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14.3.15

dal mondo del lavoro emigrare o non emigrare ? , la schifezza del jobs act , un figlio di 7a nni che trova lavoro al padre

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Iniziamo   dalla prima storia  che non è   altro che la continuazione ,  vedere   secondo url sopra  , della precedente .  La  storia  è tratta  da  http://www.napolitan.it/

Io, precario infelice in Italia e uomo realizzato in Danimarca

di / 0 Commenti / 44 Visite / 30 gennaio, 2015


10347720_10204394092504677_4667842167136343650_nI percorsi della vita portano su tante strade; si fanno scelte e ogni volta che si sceglie si rinuncia a qualcosa, perché la vita è così.
Ma ai sogni non si è capaci di rinunciare: li vedi calpestati e umiliati, si inizia a essere arrabbiati con il mondo intero, la sfiducia che scava dentro e sentirsi impotenti, per passare i giorni a dirsi di “non mollare che tanto prima o poi qualcosa accadrà“, ma il tempo è spietato e passa, non accade nulla, tranne che vedere quello che ti spetta rubato e solo per agganci giusti, persone giuste.
E tutto il tuo tempo per imparare e che a nessuno interessa.
Emanuele ha 30 anni e un diploma in grafica pubblicitaria. Nel suo paese del profondo sud, lavora in un bar, caffè su caffè, brioches e conti da far quadrare, l’amore che “deve” aspettare, perché non si può.
Sente per caso da un cliente che in Danimarca danno un sussidio di 2mila euro ai disoccupati e pensa di aver versato troppo cognac al cliente, ma è tutto vero, invece. In appena 3 giorni lascia il lavoro, compra il biglietto aereo e dice alla sua ragazza: “Aspettami.” Ma non sarà lei ad aspettare lui; lo farà Emanuele, quando andrà a prenderla in aeroporto, perché ha deciso anche lei di provarci, con pochi soldi, ma insieme, tanto è questo che conta. Hanno lasciato il sole della loro terra e si muovono in bici sotto la pioggia, si aiutano come possono e con il loro inglese scolastico, iniziano a cercare lavoro, vanno a una scuola serale per imparare il danese e fanno piccoli lavoretti a termine.
Pochi mesi dopo, la Danimarca diventa il loro paese e tra le nuvole il sole: lui contratto a tempo indeterminato presso un’agenzia di pubblicità e lei serve cappuccini in un pub che ha il sapore del Natale perché forse Babbo Natale esiste e ha la faccia di una sirenetta che guarda il mare.
Emanuele e il suo amore hanno realizzato un sogno che ha avuto un prezzo alto, ma ci hanno fatto capire che non si può rinunciare ai sogni e che si possono realizzare: non è coraggio…è crederci.

La  seconda   da www.unionesarda.it

Niente mutuo per gli assunti col Jobs act
Il sogno svanito di una coppia di Cagliari

Niente mutuo per gli assunti col Jobs act Il sogno svanito di una coppia di Cagliari                            Acquisto di una casa col mutuo - foto simbolo

Una cronista ha chiesto 100mila euro di mutuo offrendo come garanzia il suo contratto (con le nuove norme) e quello del compagno con l'articolo 18.
«Siete sicuri di voler comprare?». L'impiegato della Bnl abbozza un sorriso: «Entrerete nel mondo delle mucche da mungere». La battuta ha sfumature minacciose. Il primo tentativo è al Banco di Sardegna. Trentatré anni lei, cinque in più lui. «Il mutuo regionale fa al caso vostro». Ma il sogno svanisce in pochi minuti. È necessario avere redditi pregressi, anzianità, e un garante. La lista infinita di documenti da produrre finisce in fondo alla borsetta. Assieme al biglietto da visita.
Quattro giorni per bussare alla porta di dieci istituti di credito - italiani, tedeschi e olandesi - danno lo stesso risultato: una giovane coppia appena assunta col Jobs act non ha speranze. A meno che non trovi qualcuno disposto a garantire i suoi sogni. In questo caso abbastanza modesti: un bivano di ottanta metri quadri alla periferia di Quartu. Valore d'acquisto 140 mila euro, cento sono da finanziare.

da   http://www.nextquotidiano.it/

 ALMAVIVA: COSA HA FATTO IL JOBS ACT AI LAVORATORI DEI CALL CENTER

La storia l’ha raccontata qualche giorno fa il Manifesto: Almaviva chiede ai sindacati di “conseguire l’indispensabile sostenibilità economica delle attività”. Tutto parte dalla commessa appena ottenuta da Almaviva, con riserva, da Wind. La compagnia telefonica concederài l via libera solo se otterrà una tariffa al minuto inferiore del 14% a quella attuale. Per raggiungerla chiede ai 1500 lavoratori interessati di fare la propria parte, altrimenti sarà il loro posto di lavoro a essere messo a rischio.
La comu­ni­ca­zione è arri­vata diret­ta­mente dall’amministratore dele­gato di Alma­viva, Andrea Anto­nelli, nell’intranet azien­dale: siamo riu­sciti a otte­nere la com­messa Wind, quindi ci tro­viamo nelle con­di­zioni di sal­vare i 1500 posti a rischio, ma c’è un “ma”. La deci­sione del colosso tele­fo­nico, che pro­prio in que­sti giorni sta defi­nendo una fusione con la con­cor­rente 3, è legata a una «riserva»: viene richie­sta una tariffa al minuto infe­riore del 14% rispetto a quella attuale, e così il gruppo di Alberto Tripi butta la palla nel campo dei sin­da­cati. Si dovrà rag­giun­gere un accordo per «con­se­guire — parole dell’ad — l’indispensabile soste­ni­bi­lità eco­no­mica delle atti­vità», altri­menti non se ne farà nulla. La dead line per chiu­dere le trat­ta­tive è fis­sata per il 31 marzo.

