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14.11.22

Scandalo ritmica, l'audio scaricabarile della dt Emanuela Maccarani

E' vero che cìè una crisi della società del sistema generatoriale e scolastico ma questo audio . Mi sembra troppo assolutorio ed giustificazionalistas di incompetenti . Perchè gli stessi allenatori sono alle stesso tempo educatori .  

da repubblica  




Scandalo ginnastica ritmica, parla la dt Maccarani: "Ci accusano due atlete plagiate. Le responsabilità di scuola e genitori . Siamo di fronte a una società che ha perso il controllo di quello che è l’educazione, il senso civico, la responsabilità genitoriale, non supportata da un’attività scolastica di base"



di Riccardo Caponetti





Emanuela Maccarani
Chiede alle allenatrici di non parlare con nessuno. Definisce le testimonianze delle ex atlete vittime di abusi come "quanto di peggio può uscire dall'indole umana". Dà la colpa dello scandalo che ha travolto la ginnastica italiana alla "società civile, alla responsabilità genitoriale e all'attività scolastica di base che non forma e non
prepara i nostri ragazzi alla vita".

E infine Emanuela Maccarani, la direttrice tecnica della Nazionale di ritmica, sostiene che "le due ginnaste" (Nina Corradini e Anna Basta, le prime ex Farfalle a denunciare il sistema su Repubblica, ndr) siano manipolate: "Credo che siano vittime degli abusi di alcuni adulti o comunque di persone anche specializzate nelle varie materie che in questo momento stanno vicino a loro".
Mentre la Federazione e tutte le istituzioni sportive mostrano solidarietà alle ragazze che hanno trovato il coraggio di rompere il silenzio dopo anni, Emanuela Maccarani - che finge di non sapere come ormai le testimonianze di maltrattamenti siano diventate centinaia - ha una visione diversa che emerge da una lunga nota vocale, di cui Repubblica è entrata in possesso: una registrazione di 6 minuti inviata via WhatsApp ad altre direttrici tecniche della Federazione.
L'audio di Emanuela Maccarani
L'audio fa rumore perché, in attesa che la giustizia federale faccia il suo corso (lei verrà ascoltata venerdì 18 a Desio dai procuratori), Maccarani con i media si "è chiusa in un silenzio forzatissimo" e perché dà l'impressione che voglia interrompere il flusso di notizie dall'interno: "La richiesta è quella di allertare tutte le vostre allenatrici e i vostri tecnici che ora verranno assediati sicuramente nei piccoli paesi e cittadine da intervistatori e da giornalai che non faranno altro che estrapolare piccole espressioni verbali o piccole testimonianze da altre testimonianze che vanno più in profondo. Per quanto riguarda il vertice della federazione e la mia posizione di responsabile della squadra azzurra non ci sarà dubbio che verrà tutto chiarito".
Insomma, mentre la Federazione fa mea culpa pubblicamente, Maccarani no: "Io sono una bella persona, leale e inattaccabile, non per i titoli che ho ma proprio per ciò che sono. Ed è per questo motivo che la mia tranquillità è fortificata dalla realtà. Sono trent'anni che sono alla guida di tutto questo e se sono ancora qui è proprio perché non è mai uscita una menzogna o una bugia dalla mia bocca. Questo adesso mi darà la lucidità per ricostruire ogni passaggio, perché quando si raccontano le cose distorte poi è difficile potersi ricordare di tutto. Invece quando i fatti sono chiari, la ricostruzione è più semplice. Grazie di tutto il supporto di quasi tutte le persone tra di voi che non dimenticherò".

Audio Maccarani: le denunce da tutta Italia

Intanto da tutta Italia le ragazze continuano a denunciare vessazioni e abusi di ogni tipo. L'associazione ChangetheGame ha mappato i report pervenuti in forma di segnalazione via mail, telefono e social. Le testimonianze firmate sono 39, di cui 18 dalla Lombardia, 5 dalla Toscana e 4 dalla Liguria. I casi anonimi, invece, sono 78: anche qui domina la Lombardia (17), poi Toscana (13), Lazio (12) e Abruzzo (11). Alle 117 segnalazioni totali si aggiungono anche 25 testimonianze pubbliche presenti sotto i post Instagram sulle pagine di Anna Basta e Giulia Galtarossa. Non sono proprio eccezioni, è tutto il sistema in discussione.

