Ci avviciniamo al 25 novembre e si parla di femminicidio e violenza sulle donne . Il problema è che tale giornata viene affrontata parlano solo di
violenza fisica , dimenticando o facendo passare in secondo piano e senza l'autrocritica delle istituzioni politico ecconomiche che con l'ottusa burocazia , quando ne parlano , la violenza psicologica e ed economica che una donna subisce . Ed apunto il caso della storia che riporto nel post d'oggicorriere della sera tramite msn.it del 7\10\2024
«Si parla tanto di violenza di genere, quella fisica. Ma io sono l’esempio vivente di come si possa essere annientati anche da un altro tipo di violenza di cui si parla molto meno: quella economica. L’uomo con il quale ho avuto una relazione per quasi trent’anni e che ho avuto la sventura di amare mi ha portato via tutto. Avevo uno studio odontoiatrico ben avviato, avevo attrezzature costosissime, avevo pazienti che stravedevano per me. Non ho più nulla e soltanto la mia tenacia mi ha consentito di ricominciare daccapo, anche se lavoro per pagare i debiti. Ma la cosa che mi fa più male è che in mezzo a tutto questo, adesso, mi ritrovo ad avere come nemico anche lo Stato, o meglio: le sue rigidità, la sua burocrazia. Ma come? Il tribunale stabilisce con decreto ingiuntivo che lui mi deve 90 mila euro (una miseria rispetto a quel che mi dovrebbe) e non soltanto lui non me li da ma l’Agenzia delle entrate viene a bussare alla mia porta con una cartella esattoriale da 53 mila euro. Dicono che devo pagare per l’evasione commessa in cinque anni dallo studio che condividevo con lui. Peccato che io non ero lì in quei cinque anni! Posso provarlo, ma a quanto pare nessuno vuole ascoltarmi. Io questa la chiamo ingiustizia».
Maria Rosaria Mattia ha 64 anni e una vita vissuta in Irpinia, in un paesino della provincia di Avellino. Se la senti raccontare la sua storia capisci che, malgrado tutto, ha scartato dalla sua vita l’ipotesi della resa. È medico e odontoiatra, appunto, ma la sua professione vera, oggi, è quella di combattente per la causa delle donne che subiscono violenza economica come lei. «Io non ho ricevuto mai un ceffone, mai mi è stato torto un capello», assicura, «ma la manipolazione, il comportamento subdolo, quelli sì che li ho conosciuti. Parole che ti fanno a pezzi psicologicamente: insulti, oltraggi, offese profonde. Sono arrivata a un passo dal suicidio, e lui: perché non ti uccidi? chi ti piange? sei una squilibrata, fallita. Una cattiveria che non potrò mai dimenticare».
La storia vissuta con quell’uomo è finita nel 2018, e quando lei ha preteso che lui uscisse di casa la promessa è stata chiara: «Ti farò impazzire». La cartella esattoriale da 53 mila euro è parte di quel piano. Quando la guardia di finanza ha fatto accertamenti sull’attività di lui nello studio, ha scoperto un’evasione fiscale «importante», come la definisce lei. Sulle prime lui ha dichiarato ai finanzieri che «no, lei non c’entra niente. Ho fatto tutto io», salvo cambiare poi versione con l’Agenzia delle entrate tirando in ballo la doppia intestazione dell’attività. «Non sono tanto i 53 mila euro, che pure mi farebbero molto comodo», giura lei. «È sentirsi ancora una volta sbagliata per non essermi ribellata prima a quell’uomo. Lo studio era una mia creatura, funzionava benissimo. Per molti anni, dato che lui era sgarbato con me davanti ai pazienti, mi sono fatta da parte; ho lasciato che lo conducesse lui e non ho mai visto un soldo. E quando alla fine si è laureato sono stata pure così sprovveduta da farlo diventare studio associato fra noi due. Sono i danni della manipolazione, ma me ne sono resa conto soltanto dopo»
Comunque la domanda di Maria Rosaria Mattia, adesso, è : «Possibile che non si possa trovare una strada per non fare un altro torto a me o a chi come me si ritrova in mezzo a guai economici per colpa di relazioni intime disgraziate?» Mentre lei cerca una risposta, la sua non-resa è diventata attivismo su più fronti. La dottoressa è riuscita con le sue sole forze e indebitandosi fino al collo, ad aprire in provincia di Salerno una casa rifugio per donne maltrattate che ha chiamato Le Ninfee. Non solo: ha aperto un Centro di diagnostica per immagini e una cooperativa (Namasté) per la gestione di una casa di riposo per anziani, sempre in provincia di Salerno.
E c’è dell’altro. È lei stessa che annuncia: «Finalmente dopo 6 anni da quando sono stata cacciata fuori da quello che era uno studio associato, io sono riuscita finalmente a riaprire il mio nuovo studio odontoiatrico. Alla fine di ottobre, spero, dovrei inaugurarlo. Prerogativa di questo studio saranno le prestazioni odontoiatriche assolutamente gratuite alle donne vittime di violenza. Anche questo mi rende fiera di me dopo essermi sentita meno di niente».