L’azienda vuole legare i forti sconti ai salari, insomma:
In alter­na­tiva, Alma­viva potrebbe pro­porre di dimez­zare le ore di lavoro, così come in que­sti giorni sta chie­dendo un’altra azienda, la Info­con­tact, per con­ser­vare il posto ai suoi 1590 addetti cala­bresi. O, ancora, potrebbe acce­le­rare sul pedale degli esu­beri, met­tendo comun­que alcune cuf­fiette in cassa o addi­rit­tura in mobi­lità, visto che in ogni caso già da due anni i 9 mila dipen­denti del gruppo romano stanno in soli­da­rietà al 20% (pari a circa 1800 esu­beri strutturali).
L’allarme è scat­tato in tutti quei set­tori dove si opera per appalti: le aziende al cam­bio com­messa met­te­ranno in esu­bero i vec­chi dipen­denti, e potranno assur­merne di nuovi, molto meno costosi, gra­zie agli incen­tivi messi a dispo­si­zione dal governo con la legge di sta­bi­lità. I call cen­ter sono più che espo­sti: secondo la Cgil sono 7 mila i lavo­ra­tori ad altis­simo rischio di sosti­tu­zione nei pros­simi mesi, e per il momento pur­troppo non si vede nes­suna via d’uscita. Il conto è pre­sto fatto: nella sola Alma­viva rischia di sal­tare quasi la metà delle attuali 9 mila posta­zioni. Spiega Il Manifesto:
«Con il Jobs Act magari si mol­ti­pli­che­ranno le assun­zioni, gra­zie agli incen­tivi, e il pre­mier Renzi e il mini­stro Poletti potranno van­tar­sene — riprende Azzola, della Slc Cgil — ma noi chie­diamo al governo che fine faranno gli attuali dipen­denti, rite­nuti ormai non più “com­pe­ti­tivi”. E non par­liamo di stu­denti ven­ti­cin­quenni al primo impiego: sono ope­ra­tori qua­ran­tenni con fami­glia, figli e mutui a carico».

Nel mag­gior gruppo ita­liano, che si è impe­gnato a non spo­stare lavoro all’estero, i costi dei dipen­denti infatti si sono rive­lati troppo alti rispetto ai ribassi pos­si­bili gra­zie a Jobs Act/legge di sta­bi­lità e alle delo­ca­liz­za­zioni. E, spiega oggi il Fatto, con il Jobs Act la situazione potrebbe sensibilmente…peggiorare:
Qui, entra in campo, negativamente, il Jobs Act. “Siamo di fronte a un salto di qualità” spiega al Fatto Michele Azzola, segretario dello Slc-Cgil, perché lo sgravio contributivo fino a 8000 euro l’anno, previsto dalla legge di Stabilità, costituisce un forte incentivo a costituire nuove società e a sostenere gare al ribasso con sconti fino al 30-40% in una categoria in cui l’80% dei costi è dato dal lavoro”. Nuova commessa, nuova società, sgravio contributivo e andata a casa dei vecchi impiegati. Che non sono più i giovani precari dell’immagi – nario cinematografico ma uomini e donne tra i 30-40 anni, sposati e con figli, ormai dediti a un lavoro che vorrebbero stabile. E che, invece, sembra frantumarsi.


e per  finire un altra  storia   allegra   triste  ma  allegra  contemporaneamente   che dimostra  che   nonostante il crescente razzismo o simpatie  tali   del tipo non son razzista ma ....   esistono ancora degli anticorpi  che   riescono  a tenerlo a bada

il caso

Il figlio, 7 anni, trova un lavoro al padre rimasto disoccupato

Storia di straordinaria integrazione a Conegliano, protagonisti due scolari del collegio Immacolata. Il bambino si confida con l’amico del cuore, il quale chiede aiuto alla mamma, figlia di un imprenditore


CONEGLIANO. Due bambini di sette anni, compagni di scuola in seconda elementare al Collegio Immacolata di Conegliano, Gregorio e Gideon, danno un

1.2.15

6 segreti ( facili ed ovvi ma duri d'applicare ) dall'isola dove la gente dimentica di morire: camminare, lasciar correre, vivere senza fretta

 tale news     mi ha  portato   a rileggermi  il  2956   di topolino in particolare la storia  zio paperone    e l'isola senza prezzo  (  foto sotto  )


da  +www.google.it   in  quanto   la pagina     mbasic.facebook.com
risulta 
: << La pagina che hai richiesto non è stata trovata>>
e il  famoso film  oscar  meditteraneo


 

6 segreti dall'isola dove la gente dimentica di morire: camminare, lasciar correre, vivere senza fretta (FOTO)

Pubblicato: Aggiornato:
IKARIA


C'è un'isola in Grecia in cui la gente "dimentica di morire". Letteralmente. Perché ad Ikaria gli abitanti superano di gran lunga i 90 anni. Di più. Non è solo la longevità a stupire, ma anche la scarsa diffusione di patologie come il cancro, le malattie cardiovascolari, la demenza.Questa piccola isola nel Mare Egeo è stata oggetto di numerosi studi condotti da ricercatori di tutto il mondo. La domanda
da http://www.tribunodelpopolo.it/io-aspetto-che-si-depositi-il-caffe/
alla quale cercano una risposta è per tutti la stessa: quale è il segreto di una vita così lunga e sana? Nel suo nuovo libro di cucina "Ikaria: Lessons on Food, Life, and Longevity from the Greek Island Where People Forget to Die", Diane Kochilas offre una prospettiva interna sul perché questa comunità greca vive così a lungo e così bene.
Kochilas, pluripremiata autrice di oltre 18 libri sulla cucina greca, ha elencato i sei segreti che porterebbero gli abitanti di Ikaria a vivere così a lungo. Piccoli consigli per provare a "non morire", ricette che somigliano a quelle che la scrittrice dà nei suoi libri di cucina. Ma che promettono qualcosa di più.
  • 1. Mangiare a livello locale, stagionale e con parsimonia
     
    Gli ottagenari, novantenni e centenari con cui l'autrice ha parlato hanno dato a Ikaria hanno dato tutti la stessa formula alimentare: negli loro primi anni di vita, anni di povertà, isolamento, scarsità di risorse, hanno mangiato poco, semplicemente perché non avevano molto cibo. Pesce pescato ogni tanto, prodotti della natura come lumache, funghi e verdure selvatiche.
     
  • 2. Vivere secondo le proprie inclinazioni e senza fretta.
     
    "Il ritmo con cui le persone si muovono su Ikaria non finisce mai di stupirmi: lenta, deliberata, senza fretta, ma con abbastanza tempo per osservare e vivere in ogni momento" scrive la scrittrice su HuffPost Usa. "Quando si va a comprare un barattolo di miele dal nostro amico apicoltore Yiorgos, per esempio, ci si siede di fronte alla sua scrivania prima, si parla un po', si scherza, poi dopo circa 20 minuti si alza e va verso i suoi barattoli di miele". È il passo che consente alle persone di sentire il proprio corpo dall'interno, come si fa con gli esercizi di meditazione. Gli abitanti di Ikaria non hanno orologio.
     
