamo tenuti ad effettuare, e che hanno attestato la mancanza del requisito, non possiamo che riportare alla situazione lavorativa precedente l'operaio. Infatti, da lunedì riprende regolarmente a lavorare per il Comune, ma con il contratto da Lsu».

                                   Fabio Murru

15.3.24

La lezione di Luca Garofalo Il ragazzo soffre di una grave malattia degenerativa ma si batte per i propri diritti e non cede al “ragionierismo” della burocrazia di Emiliano Morrone

 LA LENTE DI EMILIANO   da  www.corrieredellacalabria.it/ 15/03/2024 – 6:45



La storia di Luca Garofalo ripropone un brutto paradosso del Servizio sanitario calabrese, [  e non solo purtroppo  aggiunta mia    ] che gli ha negato una carrozzina elettrica a quattro ruote motrici, costo sui 20mila

euro, ma negli anni ha liquidato premi stellari a vari direttori, anche innanzi a clamorosi sforamenti di bilancio.  Il ragazzo vive a Cotronei (Crotone) e soffre di una grave malattia degenerativa che gli ha paralizzato gli arti inferiori. Ciononostante, si batte per i propri diritti e non cede: vuole quel mezzo, che – spiega – «può superare diverse barriere architettoniche» e portarlo «persino in spiaggia».Lo scorso 23 febbraio l’Asp di Crotone aveva respinto la pratica del giovane, ritenendo la carrozzina richiesta «non appropriata e comunque non compatibile». In realtà, la normativa statale consente alle aziende pubbliche della salute di acquistare ausili del genere in casi come quello di Luca, che purtroppo non si alzerà in piedi a mo’ del Lazzaro evangelico e non ha le gambe bioniche del colonnello Steve Austin, “L’uomo da sei milioni di dollari” del piccolo schermo anni ’80. Nei confronti del disabile, un pezzo della burocrazia dell’Asp di Crotone, per fortuna non tutta, ha dato una dimostrazione di ragionierismo disumano e dispettosa cattiveria, dimenticando due capisaldi della Costituzione: che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività»; che «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana».

Diritti scambiati per favori

Ma che cosa è la Repubblica, laddove, a Sud come a Nord, i diritti sono spesso scambiati per favori e negli uffici non si tollera il controllo dei cittadini e dell’informazione, manca l’abitudine di vestire i panni altrui ed è frequente scaricare le proprie responsabilità sui livelli superiori o giustificare fatti imbarazzanti con istituti di comodo quali «il sistema» e «l’andazzo»? E tornando a Luca: se gli avesse comprato la carrozzina elettrica 4×4, l’Asp di Crotone sarebbe fallita di colpo o non avrebbe più potuto pagare la diagnostica e la chirurgia affidate (regolarmente) a privati convenzionati? Perché, inoltre, qualcuno ha sentito il bisogno di delegittimare il ragazzo, di farlo passare come un beneficiato sul piano dell’assistenza protesica, per non dire dell’altro di cui abbiamo solide prove? E chi doveva ritirare le carrozzine che per Luca non vanno ormai più bene? È giusto, per riprendere un motto di Paul Valéry, colpire il ragionatore se non si può attaccare il ragionamento?

L’incontro con Stanganelli

Di sicuro Luca ha un carattere, che altrove dà merito: non si piega, non supplica il suo interlocutore e non attende concessioni, ma pretende rispetto e ciò che gli tocca in base alla legge e al diritto. In questa settimana siamo andati a trovarlo, e sarebbe bene che lo facesse quella burocrazia che gli ha voltato le spalle, in modo da rendersi conto degli spazi domestici e delle condizioni personali del giovane, della maturità che mostra e di quanto e perché è seguito e apprezzato a Cotronei e nel resto della Calabria: dai suoi datori di lavoro al sindaco Antonio Ammirati, dal direttore del mensile locale, Pino Fabiano, all’impegnato Giuseppe Pipicelli, dai vicini di casa agli altri concittadini, alla Garante regionale della salute, Anna Maria Stanganelli, che l’ha inserito nel proprio ufficio per raccogliere a titolo gratuito le segnalazioni dei più deboli. Senza scordare il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che già una volta era intervenuto per Luca, sempre a proposito di una carrozzina, e di recente avrebbe avuto tre telefonate di fuoco, raccontano al piano di comando della Cittadella, riguardo all’ultimo episodio che mortifica il ragazzo.

Una “spina nel fianco”

Forse qualcuno avrebbe preferito vedere Luca allettato, remissivo, silente, ma lui ha un pregio esemplare: sa che nelle amministrazioni pubbliche della Calabria si guarda poco con gli occhi dei disabili, dunque non si arrende e, anzi, si allena a combattere meglio, non soltanto per sé. Peraltro, c’è chi l’ha addirittura definito «stalker» e ha confuso un messaggio preimpostato con un eccesso di confidenza del giovanotto. Sono equivoci generati dal pregiudizio mentale, come quello del monaco e blogger che, rincorso da un commerciante tunisino intento a restituirgli il resto di 50 euro, stava preparandosi allo scontro fisico temendo di venire derubato. Luca è una spina nel fianco della burocrazia nostrana. Una volta l’Asp di Crotone gli aveva certificato: «Non ha potuto espletare nostro malgrado la visita medico-sportiva agonistica per mancanza di attrezzatura idonea ad atleti diversamente abili». Se ci sono carenze strumentali e comportamentali, si possono risolvere, come del resto chiede Stanganelli e vuole Occhiuto, senza scontri o tensioni. Luca agisce per principio perché ha un profondo senso della giustizia. «Vorrei sapere – ci dice – se la domanda di una nuova carrozzina l’avesse fatta il figlio di qualche dirigente sanitario. Perciò io voglio che sia l’Asp a comprarla, non un privato. E non mi fermerò finché non avrò raggiunto l’obiettivo». Per via dell’interessamento della Garante Stanganelli, un club filantropico e alcuni imprenditori avevano prospettato una donazione in favore del ragazzo, che ha risposto: «No, grazie. Non può passare il messaggio che con atti di carità si debbano risolvere i problemi in carico al sistema pubblico».

