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26.4.22

., Mia moglie è un ologramma. Così il signor Kondo ama e vive con una donna virtuale ., Oggi l'uscita del libro per Einaudi. Racconta una storia vera, l'idea di aprire una posto dedicato ai libri in un centro della Garfagnana di 190 persone ., il telefono ti salva la vita soprattutto al fronte ., La baby orchestra del jazz, i musicisti hanno da 7 ai 14 anni: "Suonare ci fa sentire uniti"


   ci  sono sfigati  e  sfigati . Io non riuscirei mai a fare  una cosa  del genere   preferisco i due di picche  ed  il  contatto umano e .....  . A  tale situazione 






  da    repubblica  d'oggi



“Sogni mostruosamente proibiti” e “Io e Caterina”, due classici della commedia all’Italiana, ci avevano visto lungo. Il cinema ha affinato la visione aggiungendo alle risate gli interrogativi filosofici di "Blade Runner" e del più recente "Her", ma tutte storie hanno un comune denominatore: invaghirsi e anche innamorarsi di un personaggio di fantasia e di un'intelligenza artificiale è possibile.

 Ma in Giappone già parecchie persone sono andati oltre. E una di queste, Akihiko Kondo, 38 anni, ha addirittura sposato il
suo amore virtuale, ma virtuale fino a un certo punto perché la sua amata cantante manga Hatsune Miku "esiste" sotto forma di ologramma in un dispositivo chiamato Gatebox, che la rende "viva" come una sorta di tamagotchi sentimentale. Miku è una star in Giappone e anche Lady Gaga l'ha ospitata sul palco, è molto amata e i suoi tratti sono quanto di più classico può esistere nel mondo dei manga, impreziositi da lunghi capelli blu.
E così dopo aver capito che le relazioni umane non facevano per lui, Kondo ha deciso di sposarla. "Sposato" è un termine convenzionale per definire una unione sancita da una sorta di certificato non valido legalmente, emesso da Gatebox. Al matrimonio non è venuto nessuno della sua famiglia ma solo persone conosciute su internet. Un altro salto di qualità insomma nel percorso verso il transumanesimo, ma per Kondo ovviamente l'importante è la qualità della sua vita affettiva, di cui si dichiara soddisfatto. Hatsune Miku nasce come una Vocaloid, ovvero una cantante virtuale, un fenomeno che in Giappone conta moltissimi estimatori. Kondo ha potuto "sposarla" ormai quattro anni fa, dopo un periodo personale e professionale piuttosto complicato che lo ha visto cadere in depressione. E riprendersi però grazie a questo sentimento peculiare per una figura di fantasia. E non è l'unico, anzi: i "fictosessuali", così si definiscono le persone che hanno una relazione virtuale, sono sempre di più al punto che esistono prodotti specializzati per questi rapporti, come proprio il Gatebox.
Kondo è quello che negli anni 90 si sarebbe definito come "Otaku", ovvero individui isolati dalla società e che vivono in un mondo di fantasia, spesso chiusi in casa se non in una stanzetta, ma nel mondo sempre più "avatarizzato" di oggi e dalle vicinanze e distanziamenti stravolti dalla pandemia, è una definizione che non ha ormai più molto senso. L'uomo è perfettamente consapevole che la sua storia d'amore con un personaggio di fantasia, dall'aspetto adolescenziale oltre che cartoonesco, possa suscitare dubbi. Ma se Miku vive nell'immaginazione, il sentimento è sempre reale. Di certo con un partner olografico è difficile litigare, un elemento che in una relazione può essere importante tanto quanto accogliere l'altra persona. Ma quando Kondo ha chiesto all'ologramma di sposarlo, l'intelligenza artificiale gli ha risposto di sì, chiedendogli però di "trattarla bene". Anche le IA sanno che la prima regola in una relazione è il rispetto, e hanno imparato a pretenderlo.