  • 3. Godetevi il sonno
     
    Ad Ikaria si dorme molto. È una manna dal cielo. Forse l'atmosfera o forse l'aria pulita, ma si può dormire per oltre 10 ore. Gli Ikariani sono strenui difensori del pisolino: dormire nel pomeriggio di vivere due vite in un solo giorno, soprattutto in estate.
  • 4. Lasciate che le cose vadano come devono andare
     
    I greci dicono: "Non tenere il male". C'è tanta verità e saggezza in questo detto. Ikaria è un luogo dove le persone tendono a essere accomodanti, tolleranti. È anche un luogo dove la cultura locale permette un'interpretazione molto liberale di ciò che significa essere disinibiti. Le panygyria, feste locali che traboccano di vino e danze sono di solito in occasione dell'onomastico di un santo e sono il luogo per testimoniare come si faccia a "lasciar correre e a godere".
  • 5. Usate erbe per curare i mali minori e lasciate che sia il vostro corpo a guarire se stesso
     
    La farmacologia popolare è molto diffusa sull'isola. Ma a quanto pare sarebbe il corpo stesso la migliore medicina: in grado di trovare in se stesso la formula per guarire.
  • 6. Camminate
    Chiaro e semplice. L'esercizio è una spinta per il corpo e la mente allo stesso modo. "Ogni persona anziana che conosco su Ikaria cammina ancora molto"

 Praticamente  gli stessi principi che   seguivano i nostri nonni e  bisnonni   dove  per motivi economici e sociali la rivoluzione industriale  non era a livelli d'oggi . Infatti  è per  questio    che  in certe  zone d'italia    nel sud  in particolare  e  , scusate  se   sono parte  in causa  ,  la mia sardegna  .Infatti a Telti    , paese dell'entro terrra  gallurese   è  è morta  una  nonnina di  106  anni 



22.1.15

La storia di Andrea, un laureato diventato clochard a 28 anni

Una laurea in giurisprudenza e un diploma al conservatorio, non hanno permesso ad Andrea di realizzarsi. Dopo aver perso il posto di lavoro in una società, il giovane di 28 anni si è infatti trovato in mezzo ad una strada e da quel giorno vive sotto i portici di piazza San Babila.



Andrea, 28 anni, un diploma al Conservatorio e una laurea in Giurisprudenza. Un ragazzo in gamba, rimasto orfano di entrambi i genitori, e senza alcun parente a cui potersi affidare. Tante difficoltà, ma molta più forza di volontà. Andrea si è sempre dato da fare, senza mai arrendersi ai grandi problemi
della vita. Ma, come tanti giovani italiani, non ha avuto la possibilità di realizzarsi. Dopo essersi laureato nel 2009 in Giurisprudenza alla Statale di Milano e aver trovato una occupazione in poco tempo, ha perso il lavoro da un giorno all’altro: “Laureato nel 2009, ho iniziato a lavorare a 20 anni in una società che produce cartucce filtranti per altre aziende, mi occupavo di contabilità: impiegato amministrativo contabile. Sono stato assunto da una multinazionale che mi ha affidato tutto il ciclo passivo della contabilità. Dopo 4 anni è fallita, e dalla sera alla mattina mi sono trovato senza lavoro”, ha raccontato Andrea a Il Giorno. Da quel momento, la sua vita è diventata una corsa contro il tempo, fino a che, finiti i risparmi e il contratto di affitto nella casa dove si era sistemato, il giovane si è trovato costretto a vivere sotto i portici di piazza San Babila, a Milano: “Vivo in strada da maggio 2014. L’aspetto più incredibile è che in strada riscopri gli istinti più primitivi: il primo pensiero è mangiare, poi coprirsi e dormire. Non in dormitorio, però. Lì non mi sento sicuro”.
Andrea però proprio non si arrende: sempre pulito, con barba fatta, capelli in ordine, cappotto e ventiquattrore alla mano, continua infatti nel suo intento di trovare un lavoro, e ogni pomeriggio si reca in biblioteca per mandare curriculum. Anche se le sue capacità, paradossalmente, sembrano essere un problema: “Nelle agenzie interinali mi dicono che ho troppe qualifiche per i mestieri che girano”.
http://milano.fanpage.it

27.5.14

anche i duri hanno un cuore

 Anche  duri  hanno un cuore



è  quello che   ho pensato  leggendo  tali news  . entrambe prese  dall'unione  sarda online del  27\5\2014



la prima 

Un video tanto tenero quanto divertente. E' quello ripreso dalla telecamera installata su una pattuglia della polizia del Wisconsin (Usa). 

Che ritrae un poliziotto che ferma il traffico per un motivo molto, molto speciale: permettere a un'anatra, seguita dai suoi piccoli, di attraversare una strada affollatissima di auto. Il filmato, postato in Rete, fa il pieno di clic.

la  seconda  




Un anziano del Napoletano ha tentato di rubare tre confezioni di mortadella al supermercato.
Quando il direttore del supermercato di Torre del Greco (Napoli) l'ha sorpreso dopo aver tentato di rubare tre confezioni di mortadella, l'anziano, un 78enne di Torre Annunziata, è scoppiato a piangere: "Ho rubato perché ho fame e non ho i soldi". Chiamati i carabinieri, i militari si sono commossi e hanno pagato il conto; il direttore del market, in via Nazionale, ha deciso di non sporgere denuncia e gli altri clienti hanno improvvisato una colletta per acquistare all'anziano una serie di prodotti alimentari e di prima necessità.









12.2.14

non c'è lavoro me lo invento o riscopro quelli antichi Il riparatore di bici a domicilio Arriva da Uras e lavora a Milano

un nostro emigrato che si fa onore. Ormai si emigra non per lavorare ma per inventarsi un lavoro che basta a malapena per pagare affitto e utenze.E' la storia di   Daniele Tetti, 26 anni, si è inventato un lavoro per sbarcare il lunario nel capoluogo lombardo.riportata  dall'unione  sarda  Mercoledì 12 febbraio 2014 14:14




Con una laurea in Ingegneria Chimica presa all'università di Cagliari in valigia, Daniele Tetti, originario di Uras (Oristano), 26 anni, è arrivato a Milano tre mesi fa. Nessun lavoro per lui, nessuna prospettiva: il suo curriculum non andava bene neanche per fare il cameriere.
Così è nata l'idea: riparare biciclette a domicilio. "Con un pugno di attrezzi e 1000 volantini ho iniziato a farmi pubblicità", racconta il giovane. Le prime telefonate sono arrivate in pochi giorni, e ha deciso di creare anche una pagina Facebook: "meccanico bici a domicilio Milano". Funziona? "Riesco a pagare l'affitto e le utenze, ma non posso concedermi serate di svago o biglietti aerei per tornare ogni tanto a casa". A chiamarlo è soprattutto gente comune: "Finora non ho mai trovato persone disoneste, anzi. Anche se si pensa che Milano sia una città senza sentimenti, ho riscontrato con sorpresa tanta solidarietà e appoggio per la mia attività". In questi casi spesso la fregatura è dietro l'angolo, ma lui assicura: "Capita di incontrare persone che non capiscono nulla di bici, potrei approfittarne ma non l'ho mai fatto. La mia è un'attività che può avere un futuro solo grazie al passaparola, è fondamentale essere onesti".