La storia del piccolo Mariano

La vicenda di Luca ricorda quella del piccolo Mariano, che aspettava da molto una carrozzina su misura e infine l’ha ottenuta grazie al racconto del Corriere della Calabria, all’impegno della Garante Stanganelli e alla sensibilità del commissario dell’Asp di Catanzaro, il generale Antonio Battistini. Anche stavolta può prevalere il buon senso. Anche stavolta può vincere l’umanità. Anche stavolta può passare il principio, che Battistini condivise con Stanganelli, secondo cui «il dovere di alleviare la sofferenza prevale sempre su ogni altra ragione».
                    (redazione@corrierecal.it)

8.7.23

È sconvolgente, e al tempo stesso emblematica, la storia di Francesca Galati, colevole di un doppio lavoro per mantere la famiglia

 
È sconvolgente, e al tempo stesso emblematica, la storia di Francesca Galati, ne avevo accenato qui sul blog , la bidella 51enne di Vicenza multata di oltre 2.000 euro dal Ministero dell’Istruzione.  



La sua “colpa”? 

Aver lavorato oltre che come bidella come cameriera. Francesca non guadagnava abbastanza per poter mantenere una famiglia con due figli, ed è stata costretta a lavorare la sera in un bar per arrotondare il
suo stipendio scolastico. Il tutto pagando fino all’ultimo centesimo di tasse.Solo che non ha avvisato la dirigente scolastica dell’Istituto per cui lavora, ritrovandosi una multa da 2170 euro. Semplicemente, non sapeva di doverlo fare Ma soprattutto una legge ingiusta perché il secondo lavoro non era incontrastato con il primo .


 
Un peccato veniale in un Paese in cui 30 milioni a un condannato per mafia è considerato un “fatto privato” e una ministra non si dimette nemmeno di fronte ad un’indagine per falso in bilancio e bancarotta. Perfetto esempio di uno Stato debole coi forti e forte coi deboli.Meno male che un po' di umanità ancora c'è vista Immediata la (meravigliosa) ondata di generosità da parte di tanti che hanno offerto di aiutarla con una colletta. Per quello che vale, aggiungo anch'io , totale solidarietà e vicinanza a Francesca Galati. 

Ma in pochi hanno colto l’aspetto davvero sconvolgente: l’idea che in Italia una dipendente pubblica sia costretta a fare due lavori e orari massacranti per poter arrivare a fine mese. E vivere dignitosamente senza delinquete E invece di essere sostenuta, viene pure bastonata. Per questo non basterà una colletta purtroppo

6.12.22

Napoli, Federica: "Ho una laurea, ma sono felice di aver vinto il concorso da spazzina"

 

  da  https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/12/06

di Antonio di Costanzo

La 24enne da ieri è un'operatrice ecologica nell'azienda dei rifiuti di Napoli: "Finalmente un lavoro vero e di grande dignità. E mi renderà indipendente"

A 24 anni il suo futuro da laureata è in Asìa, l’azienda per la gestione dei rifiuti a Napoli, dove da ieri è stata assunta come spazzina. E la cosa sembra proprio non crearle problemi. Anzi, Federica Castiglia, una laurea in ottica e optometria, è felicissima di aver vinto il concorso nella società del Comune: “E’ un lavoro vero e stabile e, poi, diciamocelo: è un posto fisso che dà ampie garanzie. E non trovo nulla di particolare in una laureata che, come lavoro, sceglie liberamente di fare la spazzina”.

Nessun pentimento per aver rinunciato al percorso di studi che aveva portato a compimento?

“Francamente no. Sono solo molto emozionata. Tra l’altro dopo l’articolo di Repubblica mi stanno chiamando televisioni e giornalisti interessati alla mia storia. Sono diventata famosa”.

Una laureata che fa la spazzina colpisce.

“Per me è un lavoro di grande dignità. E poi l’aver vinto questo concorso e aver conquistato un posto fisso mi dà maggiore tranquillità. A 24 anni soffrivo il fatto di pesare ancora sulle spalle dei miei genitori. È frustrante non riuscire a rendersi indipendente. Devo dire che anni di studio non sono stati ripagati”.

Quando si è laureata?

“Nel 2021. Ero molto indecisa sul percorso di studio. Scelsi l’ottica dopo aver assistito a una lezione che mi rimase impressa, mi iscrissi e mi sono laureata in tempo. Credetemi: ci ho messo davvero tanto impegno, ma poi trovare un lavoro è stato difficile”.

Nulla?

“Solo contratti di apprendistato, senza nessuna garanzia e prospettiva. Invece, ora sono in un posto sicuro, dove i diritti vengono rispettati e la paga è coerente all'orario di lavoro svolto. L’Asìa rappresenta una certezza per il mio futuro”.

Dottoressa Castiglia mica vuole dire di essere pentita di aver studiato?

“No questo no. Anche se qualche dubbio alla fine viene. Ma in fondo a me è andata bene comunque”.

E i suoi genitori, cosa dicono della scelta di partecipare a un concorso da spazzina nonostante la laurea conseguita. Loro che lavoro fanno?

