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16.6.24

“Non vendo più Gratta e Vinci. Ho visto troppa gente rovinarsi” Il racconto del tabaccaio che rinuncia ad una parte di guadagno per non essere complice della rovina di troppe persone che si mangiano quello che guadagnano giocando a questa truffa legalizzata

 



(ANSA) – C’è un tabaccaio che rinuncia a una parte importante di guadagno per motivi etici: “Ho visto troppa gente rovinarsi con le sue mani. Mi rifiuto di continuare. Non vendo più Gratta e Vinci.”. Si chiama Mario Papariello, 58 anni, titolare della tabaccheria Postavecchia, a Calcinelli di Colli al Metauro.Ha raccontato la sua decisione al Carlino: “Soffrivo molto nel vedere diverse persone che azzardavano l’acquisto di un biglietto dietro l’altro, fino a giocarsi tutta la pensione o lo stipendio. Pensavo dentro di me che non avrei retto a lungo. Sicché, malgrado avessi un contratto con Lottomatica, ho detto basta e non ho più venduto Gratta e vinci. Da quel giorno mi sento sollevato e con la coscienza a posto. Non voglio guadagnare sulle sventure altrui”.Papariello racconta d’aver visto “disoccupati tentare la fortuna con i ‘grattini’ e uscire dalla tabaccheria senza nemmeno i soldi per mangiare. Vecchiette che vivono con pensioni minime spendere tutto quello che avevano ritirato al mattino dalle poste. Alcuni colleghi mi criticano – aggiunge – e altri si compiacciono perché aumentano le vendite, ma per me la cosa più importante è avere la coscienza pulita. Sono consapevole che i clienti interessati ai ‘grattini’ li andranno a comprare nelle altre tabaccherie, ma non mi interessa”.

25.1.19

lotta contro le mafie , contro l'odio , contro l'apartheid ed il razzsmo e d altre storie

Nessuna descrizione della foto disponibile.

sono orgoglioso d'averle tra i miei contatti di Facebook








https://www.huffingtonpost.it/CRONACA24/01/2019 11:44 

La ribellione dell'edicolante: "Per non fomentare l'odio, qui non si vende Libero"
Andrea Malavasi, titolare di un bar a Marcaria, ha tolto il quotidiano di Feltri dal ripiano dopo il titolo da molti considerato omofobo


leggi anche




                       LA GAZZETTA DI MANTOVA




Al caffè Vannucci di Marcaria, in provincia di Mantova, non si vende il quotidiano Libero. La decisione di togliere dal ripiano dei giornali è dell'edicolante Andrea Malavasi, che ha deciso così di protestare contro il titolo, considerato da molti omofobo, del quotidiano diretto da Vittorio Feltri. "Per motivi diplomatici e per non fomentare l'odio", ha spiegato in un cartello affisso. A raccontare la storia èLa Gazzetta di Mantova:
Il cartello è appeso davanti al locale, in mezzo alle locandine degli altri giornali. E parla chiaro: Libero, qui, oggi non si vende. E per ragioni sacrosante, che hanno a che vedere con civiltà, diritti e dignità: "Per motivi diplomatici e per non fomentare odio inutile in questo mondo difficile, oggi in questa edicola non si vendono copie del quotidiano Libero". La scritta l'ha messa Andrea Malavasi, titolare del Caffè Vannucci, il locale degli aperitivi e delle colazioni nel centro del paese, a Marcaria. Sul ripiano dei quotidiani, la mattina del 23 gennaio, il quotidiano fondato da Vittorio Feltri non c'era. Andrea e molti dei suoi clienti, i soliti affezionati e quelli che ieri hanno preso un caffè al volo, non hanno gradito il titolo di copertina ("Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay"), l'occhiello che fa da corollario ("C'è poco da stare allegri") e il sommario che completa l'informazione ("Tre imprenditori su quattro fuggono dalla ricevuta elettronica e l'economia soffre. Gli unici a non sentire la crisi sono gli omosessuali: crescono in continuazione")

Sudafrica, il bacio interrazziale  in tv che indigna i conservatori

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Una soap opera in afrikaans trasmette per la prima volta una scena d’amore tra una dottoressa bianca e un suo collega nero. I produttori ricevono una montagna di insulti

Fonte: https://www.corriere.it/esteri/19_gennaio_24/sudafricail-bacio-interazziale-tv-che-fa-infuriare-conservatori-203752b8-1fb1-11e9-bb29-037a280df036.shtml

  da  la  nuova   sardegna 

Sassari, fine di un amore: bambola gonfiabile abbandonata in viale Umberto

Curiosità per il sex toy lasciato vicino al cassonetto, qualcuno si è fatto anche il selfie

SASSARI.  La storia della bambola gonfiabile abbandonata in un cassonetto di Viale Umberto e raccontata in un articolo della Nuova Sardegna scritto da Luigi Soriga è finita su Radio 2. Stamane, 25 gennaio, a catapultarla sulla ribalta nazionale ci hanno pensato Marco Presta e Antonello Dose, conduttori dello storico e popolarissimo programma "Il ruggito del coniglio".
 I due, come si può sentire in questo file audio, hanno anche loro trattato l'argomento con ironia, simpaticamente bacchettando chi ha lasciato nuda e al freddo la bambola di latticeFine di un amore in viale Umberto. Lei, bionda patinata, cacciata via di casa e lasciata per strada, nuda, al freddo e sotto la pioggia, sul muretto a pochi passi dall'incrocio con via Torres. L'hanno notata in molti questa avvenente signorina abbandonata. E tutti, pedoni e automobilisti, non hanno potuto far a meno di strabuzzare gli occhi. Solo dopo qualche secondo, infatti, si capiva che quella ragazza nuda, con il seno xxl, altro non era che una bambola gonfiabile in pensione.Ora non capita tutti i giorni di imbattersi in carne e lattice con una di queste creature mitologiche del piacere che in genere campeggiano sulle riviste e poi vivono nella più totale segretezza domestica. Le bambole gonfiabili sono un po' come le fate, le sirene o l'araba fenice: tutti ne hanno sentito parlare ma nessuno le ha mai toccate con mano. La curiosità, intorno a loro, è atavica. Qualcuno si è addirittura fatto un selfie.Per fortuna al gelo di viale Umberto la signorina non è rimasta per molto. C'è chi dice che ci abbia pensato un netturbino, e chi dice che abbia trovato un nuovo fidanzato. (lu.so.)