Sabrina Schiesaro



2.2.14

21 piatti gourmet dal cibo trovato nei cassonetti Rob Greenfield è un'ambientalista americano di San Diego

21 piatti gourmet dal cibo trovato nei cassonetti Rob Greenfield è un'ambientalista americano di San Diego non nuovo a imprese eclatanti per attirare l'attenzione sui problemi legati all'eccesso di consumi. Questa volta ha vissuto una settimana per la strada cibandosi solo di quanto trovato nei cassonetti dei supermercati: pane, frutta e verdura per un valore di circa 200 dollari con i quali ha potuto non solo sopravvivere ma preparare 21 piatti completi. I numeri dello spreco di cibo in Usa sono impressionanti: 165 miliardi di dollari in cibo commestibile sprecato, il 30% del cibo acquistato finisce nella spazzatura. 



 See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/21-piatti-gourmet-dal-cibo-trovato-nei-cassonetti-f54e9404-7cf8-4a8a-8866-9a3205824b7a.html?refresh_ce#sthash.Isvx9MNw.dpuf

6.1.14

Per risparmiare sui costi del riscaldamento eliminate gli spifferi dalle finestre

DAL SITO http://www.nonsprecare.it/



Le finestre che non hanno una buona chiusura e che quindi lasciano passare gli spifferi possono comportare un aumento dei costi del riscaldamento. Ecco alcuni consigli utili per risolvere il problema.


Gli spifferi delle finestre possono essere qualcosa di veramente fastidioso soprattutto durantel’inverno quando le temperature scendono e fuori tira vento. Ma non solo: più la casa è fredda maggiori saranno i costi del riscaldamento






COME ELIMINARE GLI SPIFFERI DALLE FINESTRE - Ecco come risolvere il problema:
  • Per cominciare, per migliorare l’isolamento degli infissi provate a inserire delle guarnizioni adesive di gomma. Le trovate in tutti i negozi di ferramenta a un prezzo molto contenuto. Prima di applicarle ricordate però di verificare le cerniere e le chiusure del vostro telaio e se troppo vecchie sostituitele: solo così le guarnizioni saranno veramente efficaci contro gli spifferi.
  • Sul mercato trovate anche le guarnizioni adesive in gommapiuma: hanno però una durata limitata e devono essere sostituite dopo qualche anno. Più durature quelle in plastica e in alluminio.
  • Chiudete le eventuali fessure tra i cassonetti delle tapparelle e il muro utilizzando un po’ di stucco o di sigillante e se gli infissi di casa sono particolarmente vecchi sostituiteliLa spesa sarà consistente ma giorno dopo giorno ci guadagnerete sia in termini di comfort che di risparmio. L’alternativa consiste nel sostituire i vetri normali con quelli doppi.

12.7.13

Milano, 11 lug. (Adnkronos Salute) - La crisi non risparmia neanche i bebè.