“Mio padre è un poliziotto in pensione, mia madre casalinga. Sono contenti che io abbia trovato una occupazione vera e che adesso sono indipendente da loro. Abbiamo festeggiato”.

Come utilizzerà il primo stipendio?

Finalmente mi potrò comprare un’auto. La prenderò con il cambio automatico. Perché nel traffico è più comoda, è un piccolo sogno che adesso posso realizzare”.

“Finalmente mi potrò comprare un’auto. La prenderò con il cambio automatico. Perché nel traffico è più comoda, è un piccolo sogno che adesso posso realizzare”.

4.8.22

il gesto di dignità e di decoro di Evelina Sgarbi

Se fino ad oggi questa ragazza viveva nell'anonimato...grazie al padre e ai giornali che riportano questa notizia ha finito di esserlo . Stima a lei . La ragazza nella foto si chiama Evelina Sgarbi, ha 22 anni e sì, è la figlia di Vittorio Sgarbi  . Ma del padre ha evidentemente preso solo il cognome.Visto  il  suo atto  di ribellione  .
Quando le hanno proposto di partecipare a quella fiera del trash che si chiama Grande Fratello Vip, lei ha
gentilmente declinato l’invito. No, grazie, ha fatto sapere. Voglio stare lontana dai pettegolezzi.
Un rifiuto che ha suscitato la reazione indginata di Sgarbi padre. Con argomentazioni surreali:
“Ha deciso di non presentarsi al provino contro la mia volontà” ha detto.
“Avrebbe guadagnato cifre ragguardevoli senza alcuno sforzo. Per una ragazza della sua età declinare una simile offerta equivale a sputare sul denaro”.
No, Vittorio, si chiama dignità, decenza, decoro, intelligenza.
E francamente, come dice Lorenzo Tosa, non si capisce da chi abbia preso.

22.6.22

Maltrattata perché lesbica, il giudice condanna a tre mesi il caporeparto della Lidl Insultata e umiliata sul posto di lavoro perché omosessuale, Sara Silvestrini, 40enne di Lugo, ha vinto la battaglia in tribunale contro coloro che l’hanno derisa e contro il sindacatoi che faceva filone con il padrone

Non è la prima volta che vengono registrati insulti omofobi sul luogo di lavoro: questa volta è toccato a Sara

  Sara Silvestrini . La  sua  è una storia di ordinaria vergogna, omofobia e grande 
Da sinistra, Federica Chiarentini e Sara Silvestrini
 con l’avvocato Alfonso Gaudenzi da 
https://www.ilrestodelcarlino.it/ravenna

coraggio.Per anni Sara, magazziniera della Lidl di Massa Lombarda (Ravenna) di 42 anni, ha subìto ogni genere di angheria, vessazione, mobbing puro da parte dei suoi superiori. La sua “colpa”, tra le altre: essere lesbica.
Il supermercato Lidl al centro del ciclone
Una donna che ha avuto la forza di reagire. Non tutti\e ce la fanno purtroppo. Ultimo il caso dell'insegnante che si è data fuoco nel suo camper. E tutto questo a causa dell'odio della gente. Ma come si fa a calpestare i diritti delle persone in questo modo? me lo chiedo ogni santo giorno…come si fa?! Per fortuna lei non era sola ma aveva accanto una compagna che l’ha sostenuta… se penso  a Cloe povera insegnante  transgender  morta  suicida    mi sale una tristezza infinita in quanto siamo un paese con forti sacchè di omofobia , di razzismo clericofascismo , bigottismo.Un paese che sta rientrando al medioevo. Un paese che non progredira' mai o se lo farà sara alla Gattopardo . Un paese senza( salvo eccezioni ) memoria, senza cultura pur avendo la maggior parte del patrimonio artistico ed storico a livello mondiale , ed grandi poet , artisti ed letterati .
foto simbolo 


Ha dovuto subire battute all’ordine del giorno sul suo orientamento sessuale, turni di notte tra camionisti molesti, uno l'aveva anche palpeggiata , verso i quali le era stato pure detto di essere “gentile”. E poi telefonate fuori orario, turni massacranti, straordinari selvaggi, provocazioni e umiliazioni continue davanti ai colleghi. Condizioni di lavoro estreme che le hanno provocato anche disturbi da panico. Tutto per spingerla al licenziamento.Quando l’hanno, infine, licenziata, la donna ha fatto l’unica cosa che le era rimasta: ha impugnato il licenziamento. E, di fronte alla proposta dell’azienda (con il tramite del sindacato) di 15.000 euro in cambio di una liberatoria tombale sulla vicenda, lei, invece di accettare, ha abbandonato il sindacato e ha deciso di fare causa. Oggi, a distanza di anni, ha vinto la sua battaglia. Il giudice ha riconosciuto il mobbing nei suoi confronti e ha condannato a tre mesi il suo capo reparto, ha comminato sanzioni a vari dirigenti e condannato l’azienda a un risarcimento di 30mila euro per lei e la sua compagna, come vittima collaterale.<< È una vittoria personale >> come dice Lorenzo Tosa << che non la ripaga certo di dieci anni di vessazioni, ma le restituisce una seppur tardiva giustizia. Per lei e per le tante Sara che non si piegano alle discriminazioni, umane e lavorative. >>Che sia un esempio per tante che si trovano nella sua situazone . La vittoria resta però a metà. Sara adesso, con l'aiuto del Centro per l’impiego, cercherà di rimuovere quel "licenziata per giusta causa" dal libretto di lavoro perché potrebbe causarle non pochi problemi nella ricerca di una nuova occupazione ma pur sempre testimonianza di regire ai sopprusi e ai papocchi dei sidacati che fanno  alleanza  con il padrone .

