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6.7.24

L’amore per il latino e per la vita Così Marco Remedia,ha vinto la malattia

 Un brutto male diagnosticato alla nascita l’ha costretto a lottare fin da subito. E lui ne è uscito più forte e intenzionato a mettere a disposizione degli altri le proprie qualità. «Sogno di diventare insegnante»L’amore per il latino e per la vita Così Marco ha vinto la malattia

avvenire  6\7\2024
ROBERTO 
MAZZOLI

Pesaro
«Ragazzi, studiate il latino e scoprirete voi stessi». Sono le parole di Ivano Dionigi, pesarese, già Magnifico rettore dell’Università di Bologna e per lunghi anni a capo della Pontificia Accademia della Latinità. Parole che evidentemente hanno fatto breccia nel cuore di Marco Remedia, 14 anni, che quest’anno ha concluso brillantemente il primo anno al liceo classico “T. Mamiani” di Pesaro, ottenendo il massimo dei voti in tutte le materie d’indirizzo. 
Inoltre lo scorso 26 maggio ha ricevuto la palma del vincitore alla 33^ edizione di “Latinus Ludus”, manifestazione riservata alle giovani eccellenze italiane nello studio dei classici. « È stata la mia insegnante, Alessandra Massent, a iscrivermi e ho partecipato con grande entusiasmo alla prova che consisteva in una traduzione del “Ratto delle Sabine” di Tito Livio». Quel giorno su centinaia di partecipanti da tutta Italia, Marco consegna la sua traduzione per primo. È molto soddisfatto del suo lavoro e lo stupore della commissione è grande, anche perché sono trascorsi appena 50 minuti delle tre ore concesse. A casa per festeggiare il novello Cicerone ci sono mamma Francine e papà Filippo, le due sorelle maggiori Holly e Carolina e la nonna Maria Rosa, già maestra elementare e innamorata del latino. « La passione di Marco per questa lingua non ha niente di snob – dice il suo parroco don Mario Florio – e questo premio ha coronato il suo percorso che gli auguro lungo e fecondo». Sembra tutto facile per Marco, in realtà la sua vita si è rivelata un vero dramma fin dalla nascita. A seguito di una peritonite meconiale non riconosciuta al momento del parto, Marco subisce un ictus ischemico e sarà costretto ad un delicato intervento presso l’ospedale di Rimini dove verrà dimesso dopo un lungo ricovero di quasi due mesi. « Da quell’esperienza sono uscito anche con un superpotere – scherza Marco – infatti mi è rimasto un udito molto più sensibile della norma cosa che, se da un lato è positiva, d’altra parte è penalizzante perché amplifica ogni minimo rumore, impedendomi di concentrarmi come vorrei». Le gravi conseguenze motorie subite alla nascita, resteranno inoltre per tutta la vita, costringendolo a nuovi e complessi interventi chirurgici. L’ultimo esattamente un anno fa, quando è stato sottoposto all’allungamento dei tendini più importanti delle gambe: il semitendinoso e il gracile, che nel suo caso erano rimasti pari all’estensione di quelli di un bambino di tre anni. «Sono stato contento di essermi operato durante i mesi estivi, subito dopo l’esame di terza media perché, anche se ho patito parecchio caldo e sofferenza, almeno non ho perso giorni di scuola; non sarei stato in grado di dedicarmi allo studio, per me così importante, perché era già faticoso anche solo alimentarsi». Parlare con Marco è come dialogare con un adulto. Ha le idee ben chiare sul suo futuro: «Sogno di potermi iscrivere alla Facoltà di Lettere classiche e di diventare un insegnante ma spero di non sentirmi mai superiore agli altri, perché non c’è niente di più bello che comunicare la propria conoscenza ». Del resto comunicare deriva dal latino communicare: cum (insieme) e munus (dono), e Marco è un vero dono anche per la sua classe che ha festeggiato la sua vittoria portandolo in trionfo e facendogli sentire tutto l’affetto della vera amicizia. « A scuola mi trovo bene come in famiglia, mi piace studiare ma anche divertirmi come un qualunque ragazzo della mia età: leggo i fumetti manga, gioco alla playstation e vado all’oratorio parrocchiale». Come premio per il riconoscimento ottenuto, oltre a numerosi libri, potrebbe arrivare anche un regalo speciale della famiglia: un viaggio a Roma. « Non sono mai stato nella capitale e per me sarebbe un sogno viaggiare nel tempo alle origini della lingua che tanto mi affascina». E a proposito di sogni: la madre dice che nel sonno Marco parla in latino. Forse è proprio vero quel che dice Dionigi. Il latino ci consente di risalire al significato originario delle parole, di riconoscere il loro volto, di ripercorrere la loro storia. Perché le parole, come le persone, hanno un’origine, un volto e una storia.

5.5.24

nona sinfonia \ inno alla gioia di Bethoveen 200 anni e non sentirli un pezzo immortale della musica

Leggi anche
https://www.linkiesta.it/2024/05/beethoven-nona-sinfonia-bicentenario/ (Gioia infinitaLa Nona sinfonia di Beethoven è sempre attuale, anche dopo duecento anni )


Pagina del manoscritto originale della sinfonia


Oggi     voglio    ricordare , come   solito  in anticipo  ,  i    1 200    dalla  prima esecuzione  della  9 sifonia di Betrhovven meglio     conosciuta      come  inno alla  gioia   . Infatti  La sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra op. 125, anche nota come Sinfonia corale, è l'ultima sinfonia di Ludwig van Beethoven. Fu eseguita per la prima volta  7 maggio 1824 al Theater am Kärntnertor di Vienna, con il contralto Caroline Unger e il tenore Anton Haizinger. Ai primi tre movimenti puramente sinfonici ne segue un quarto che include il coro sui versi dell'ode Alla gioia di Friedrich Schiller.È una delle opere più note ed eseguite di tutto il repertorio classico ed è considerata uno dei più grandi capolavori della storia della musica, anche in quanto simbolo universale di unità e fratellanza tra gli uomini, oltre ad essere ritenuta da molti musicologi il capolavoro di Beethoven.[È stata inoltre per lungo tempo la maggiore composizione sinfonica con voci.
Il tema del finale, riadattato da Herbert von Karajan, è stato adottato nel 1972 come Inno europeo. Nel 2001 spartito e testo sono stati dichiarati dall'UNESCO Memoria del mondo attribuita alla Germania.
Lo  faccio  ,  chiedo  scusa  a  chi  mi segue  fin dalle origin del blog  e  sui  soicial  se mi ripeto  , con  questo  che  è   il più bello, emozionante e stupefacente Flash Mob dell'Inno alla gioia di Ludwig van Beethoven, tutto ha inizio da un piccola ragazza. “


Nessuno può fischiettare una sinfonia. Ci vuole un’intera orchestra per riprodurre  anche     gli ultimi movimenti   come  dimostra il secondo video 




Comunque  nessuno    di noi    , sottoscritto   compreso , può  fatre  a   meno  fischiettatre    gli  ultimi  due  movimenti    tanto  son  trascinanti  .   Sopratutto perchè  è   esso  è uno dei  miei  primi brani  musicali che   ho ascoltato   e    con  cui  ho inziato   il mio   viaggio  nella  musica  . 