Milano, 11 lug. (Adnkronos Salute) - La crisi non risparmia neanche i bebè. Nell'era dell'austerity papà e mamma alle prese con bilanci familiari sempre più a rischio rosso, tagliano dove possono. E i risparmi investono anche le spese per la salute dei più piccoli. Tanto che oggi l'80% dei genitori di bambini e ragazzi fra zero e 14 anni (8,3 milioni secondo l'Istat) ammette di avere difficoltà economiche a garantire cure sanitarie e assistenziali adeguate ai propri figli, limitandole allo stretto necessario anche per ciò che riguarda quelle primarie. Oltre la metà (54%) limita i controlli diagnostici e specialistici, e il 60% tenta di sforbiciare anche le spese alimentari anticipando lo svezzamento per risparmiare. E' la foto di un'Italia che tira la cinghia, scattata da due indagini parallele, condotte su 600 pediatri di famiglia e 1000 genitori di tutta Italia, diffuse oggi a Milano in occasione della giornata di presentazione di Paidòss, il nuovo Osservatorio nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza (www.paidoss.it), nato da un'iniziativa di Giuseppe Mele, presidente uscente della Fimp (Federazione italiana medici pediatri). Sul fronte dei pediatri, invece, l'8% dei camici bianchi teme un calo delle vaccinazioni, e un altro 8% un taglio delle forniture di farmaci e alimenti dedicati soprattutto alle malattie rare, e ancora ripercussioni sull'incremento delle malattie infettive (7%) e sullo sviluppo di disturbi comportamentali e psichiatrici sempre più frequenti (4%). Se la crisi morde si guarda anche al prezzo del latte artificiale (il 55% sceglie quello più economico e non segue solo il consiglio del pediatra), e pur di far quadrare i conti il 35% limita il 'baby food'. Cresce l'allarme fra gli addetti ai lavori, che con la crisi temono anche una riduzione dei servizi di assistenza per i bimbi con patologie croniche e una diminuzione degli accessi ambulatoriali e delle visite specialistiche necessarie. L'osservatorio Paidòss nasce anche per monitorare questa situazione. All'iniziativa hanno aderito anche due ex ministri della Salute, Ferruccio Fazio e Livia Turco, e l'ex sottosegretario Francesca Martini, Anna Serafini, responsabile del Forum infanzia e adolescenza. "Siamo di fronte a una situazione che si profila allarmante - spiega il presidente di Paidòss, Giuseppe Mele - denunciata da 600 pediatri di famiglia di lunga esperienza. L'indagine, che ha coinvolto il Paese da Nord a Sud, conferma un disagio economico per le famiglie, avvertito nel 90% dei casi (19% molto, 71% abbastanza) in misura maggiore rispetto al passato e sintomo di prospettive poco tranquillizzanti per il futuro. Anche la prevenzione nel suo complesso registra una battuta d'arresto. L'accesso ai servizi socio-sanitari si sta riducendo anche e soprattutto per i minori affetti da malattie croniche, disabili, adolescenti con dipendenze e per tutti i 720 mila minori che in Italia vivono in povertà assoluta". Fra le iniziative di Paidòss, continua, "cercheremo di fornire alle famiglie un progetto per superare questo periodo con consigli utili in grado di considerare la salute dei figli in un periodo di crisi". Secondo i pediatri intervistati, la crisi comporterà una riduzione nei servizi di assistenza per le malattie croniche (19%) e nella possibilità di accedere a visite specialistiche non erogate dal sistema sanitario nazionale (16%) o ad ambulatori soggetti al pagamento di ticket (15%). Si teme un peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie in età pediatrica nel 10% dei casi, ma anche ripercussioni sull'assunzione crescente di scorrette abitudini alimentari (7%). Dal canto loro i genitori, con pari intensità nelle diverse Regioni, lamentano il 'caro-bebè': costi elevati per tutto ciò che serve ai figli più piccoli. E così i pannolini sono giudicati una spesa alta dal 57% di mamme e papà, che in questo momento considerano pesanti per le proprie tasche anche apparecchi per i denti (37%), occhiali (25%) e correttori ortopedici come scarpe e plantari (21%). Eppure restano per ora poco adottate strategie di risparmio come gli acquisti on-line (25,3%) o di gruppo (5,7%).Milano, 11 lug. (Adnkronos Salute) - La crisi non risparmia neanche i bebè. Nell'era dell'austerity papà e mamma alle prese con bilanci familiari sempre più a rischio rosso, tagliano dove possono. E i risparmi investono anche le spese per la salute dei più piccoli. Tanto che oggi l'80% dei genitori di bambini e ragazzi fra zero e 14 anni (8,3 milioni secondo l'Istat) ammette di avere difficoltà economiche a garantire cure sanitarie e assistenziali adeguate ai propri figli, limitandole allo stretto necessario anche per ciò che riguarda quelle primarie. Oltre la metà (54%) limita i controlli diagnostici e specialistici, e il 60% tenta di sforbiciare anche le spese alimentari anticipando lo svezzamento per risparmiare. E' la foto di un'Italia che tira la cinghia, scattata da due indagini parallele, condotte su 600 pediatri di famiglia e 1000 genitori di tutta Italia, diffuse oggi a Milano in occasione della giornata di presentazione di Paidòss, il nuovo Osservatorio nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza (www.paidoss.it), nato da un'iniziativa di Giuseppe Mele, presidente uscente della Fimp (Federazione italiana medici pediatri). Sul fronte dei pediatri, invece, l'8% dei camici bianchi teme un calo delle vaccinazioni, e un altro 8% un taglio delle forniture di farmaci e alimenti dedicati soprattutto alle malattie rare, e ancora ripercussioni sull'incremento delle malattie infettive (7%) e sullo sviluppo di disturbi comportamentali e psichiatrici sempre più frequenti (4%). Se la crisi morde si guarda anche al prezzo del latte artificiale (il 55% sceglie quello più economico e non segue solo il consiglio del pediatra), e pur di far quadrare i conti il 35% limita il 'baby food'. Cresce l'allarme fra gli addetti ai lavori, che con la crisi temono anche una riduzione dei servizi di assistenza per i bimbi con patologie croniche e una diminuzione degli accessi ambulatoriali e delle visite specialistiche necessarie. L'osservatorio Paidòss nasce anche per monitorare questa situazione. All'iniziativa hanno aderito anche due ex ministri della Salute, Ferruccio Fazio e Livia Turco, e l'ex sottosegretario Francesca Martini, Anna Serafini, responsabile del Forum infanzia e adolescenza. "Siamo di fronte a una situazione che si profila allarmante - spiega il presidente di Paidòss, Giuseppe Mele - denunciata da 600 pediatri di famiglia di lunga esperienza. L'indagine, che ha coinvolto il Paese da Nord a Sud, conferma un disagio economico per le famiglie, avvertito nel 90% dei casi (19% molto, 71% abbastanza) in misura maggiore rispetto al passato e sintomo di prospettive poco tranquillizzanti per il futuro. Anche la prevenzione nel suo complesso registra una battuta d'arresto. L'accesso ai servizi socio-sanitari si sta riducendo anche e soprattutto per i minori affetti da malattie croniche, disabili, adolescenti con dipendenze e per tutti i 720 mila minori che in Italia vivono in povertà assoluta". Fra le iniziative di Paidòss, continua, "cercheremo di fornire alle famiglie un progetto per superare questo periodo con consigli utili in grado di considerare la salute dei figli in un periodo di crisi". Secondo i pediatri intervistati, la crisi comporterà una riduzione nei servizi di assistenza per le malattie croniche (19%) e nella possibilità di accedere a visite specialistiche non erogate dal sistema sanitario nazionale (16%) o ad ambulatori soggetti al pagamento di ticket (15%). Si teme un peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie in età pediatrica nel 10% dei casi, ma anche ripercussioni sull'assunzione crescente di scorrette abitudini alimentari (7%). Dal canto loro i genitori, con pari intensità nelle diverse Regioni, lamentano il 'caro-bebè': costi elevati per tutto ciò che serve ai figli più piccoli. E così i pannolini sono giudicati una spesa alta dal 57% di mamme e papà, che in questo momento considerano pesanti per le proprie tasche anche apparecchi per i denti (37%), occhiali (25%) e correttori ortopedici come scarpe e plantari (21%). Eppure restano per ora poco adottate strategie di risparmio come gli acquisti on-line (25,3%) o di gruppo (5,7%).

9.7.13

Non date soldi ai clandestini": il cartello sulla 130 ad Assemini

anche il  nazismo e poi a  ruota il fascismo con le leggi razziali  iniziarono cosi  , questo è l'unio commento    che mi sento di fare   sui tale  fatto



Non date soldi ai clandestini":
il cartello sulla 130 ad Assemini





Legata a un cartello stradale la scritta contro chi vende mercanzia ai semafori.
"Non date soldi ai clandestini, tanto vi entrano lo stesso a rubare in casa". Scritto nero su bianco su un pezzo di cartone poi legato con del fil di ferro a un cartello sulla strada 130, all'altezza di Assemini. Strada, appunto, molto frequentata dai "clandestini" cui si riferisce la scritta, gli stessi che cercano di vendere fazzoletti, accendini e non solo agli automobilisti.


lascio  che a commentare  per me   sia  la mia amica  fb  Naza Xaxa   che  dice   quello che vorrei dire  io in questo momento  e  che  ho ripetuto più  volte  sia  in questo blog    quando ancora  si chiamava cdv.splinder.com  