14.10.21

son le piccole cose che ridanno speranza.il caso del bar di pistoia

 Buongiorno, mi scusi, l'altra mattina avevo fame e non avevo soldi. Grazie". Il titolare di un bar di Pistoia ha trovato fuori dalla porta questo messaggio che racconta una storia fuori dal comune: qualcuno ha rubato delle brioche dal bar perché aveva fame, ma non appena ha avuto dei soldi ha lasciato un biglietto anonimo con 10 euro dentro, per chiedere scusa e, allo stesso tempo, dire grazie.

Il foglietto e la banconota sono arrivati il giorno dopo il furto di paste e cornetti e, adesso, il titolare vorrebbe assumere il misterioso mittente. "È una cosa che ci ha colpito molto", ha raccontato. E anche un pasticcere della città, che ha scoperto la storia tramite i social, vorrebbe offrire lavoro a questa persona sconosciuta: "Noi faremo un cartello che appenderemo fuori e speriamo di riuscire a offrire a questa persona un lavoro - ha dichiarato il proprietario del bar derubato - A una persona con tanta dignità è anche giusto dare un'altra possibilità".

3.8.21

quando si dice prendere la vita con filosofia e non reagire a tali imbelli il caso di Ali che ci da una bella lezione di dignità e compostezzail cado di Ali

quando si dice prendere la vita con filosofia e non rewagire a tali imbelli il caso di Ali che ci da una bella lezione di dignità e compostezza  dall'acount  facebbok  #StorieDaCaffè

LA RIVINCITA DI ALÍ
Immaginate una spiaggia di sabbia bianca, nel caldo di agosto.
Immaginate gli ombrelloni, i bambini, le sdraio, i teli mare, la gente, i racchettoni, i materassini, il
caldo cocente.
Riuscite ad immaginarla? Ne avrete viste tante.
Ora immaginate un po' meno gente. Siamo su una spiaggia un po' Vip, la spiaggia della “gente bene” di una città del sud Italia dalla spiccata vocazione commerciale.Qui le signore ci tengono molto: si mantengono, si curano, si ritoccano. Ma anche si guardano, si commentano, si criticano.Sono tutte ossessionate dal fare la cosa giusta: il costume giusto, il ristorante giusto, il marito giusto. Loro, le signore, non vorrebbero sentirselo dire, ma si respira un’aria un po' provinciale.Bene, su questa spiaggia un po' così, ci sono anche loro, quelli che sono nati dalla parte sbagliata del mondo, e per sopravvivere sono stati costretti ad attraversare il mare in qualche modo, e ad inventarsi un mestiere qui da noi. C’è Aisha, che cammina per la spiaggia portandosi dietro in una fascia sua figlia Fili. Sorride a tutti e per 15 € acconcia con traccine afro le teste delle bambine di buona famiglia che vogliono darsi un tocco naif.C’è Omar, che vende borse di marca praticamente identiche a quelle vere. Sorride a tutti, mostra il campionario alle signore. Loro le guardano tutte, solo per poter commentare un po' scandalizzate con le altre signore che “E’pazzesco, sembrano proprio identiche alle originali. Però si capisce che sono false perché c’è un dettaglio che….”Poi però con circospezione prendono il numero di telefono di Omar, che incontreranno in gran segreto per acquistare quei tanto criticati oggetti del desiderio.C’è Khaled, che compare nelle giornate di vento con una scia di coloratissimi aquiloni svolazzanti; c’è Hassan, che trascina sul bagnasciuga una fila di pinguini di gomma che ondeggiano allegri sul loro contrappeso; c’è Tulip, che vende il cocco fresco. Sono tutti educatissimi e discreti, si avvicinano solo se chiamati e sorridono sempre. Sorridono, onostante il caldo e l’ingiustizia.E poi c’è Alì.Alì ha un campionario di anelli, bracciali, collane e gioielli vari in argento, o quel che è.Cammina sulla spiaggia drappeggiato in una lunga tunica, e se una signora lo chiama si inginocchia sulla sabbia, stende un telo e con pazienza espone il suo ben assortito campionario. Intorno a lui si crea sempre un capannello di mamme e bambine, e quando sciorina la merce di solito riesce sempre a vendere qualcosa.Mia moglie e la moglie del mio amico S. sono sue affezionate clienti, e uno dei giochi dell’estate è sfottere S. che lavora, mandandogli una foto della moglie che dilapida il patrimonio di famiglia mercanteggiando con Alì.L’altro giorno Alì è stato chiamato da una signora, di quelle di cui in premessa: ritocchi sul corpo, ritocchi sul viso. Il risultato dei ritocchi è un corpo da pin up e una faccia da megera.Ma Alì tratta con eguale cortesia Principesse e streghe: si inginocchia sulla sabbia, stende il telo e con solennità inizia ad esporre il campionario. La strega però sembra non sapere quello che vuole, e dopo aver fatto tirare fuori fino all’ultima collana dice che non è convinta, e chiede di vedere i bracciali. Pretende di vederli tutti, e un po' seccata decide i passare agli orecchini. Poi non contenta prova con gli anelli. Dopo più di mezz’ora non è ancora soddisfatta, e chiede di rivedere le collane. Sembra finalmente interessarsi ad una, poi cambia e si concentra su una collana che Alì vende a 40 Euro. E ne offre 5.Ora, con Alì, e i venditori da spiaggia in generale, un po' di contrattazione è d’obbligo, loro probabilmente se l’aspettano e la mettono in conto.Un piccolo sconto lo fanno sempre, e lo sconto diventa maggiore se magari compri due o tre cose.E magari offrire 5 € per una collana per cui te ne chiedono 40 potrebbe essere una tecnica di contrattazione, finalizzata magari a chiudere la trattativa ai 35, o addirittura 30 Euro.E invece no.La Pin up col volto da arpia non vuole trattare. Lei, dopo averlo tenuto tre quarti d’ora in ginocchio sotto il sole, ora la pretende quella collana per 5 Euro.E non si limita ad offrirli i 5 Euro, ma per dimostrare tutta la sua pochezza -se mai ce ne fosse bisogno- sventola sotto il naso la banconota ad Ali, ripetendo con aria di sufficienza “Se li vuoi, questi sono”; quasi che Ali, preso dalla fame o dalla necessità debba avventarsi su quella banconota spiegazzata.Così abbiamo lei all’ombra del suo ombrellone, seduta in punta al suo lettino da mare; c’è il telo con la bigiotteria ai suoi piedi sulla sabbia; c’è Alì seduto a gambe incrociate dall’altro lato del telo e c’è una banconota da 5 Euro che viene sventolata davanti alla faccia di Alí come un croccantino davanti al muso di un cane.Ma qui Alì compie il suo capolavoro.Scuote la testa, e quasi scusandosi le dice “Mi dispiace, non posso” mentre con le mani inizia a raccogliere la sua roba dal telo e a metterla a posto.Col piede però, senza che la befana se ne accorga, accumula un po' di sabbia sull’orlo del tuo telo.“Tanto non ti do neanche un euro di più” continua a dire lei.Lui continua a scuotere mestamente la testa e a riporre bracciali sempre con la stessa lentezza; e intanto col piede accumula altra sabbia.“Mi dispiace, cinque euro non posso” ripete ancora Alì alzandosi in piedi, che ha ormai riposto tutta la sua mercanzia. A terra è rimasto solo il telo con l’orlo coperto di sabbia.“Peggio per te!” sentenzia la bisbetica, riponendo la banconota con evidente stizza.“Mi dispiace”, ripete un’ultima volta Alì inchinandosi; intanto raccoglie il telo con un gesto ampio ed elegante che fa volare sulla befana tutta la sabbia accumulata.L’epilogo è cinematografico, con Alì che si allontana lentamente sorridendo, e l’isterica che parte da “Ma vedi sto morto di fame!” e continua a raschiando il fondo del barile del razzismo più becero e ributtante.Ma adesso il sorriso di Alì è diventato anche il nostro sorriso.E in quel sorriso c’è tutto il senso della sua dignità, nonostante l’ingiustizia della situazione. Intanto la stronza continua ad urlare.Inutile far finta di non sentire: in quel berciare bilioso c’è tutta la nostra maledetta ipocrisia.