9.3.24

Vincenzo Mancina, l’artista che ha riprodotto le tavole del Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore – di Emiliano Morrone




ne ha dipinto 13, acrilico su tela e con la traduzione in italiano dei testi latini

Pubblicato il: 08/03/2024 – 6:40
di Emiliano Morrone





Le Tavole di Gioacchino tradotte in italiano dall’IA

Dall’interpretazione ai fatti, Mancina ha quindi riprodotto le tavole del Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore. Come amanuense mosso da forza irrefrenabile, d’impulso ne ha dipinto 13, acrilico su tela e con la traduzione in italiano dei testi latini; tranne la spirale di “Mistero della chiesa”, che per intero riporta all’esterno il XII canto del Paradiso, «quale mio omaggio – chiarisce l’artista – a Dante Alighieri». «Per le traduzioni mi sono in parte servito – racconta il nostro interlocutore, cordiale e ospitale come pochi – dell’Intelligenza artificiale, che ho messo a confronto con alcuni libri. Ora Gioacchino è intelligibile dalle persone comuni, perché in ciascuna tavola è presente in lingua italiana la spiegazione che lo stesso abate diede in latino dei propri disegni. Il mio obiettivo è tradurre in altre lingue e portare ovunque la bellezza, la significanza e l’attualità delle opere figurative di questo monaco straordinario, capace di farsi ascoltare dall’imperatrice Costanza d’Altavilla e dai Papi del suo tempo; di costruire nel concreto una comunità di persone sulla base di un modello teologico, assieme urbanistico e politico, riprodotto anche nelle Americhe; di profetizzare uno stato terreno di pace, armonia e giustizia derivato dalla propria esegesi biblica».

L’abate florense e il territorio silano

«Il punto di partenza – sottolinea Mancina – è che Gioacchino concepì qui le sue opere, e noi spesso lo dimentichiamo, presi dalla monotonia quotidiana, dall’ansia del presente, dalla cattiveria che il nuovo capitalismo invisibile trasfonde dentro le coscienze. L’abate lavorò qui, agì qui e da qui si fece conoscere nel mondo. Questa è la più grande ragione di meraviglia, se pensiamo che il suo pensiero resta oggetto di curiosità intellettuale e di studio in tutto il pianeta, mentre il nostro territorio suole mettersi ai margini, ricadere nel vittimismo e nell’autocommiserazione, volgere lo sguardo verso il basso».


Il filosofo Tagliapietra: «Gioacchino introdusse un tempo nuovo»

Che cosa fece l’abate calabrese, qual è il suo merito principale e perché in tanti si innamorano del suo linguaggio e del suo messaggio? Nell’articolo “Gioacchino da Fiore: millennio e utopia”, lo spiega in sintesi il filosofo Andrea Tagliapietra, peraltro fra gli autori della sceneggiatura del film, di Jordan River, “Il Monaco che vinse l’Apocalisse”, dedicato alla vita dell’abate. «Va sottolineato come l’apporto di Gioacchino da Fiore – scrive Tagliapietra – sia stato quello di introdurre un tempo nuovo e una nuova iniziativa storica – il terzo status, la terza età dello Spirito –, che sostituiscono all’agostiniana tensione fra la civitas Dei e la civitas terrena, ovvero fra bene e male e fra trascendenza e immanenza, un conflitto che attraversa l’ecclesia stessa (ecclesia carnalis/ecclesia spiritualis), ma che ha come suo effetto quello di rendere positivo, almeno in parte, il saeculum medesimo».

«Una risposta rivoluzionaria»

«Nell’opera di Gioacchino, nel suo pensare per figurae e nell’impegno di rinnovamento del monachesimo e di ricerca dalla vitae forma apostolica, viene tentata una risposta diversa, autenticamente rivoluzionaria – sottolinea Tagliapietra – seppur interna alla tradizione cristiana, per andare oltre il blocco teologico-politico agostiniano senza necessariamente intraprendere la via della secolarizzazione».


Cristo, Guevara, il cinema e la pubblicità sociale

Nel frattempo, Mancina mostra il suo laboratorio e si sofferma su un quadro datato: un crocifisso con il volto di Ernesto Guevara. «Due figure giganti, Cristo e il Che», commenta, «che hanno sempre ispirato i miei sentimenti e le mie scelte». È «la grande chiesa» cantata da Jovanotti? È una suggestione del globalismo? È il pensiero dell’unificazione teorizzato da Gianroberto Casaleggio nel celebre video “Gaia”? Mancina insiste sul proprio passato per leggere il presente e immaginare il futuro. Nel 1977 era un ragazzo sveglio, curioso, inquieto. Adolescente, allora incominciò a lavorare con il padre al Cinema Eden di San Giovanni in Fiore. Lì gli nacque la passione per le immagini e l’equilibrio ambientale, due caratteristiche del pensiero di Gioacchino. La Rai aveva appena iniziato le trasmissioni a colori, un operaio guadagnava più di 150mila lire al mese, il giornale costava pochi spiccioli, videogiochi e walkmann si affacciavano sul mercato e John Travolta era entrato nel grande schermo con “La febbre del sabato sera”, musiche dei Bee Gees e su tutte Stayin’ Alive. Le arti visuali erano legate all’industria e al commercio. Mimmo Rotella sperimentava frottage, effaçage e plastiforme, poi avrebbe maneggiato le «sovrapitture». Proprio nel ’77, una campagna di “Pubblicità progresso” dedicata all’acqua descriveva inondazioni, frane e smottamenti in metà dei Comuni italiani e avvertiva: «Abbiamo trasformato una fonte di vita in un nemico, che passa, distrugge, uccide».

Fra stragismo e guerra fredda

L’Italia era in mezzo al terrore, alle stragi, ai depistaggi, alle trame della mafia e del potere: dalla sparizione di Mauro De Mauro all’assassinio di Giovanni Spampinato; dall’attentato dell’Italicus all’omicidio di Aldo Moro e di Peppino Impastato; dalla bomba nella stazione di Bologna all’uccisione di Piersanti Mattarella, poi di Pio Latorre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rocco Chinnici e così via. Questo era il quadro dell’epoca, prima che alla Casa Bianca arrivasse Ronald Reagan con il taglio delle imposte, lo Scudo spaziale per la guerra fredda, la riduzione degli armamenti atomici e, secondo alcuni storici, un ruolo rilevante nel crollo anticipato dell’Unione sovietica di Michail Gorbačëv.

La lezione di pace di Gioacchino

Mancina si formò, dunque, in un contesto di notevole sviluppo economico-sociale, di incertezza e creatività, di fatti angoscianti e massificazione cinematografica, peraltro esposta in dettaglio dal filosofo Slavoj Žižek in una celebre guida. «Lo riconosco: mi hanno molto forgiato, a livello di carattere e visione, le immagini, gli echi, gli effetti e i misteri di quegli anni – confessa l’artista calabrese – di benessere e violenza, di occupazione nell’ambito del lavoro e di precarietà internazionale. Nulla avviene per caso. Mio padre, soprannominato “Bombola nera”, portò il fornello a gas a San Giovanni in Fiore e, ricordo, insegnava a utilizzarlo. Credo che ognuno di noi sia chiamato a illuminare questioni che sembrano marginali, ad aprire argomenti negati alle masse, che seguono mode create, diffuse dal cinema e da ultimo soprattutto dal web. Oggi sono in corso guerre tremende: in Ucraina, nella sponda sudorientale del Mediterraneo e nell’area del Mar Rosso. Viviamo nel mezzo di una crisi totale che può compromettere la vita di ciascuno e la tenuta degli equilibri politici e ambientali del pianeta. È questo, credo, il momento per rilanciare il messaggio di pace e di speranza di Gioacchino, rendendolo il più possibile semplice e chiaro».
Gioacchino, Mancina e il risarcimento nei confronti del presente
«E non c’è modo migliore – conclude Mancina – che tornare ai disegni dell’abate», che, riassume Tagliapietra, sono il «mezzo per continuare a pensare ciò che strutturalmente non può essere inteso mediante concetti e detto ed espresso in parole, se non con formule oscure e da ultimo contraddittorie». Secondo Tagliapietra, «il tempo del terzo status, come mostra icasticamente la figura dei tre cerchi sovrapposti», deve intendersi «come trasformazione qualitativa di qualsiasi istante percorso dalla dialettica fra il tempo e l’eterno». «Vale a dire come tempo messianico in cui, analogamente a ciò che è avvenuto mediante l’Incarnazione, si dà una nuova iniziativa – questo è il passaggio fondamentale dell’analisi di Tagliapietra – dello Spirito nella storia, nell’ordine non solo del compimento rispetto al passato, ma soprattutto del risarcimento nei confronti del presente». (redazione@corrierecal.it)