Leggendo certi post, onestamente, mi scende il latte alle ginocchia,oltre a venirmi rabbia.
Italiani che sputano veleno con gli stranieri che vengono qui a cercare fortuna.
Si,è vero che non viviamo nell'oro,e lavoro non ce nè per nessuno,ma guardate un attimino indietro nel tempo.In periodo di guerra non siamo andati via per caso?
In America Latina ci saranno si e no 30 milioni di italiani, che partirono a cercare fortuna,e vennero considerati dei puzzoni fannulloni,proprio come molti ora dicono degli stranieri.
Molti che parlano dei casini che procurano gli stranieri...la mafia per esempio chi la portò nel mondo?
Per tanti l'italiano puo' avere la libertà di andarsene,gli altri qui non ci devono essere..bah.
Gli stranieri vengono considerati fannulloni,ma quasi tutti quelli che tanto hanno da dire non andrebbero a raccogliere patate,preferiscono dire che non c'è lavoro.
E si criticano stranieri,clandestini,chi chiede l'elemosina.
Dare un euro a un poveraccio non mi fa diventare povera,e spero che nella vita non mi capiti mai una cosa simile...ma nessuno cerca di mettersi nei panni delle disgrazie altrui.
Io sono cittadina del mondo e ritengo che lo siano tutti.
Attenzione al troppo veleno razzista,se in Italia continua cosi' voglio vedere se rimanete qui o...fate come quelli che tanto criticate.

26.5.13

come sopravvivere ala crisi , puntata 4-5 come trovare un tetto e come risolvere i problemi della casa


 vedi anche  

RE LE INCHIESTE: ITALIA SOTTO SFRATTO


Non solo stanze in subaffitto: dentro il terremoto economico sono nate soluzioni per scalare la 'montagna del mattone'. Insieme. Lo chiamano co-housing. abitare insieme.  Ed ecco l' albergo con stanze, monolocali, appartamenti arredati a prezzi calmierati, gli edifici acquistati in comune o quelli costruiti in gruppo. Fino alla casa fattoria
ROMA - In tempi di crisi c'è una cosa sulla quale sembra impossibile risparmiare: la casa. Anche se i prezzi nelle città sono crollati, i mutui sono saliti e sono sempre più inaccessibili. Per non parlare degli affitti. Nel 2011 quasi 56 mila famiglie italiane hanno avuto un provvedimento di sfratto per morosità. In cinque anni il fenomeno salito del 64%. Soprattutto nelle grandi città avere una casa è un lusso. C'è chi affronta la situazione subaffittando una stanza e chi si ingegna per dare vita a soluzioni alternative. Fra le più nuove c'è l'abitazione condivisa, che offre alloggio a prezzi calmierati, ma per un periodo di tempo limitato. Per gestire il primo progetto italiano di housing temporaneo, a Torino, è nata Sharing (www.sharing.to.it), un albergo che mette a disposizione stanze, monolocali o appartamenti arredati per un massimo di 18 mesi. "Sharing è un hotel molto particolare: facciamo housing sociale temporaneo. Ospitiamo persone in difficoltà, che si trovano ad affrontare un'emergenza per un periodo di tempo limitato - spiega Lorenzo Allevi, responsabile del progetto - Ci sono giovani coppie che in questo modo possono incominciare la vita insieme, famiglie con figli, parenti di persone ricoverate negli ospedali della città, ma anche studenti fuori sede o stranieri". Nel grande edificio appena ristrutturato ci sono 182 stanze. I prezzi vanno da poco meno di 200 euro al mese per un monolocale a 25-30 euro a notte per una camera. Un costo che permette di risparmiare il 50-60% rispetto alle tariffe di mercato . "Nei 20 appartamenti arredati ospitiamo molto spesso persone in attesa di una casa popolare. Gli altri ospiti, per dimostrare di aver bisogno di un alloggio, devono semplicemente fornire un'autocertificazione. Facciamo noi una selezione delle richieste". Nella struttura, acquistata dai responsabili del progetto dopo aver vinto un bando  del comune di Torino, lavorano 15 persone. Nell'idea di condivisione c'è anche quella di offrire servizi al quartiere come un ambulatorio dentistico, una biblioteca, un ristorante e un servizio di psicoterapia.

Quello torinese è fra i più avanzati progetti di co-housing italiani (letteralmente abitare insieme). Lo scopo è raggruppare più persone nella stessa abitazione, ma mettendo a disposizione spazi e servizi. L'obiettivo è tagliare i costi di gestione su servizi come, ad esempio, la lavanderia, gli acquisti e le utenze. Un sistema che raccoglie sempre più adepti, ma che fra finanziamenti e burocrazia non è semplice da realizzare. Fra i primi co-housing in Itaia, c'è quello nato a Milano Bovisa, dove un'ex fabbrica di tappi è stata riconvertita in abitazione per una sessantina di persone. "Le difficoltà?  - spiega Alida Nepa, di Solidaria che lavora a un progetto simile a Ferrara - C'è troppa burocrazia. Non è facile trovare un finanziamento.. Ma soprattutto tenere insieme un gruppo consolidato di persone, che decida di andare avanti nel tempo senza scoraggiarsi". 
Ostacoli che l'associazione Coabitare è riuscita a superare e ora sta per inaugurare il suo progetto Numero 0 a Torino.  Otto famiglie hanno acquistato un edificio vicino piazza delle Repubblica, nel quartiere multietnico della città. Fra i vari servizi c'è anche una banca del tempo per scambiarsi servizi, risparmiando. Tre anni fa a Pregandiol, in provincia di Treviso, Bruno Moro ha creato invece 'una fattoria condivisa'. "Siamo solo tre famiglie - spiega - ma riusciamo a risparmiare. Utilizziamo i prodotti della terra, la legna del bosco. Per risparmiare di più partecipiamo ai gruppi di acquisto". Si stima che con il co-housing sia possibile tagliare il 10%-15% delle spese grazie alle utenze condivise e all'auto produzione energetica.
In città aumentano le persone che puntano sulla più classiche delle soluzioni contro il caro-vita: la stanza in affitto. Nel 2001 c'è stato un incremento delle richieste da parte degli over 35enni. Una scelta diffusa fra single o persone che lavorano fuori sede e non possono permettersi un appartamento. L'opzione di diventare 'affittacamerè è utile per proprietari che hanno difficoltà a pagare la rata del mutuo e per anziani rimasti soli che devono affrontare il caro-bollette.
Per i padri  [  ma  anche  per le donne  aggiungo  io   ] separati in difficoltà economiche aumentano invece le case messe a disposizione dai comuni o dalle associazioni, che li ospitano temporaneamente. Un luogo dove possono passare un po' di tempo con i figli o da soli. A Roma, ad esempio, il Comune ha messo a disposizione due residence dove possono rimanere fino a un anno. I padri devono pagare circa 200 euro al mese, un prezzo basso per la capitale, per essere ospitati in appartamenti completamente arredati.
Fra le iniziative che puntano al risparmio, c'è anche l'autocostruzione permettere di partecipare materialmente alla realizzazione della propria casa nel tempo libero. Così nei fine settimana commesse, camerieri o operai si trasformano in muratori o imbianchini, aiutati da professionisti nel settore. I futuri proprietari delle case fai da te sono spesso famiglie con basso reddito. Possono acquistare un appartamento o una villetta, abbattendo fino al 70 per cento i costi di costruzione. Una delle iniziative più recenti è Sant'Enea, un borghetto nella campagna perugina. Le case sono fabbricati di qualità, con certificazione energetica e antisismica, con pannelli solari. Sono costati 144 mila euro ciascuno, il 40 per cento in meno rispetto al prezzo di mercato per questa zona. Ma anche qui si chiede una normativa nazionale.