5.7.21

Malika, la lezione per non buttare via i soldi e la vita


canzone  consigliata 
 Zucchero - Rispetto

lo so  che    vi sarete  , come il sottoscritto  rotti  gli zebedei  stufati diu sentire  parlare  di  marika     e  della sua  vicenda  e  di come ha  spesso i   suoi soldi   e della sua arrampicata  sugli specchi per  giustificarsi  , ma stavolta  (giurò che sarà  l'ultimo post  che dedicherò  a  tali vicende    salvi  chje  che  non s'avverera   la profezia  che  ho  fato    nel  post  precedente , cioè quella  di vederla  ospite  dala de 

filippi ed  affini  )   c'è  una ragazza  omossessuale  o  lgbt   per  usare  il politicamente  corretto    che   hja  avuto  una  situazione   come  qiella  di marika  ma   è  rimasta  fuori  ed  lontrano  dai media   e che  ha   una dignità  perchè non ha  chiesto  niente  a  nesuno  er  si  fa ed  si fattas un mazzo scosi  per  andare  a vanti  . Ma  ora  basta    parlare  lascio la parola   alla Lucarelli  

Malika, la lezione per non buttare via i soldi e la vita


Buongiorno signora Lucarelli, ho 22 anni, lavoro come babysitter, vivo in un appartamento in affitto a Milano, ho un cane e un gatto che non ho potuto portare con me, sono zia di quattro bambini stupendi (due in realtà devono nascere ma so già che saranno meravigliosi), convivo con la mia spettacolare fidanzata, sono un’ex ginnasta e ballerina, mi sono diplomata l’anno scorso dopo due anni di interruzione della scuola per poter lavorare, canto stonata sotto la doccia, ho le lenzuola di Harry Potter, amo la pizza e la tartare di salmone e mi piace tanto l’azzurro. A 18 anni e un mese sono scappata di casa perché la mia vita era diventata insostenibile: giusto un mesetto e mezzo prima mia mamma aveva scoperto nel peggiore dei modi la mia neonata relazione con una ragazza, naturalmente non l’ha accettata. Ho subito violenza verbale e fisica a casa mia, “alzi la voce” era la scusa, ma io la voce la alzavo per essere ascoltata, perché in tutto quel tempo nessuno si era fermato a chiedermi come stessi io che, da studentessa adolescente e povera di una scuola gesuita circondata da spocchiosi ragazzini con la puzza sotto il naso i cui genitori pagavano la mia borsa di studio, mi sono scoperta lesbica e sono stata la prima a non accettarmi.

Mi sono rimboccata le maniche, ho lasciato la scuola, ho lavorato e mi sono potuta addirittura permettere di andare in vacanza con i MIEI soldi sudati con il MIO lavoro.