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3.1.24

spesso le recensioni apriori confermano ciò che si apprende dalla lettura di un opera . il caso della canzone di achille di Madeline Miller

   canzone   suggerita
Eurialo e  Niso - massimo Bubbola  Live
Canzone  -Lucio  Dalla



Dopo aver dato nel post : precedente  : << mai 4 di copertina è cosi veritiera . Madaleine Miller la canzone di Achille >> un giudizio provvisorio con lettura in corso del libro La  canzone  di Achille ora  posso dare una recensione e posso affermare che coloro  dicono che la cultura classica è passata di moda e  sia   solo   roba  vecchia  , non ha letto un’opera di Madeline Miller. 
Inizialmente   ebbi qualche  titubanza  a leggerlo   perchè   , anche  se  non  disdegno le storie  d'amore ,  i  romanzi  rosa  (  etero o  gay  non  sono il mio genere  ) , credevo    fosse  un  operazione commerciale  o  come lo definiscono   alcune stroncature    uno stucchevole romanzetto rosa tipo Harmony., un opera  di cui oltretutto il finale è noto  almeno per chi  ha studiato o letto  i  racconto omerici   o i  romanzi  storici  ambientati nel mondo   Greco  \  Ellenistico  . Tanto  che   alcuni stroncature   non hanno nè capito  il motivo    del  successo  nè l'originalità pur  innestandosi  sull'Illiade stessa   di cui affermano  che  essa  è una  copia  . Un lbro    che  ha  creato  due  opposti schieramenti    : 

  
da  un dibattito   sulla  pagina  facebook ILlibraio

 
***<< Questi libri sono pericolosissimi !!!! Prendono spunto o copiano da personaggi della letteratura greca e li stravolgono completamente. Risultato: si confonderanno le figure e si penserà che Achille era un omaccione romantico invece della "bestia crudele" che era il suo personaggio (così definito da omero nell'iliade).
L'autrice ha puntato su nomi famosi per confondere le masse, forse aveva paura di non vendere se avesse scritto le stesse storie senza rifarsi a personaggi tanto famosi. ... Per me questi libri sono carta straccia. Non perchè siano scritti male, ma per il subdolo tentativo di stravolgere i capolavori altrui a fini commerciali e propagandistici è pericoloso perchè i ragazzi invece di leggere gian battista vico, il più grande omerista italiano, leggono questo romanzetto e pensano che il personaggio di omero sia così davvero.>>                                   **** << Visto che anche ai ragazzi piace, si potrebbe usarlo nelle scuole, per un confronto con l’Achille classico. la rilettura del mito nella contemporaneita.il mito greco racconta i sentimenti che attanagliano la natura umana . nel libro non è tratteggiato come un omaccione romantico, spiega magari il perché diventa una bestia crudele. Sono comunque libri che attingono a lle fonti e non creati in toto di fantasia io non farei una critica così negativa >>                                                      ****<<Io credo che chi ha studiato e amato la letteratura greca non possa fare altro che rabbrividire di fronte a questi testi.>>                                  ****<< *****   io ho studiato letteratura greca, tanto. E li ho apprezzati tantissimo. Sono una rinarrazione, MOLTO informata, fatta nel XXI secolo per persone del XXI secolo, secondo i gusti e i mezzi narrativi del XXI secolo.Senza nulla togliere alla bellezza di Omero, senza nulla togliere a tutte le interpretazioni e rinarrazioni classiche, tardoantiche, moderne ecc., di molte delle quali la nostra percezione dei poemi omerici è direttamente figli>>


Fattori     questi      che    allo stesso tempo m'incuriosivano . Soprattuttto  il  fatto che   : 1)   il  titolo    canzone  che  mi portava  a credere     visto  che   esso  da quel   ricordo dai miei  studi  liceali  ed  universitrari   è un genere  letterario in versi   cioè  in poesia   che   si    fosse  di  nuovo  dacvanti ad  un opera  poetica   mentre   l'opera  dela  Miller   è  in prosa  .,  2)   il fatto che     il   libro  abbia dovuto aspettare   quasi  due  anni  per  avere  successo   e   sia    passato inizialmente quasi    sotto silenzio  perchè confuso   fra  i  tanti  libri      di  romanzi    storici  soprattutto sulla  Grecia  e     Roma     in particolare quelli   di Valerio   massimo manfredi   e   al genere   Fantasy storico  tornata nelle classifiche di vendita grazie al fenomeno "booktoker". In particolare    la tiktoker "@labibliotecadidafne".  
 Ma  non   sapendo  cosa  leggere    per evadere  dalla   caramellosa    atmosfera  natalizia    di cui  ho  parlato   l'anno scorso    mi  ha  fatto   vincere le   titubanze   . Infatti er  avere  un quadro a  360    gradi   dopo aver letto  sia critiche  , stroncatire  ,  sia recensioni  positive  ,ho  iniziato  la  lettura  , come  già   detto  nel post  precedentemente   ,  leggendo  la   4  di copertina  .
Ora  sebbene tutti ormai conosciamo  direttamente le  opere di Omero   (  per averla  studiata  a   scuola  o  perchè  ----  come nel mio caso  ----  i  nonni  o i  genitori  ti  la  raccontavano  anche   se   un  po'  edulcorata  per la  tuà  eta   per  distrarti  dala  tv   o  farti  andare  a  dormire  )   o indirettamente  ( per  averne parlare   sommariamente   dai media  o  da  qualcuno  )  la storia di Achille e  patocrolo  in questo  caso  , sentirla raccontata dal punto di vista di Patroclo la rende innovativa e apre uno spiraglio anche sulla vita di quest'ultimo  che  nella  tradizione   classica  ha un ruolo marginale  \  secondario  . Ciò 
la rende innovativa e apre uno spiraglio anche sulla vita di quest'ultimo e  sulll'intera  opera  .
La scrittura è scorrevole e dolcissima, poetica, accurata e pervasa da una sensualità che non scade mai nel volgare o nello stucchevole , invogliando e avvolgendoti nella lettura Anche se secondo alcuni \e , come i la recensione qua sotto ( fino al minuto 6.15 ) l'alternatrsi tra passato e presente snatura il libro ed la lettura e genera delle incongrueze rendendolo illegibile