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Oggi l'uscita del libro per Einaudi. Racconta una storia vera, l'idea di aprire una posto dedicato ai libri in un centro della Garfagnana dove c'è un solo altro negozio: una piccola bottega di alimentari. L'autrice: "La lettura è stata la mia salvezza, questa è la vita che voglio"

Non si torna indietro. La vita di Alba Donati ormai è in Garfagnana. A Firenze, città diventata "di passaggio" e a cui rimane legata dalla presenza della figlia Laura e dalla presidenza del Gabinetto Vieusseux, la poetessa e critica letteraria ha preferito Lucignana, che si è rivelato tutt'altro che natio borgo selvaggio: perché quelle 180 anime hanno addomesticato la sua inquietudine, e lei le ha
ringraziate inventandosi la Libreria sopra la penna, che abita un declivio dove un tempo sua madre coltivava l'insalata. Una follia, le hanno detto in tanti. Sì, ma lucidissima. E La libreria sulla collina, il suo primo romanzo (esce oggi per Einaudi, è già stato venduto in 10 paesi), racconta quella follia come un diario della rinascita.
Non è la favoletta tipo Chocolat, ma un libro dove non mancano squarci scuri e inquietudini, e dove però la letteratura alla fine mette tutto in ordine, seppure con le sue domande senza risposta. Tra autofiction e memoir, per 5 mesi Donati annota le gioie e le ansie di un progetto che le ha cambiato la vita, l'incendio che l'ha distrutto e una comunità che in buona parte si è fatta in quattro per farla risorgere, perché ognuno grazie ai libri sugli scaffali del piccolo cottage, ha capito qualcosa di sé. Tutto narra una scelta senza ripensamenti: la storia familiare "fatta di date e nomi che non tornano", le liste dei volumi che i clienti acquistano e che sono una sorta di biblioteca ideale. Gli incontri con Michael Cunningham, Magda Szabo, Cesare Garboli.



Alba Donati: “Guiderò il Vieusseux dal mio borgo in Garfagnana”di Gaia Rau 11 Dicembre 2020



Spiega l'autrice: "Mentre scrivevo, capivo che questa è la vita definitiva. Da quassù, Firenze - dove ho messo in vendita il mio appartamento per acquistarne uno più piccolo, ci vivrà mia figlia ed io nelle mie brevi soste e per i miei impegni in città: mantengo infatti l'incarico al Vieusseux - mi appare come la città dei rapporti regolati dall'interesse. Io invece voglio condividere le passioni vere, come la lettura. Non importa cosa avrò in cambio". No, non si torna indietro.
Il ritmo ipnotico della narrazione dà al suo libro respiro di eternità.
"L'eternità è l'attimo che vivi in perfetta sintonia con i tuoi desideri più profondi, diceva Pia Pera. Una volta trovata l'adesione al mondo che ora mi circonda, avrei potuto scrivere all'infinito. I miei genitori sono morti dopo che avevo consegnato il manoscritto. Parlo molto di Iole e Rolando, dell'essersi ritrovati ormai da vecchi. Non ci sono più, ma il loro bacio per il centesimo compleanno di mia madre rimarrà a futura memoria".



Garfagnana, fiamme nella libreria nata nel paese senza scuoladi LAURA MONTANARI E CARMELA ADINOLFI 30 Gennaio 2020


Un omaggio - neanche tacito - all'autobiografismo di Annie Ernaux.
"È la mia ossessione, insieme a Manuel Vilas e al suo In tutto c'è stata bellezza: se solo avessi un grammo della sua sfrontatezza nel raccontare la storia della sua famiglia, che di pagina in pagina ti rendi conto si trasforma nella storia di qualsiasi famiglia. Nella stessa lunghezza d'onda che c'è tra i due autori, ho trovato l'autenticità di cui ho, abbiamo bisogno".
Aprire una libreria in un minuscolo borgo dell'impervia Garfagnana, significa consultare ogni giorno le previsioni meteo sperando nel buon tempo, che favorisce flusso di persone. A Lucignana la vita del libraio coincide con quella del contadino, che affida al sole o ai rovesci il destino del suo lavoro.
"A Firenze il mio appartamento è in un condominio, e mi rendo conto della pioggia se mi affaccio alla finestra. Qui invece ti accorgi che piove perché le gocce ticchettano sul tuo tetto, fanno sentire prepotenti la loro presenza, qui senti sul corpo il mutamento del tempo. E questo è rigenerante. Tanto più che fin da subito ho pensato ad una libreria connessa in modo profondo con la natura, dove non c'è limite tra spazi chiusi e spazi all'aperto. Cercavo lo sconfinamento tra il lavoro intellettuale e quello di braccia, di fatica".