A maggio di due anni fa sono tornata a casa con mia mamma, ci siamo più o meno riappacificate nonostante lei continuasse a non accettare la mia sessualità. Ho lavorato e nel mentre a settembre sono tornata a scuola. Poi un infortunio, ho lasciato il lavoro per riuscire bene a scuola, ho chiesto la disoccupazione per avere un aiuto perché comunque a casa di mia mamma pagavo l’affitto della mia stanza. Avevo circa, tra tutto, 450 euro di spese al mese escluso il cibo. Di disoccupazione ne prendevo 670,40. O sarebbe dovuto essere così. Ho chiesto la disoccupazione a metà gennaio, con i tempi dell’inps sarebbe dovuta arrivare a febbraio, ma è iniziata la pandemia. Ho visto la mia disoccupazione a maggio. Nel frattempo pagavo a rate la macchinina di mia nonna che intendeva poi regalarmi all’ottenimento della patente di guida (che non potevo, e non posso tuttora, permettermi). Ho arrancato per mesi. Mi sono arrangiata. Mi sono diplomata, ho subito iniziato a lavorare e a settembre ho preso casa con la mia fidanzata. Tutto da sola. Con grandi difficoltà. E non cerco compassione o pacche sulla spalla, sono fiera di ciò che ho fatto e so di non essere l’unica ad averlo fatto.

Mia mamma non mi ha cacciata di casa, ma mi ha reso la vita talmente invivibile per la seconda volta che sono dovuta scappare, di nuovo, definitivamente. Ho preso la decisione di andare via dopo il mio primo stipendio: mi sono presentata al lavoro con un occhio nero e dopo mille domande ho deciso che era ora di finirla.

Da sola con la mia compagna abbiamo affrontato un isolamento, poi la quarantena, gli stipendi quasi dimezzati per sei mesi perché lavoravamo entrambe in un locale nell’ambito della ristorazione. Ho lasciato l’università a cui mi ero iscritta perché la retta non potevo permettermela. Ho rinunciato al mio sogno di studiare e me ne sono costruita un altro: vivere.

Ho deciso di scriverle perché ho sempre pensato che ci fosse qualcosa che non andava nella storia di Malika. Ci sono centinaia di ragazzi come me e come Malika che si ritrovano senza famiglia, ma nessuno riceve 150mila euro da persone che donano loro i soldi per ripartire. E soprattutto nessuno li sputtana in una Mercedes che non serve per ripartire, basta una Twingo usata del 2012 come la mia, che è già un lusso. Sa cosa avrei fatto io con tutti quei soldi? Per prima cosa avrei prenotato privatamente la risonanza magnetica al cervello che aspetto da mesi. Poi avrei fatto la patente. Avrei pagato la retta dell’università. Mi sarei messa una piccola cifra da parte per coprirmi le spalle MENTRE LAVORO. E il resto lo avrei dato a tutte le altre persone che hanno bisogno.

Sono arrabbiata. Perché tutti meritano di ricostituirsi una vita dopo che la propria viene distrutta. Farlo è difficile, io ci sto provando ma a volte sembra davvero impossibile. Malika nella sfortuna (perché ciò che è successo a lei non dovrebbe succedere a nessuno) ha avuto la fortuna di avere un paese che le è stato accanto e un aiuto economico a ripartire. Eppure non se lo meritava. Sa cosa penso? Che chi sta male e davvero ha bisogno, non chiede aiuto. Io non ho mai chiesto aiuto perché mi sento debole, perché non voglio attirare attenzioni su di me. E quando sono andata via di casa con 100 euro in tasca e nemmeno le mie mutande che mia mamma non mi ha mai dato, la prima cosa che mi sono chiesta non è stata “come farò senza soldi e senza vestiti?”, il primo pensiero è stato “e ora come cazzo faccio senza l’abbraccio di mia mamma? Senza sapere che è dalla mia parte? Senza una famiglia? ”. Ce l’ho fatta signora Lucarelli, da sola. Ce la sto facendo. Ho ancora strada da fare ma ce la sto facendo. E sono indignata per come Malika si è comportata


                                    ******


Grazie per questa lettera onesta, forte e priva di retorica, cara A. Io credo che la ricostruzione di una vita debba passare anche attraverso gli sfizi, specie a 22 anni, ma bisogna essere trasparenti fin dall’inizio. Malika ha peccato in questo. Non doveva avventurarsi in promesse di beneficenza e psicologo, era sufficiente un più asciutto “i soldi mi serviranno a vivere con leggerezza i miei 22 anni, ne ho bisogno” e le avremmo perdonato tutto.

29.5.21

«IN FILA ALLA CASSA, UNA DONNA HA BISOGNO, UN SIGNORE L’ AIUTA CON DISCREZIONE»

 Riporto un testo così come l’ ho letto, senza  modifiche   o aggiunte ,  perché pur essendo   una  storia  che girà nel web  ,  dice  tutto  .Racconta  di come  Al tempo del Coronavirus, le file al supermercato non sono state solo teatro di litigi e baruffe.