 Oltre 6 minuti di audio su Whatsapp in un gruppo di allenatori e allenatrici federali per raccontare la propria versione dei fatti. E chiedere, indirettamente, sostengo e fiducia in un momento molto difficile. Emanuela Maccarani prima allerta tutti gli istruttori di non parlare con i “giornalai”, poi la direttrice tecnica della Nazionale di ritmica dà la colpa di tutta la situazione, ovvero dello scandalo di abusi e umiliazioni subiti da ex ginnaste, ai genitori e alla scuola che “non forma e non prepara i nostri ragazza alla vita”. E infine accusa Nina Corradini e Anna Basta, le prime atlete a denunciare il sistema su Repubblica, di essere manipolate da specialisti. A pochi giorni dalla sua audizione con i procuratori federali, mentre all’esterno con i media è chiusa in “un silenzio forzatissimo”, Emanuela Maccarani si fa sentire con alcuni dirigenti e allenatori federali: la registrazione vocale, poi cancellata (secondo più fonti), sta facendo il giro delle chat di chi gravita nel mondo della ginnastica ed è arrivata anche a Repubblica.



 Diverse persone confermano come l’autenticità del materiale e sottolineano come sia davvero la voce della Maccarani quella che si sente nell’audio, la cui data precisa di registrazione è però ignota.

23.6.20

ricordo ancora il primo giorno scuola .... un pensiero assopito e la nostalgia si fa avanti leggendo la storia di Mimi Salis alias Su Mastru Salis: un vero maestro, non solo di scuola.

sulle  note     della   sigla  del famoso  cartone  Libro cuore Leggo questo storia trovate  sulla  home  di facebook

  da  Diego Ibrahim Manca  Ieri alle 00:29

L'immagine può contenere: 5 persone, spazio al chiuso


Su Mastru Salis: un vero maestro, non solo di scuola.
Oggi voglio raccontarvi la storia di un uomo che, negli anni 60, in un piccolo paese del centro Sardegna riuscì a dare una svolta decisiva alla lotta all'analfabetismo innescando un processo di cultura del bello e della responsabilità che ancora oggi si respira profondamente. La fortuna di averlo conosciuto, di aver potuto assistere alle sue narrazioni, di aver potuto condividere anche se per poco, una passione comune (l'amore per la propria terra) e aver avuto il privilegio di poter godere della sua fiducia, mi danno forza e speranza nell'inseguire i miei sogni. Il patrimonio enorme 
L'immagine può contenere: una o più persone, occhiali_da_sole, vestito elegante e spazio all'apertodi testi, scritti, appunti, lavori di studio vari, i millemila reperti raccolti, schedati, organizzati e presentati nel museo della tecnologia contadina di Santulussurgiu che oggi porta il suo nome, sono ben poca cosa in confronto allo straordinario esempio di vita che ha lasciato ad un'intera comunità. Molti di noi che oggi non si arrendono al ruolo di semplice spettatore passivo ma si impegnano in prima persona per quello in cui credono, è anche merito suo.