oppure un altra  soluzione sempre secondo repubblica  è

Una sola regola: condividere. Dalla cantina alla macchina, passando per la zona studio o l'orto. Un modo per razionalizzare gli spazi, ridurre i costi e aumentare gli incontri. Lo Studio Tamassociati ha stilato una guida sul coabitare responsabile

Il funzionamento di un cohousing è simile a quello di un gruppo di acquisto solidale (fenomeno in crescita che nel 2012 ha coinvolto sette milioni di italiani); le persone si organizzano per "fare la spesa insieme e ottenere condizioni vantaggiose": la massa critica ha infatti un potere d'acquisto maggiore del singolo. Come nei GAS (Gruppi di acquisto solidale, appunto) anche in un cohousing i modi di utilizzare questo potere d'acquisto possono essere diversi: ottenere il massimo risparmio, ottenere il miglior rapporto qualità prezzo, ottenere qualità superiori alla media senza aumenti di costo...
È possibile individuare diverse fonti di risparmio caratteristiche dei progetti di cohousing. Ecco le dieci voci più significative secondo lo studio Tamassociati che ha curato il libro Cohousing. Vivere insieme e comunità solidali


FASE PRELIMINARE: l'unione fa la forza
1 - Acquisto
di un terreno o immobile da ristrutturare: il costo unitario (€/mq) di norma diminuisce con l'aumentare delle dimensioni.
 2 - Appalto
si possono ottenere condizioni vantaggiose rispetto a un'offerta singola.


FASE REALIZZATIVA:  
3 - Materiali
un gruppo di abitanti grazie al proprio "potere contrattuale" può effettuare una selezione di materiali di qualità superiore (durevoli, ecologici, prodotti localmente) a prezzi vantaggiosi.
4 - Tecnologie e impianti
in questa fase il risparmio si può tradurre nella scelta di soluzioni tecnologiche centralizzate di qualità superiore eliminando la ridondanza impiantistica. Si riducono così i costi di installazione e allaccio alle reti rispetto a impianti singoli.
5 - Dimensioni
la presenza di locali comuni consente di razionalizzare gli spazi degli alloggi privati, arrivando anche a ridurne le metrature e il relativo costo di costruzione (la camera degli ospiti condivisa, la cantina condivisa, la zona studio condivisa, etc...).
6 - Tempi
le economie di scala permettono anche di ridurre i tempi di realizzazione, con i risparmi conseguenti.


FASE D'USO: 
7 - Condivisione spazi
la presenza di spazi ad uso comune consente di condividere e quindi ridurre i costi di gestione e manutenzione (giardino comune, orto comune, sala per il gioco dei bambini, tettoia per ricovero biciclette, etc...).
8 - Condivisione servizi
grazie alla rete sociale-solidale che si instaura tra gli abitanti è possibile attivare dei servizi condivisi, gestiti in modo informale secondo i principi della "banca del tempo": babysitteraggio, car pooling, Gruppi di Acquisto Solidale, lavori di manutenzione ordinaria, corsi didattico - ludici (lingue, ginnastica...) etc...
9 - Condivisione cose
grazie alla rete sociale-solidale che si instaura tra gli abitanti è possibile condividere strumenti secondo i principi del "l'uso prima del possesso": lavanderia e stireria in comune, biblioteca in comune, reti e connessioni, attrezzi per bricolage in comune, car sharing, etc...
10 - Gestione centralizzata di impianti
grazie alle nuove tecnologie, oggi è possibile gestire i sistemi impiantistici in maniera centralizzata riducendo i consumi pur garantendo ai singoli la libertà di uso e contabilizzazione.

23.5.13

come sopravvivere alla crisi 2 puntata Il ritorno all'economia del baratto


Un tempo beni effimeri, oggi linfa economica. Da qui nascono gli Swap party, ovvero feste del baratto dello scambio. Come quelli organizzati non solo a Manhattan dove sono nati, ma anche in Italia. Più che una moda, ormai, una necessità come racconta Ilaria Aquili che già da qualche anno ne organizza nella Capitale uno ogni tre domeniche aprendo, ora, anche a giornate dedicate esclusivamente ai più piccoli grazie al riciclo dei giocattoli. Abiti, scarpe, accessori ma non solo: un modo comodo di riciclare e rifarsi un armadio. E in tempi di crisi a finire nei mercatini dello scambio o in una dei tanti party creati ad hoc non sono solo più gli abiti ma anche telefonini, piccoli elettrodomestici.
Non mancano, ora, neppure i gruppi su Facebook: piccole mecche virtuali della moda utili quanto, in alcuni casi, esclusivi dove una borsa un tempo tanto amata può essere utile per accaparrarsi un pantalone sospira a lungo.
Per chi vuole, poi, sempre online non mancano i consigli su come metterne in piedi uno grazie a dieci mosse  -  vincenti ovviamente.
Ma il riutilizzo travalica il confine del privato e sbarca anche nei negozi. Tanto che anche una notissima catena internazionale di abiti low cost da febbraio lancia un nuova iniziativa: portando i propri abiti usati, qualsiasi tipo, si riceverà in cambio un voucher per un nuovo acquisto. T-shirt, pantaloni, gonne e giacche che fine faranno? O saranno riadattati e riutilizzati oppure distrutti e utilizzati come energia: semplice quanto comodo ed ecologicamente corretto.

