da il giornale tramite msn
Israele semplicemente perché non ha detto niente, boh, perché non ha detto niente: boh.
In mezzo, c’è sempre chi giudica a posteriori: Red Ronnie, per esempio, che ha raccontato di non aver mai voluto intervistare Freddie Mercury perché aveva suonato a Live Aid quando c’era l’Apartheid, come se Freddie dovesse essere il Mandela della discografia. Peccato che Freddie non abbia mai preso posizione su niente, e soprattutto non poteva fregargliene di meno, non sapeva neanche chi fosse Red Ronnie e in generale odiava i giornalisti e rilasciare interviste (figuriamoci a Red Ronnie, se avesse saputo chi era). Perché poi un cantante dovrebbe prendere posizione per forza, e perché il metro di giudizio dovrebbe essere la purezza ideologica retroattiva, resta un mistero (andrebbe chiesto agli alieni che incontra Red Ronnie).
Non è solo Vasco, anche amiche mie, come Marisa Laurito e Barbara Alberti, le quali continuano con gli appelli per “fermare le guerre”, la famosa resistenza da divano, foto profilo in assetto umanitario e nessun rischio di scontentare troppa gente. Parentesi doverosa: in realtà una presa di posizione c’è eccome, contro Israele sì, o meglio pro Palestina sì, mentre sul riarmo dell’Ucraina contro Putin no, quindi resistenza sì purché disarmata (quindi non armare l’Ucraina ma non disarmare Putin), e possibilmente dall’altra parte del televisore, un modo elegante per dire scegliamo il conflitto comodo, quello con morale semplificata e senza conseguenze sul portafoglio né sulla tournée né sulle anime belle.
Alla fine i VIP non si dividono più in due categorie, piuttosto in quattro: quelli che parlano e vengono presi a sassate digitali, quelli che tacciono e vengono presi a sassate digitali, quelli che dicono “basta la guerra” e vendono più biglietti, e quelli che scelgono un solo nemico perché il secondo complicherebbe l’etica del profilo, il tutto mentre l’algoritmo accompagna con cori angelici, pardon, con cori di follower che con un like si sentono la coscienza pulita.
Comunque sia il top resta sempre Vasco con “Gli spari sopra”, un capolavoro di vaghezza poetica: mai capito se gli spari sono sopra per noi, sopra per voi, sopra per nessuno, sopra e basta, e perché poi sopra e non sotto, sopra cosa? Forse è questa la vera chiave della comunicazione dei VIP: dire cose che suonano importanti, di cui non si capisce esattamente il senso, così ognuno ci legge quello che vuole. E intanto il concerto finisce, il pubblico applaude, e la guerra, sopra o sotto, può tranquillamente continuare da un’altra parte.