Mah .  Secondo me    e  la  maggior  parte  delle recensioni che ho letto   , la scrittura è scorrevole e dolcissima, ti invita a leggere come una coccola.La narrazione è una carezza, la Miller è riuscita a rendere ancor più appassionante e delicato il poema epico più famoso . Ma  soprattuttp c'è una  rielaborazione  delle  vicende     della   guerra   di Toia  .  Per gli amanti dei classici greci, farà storcere il naso. Ma per gli amanti della lettura sarà un libro da leggere e rileggere in diverse fai della propria vita. Sarà per  questo che     in alcune  recensioni   alcuni   dicono    che è impossibile staccarsi da questo libro <<  letto tutto di un fiato in tre sere. >>  In effetti   esso l'autrice   ha  un  Linguaggio forbito, ma piacevole. Molto scrupolosa e attendibile la ricostruzione proposta di alcune fasi della storia di achille e patroclo. Un inno contro l'omofobia e il machismo malato della società, un eroe spietato e allo stesso tempo gentile (Achille) che torna umano con la penna sapiente di Miller. Un antieroe straordinario e catalizzatore (patroclo) che diviene l'io narrante, sincero e vivido.Infatti   atroclo, l'Io narrante di questo romanzo, racconta la vita e le gesta dell'eroe Achille presentandolo a tratti delicato e protettivo ed a tratti narcisista e crudele... l'aristos achaion come giustamente non l'abbiamo mai visto nella narrativa classica. Con un "tocco da maestro" la Miller cala il lettore in un mondo sospeso tra volontà degli uomini e volere degli dei e... con la sua accattivante scrittura tiene incollati fino all'ultima pagina.
Decisamente un libro ben riuscito anche per i non appassionati del genere. Siamo   quindi  davanti ad  un originale quanto riuscitissimo retrotelling inerente l'epica guerra di Troia. Impossibile catalogare univocamente l'opera della Miller. Infatti la storia racchiude un perfetto mix di avventura, romance e formazione (in pieno genere young adult). La celeberrima guerra tra Achei e Troiani viene rivisitata, a tratti reinventata, nonché vissuta, dalla prospettiva di Patroclo, trattando una moltitudine di vicende. Nucleo pulsante del romanzo rimane l'amore che lega i due protagonisti, così diversi tra loro seppur affini e complementari. << La canzone di Achille", per poter essere appieno goduta nella propria interezza, presuppone una discreta conoscenza della mitologia greca, ma la storia appare talmente ben scritta, emozionante e coinvolgente, che mi sento di consigliarla a tutti. Ammetto che in principio ero abbastanza scettico sul reale valore del testo, poiché temevo potesse trattarsi poco più di una storia trash, ben pubblicizzata quanto scarna di contenuti, ma son bastate poche pagine per ricredermi accanendomi subito alle vicende del protagonista, per il quale si prova da subito una profonda empatia e per cui risulta impossibile non fare il tifo. La narrazione è serrata, lo stile elegante e dettagliato con un'ottima ricostruzione ambientale epico-storica e svariati personaggi grandiosamente caratterizzati. Un'opera profonda, coraggiosa ed appassionante, narrata da una penna sublime.>> (  da  una rensione  sul web   ). 
 Confermo  come  la  recensione  appena  citata  che  questo tipo di  narrazione è una carezza, l'aiutrice   è riuscita a rendere ancor più appassionante e delicato il poema epico più famoso    rendendolo a  differenza del modello   classico   in prosa   anzichè  in poesia 
 E  ciò  per gli amanti , soprattutto  i  pignoli puristi ,dei classici greci, farà storcere il naso. Ma per gli amanti della lettura a  360 gradi   soprattutto  chi  è  cresciuto   vedendo  le  opere  omeriche   trasfigurate      nei diversi  linguaggi   letterati ed  artistici (  cinema , tv  , fumetti  )  è un libro da leggere e rileggere in diverse fasi della propria vita. Un  Linguaggio forbito, tanto  da  dover  ricorre  spesso  al  vocabolario  e a   chiedere il  significato di alcuni termini   a mia  madre   ex prof  di lettere ,  ma piacevole. Molto scrupolosa e attendibile la ricostruzione proposta di alcune fasi della storia di achille e patroclo.
Un inno contro l'omofobia e il machismo malato  della società, un eroe spietato e allo stesso tempo gentile (Achille) che torna umano con la penna sapiente di Miller. Un antieroe straordinario e catalizzatore (patroclo) che diviene l'io narrante, sincero e vivido. Anche se si tratta di una rielaborazione dei classici l'opera della M s'innesta sulla tradizione classica , infatti la recensionme citata nele righe precedenti , dimostra o ignora che anche Nell'oddisea c'è un racconto indiretto , in quanto Odisseo narra ad Alcinoo e alla sua corte tutte le sue peripezie e le sue avventure per mare allo scopo di giungere in patria. Gli "Apologhi presso Alcinoo", quindi, costituiscono un'analessi, un salto indietro nel tempo in cui vengono narrati i fatti precedentemente accaduti. Infatti Patroclo, l'Io narrante di questo romanzo, racconta la vita e le gesta dell'eroe Achille presentandolo a tratti delicato e protettivo ed a tratti narcisista e crudele... l'aristos achaion come giustamente non l'abbiamo mai visto nella narrativa classica. Con un "tocco da maestro" la Miller cala il lettore in un mondo sospeso tra volontà degli uomini e volere degli dei e... con la sua accattivante scrittura tiene incollati fino all'ultima pagina. Decisamente un libro ben riuscito anche per i non appassionati del genere . Infatti    esso  è    ha   avuto  il merito    , non dimentichiamolo   che   è  grazie  a  tik  tok   che   è stato  riscoperto  ,  e  ha  portato siua   le  nuove  generazioni   che   poco  e  niente  sanno    di Omero     alla lettura   .  Un originale quanto riuscitissimo retrotelling inerente l'epica guerra di Troia. Impossibile catalogare univocamente l'opera della Miller. La storia racchiude un perfetto mix di   amore  \ romanzo  rosa  . avventura, romance e formazione (in pieno genere young adult). La celeberrima guerra tra Achei e Troiani viene rivisitata, a tratti reinventata, nonché vissuta, dalla prospettiva di Patroclo, trattando una moltitudine di vicende. Ecco quindi  l'accusa  , di  fondamento  di alcune  incogruenze  (    vedere  url    righe  precedenti ) ma  che  non tolgono nullla al  romanzo  in se   .  Infatti    Nucleo pulsante del romanzo rimane l'amore che lega i due protagonisti, così diversi tra loro seppur affini e complementari. "La canzone di Achille", per poter essere appieno goduta nella propria interezza, presuppone una discreta conoscenza della mitologia greca (  meno male   che   c'è    una  sorta    d'indice     sulle  storie   degli Dei  e   dei personaggi   )  , ma la storia appare, lo ripeto  ,  talmente ben scritta, emozionante e coinvolgente, che mi sento di consigliarla a tutti. E pensare  che  ero partito   abbastanza scettico sul reale valore del testo, poiché temevo potesse trattarsi poco più di una storia trash  o  dozzinale  , ben pubblicizzata   bnei  salotti    mediatici    e   nelle  agine  culturali   ,quanto scarna di contenuti, ma son bastati   --- oltre  alla   4  di  copertinma ----  l'incipit      del  primo    capitolo   e   le  poche pagine  del  secondo   per ricredermi accanendomi subito alle vicende del protagonista, per il quale si prova da subito una profonda empatia e per cui risulta impossibile non fare il tifo. La narrazione è serrata, lo stile elegante e dettagliato con un'ottima ricostruzione ambientale epico-storica e svariati personaggi grandiosamente caratterizzati. Un'opera profonda, coraggiosa ed appassionante, narrata da una penna ,  che  la    maggior parte     delle recensionmi  e  dei lettori  ,   definisce   sublime . 