 Un altra  soluzione  proposta  da repubblica  , che  è  vecchia  come il cucco  ( infatti  nei tag  ho messo  riscoperte e io  l'ho sempre praticata  e conosciuta    da piccolo  ,  io  e mio  fratello ci scambiavamo   e lo facciamo    , anche se  di rado  tutt'ora  , gli abiti    )  è quella  di





Moneta addio: riciclo e baratto        per vestirsi risparmiando


Incontri in casa e mercatini dove i beni si cambiano e non si comprano. La crisi diventa anche l'occasione per imparare a cucire. E un apassione può diventare anche una professione
Una vecchia maglietta può essere tagliata, cucita e trasformata in qualche cosa di nuovo. In tempi di crisi giacche o gonne che da tempo rimangono nascoste nell'armadio, diventano una risorsa preziosa. Si punta al riciclo e saper usare ago e filo è sempre più utile. Ma per risparmiare, quando i soldi per lo shopping non ci sono più, ci sono anche mercatini del baratto, discount o siti dove acquistare capi firmati a prezzi interessanti. Con la recessione le abitudini cambiano e si ricorre anche allo scambio per 'fare compere senza spendere nulla'. Nei mercati del baratto non servono soldi per tornare a casa con buste piene. Per conquistare un capo di abbigliamento basta portare vestiti da casa o offrire in cambio servizi, come ad esempio, qualche ora di baby-sitting, un corso di ballo o di inglese. E ora anche alcune grandi catene di abbigliamento low cost incominciano a puntare sul riciclo. Consegnando gli indumenti usati nei punti vendita della catena si ricevono in cambio buoni acquisto.
SenzaMoneta è un mercato dello scambio. La persone si incontrano per scambiarsi cose o servizi - spiega Filippo Dionisio presidente ManaManà - Le persone portano vestiti, magari dimenticati nell'armadio, che devono essere in ottimo stato. Si trova di tutto: cappotti, giacconi, pullover e abiti da donna. Ci sono anche capi di intimo e naturalmente l'abbigliamento per bambini. C'è un'unica regola: tutto è a costo zero".
Qualcuno organizza incontri in casa e ripropone il modello americano degliswap party, incontri dove le signore si scambiano cappotti, borse o sciarpe. Ma gli abiti che si trovano nei guardaroba e non usiamo da tempo possono essere anche trasformati e riadattati per diventare 'qualche cosa di nuovo'. La tendenza è quella del riciclo. Esistono corsi per imparare i trucchi del mestiere e creare qualche cosa di nuovo senza spesa. "Durante le lezioni ogni partecipante realizza un progetto sartoriale, utilizzando abiti e stoffe che porta da casa - spiega Francesca Patania sarta-stilista della cooperativa Occhio del Riciclone, a Roma - Si può risparmiare molto. Imparare a cucire, per riparare e trasformare gli abiti vuol dire restituire valore ad un capo che lo ha perso, sottraendolo al ciclo dei rifiuti".
Ma quanto può risparmiare una famiglia che sceglie di usare abiti riciclati? "La differenza tra acquistare capi usati o nuovi è notevole il rapporto è di uno a dieci . Questa è la ragione per cui sempre più persone sia avvicinano all'acquisto di questi capi, in particolare in questo momento di crisi, sempre più spesso si vedono nei mercatini banchi che li propongono oltre gli storici luoghi con e porta Portese a Roma" - spiega Edoardo Amerini, presidente del Conau, consorzio abiti e accessori usati.
Su Youtube si moltiplicano i video con 'corsi di riciclo', ma esistono anche molti blog con 'i trucchi del mestiere'. "Sul mio blog Pane amore e creatività pubblico le istruzioni delle cose che creo. Riciclo i miei indumenti: li taglio, li modello e aggiungo un pizzico della mia creatività. Così da vecchie magliette possono nascere pantaloncini, canottiere e anche dei giochi", spiega Linda Pareschi di www. paneamoreecreativita. it
Per affrontare la crisi molte persone imparano a realizzare quello che vogliono indossare. E per qualcuno una soluzione per risparmiare o seguire una passione, diventa quasi una professione. "Ho incominciato a fare la pantofola fai da te Flap per realizzare i regali di Natale ai miei amici con un materiale che mi piaceva molto, il feltro - spiega Francesca Macchi, 30 anni - Terminato il lavoro ero molto soddisfatta del mio prodotto e ho deciso di venderlo in conto vendita in un negozio della mia città, Gallarate. Su internet ne ho vendute 100 pezzi. E le cose sono andate molto bene. Poi ho vinto un premio in un concorso di design della Camera di Commercio di Milano. In seguito ho fatto anche altre cose decorazioni natalizie, un porta cellulare e una giostrina per la culla ancora in feltro".
In tempi di crisi anche i discount dell'abbigliamento possono essere una meta troppo costosa per molte famiglie. Abbandonati i pomeriggi di shopping quasi compulsivo per centri commerciali o le vie del centro, si pensa sempre di più a cosa comprare. Il tempo diventa un alleato per soppesare ogni acquisto, comprare di meno, senza portare a casa vestiti o accessori inutili. Molti vanno a caccia di sconti anche sul web: si moltiplicano i siti per comprare fondi di magazzino o partecipare a gruppi d'acquisto. Conta sempre di più il passa parola e fra le amiche appassionate di moda si distribuiscono consigli utili.
Ma a volte, per risparmiare, basta semplicemente riorganizzare il proprio guardaroba. "Si parte da quello che c'è nell'armadio, un patrimonio ricchissimo che spesso viene sottovalutato. La maggior parte delle donne potrebbe comprare meno e risparmiare, se solo conoscesse meglio quello che ha già accumulato negli anni. Un maglione di cachemire che 10 anni fa non ci piaceva perché ci faceva sembrare più vecchie, magari oggi è proprio quello che ci serve per andare in ufficio. Un vestito da sera della nonna, che avevamo usato un anno a Carnevale, con pochi accorgimenti potrebbe diventare un abito elegantissimo", spiega Sara Pupillo autrice, insieme a Sabrina Beretta del libro del libro Chic low cost (Aliberti editore).
"Importante anche selezionare capi di qualità - aggiunge Sabrina Beretta - . I tessuti che garantiscono una buona resistenza nel tempo sono quelli naturali come la lana e la seta. Nella lunga distanza il risparmio in famiglia si vede: i capi vivono a lungo e possono passare da una persona all'altra".
L'articolo dell'inchiesta di repubblica   dimentica  che  un altro   tipo di baratto  ( secondo  alcuni )   o d'auto aiuto  (  secondo altri  , vedi la prima puntata  )  è  quello della banca del tempo  cioè La Banca del Tempo (abbreviato, BdT) è un tipo di associazione che si basa sullo scambio gratuito di "tempo".
per   chi volesse saperne  di più   ecco dal linlk sopracitato alcuni url  

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...