“In fila alla cassa, il display segna 26,80€, la faccia stranita:
"Ah scusi ho dimenticato il bancomat, ho solo 25€ tolgo qualcosa".
Nel piccolo carrello non ci sono patatine o cibi inutili, vedo pane, pasta, latte, pomodori, carta igienica. L'imbarazzo per chi è distante appena un metro è palpabile, il volto di una mamma poco più che 50enne è corrucciato, deve scegliere cosa sottrarre ai propri figli. È così che assisto al più bel film italiano, reale più che neorealista, poco dietro un altro signore in fila: "Scusi, le è caduto qualcosa" La signora è sorpresa, a terra c'è una banconota da 10 euro, sa bene che non le appartiene Lo sguardo amorevole dell'uomo la convince, é troppo per lei dire che è sua. Non ha vestiti firmati ma non indossa stracci, non ha il trucco ma la sua faccia trasuda sacrifici. Il signore si piega, raccoglie la banconota e le dice: "Probabilmente è successo quando ha aperto il borsello". Ora sembra una bambina, é felice, soprattutto della sua onestà. Paga e uscendo sorride all'uomo che è davanti a me. Lo guarda per l'ultima volta e dice: "Grazie". Assisto e sono felice anch'io, ho capito la lezione. Quell'uomo avrebbe potuto dire: "Non si preoccupi faccio io". Invece ha scelto di preservare la dignità, sua e della signora.

 Ora  Chi ha fatto un beneficio taccia, lo ricordi chi lo ha ricevuto.” Ricordiamoci il bene si fa in silenzio ,il resto è palcoscenico . Mentre leggevo questa news trovata sulla home di Facebook  mi è venuto in mente che le buone notizie sono… a più piani. Primo piano: ho lasciato per intero la descrizione dell’ accaduto perché ce la potessimo gustare: la buona notizia come un sasso buttato nell’ acqua che buca la superficie e si allarga a cerchi concentrici. Secondo piano: uno sconosciuto in fila alla cassa nota che la signora che lo precede non ha tutti gli euro per pagare la spesa; la buona

notizia parte dal vedere, cioè dal non essere spettatori inerti. Terzo piano: i dieci euro che “colui che vede” getta a terra, come se fossero caduti dal borsello della signora, ci dice che la buona notizia è silenziosa, umile, senza bisogno di fanfare. Quarto piano: la signora capisce il “gioco” e regala il suo stupore, la sua gratitudine. Quinto piano: mentre esce, la signora esprime un grazie pieno di dignità e di franchezza; sa che un dono non è mai “meritato”. E grazie lo dicono coloro che vengono a conoscenza di questa “buona notizia”, non solo coloro che sono stati testimoni (in fila al supermercato) ma anche noi che ne veniamo a conoscenza grazie alla testimonianza.

31.8.17

E ADESSO PROTEGGETELA © Daniela Tuscano

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                     disegno di  Tiziano Riverso

La chiamerò Luz, in omaggio a una mia cara amica, la peruviana che ha riconosciuto gli aguzzini di Rimini. Quelli che l'hanno presa, percossa, umiliata e stuprata. Vittima anch'essa d'una furia bestiale. Eppure, tendiamo a dimenticarla. Peggio: la mettiamo fra parentesi, come la sua vita precaria, scheggiata e oscura. Luz è una trans, una donna "di vita" - e qui, il vocabolo impiccolisce, si fa misero, quasi una fessura. Sarà. Noi non conosciamo i suoi attimi di gioia segreta, non sappiamo se lì, nel folto delle notti, abbia coltivato un sogno di variopinta pace, magari dei fiori in veranda, un languido occaso. Mi piace chiamarla Luz, luce, perché l'hanno relegata nel buio, ma senza lei, senza la sua sfrangiata sofferenza, gli assassini non avrebbero un volto. Ricorda ogni sguardo, ogni colpo, qualsiasi graffio, la volgarità dell'indifferenza, quel sentirsi reificata; e reclama giustizia. Sta collaborando con la giustizia. "Li voglio in cella a costo della vita", ripete, ad attestare che la sua non è un'esistenza approssimativa. Esige dignità. Proteggetela adesso, non restituitela alla strada, che non ha mai salvato nessuno. Malgrado gli annunci, infatti, i criminali sono ancora a piede libero. Proteggetela non solo perché vi è utile. Ma perché è una persona integra. Vende il corpo, forse; ma non si spreca. Forse, ha imparato pure ad amarsi. E nessuno ha il diritto di negare in modo così assoluto l'umanità altrui. Proteggete Luz, lo merita. E fermate, assolutamente fermate, chi con la sua efferatezza ha perduto il diritto a esser definito uomo.


© Daniela Tuscano

12.4.17

storie normali per gente speciale ., storie speciali per gente normali . dedicato a tutti i malpancisti e ai destrosi che vedono solo un latro dell'immigrazione e della povertà

Anche se    per  quanto riguarda la prima  storia    viene  considerata  " buonista " ed  ipocrita   isa  in maniera  civile   ed  educata    o altre  in maniera  al limite  del nazionalismo   più  becero vicino al becero   razzismo  e  populismo   come potete  vedere  dai commenti  all'indirizzo internet del  video   sotto riportato





I migranti che puliscono le strade di Roma: "Lo facciamo per dire grazie"
Sempre più spesso per le vie di Roma si incontrano ragazzi stranieri intenti a pulire le strade armati di scopa e paletta, in cambio chiedono un contributo volontario. Ci hanno raccontato perché.