 La  canzone di Acille  , insieme  agli altri  due  romanzi   : 1)  ., 2) Galatea  , sempre  della  Miller    sono   



la dimostrazione vivente che la passione per il mondo antico è più viva che mai.

P.s
non sono riuscito a fare come suggerito nella quarta di copertina . anzi il contrario , mi sto rileggendo le parti dell'Illiade in cui si parla di Achille e di Patrocolo

16.10.23

LIBRI Il fuoco dentro. Janis Joplin – Barbara Baraldi

 Esso   è il mio  primo  libro    di barbara  Baraldi  che  leggo. MaXi solito se un libro mi attrae , cime questo , nel giro diuna massimo sue lo finisco . Ma qui ci ho impiegato  un estate. Infatti esso è  scritto magistralmente /  talmente  bene   che   si  legge tutto  d'un  fiato  un   capitolo  dopo  l’altro,  salvo  che  non siate sensibili  ed  impressionabili    alle storie   tristi  da leggerlo  con lentezza  . 
Durante  la lettura     sembra   di  riascoltare  (  a  scoltare  per  chi  non la  conoscesse  o non  la  ricorda  ) la sua voce  della  Joplin    che   esplode in un torrente di colori e sensazioni, è ruvida e levigata allo stesso tempo, possiede la solennità del gospel, la grinta del rock e il dolore del blues. Un romanzo   avvincente  con  punte   di poesia . Sembra   se vogliamo essere  fiscali \  pignoli    nonostante  il genere  sia  diverso , una eccellente  sceneggiatura  cinematografica  del  tipo  di   ray  donovan [ serie  di netflix ]  o    di un una  di  una  storia  dylan  dog  fumetto di cui è curatrice editoriale 
La  sua scrittuta  è  talmente : intensa , realistica  ed  suggestiva  , credo che  prenderò  o  in  biblioteca  o acquisterò   gli altri  suoi  romanzi ,  che  sembra   che fosse  amica  della  stessa  JJ  o  abbia  visto   le  sue  vicende    dal vivo   \  indiretta  o  deve   a ver  gfatto dei sopraluoghi o  reali  o  virtuali   in  california     per  come descrive  i locali  e la  città   .  Un libro  inteso  ed  vissuto    che  rifugge  , o almeno  lo fa   talmente  bene che   non si nota  esplicitamete    nelle  note   a  fine  libro in particolare nelle  ultime  18  rghe   di  pagina  426   e  tutta  427









 ,  da  quel  processo di  revevail  \  santificazione  \ mitizzazione iconoclastica   del personaggio    di certi artisti   e protagonisti   delle generazioni  passate  . Infatti ha evitato ,  se  non  un  lieve  accenno sia  durante  la presetazione  a cui ho assistito  sia   nell'appendice   la  vita  dopo te    in cui   c'è   come   si  fa nelle fitcion    e in certi film  una  discalia   per  spiegare  cosa  hanno  fatto   i personaggi dellla  vicenda  narrata    , per  spiegare  l'importanza e del perchè   JJ  sia    ancora  viva nella storia  del rock 
E'  valsa  la pena  fare il rompiscatole     con amici\che   comuni e  non  ,  conoscienti  ,  estranei   per  avere  un passaggio  per  poi alla  fine  costringere  i miei   a d  accompagnarmi loro    per  vederla     quest'estate  a time  in jazz 



  ( qui in : << chi lo  ha  detto     che il  rock  sia   solo sesso  e  droga   ed  edonismo ?  il caso  del  triller   Il fuoco dentro. Janis Joplin.di Barbara Baraldi >>la  mia  cronaca  con  una mia  foto ripresa  sdal post  e   riportata  qui sopra   ) . La baraldi   con questo  romanzo    conferma   la  frase  Pietro pelù : <<   janis  joplins  faceva la  spola per  noi   tra   lle orte   dell'inferno e le  porte   del paradiso  >>  . Infatti 

<< Non le piacciono i suoi occhi, così piccoli e sperduti nell’ovale del viso. Non le piacciono le sue labbra, sottili come l’orlo di un abito cucito male. Il naso è troppo grosso e l’acne deve essere una punizione divina per essere atea. La sua faccia è un campo di battaglia, ma lei è già stanca di combattere.Eppure  , c'è una  cosa   che le  piace  di se' . La  sua  voce >>  quarta  di  copertina  del  libro  

Seguire la storia della Baraldi, che ha mischiato eventi reali ad altri di pura invenzione lo ha  fatto   cosi   magistralmente  \  talmente  bene     che    chi  non conosce   e  s'avicina  per la  prima  volta    a Janis  Joplin    da  non  riesce   a  distinguerli . Ma  è stato  anche  affascinante ed  catarchico   (   vedere    il mio post  : <<  il mio fuoco dentro e miei sensi di colpa >> )  perchè    mi  ha  anche   spronato  a  conoscere meglio  la  JJ   oltre le  sue  canzoni  . Infatti   e forse quello che mi ha colpito di più è stato scoprire che non solo la Joplin, ma molti degli artisti di quegli anni avevano lo stesso animo distrutto dalla realtà che vivevano. Mi viene da chiedermi se  cio' sia stato perché tutti loro cercavano di colmare un vuoto doloroso (che è quello che li ha resi più grandi e unici) o se siano stati invece il frutto di quegli anni così aggressivi e potenti ed  il  desiderio  di  aprire  le porte  della percezione   . Amici e critici sono d’accordo nel sostenere che Janis Joplin aveva un fuoco dentro quando cantava, che sapeva infiammare le folle. E questa è stata forse una delle cause del suo turbamento: quando scendeva dal palco e l’adrenalina si stemperava, non le restava altro che un grande buco da colmare; tornava la ragazza insicura di sempre. E’ come se la musica che le bruciava dentro l’abbia consumata, lasciandola ogni volta più carica di dolore. Un gran peccato che una voce così straordinaria e una donna così rivoluzionaria siano andate perse nel caos di quegli anni; rimangono le sue canzoni, con la sua voce bassa e graffiante che sembra salti fuori dai vinili per entrarti nel sangue, e questo splendido romanzo della Baraldi, cupo e noir che  ci  ha  fatto     entrare per un po’ nel suo mondo, nel suo dolore, ma anche nel suo paradiso.Un  classico  esempio    di quando un romanzo  è meglio  di  una  biografia  . Sarebbe   ineressante   , e qui  concludo   ,   vederlo   a  fumetti   magari  per  Dylan  Dog  .  Una   artista  rock  (  per  parafrasare  Adriano  Celentano  )  , e  qui   concludo   ,  un autrice   completa  e non  inquadrabile  in  un  solo genere    letterario .  Una  di  quegli autori     che  smonta la  convenzione   che  il noir    debba per  forza  parlare     di  omicidi e  assasini    o  d crimini  . Un libro  fiero  ed indigesto insomma .  Potrei continuare  a parlarne  ancora   ma   :  1)  sarei troppo prolisso    e  noioso   ., 2) rischierei  di essere  scambiato   per   un lachè  . Quindo   mi fermo  qui     .  Con  questo   è tutto   augurandovi  buona lettura  o rilettura     se  lo  avete  già letto 

 

2.12.21

imparare dale piccole cose e dai classici










Impariamo dalle pietre di Roma Nascondono la nostra storia e rappresentano anche la relazione indissolubile tra l’elemento naturale e la cultura umana
                                          di   Emanuele Coccia


