"Qualunque". Odiava quell'aggettivo appiccicato a
un giorno. "Qualunque". Cioè inutile, slabbrato. Da dimenticare. Che avrebbe
potuto esser gettato nel cestino, senza soffrirne troppo. Solo che, trattandosi
d'un lembo di vita, le sembrava uno scialo. Ore rubate allo stupore, al
miracolo e al ringraziamento. Persino all'aria che respirava.
Eppure Milano era davvero qualunque. La solita. Grigio su
grigio. Silenzio, intorno alla diaccia periferia; e pennellate di deserto, un
deserto di seppia, dilatato. La ragazza attendeva, ormai mancava poco.
Sarebbero arrivati gli amici, il pomeriggio risolto. Ma, in quegli istanti di
solitudine, quasi malediceva sé stessa, il suo eccessivo tempismo, quel rimaner
là, in una virgola di tempo vuota, sospesa nell'ubbia.
Poi, d'un tratto, un tramestio di voci. Uno stormo di voci.
Improvvise, all'unisono. Levò lo sguardo: non vide nessuno. Voci senza padrone.
Alla fine, capì. Provenivano proprio da quel muro. Dietro quel muro. Un fitto
di siepe spessa, un verde senza gioia, sormontato da caseggiati opachi,
tutt'uno col cielo. Erano voci infantili e antiche: risuonavano da un lato
all'altro del misterioso, inaspettato giardino. Tinnivano di risate e
beatitudine: "Mio!", "Tana!", "Ho vinto!". Voci
frenetiche, rotonde e piene, guazzanti come nella gioia pura, ma letterarie,
prive di rivalità, con una certa dolente saggezza... E, d'un tratto, persino le
finestre, occhi senza balcone, parvero rianimarsi. Lì vivevano le famiglie,
vegliavano indulgenti sui figli, rigovernavano dopo un pranzo, accendevano la
tv... Forse, qua e là, sulle pareti, un segno di sole, ricordo di terre
lontane, relitto d'immigrazione; forse qualche foulard colorato, un soprammobile
esotico. Racconti e ricordi.
Ma nulla scalfiva la spensieratezza del presente. Il campo era tutto dei figli.
E traboccava, prepotente, di vita. Il miracolo si compiva di nuovo, anche in
quel giorno, che smetteva di essere qualunque, e tornava a spargere fiducia e
benedizioni.
Poco lontano, la ragazza scorse le sagome sgangherate degli amici. Si avvicinavano sempre più. Non li aveva mai amati come in quell'ora.