    

  la  seconda  storia     avviene



Nell'antico complesso ospedaliero del San Gallicano, che ospita il centro "Genti di Pace" della Comunità di Sant'Egidio, è entrato in funzione un servizio di lavanderia offerto gratuitamente alle persone senza fissa dimora. Nei locali adibiti al servizio, che sarà aperto quattro giorni a settimana, si trovano sei lavatrici e sei asciugatrici, con ferri da stiro, sapone e ammorbidente e proprio i volontari della comunità di Sant'Egidio si occuperanno di gestire la lavanderia. "Chi è venuto qui ha detto di sentire profumo di casa. In fondo è quello che noi vogliamo offrire, essere accoglienti come in una casa" spiega Massimiliano Signifredi della comunità di Sant'Egidio


11.3.16

perchè non parlo qui o su fb del delitto Delitto Varani,

Musica  pere  sdrammatizzare  :




a tutti quelli\e che mi chiedono :_<< nulla sull'omicidio di Roma ? >> oltre a non essere tanto per i casi di cronaca nera , anche s e a volte ne ho parlato o lasciassero che ne scrivesse . E poi ne hanno già parlato e se ne continua a parlare nei media e la rete .Infatti
Luca Varani
Tv, siti web, giornali, quando si ritrovano tra le mani un caso di omicidio ricco di particolari morbosi, si sa, ci vanno a nozze . È quello che sta succedendo in questi giorni con la storia del giovane Luca Varani ucciso da Marco Prato e Manuel Foffo, rei confessi. C’è tutto: alcol, droga, sesso, bagordi, festini, inspiegabile crudeltà , omosessualità , ecc . Per questo i media non smettono di parlarne e  chi sa  fino  a   quando continueranno   nonostante gli assassini siano già stati arrestati e
fondamentalmente non ci sia alcun mistero da risolvere. C’è però tanto squallore, tanto sbigottimento davanti a una vicenda del genere, tanti dettagli schifosamente morbosi che “fanno audience” e vengono spolpati fino all'osso dai giornalisti  e  non .
È così dovuto intervenire  (  cosa   che  di solito  non  fa  con il normale  sciacallaggio  , forse perchè  n è una persona   VIP  o vicino a tale mondo  )    il Garante della Privacy che, con una nota, invita i media alla sobrietà. Ecco il testo:

“In riferimento all'omicidio di Luca Varani, si è riscontrato nelle cronache giornalistiche di questi giorni un eccesso di particolari riguardanti la vita sessuale e familiare dei soggetti coinvolti (compreso il rapporto di filiazione della vittima), che colpisce nei propri sentimenti e affetti le rispettive famiglie.
Il Garante per la protezione dei dati personali rivolge un appello a tutti i media affinché, nell'esercizio del legittimo diritto di cronaca riguardo ad un fatto di sicuro interesse pubblico, mantengano sobrietà, responsabilità e sensibilità ed evitino accanimenti informativi sul caso, astenendosi dal riportare dettagli eccessivi e limitandosi a profili di stretta essenzialità”

Ora  mi  chiedo e   chiedo a quelle persone     che mi  chiedono come mai non ne parlo   :  ma  che senso ha stare ancora a parlare di queste due "persone" ,ancora  ( non è il mio caso ) a giustificarle perché'sotto effetto di cocaina e alcol,ancora a scrivere le loro inutili dichiarazioni per salvarsi il culo farsi dare il minimo della pena .

La vittima, Luca Varani, e Marco Prato, uno dei due killer


Infatti Il problema e'che sono persone malvagie, indipendentemente dalla loro sessualità , come tante .Ricordarsi i particolari della serata fa intendere la consapevolezza delle azioni compiute . Anche Mario Alessi ha ucciso un bambino senza droga e senza alcol ..........!
Concludo Concordando con quanto dice Sara Caruana snei commenti nella pagina fb del quotidiano l'unione sarda tutto ciò è assurdo... Pensare che dei bravi ragazzi possano nascondere tante depravazioni, quali alcool...droghe e atteggiamenti omosessuali...senza che nessuno si accorga di nulla...famiglia...ragazze...amici.
Datemi pure del moralista , dell'auto censore tanto non me ne può fregare de meno . Se non ne parlo non è , come potrebbe ipotizzare qualcuno , che voglia fare come il fascismo che vietava di parlare sui giornali di fatti di cronaca nera , ma il fatto è che spesso i casi di cronaca vengono trattati come se fossero fiction da gente che non ha alcuna cognizione di cosa sia un processo penale. E per colpa di questo modo di operare ci vanno di mezzo tutti: professionisti, imputati, indagati e persone offese e loro familiari . Se si osservasse in modo corretto e si ascoltassero davvero i vari interventi si coglierebbe immediatamente la differenza tra chi svolge la professione di criminologo ed avvocato e chi invece si improvvisa per apparire in TV e internet . << Il problema principale è >> come giustamente dice Pierluigi Antonio nei commenti a questo post sulla pagina facebook di logichecriminali << che la causa dell'invasione delle trasmissioni che trattano casi di cronaca è soprattutto pecuniario, i responsabili dei palinsesti non fanno altro che sfruttare la morbosa brama di sapere dello spettatore (che non è la stessa cosa della fame di conoscenza) e volente o nolente tutti gli attori chiamati a partecipare non sono altro che ingranaggi per far aumentare lo share e gli introiti a vari livelli. Do ragione a Flaminia, un buon professionista deve studiare i fatti dal punto di vista oggettivo perché la verità è li e non nei giudizi di pancia che il popolo della tv è abituato a dare.>>

Ma  sopratutto     rispondo a


Esteban Laquidara Omissione mediatica per nascondere un omicidio di una coppia omosessuale?
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Giuseppe Scano per niente perchè non c'è niente d'aggiungere alla crudeltà di tali individui . non m'importa se siano omo o etero . sempre bestie sono
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Non so più che altro dire e mi fermo qui lasciandovi a questa canzone della mia infanzia ( anche se sono del 1976 ) : Vengo anch'io. No, tu no (1967) di F. Fiorentini - D. Fo - E. Jannacci

Vestita così, te le cerchi. stereotipo meso indiscussione da Martina evatore durante la finale Miss Venice Beach in cui ha sfilato con gli abiti di quando fu molestata

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