La via Appia a Roma 


C'è qualcosa di strano e di magico nella traiettoria delle pietre a Roma. Come in nessun altro luogo al mondo, in questa città la memoria delle pietre sembra eguagliare quella delle montagne o delle valli: i palazzi, i templi i monumenti vivono così a lungo da avere la stessa età di un fossile e l'arte improvvisamente diventa geologia. È come se bastasse allungare la prospettiva temporale per accorgersi che quello che chiamiamo cultura è solo una degli infiniti modi attraverso cui la natura produce forme.
È come se a Roma fosse impossibile pensare che l'uomo sia qualcosa di diverso dalle forze che muovono le grandi placche tettoniche e che ridisegnano il volto del pianeta: è solo una loro versione locale e accelerata. C'è qualcosa di liberatorio in questa scoperta. La geologia contemporanea ha da qualche anno avanzato l'idea che l'eccesso di operazioni distruttive compiute dalla specie umana sul pianeta ne ha cambiato radicalmente il volto: non c'è più un solo centimetro quadrato della sua pelle che non sia direttamente il frutto della manipolazione umana o che non testimoni della presenza dell'uomo.
Si è chiamato Antropocene quest'epoca in cui guardando il pianeta si scorge solo e soprattutto una delle sue specie. A Roma è possibile fare un'esperienza simile e opposta: passeggiando tra le sue rovine si scopre che ciò che è in gioco in qualsiasi manufatto umano è qualcosa di planetario, che in ogni nostro minimo artefatto è sempre la Terra ad esprimersi e a prendere forma.
Nella scoperta che arte e natura sono non solo coetanee ma sorelle gemelle nate di una stessa madre, ne va qualcosa di più del solito piatto di lenticchie per la conquista della primogenitura. Perché, se il Colosseo è fatto della stessa sostanza dei sette colli e viceversa, allora la divinità o almeno la sacralità che siamo abituati a riconoscere alle nostre rovine passa da queste al suolo che occupano e da questo di nuovo a uno qualsiasi degli oggetti che fabbrichiamo.
Quello a cui è difficile resistere a Roma è la fede nella divinità delle pietre: la vaga intuizione che tutta la materia della Terra è qualcosa di divino, e che la sua divinità non dipende dal fatto di essere una montagna, una donna, un monumento ai caduti o un albero. È come se in questa città in cui mille religioni si sono incontrate si scoprisse che gli dei più importanti sono le pietre di cui è fatta. È forse a causa di questa strana prossimità magnetica con Roma e allo sguardo sul mondo umano che questa città impone a chi ci vive e la frequenta che il pensiero in Italia oggi sembra fortemente caratterizzato da una nuova vena naturalista, almeno osservato da chi, come me, in questo Paese non ci abita.
È come se un insieme di voci delle età più diverse (che quindi non sono l'espressione di una generazione in particolare, ma di un movimento più profondo), provenienti da discipline e pratiche molto distanti come possono esserlo la chimica dei materiali o l'architettura, la filosofia o l'arte si fossero date un appuntamento segreto per poter esprimere da punti di vista diversi una medesima idea: quella medesima intuizione che Roma incarna nelle sue pietre.
Non si tratta della versione locale e quasi folklorica della moda ecologista che sta attraversando tutto il pianeta. Non lo è per una ragione precisa: perché per queste voci la questione è meno quella dell'armonia dei viventi e delle loro comunità che quella della vita della materia, indifferentemente da tutte le opposizioni con cui possiamo provare a pensarla. In questa materia Laura Tripaldi, giovanissima studiosa di nanotecnologie all'università di Milano Bicocca, è sicura di riconoscere l'esistenza di una mente e non in senso metaforico. La materia non è mera estensione geometrica che si oppone a un io pensante, come avevano preteso Cartesio e quasi tutti gli occidentali con lui: è una forma di intelligenza, certo diversa dalla nostra, ma non per questo meno spirituale, meno complessa, meno libera. In un libro edito recentemente da Effequ (Menti parallele. Scoprire l'intelligenza dei materiali) Tripaldi chiede di spiegare cosa sia la materia a un ragno che secerne seta. In questo modo ottiene due grandi rivoluzioni.
In primo luogo, si capisce che l'intelligenza e la sopravvivenza del ragno è legata all'intelligenza della materia che usa - la seta appunto. In secondo luogo, la seta, una fibra proteica capace di adattarsi in maniera inedita in funzione dei contesti, dimostra che la materia ha un comportamento e dovrebbe per questo essere oggetto dell'etologia più che della chimica. La chiave per comprendere il comportamento della materia è la nozione di interfaccia.
Qualche anno fa, un libro di Branden Hookway aveva dimostrato che l'idea di interfaccia viene dalla meccanica dei fluidi e definisce la soglia in cui una materia è assieme soggetto e oggetto di sé: uno stato in cui la materia ha la stessa postura di un vivente autocosciente. Tripaldi sviluppa un'idea simile: la materia è intelligente quanto più diventa interfaccia nei confronti di se stessa e del resto del mondo perché, così facendo, aumenta la sua capacità di adattarsi al contesto e quindi la sua stessa libertà.
È solo pensando la materia come mente e madre che ci genera che riusciremo a capire la nostra stessa intelligenza: a partire da questa stessa tesi, Ingrid Paoletti, professore associato di tecnologia dell'architettura al Politecnico di Milano invita a un vero e proprio "attivismo materico". Nel manifesto Siate materialisti!, pubblicato da Einaudi, Paoletti articola le conseguenze politiche di questa nuova sensibilità: piuttosto che preoccuparsi di distinguere moralmente le buone e le cattive materie, sentirsi vicini o gemelli di qualsiasi materia significa ammettere che "non esistono demoni e santi tra le materie".
A chi pensa che la soluzione del problema ecologico sia l'economia delle materie e la separazione netta tra ciò che vive e ciò che non lo fa, Paoletti oppone la necessità di riconoscere "il continuum tra materiale e immateriale che si influenzano a vicenda", "l'omeostasi tra naturale e artificiale, tra corpo e spirito". L'equazione inedita del libro è quella che per immaginare una società più equa è necessario imparare a sentire che la materia "è viva nella sua microstruttura, viva quando è realizzata con materiali viventi, veramente viva quando la investiamo con la nostra intenzionalità". Ma si farebbe male a confondere questa svolta radicale del pensiero italiano, finalmente lontano dalle risacche della filosofia sociale a cui il Novecento l'aveva spiaggiato, con una forma banale di materialismo. Cercare di far coincidere l'intelligenza, la vita e persino lo psichismo con tutto quello che si trova davanti a noi e non dentro di noi è il sintomo di un atteggiamento che ha in filosofia un nome diverso: "panteismo".
Un libro di Emanuele Dattilo mostra che si tratta di qualcosa di molto più antico e diffuso di quanto si possa credere. Panteista, spiega Dattilo, è chi mette al centro della propria esperienza del mondo l'idea di materia non per negare lo spirito o l'anima, ma per ritrovare l'unità viva e dinamica del cosmo. Non si tratta più di opporre la materia alla coscienza ma di fare del pensiero, come aveva suggerito Poe, la materia che permea ogni cosa ed è in sé ogni cosa: e in nulla questa coincidenza si dà a conoscere in modo più trasparente che nel desiderio. Panteista è chi riconosce che il desiderio - "l'essenza della religione" secondo Feuerbach - è la materia di cui sono fatti gli dei: filosofo - letteralmente colui che conosce grazie al desiderio - è allora solo chi riesce a cogliere in ciascuna delle forme della materia uno degli infiniti nomi di Dio.
Questi tre libri sembrano rinnovare l'antica tradizione alchemica che faceva dello scopo del pensiero la sintesi della pietra capace di trasformarsi in tutte le materie del mondo. Le pietre di Roma, in fondo, ne sono un esempio perfetto. Abbiamo bisogno di una nuova età della pietra - o forse non ne siamo mai usciti. Siamo tutte e tutti Flintstones, e non è affatto una cattiva notizia.