SU MASTRU
di Diego Manca

Sono un uomo fortunato: nella mia vita ho avuto buoni maestri, anche se la parola “maestro” per gran parte della mia vita era legata a una sola immagine, a quella del Maestro Salis, Franziscantoni come talvolta lo chiamavano scherzosamente i suoi ex allievi e i tanti amici.
Per tutti, a Santulussurgiu, era però, inequivocabilmente, “Su Mastru”, il Maestro per antonomasia.
Sono andato via dal mio paese all’età di 14 anni, per frequentare la scuola alberghiera di Alghero e un giorno me lo vidi davanti, sul lungomare, con il suo sorriso buono e scanzonato, i suoi capelli a spazzola, il viso paonazzo perché si era messo a correre per abbracciarmi; lui così alto si doveva chinare molto per potermi abbracciare e subito mi domandò come stavo e come andava la scuola e se mi piaceva la città. Ah, era così curioso di tutto e io mi sentivo così importante che Su Mastru si interessasse a me. Era lì per un convegno dell’UNLA, acronimo di Unione Nazionale per la Lotta all'Analfabetismo.
Da allora sono sempre vissuto fuori dal mio paese, all’estero e poi in continente, ma ho sempre mantenuto i contatti con lui, informandolo di ciò che facevo e a volte chiedendogli un consiglio, non come a un padre, ma come a un fratello maggiore. Una delle ultime volte che l’ho visto, alla festa dei cinquantenni leva 1949; ero andato a casa sua insieme a compare Michele Ardu, anche lui suo allievo e amico, per convincerlo a venire alla festa, alla quale non poteva mancare, poiché i festeggiati erano quasi tutti suoi ex allievi delle elementari. Venne e fece felice tutta la compagnia e, soprattutto, noi lo vedemmo felice, circondato dall’affetto e dalla stima di tutti.
Un paio di mesi fa, mentre cenavo con compare Michele Ardu, che finalmente dopo tanti anni era venuto a trovarmi a Firenze, squilla il telefono e compare Niccolino Migheli, anche lui suo allievo e amico, con la voce rotta dalla tristezza, ci informa che il maestro Salis è morto. In quel momento abbiamo capito che eravamo diventati orfani non solo di un padre spirituale, ma di un amico, di un fratello, di un vero maestro.
Francescantonio Salis è stato il mio maestro alle scuole elementari, dalla prima fino all quarta, quando lasciò l’insegnamento per dedicarsi completamente al “Centro di Cultura”. Allora sapevo poco di quello che realmente faceva per il nostro paese, per i giovani e per gli anziani, sapevo solo che il Centro di Cultura Popolare era stato fondata dall’Unesco per combattere l’analfabetismo e che al maestro Salis era stato assegnato il premio Unesco per l'Educazione degli adulti.
Ricordo ancora una comica conversazione nel mio vicinato, in un assolato pomeriggio d’estate: Tia Niccolina, una mia vecchia zia che frequentava la scuola serale per imparare a leggere e a scrivere insieme a tanti altri adulti del paese, appoggiata allo stipite della porta di casa gridava alla sua compagna di scuola Tia Vittoria:
“Ittoria, cun cantas emmes s’iscriet vendemmia, duas o tres?” (Vittoria, con quante “emme” si scrive vendemmia, due o tre?)”
“Boh”, custu sero du domannamus a su mastru.” (Boh, stasera lo domandiamo al maestro).
Non scrivo queste cose per prendere in giro le mie vecchie zie, che prendevano molto sul serio il fatto di poter imparare a leggere e a scrivere. Tia Niccolina aveva in Australia suo figlio Raffaele e finalmente poteva scrivergli di proprio pugno, ma soprattutto, poteva leggere le sue lettere. Tante altre madri e padri di emigrati, che avevano i figli nella lontana Germania o addirittura in Australia, potevano finalmente comunicare con loro perché avevano imparato la magia della scrittura e non solo: stavano iniziando a fare i primi passi nella letteratura, poiché molti di loro, anche se avevano già settanta o ottant’anni, avevano incominciato a leggere libri.
Subito dopo cena scappavo per andare al “centro”, dove avrei ritrovato altri ragazzi della mia età, anche loro come me ansiosi di vedere la “televisione”, dato che lì era uno dei pochi luoghi in paese dove si poteva guardare. Naturalmente c’erano anche parecchi adulti, che spesso rimanevano dopo la scuola. Sapevamo tutti però che prima dello spettacolo, prima del “Carosello”, “Su Mastru” ci avrebbe letto qualche pagina: andava avanti e indietro con il libro in una mano mentre con l’altra mimava l’azione descritta, sudato, a volte con la voce roca, oppure sorridendo per qualche frase comica o ironica, facendo sorridere anche noi. Partecipavamo tutti alla lettura, ci faceva vivere ciò che ci leggeva e ce lo faceva amare. I libri erano “Canne al vento” di Grazia Deledda, “I figli di Pietro Paolo” di Antonio Cossu, “Sonu ‘e Taula” di Giuseppe Fiori, “Lettera ad una professoressa” di Don Milani. Tra l’altro, la figura a cui il maestro Salis assomiglia di più è senz'altro Don Milani, il priore di Barbiana. L'uno e l'altro erano consapevoli che solo operando per la crescita culturale delle comunità si poteva costruire una società migliore e più giusta. Quando alcuni anni fa andai a vivere in campagna a Vicchio, nel Mugello, a pochi chilometri da Barbiana, ho conosciuto un paio di persone che erano state allieve di Don Milani e parlando con loro mi accorsi quanto avevamo in comune: un amore e una stima immensi per i nostri maestri, che sono stati per noi dei padri, degli amici, delle guide
Quando ricordo il periodo della mia adolescenza, penso a quanto sono stato privilegiato: con altri ragazzi della mia età passavo interi pomeriggi al “centro” a giocare con Checco, una cornacchia ubriacona e chiaccherona che il “centro” aveva avuto in affidamento da Bachis Migheli, un fabbro emigrato in Australia oppure andavo a prendermi un libro alla biblioteca, che il maestro Salis aveva fortemente voluto, e nelle lunghe e fredde giornate invernali ho passato lì dei momenti indimenticabili. Spesso il maestro mi consigliava cosa leggere oppure discuteva con me di ciò che stavo leggendo in quel momento, facendomi spesso ridere con la sua ironia e senso dell’umorismo. Ecco perché per molti della mia generazione è stato un vero maestro di vita e maestro nell’arte di vivere: faceva poca distinzione tra il proprio lavoro e il gioco, tra la fatica e il divertimento; questo è uno dei motivi per cui è stato tanto amato. Il maestro Salis rimarrà immortale attraverso i pensieri, i ricordi e l’amore delle persone che, come me, gli hanno sinceramente voluto bene.


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