5.10.14

"Alla prima comunione del clan, la limousine di 12 metri e i fuochi d'artificio" L’anatema del parroco della Cattedrale di Bari: “Così offendono i riti sacramentali, ormai i boss hanno occupato le piazze”

>Questa storia  è dedicata   a  chi mi dice  che  sono miscredente   , e non rispetto  preti e  clero  . Io li  rispetto  benissimo  ,  però  allo stesso tempo da  parte loro  ci dev'essere   anche rispetto   e   comprensione   , non solo condanna   o  tanto meno   vedi il caso   degli inchini  alle  durante le precessioni alle  case  di  boss  ( o affiliati )  mafiosi . O  tariffari imposti per  i riti  come  riporto   sul mio facebook

Ora Non riuscendo  a trovare  , e  quando lo trovi nelle  varie rassegne  stampe  non è  copiabile  ,l'articolo  del nazionale  ,  su tale  storia  , ricorro  a  http://bari.repubblica.it/cronaca/2014/10/03/

"Alla prima comunione del clan, la limousine di 12 metri e i fuochi d'artificio"
L’anatema del parroco della Cattedrale di Bari: “Così offendono i riti sacramentali, ormai i boss hanno occupato le piazze”di MARA CHIARELLI


Don Franco Lanzolla  
Una limousine lunga 12 metri per accompagnare il pargolo all'altare, splendido per la sua prima comunione. E poi, a celebrazione conclusa, i fuochi d'artificio per onorarlo. Non è un bimbo come tutti gli altri, non nel trattamento da boss. Ecco, appunto. Lui, che ha soli 10 anni, è il nipote di uno storico personaggio criminale di Bari vecchia, e qualche giorno fa sul sagrato della Cattedrale, la scena non poteva passare inosservata.
"La confessione, la prima comunione, non sono più considerati riti sacramentali, ma sociali. Proprio come è avvenuto domenica scorsa, con la limousine di 12 metri che lo aspettava fuori e i fuochi subito dopo ". A raccontarlo è don Franco Lanzolla, il parroco della Cattedrale, "il parroco di tutti", come lo hanno definito. Fermo, come sempre, nel suo denunciare quello che proprio non va, quello che si potrebbe e dovrebbe ancora fare.
"Non serve lavorare sul penale sostiene - dobbiamo occupare i territori. Perché loro, le organizzazioni criminali, sono un microsistema culturale che offre ai più giovani un progetto educativo, molto più appetibile ". Si riferisce ai ragazzi di
Bari vecchia, che oltre la Comunione non si riesce proprio più a tenere vicino, se non nelle attività creative delle associazioni, quelle che vanno incentivate, con passione. "Ci vuole un po' di pathos - ossia - di eros sociale".
Il fascino del sopruso, di chi beve birra e fuma spinelli, dei poteri forti che spadroneggiano, mentre la politica si assenta: "C'è bisogno di presidiare i luoghi del ceto povero, le piazze - invita - combattendo la malavita che ha occupato gli spazi antropologici, ha rubato un progetto educativo". Don Franco che lascia lo spazio della chiesa, lui e i suoi catechisti che scendono nei vicoli: "Ormai noi abbiamo l'oratorio di strada, non più quello della parrocchia, siamo un gruppo di cittadini che fa squadra".
Perché per colloquiare con chi ha bisogno di essere accompagnato, bisogna usare il suo stesso codice linguistico, entrare nel suo spazio, strappandolo alla mafia. "Sono convinto che non si risolve nulla nella repressione. Bisogna stare sul territorio, e tocca anche alle istituzioni farlo". Al contrario, secondo don Franco, il presidio della politica sul territorio vive dei vuoti di governo, ad esempio d'estate, quando "la classe dirigente va a Rosa Marina e a Parchitello, mentre nei quartieri popolari resta solo il ceto popolare che non si può permettere di andare in vacanza".
In quella direzione si muove l'antimafia sociale, che questa volta si appoggia sulla Chiesa e sulla scuola: "Una volta si parlava di prevenire, accompagnare, al quartiere Japigia si parlava di occupare il territorio. Lì dove i componenti dei clan vivono abusivamente in case popolari - denuncia don Franco - godendo di favori negati ad altri che ne avrebbero più diritto. Io mi chiedo: chi gliele dà, chi li autorizza? Non si può, a questo punto, non ipotizzare connivenze all'interno delle istituzioni, persone pagate per garantire ai malavitosi la prosecuzione di quei benefici, concessi loro in maniera illecita. I mafiosi hanno tutto, e per questo sono facili modelli per i giovani del ceto povero", quelli ai quali è stato tolto anche lo spazio per il gioco, l'aggregazione, il presente prima che il futuro.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...