26.11.21

La post@ dei lettori [ il covid ed la peste , muro contro muro , ed altre storie ]

  visto  che  spesso rispondo  alle  vostre  email  , ho deciso  di  farne     una  rubrica  settimanale     intitolata  appunto La post@ dei lettori    che   vedrà scomparire  (  questa  del post   sarà l'ultima 😢😉 )  la  consueta premessa   o spiegone    introduttivo alla  corrispondenza    . 

 lo  so  che  chi  si loda  s'imbroda  ma  ogni tanto   è  salutare  togliersi qualche    sassolino prima  che  diventino macigni  dale  scarpe e  chiarire     che   non sono  cerchiobottista ma  al limite troppo ingenuo  e  fautore  di  un assoluta  libertà    oltre  che  provocatore    e   creatore  di polemiche   .Dopo  il mio post  oltre     che  le  consuete lettere  di no  green  pass    e  no  vax    ( non  ne  pubblico  non per  censura   ma  perchè   sono :  solo  insulti  ,   dischi rotte  di teorie   smentite    da  nuovi studi )    ho ricevuto  anche  lettere  interessanti  

  Adesso  veniamo     alle  vostre  lettere  


Caro Giuseppe 
 visto  che  tu  citi   più volte  espressioni   Manzoniane    ti faccio   notare  (  anche  se   essendo laureato in lettere   e  figlio  di  prof   d'italiano   )    che  la lettura de I promessi sposi ci permette di notare alcune analogie tra gli avvenimenti odierni da Covid e quelli narrati da Alessandro Manzoni sull’epidemia di peste del 1629-30 a Milano. Il Green pass di quattro secoli fa era il certificato necessario per passare da una città all’altra, e si chiamava “Bulletta di sanità”. Allora non esistevano i no vax, ma c’erano già i loro precursori: «Chi buttasse là una parola del pericolo, chi motivasse la peste,
veniva accolto con beffe incredule, con disprezzo iracondo». E i no vax in terapia intensiva? Il loro modello è don Ferrante: «All’inizio della terapia don Ferrante è stato tra i più decisi a negare il contagio della malattia, argomentando la sua opinione con dotte disquisuzioni filosofiche.  Non prese nessuna precauzione; gli s’attaccò; andò a letto a morire come un eroe di Metastasio, prendendosela con gli astri». Allora si poteva evitare di assistere allo spettacolo dei contrasti televisivi tra i virologi, ma potremmo individuare chi oggi li contesta leggendo cos’è successo a Milano al protofisico Lodovico Settala: «Eppure quella grandissima fama che godeva, non solo non bastò a vincere, in questo caso, l’opinione di quello che i poeti chiamano volgo profano e i capocomici rispettabile pubblico; ma non poté salvarlo dall’animosità e dagli insulti di quella parte di esso che corre più facilmente da giudizi alle dimostrazioni e ai fatti. Un giorno che andava in bussola a visitare i suoi ammalati, principiò a radunarglisi intorno gente, gridando essere lui il capo di coloro che volevan per forza che ci fosse peste; lui che metteva in ispavento la città, con quel suo cipiglio, con quella sua barbaccia: tutto per dar da fare ai medici. La folla e il furore andavan crescendo...». Il resto nel XXXI capitolo.

               Luigi 


Caro  Luigi la  ringrazio  per  avermi rinfrescato   la  memoria   dei vecchi studi letterari . E  di  tener  vivo  la passione    per  i  classici   della  nostra   letteratura  ,  quella  che   oggi  viene  definita  anticaglie  e  jurassica  dala maggior  parte  delle  nuove  generazioni  .


Caro direttore,
perché in tv ospitano personaggi come Gianluigi Paragone, che argomenta come un bambino di 8 anni? Mentre sparava un po’ di scemenze mi è arrivato un messaggio sullo stato di salute di una mamma e una figlia disabile (la figlia in terapia intensiva) non vaccinate. La mamma ha dei grandissimi sensi di colpa. Il signor Paragone e quelli che come lui snocciolano numeri a loro piacimento forse dovrebbero sbattere il muso in situazioni come quella che ho citato. Il suo editoriale è assolutamente condivisibile: sembra di parlare con nessuno!

                             Luisella


Cara Luisella, Va  bene   che  sono il proprietario  del   blog    e     il suo  fondatore    ma  non  mi  chiami  direttore   .  Dopo  questa  premessa   le  dico  la domanda  non dovrebbe  rivolgerla   a me   , ma  ai presidenti   delle  televisioni . Io posso  , dire  da  semplice  fruitore  ( anche  se  scarso  , perchè mi  limito  solo  a    fiction  su rai  replay  visto  che   ormai     quello  che  era  servizxio pubblico  s'è  omologato  alle  tv  commerciali   con la massiccia  pubblicità che  rende  inguardabili  o   visibili a metà  i  film o  altri programmi  )      che per  fare  audiens  . Per  il resto  dico    che  è come parlare col muro!. A questo proposito, legga la prossima mail.



Caro Giuseppe 
 la tua lunga tirata contro i no vax potrebbe benissimo adattarsi a tutti quelli che come lei non potranno mai convincersi di avere sbagliato tutto. Leggo il  tuo blog   solo  vedere fino a che punto possono giungere il conformismo e l’allineamento al potere  e  vedere  come  ti  smentisci  visto   che    usi spesso    come  slogan  \  motto  padroni di  niente  servi di nessuno  .
Marcella


Spett. Marcella, intanto le sono grato che continua  a   seguirmi  anzi  seguirci   in quanto  ,  come  certament e saprai  ,  il blog ma  soprattutto l'appendice     social   la  più  usata      è multi  autore    e  di  opinioni  diverse  spesso contrastanti   .   Ma voglio rassicurarla: l’unico “potere” a cui sono allineato è quello del buon senso e di  rimettere indiscussione  le proprie  convinzioni  .



 i telespettatori sono stanchi di andare a letto a mezzanotte per guardare la prima serata. La prima serata dovrebbe iniziare subito dopo il Tg delle 20  come  era  un  tempo che iniziava massimo  alle 20.35\20.45 po spostato alle  21    e  alle  21.30\40 Un adulto va a lavorare, il giorno dopo, o le tv pensano che siamo tutti disoccupati?

             Giovanni

Come  ho  già  detto   più  volte  nel  blog  e   sull'appendice  sociale  del  blog  basterebbe   che  : 1)    facessero    domanda   di   escludre il  canonme  dala boletta  della  luce  2) innondassero di email  o  classiche  lettere   i  vertici  di raimediaset   spiegando  la situazione  e minacciando    di  non giuardare  tali programmi   3)  facciao  ricorso  alla  visione  online  , tanto ormai  un pc   o   tablet  ,  c'è   in ogni casa   visto  che  in italia  siamo   quelli  che  abbiamommil maggior  umero  di apparecchi internet   soprattutto  cellulari  . Lo so  che   le  sembreranno   soluzioni ideologiche    del  secolo scorso   , ma  io  non ne  vedo altre  .  Se lei   ne  ha  di migliori  me lo  faccia  sapere  ,  sarei  ,  come  credo  anche   gli altri lettori ,    curioso    di conoscerle 




26.6.21

non darmi il tormento ... appena incominciata l'estate e già si parla di tormenttoni estivi . aspettare l'autunno no ?

Ma  che   ....    non è ancora  iniziata la stagione     che  già  si parla di  tormentoni  . È  partita     come ogni estate  , ecco un  dei motivi   per  cui  (  sarà  che  sto invecchiando  )  sto iniziando ad odiarla ,  partita  la    guerra  dei  tormentoni  una    tradizione   (  ormai    standardizzata  )  tutta Italiana   «Le  hit  estive   vivono  l'età  d'oro  negli ani 60\70   come dice  Enzo gentile    nel  libro Onda su  onda  (  copertina a  sinistra  ) e  aggiunge   «Ora  ricordiamo sapore  di  di sale    , tra  30 anni   chi canterà Giusy Ferreri ?  >> 
Ha  ragione  Umberto Brindani nell'ultimo  editoriale di Oggi  : <<  è  il momento dei  nuovi  tormentoni   estivi  . ma  forse stiamo esagerando  >> .
Infatti se    prima i  tormentoni   , come spiega  l'articolo   sempre  su  oggi  di   Dea Verna    sempre  su Oggi  erano involontari  visto che  fino  a 20\30  anni fa   gli artisti pubblicavano   brani  e   se  avevano successo   diventavano tormentoni  ( ed  alcuni  rimangono nella memoria   ancor  oggi )  altrimenti  finivano  nel dimenticatoio    salvo essere  riscoperti ed  riusati per   qualche cover  . Infatti   c'era  un meccanismo   darwiano   solo i brani più  forti    si 'imponevano ed  sopravvivevano  ed  non erano   necessariamente    scritte  \  composte     solo per  l'estate   perchè erano anche tormentoni  quelle   che   vincevano   ma  non è detto   San remo o simili   . Ma  soprattutto    se   venivano  composte  per l'estate  c'era una  o più  canzone  , per  tali   rassegne   Festivalbar    e  simili  . C'erano al massimo  due  \ tre   all'anno   e  spesso d'alta  qualità visto che alcuni  sono   usati ancora  oggi   come cover  o  nella versione originale  .   Oggi   è il contrario , dagli anni novanta è  iniziata la standardizzazione della hit, frutto di un "calcolo" determinato da un'industria musicale che si stava trasformando letteralmente in un’industria  vera  e propria per  poi  passare   dagli  anni duemila  .
Infatti  la formula vincente ora è l’abbinata  “vecchia gloria più artisti giovani- di moda-pieni di follower”. 
L’estate è appena iniziata, ma già impazza lo strano trio formato da Orietta Berti, Fedez e Achille Lauro con Mille (che poi, diciamolo, a reggere la canzone è il ritornello cantato con voce cristallina da Orietta). A tallonarli, Gianni Morandi e Jovanotti con L’allegria, mentre la premiata ditta Takagi & Ketra con Giusy Ferreri ha già timbrato il cartellino con Shimmy shimmy. Solo  per  citarne   alcuni .  C'è  quindi  una caterva   di  canzoni\  canzonette  spesso , dipende  dai gusti ,  di   mediocre ed  infima  qualità   per la  maggior  parte  .  Infatti   il  tormentone     lo si fabbrica  a tavolino   creando appositamente  canzoni   che dopo una  stagione  saranno  dimenticati  ( salvo eccezioni  )   si  potrebbe  dire   che    se prima  Tormentone  lo  divettava  oggi  invece  Tormentone  si nasce  .   Infatti 

A ciascuno il proprio tormentone del cuore… ai posteri l’ardua sentenza: saranno in grado i pezzi di oggi di durare così a lungo nel tempo? Bella domanda, chi può dirlo, di sicuro l’ingente quantitativo di proposte non aiuta, anzi rischia di confondere, depistare e far passare in secondo piano parecchi brani degni di nota. Il mercato musicale estivo negli ultimi anni è sicuramente in crescita dal punto di vista commerciale, l’intera discografia investe più che in passato, i ritorni sono sicuramente importanti, ma non perdiamo di vista il focus, la musica non può essere trattata solo esclusivamente come un’industria. Pensiamo a tutte le canzoni che abbiamo appena citato, hanno funzionato, molte senza alcuna aspettativa, il segreto forse sta proprio in questo. Insomma, gli anni passano ma i tormentoni ben fatti rimangono! 

(  da   https://recensiamomusica.com/viaggio-nella-storia-dei-tormentoni-estivi-dagli-anni-60-ad-oggi  )  

concludo   con lo stesso interrogativo espresso  , ho dovuto usare  il cattura  schermata  perchè  non riuscivo a copiarlo in altro modo    ,  nella  chiusa  dell'articolo  di  Dea  Verna  su oggi  di  questa  settimana  




29.5.21

Recensione di Cento anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez

 Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "UNIVERSALE ECONOMICA FELTRINEL 진 GARCÍA MÁRQUEZ CENT'ANNI ANNI DI SOLITUDINE romanzo"

  
Il racconto narra le gesta della famiglia Buendia, ambientate nell'isolatissima città di Macondo, in Columbia.
Si raccontano le vicissitudini di sette generazioni di imprenditori, colonelli, pasticceri, vegenti, costruttori di strumenti musicali al cui capostipite José Arcadio si deve la fondazione della città. L'unico collegamento tra Macondo ed il "progresso", é dato dallo zingaro senza età Melquiades, che ad ogni arrivo a Macondo, porta con sé gli oggetti più disparati ed immaginabili, le invenzioni meravigliose che vanno da un cannocchiale ad un dagherrotipo ad un pitale di oro massiccio. Il momento più emozionante, a mio parere, é quello in cui José Arcadio porta i suoi figli in un baraccone degli zingari per far vedere loro il ghiaccio. Da vecchio, suo figlio Aureliano, comprenderà che il segreto di una buona vecchiaia non é altro che un patto onesto con la solitudine.

1.1.20

caro amico ... di Dalla compie 40 anni ed ancora più attuale che mai



rinnovo i miei auguri con questo classico immortale nonostante i 40 anni della  sua uscita  Infatti : << (....) le canzoni non ti tradiscono. Anche chi le fa può tradirti, ma le canzoni, le tue canzoni, quelle che per te hanno voluto dire qualcosa, le trovi sempre lì, quando tu vuoi trovarle. Intatte. Non importa se cambierà chi le ha cantate. Se volete sapere la mia delle canzoni, delle vostre canzoni vi potete fidare. >> ( cit musico cinematografica )

25.1.19

coincidenze della storia e della lettura virgilio aveva previsto le tragedie il mediterraneo d'oggi ?


Risultati immagini per morti nel mediterraneo

"In pochi a nuoto arrivammo qui sulle vostre spiagge.
Ma che razza di uomini è questa? Quale patria permette un costume così barbaro, che ci nega perfino l’ospitalità della sabbia; che ci dichiara guerra e ci vieta di posarci sulla vicina terra.
Se non nel genere umano e nella fraternità tra le braccia mortali, credete almeno negli Dei, memori del giusto e dell’ingiusto.".
               Virgilio, Eneide, Libro I 538-543


Ogni riferimento all'oggi e a quello che succede nel mediterraneo è puramente casuale 🤫😢🤔

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...