Lucignana, offerta libera per i libri salvati dall'incendio della libreria di CARMELA ADINOLFI
03 Febbraio 2020



Salvezza è una parola che lei declina in vari modi. Uno prende la forma, appunto, del giardino.
"Certi libri di Emily Dickinson, Vita Sackville-West o Derek Jarman ci hanno insegnato che il giardino è metafora dell'accudimento. Come un bambino che non sa esprimersi, anche le piante non ti dicono quando hanno sete, se si sono nutrite poco, o male. Un fiore che il giorno prima pareva morto e quello dopo risorge in tutta la sua bellezza, provoca in me una grande commozione. Il plumbago che a fine estate sparisce, le peonie che al terzo anno finalmente stanno sbocciando: il giardino insegna il tempo dell'attesa che abbiamo completamente perso, un tempo a cui ti devi adeguare. Non sei tu che lo comandi, perché lui comanda te".
Ma la strada maestra verso la salvezza è la letteratura.
"In un suo scritto il libraio inglese Martin Latham parla dei libri di consolazione, quelli che vengono prima delle letture consapevoli e che custodiamo come un segreto, perché raccontano come vorremmo essere da grandi. Per me lo è stato Pecos Bill di Eric Blair, la storia di un bambino cresciuto nella natura, tra i coyote. E quando scopre di essere un uomo e non un animale, ma forte di quella esperienza selvaggia, diventa cow boy. Un antidoto per la salute mentale di una bambina nata e cresciuta in un paese minuscolo, povero: quel libro mi ha salvata. Come anni dopo avrebbe fatto Lucia, la mia psicanalista. La lettura per me è stata ed è un esercizio spirituale".
E qualcosa di religioso è presente in queste pagine. C'è l'amicizia con Padre Bernardo, abate di San Miniato al Monte, e padre Giuseppe, il parroco di Lucignana.
"Non so se esiste Dio. Però esistono loro. In questo momento della mia vita non ho un grande rapporto con il divino, preferisco averlo con chi sa comunicare una spiritualità umile, generosa e profonda che è quello che io cerco nella cristianità".
La libreria sulla collina è anche un romanzo di fantasmi ricorrenti: Pia Pera, Pascoli, Garboli.
"Tutti e tre avevano scelto di tornare da queste parti. A casa. Pascoli pose alla sorella Maria la stessa domanda che io mi sono fatta: com'è possibile che fino ad oggi non abbiamo vissuto qua? Posso dire di essere in buona compagnia".

Un soldato ucraino mostra il telefonino che gli ha salvato la vita, bloccando il proiettile nemico.

  La scena è stata girata la scorsa settimana in una trincea del Donbass, mentre nevica. Il militare sta ricaricando il suo kalashnikov, poi esibisce una faccia dolorante e quindi estrae dalla tasca lo smartphone con la pallottola infissa. Scene simili sono avvenute in tutti i conflitti della storia. In passato a fermare i colpi erano soprattutto portasigarette in metallo, fiaschette per liquori o copie tascabili del vangelo: adesso questo compito passa ai cellulari.
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La baby orchestra del jazz, i musicisti hanno da 7 ai 14 anni: "Suonare ci fa sentire uniti"

  Sono tutti bambini e ragazzi tra i 7 e 14 anni, uniti dall'interesse per la musica jazz, che si incontrano ogni sabato mattina alla Casa del Jazz di Roma per lavorare al loro repertorio e prepararsi ai concerti. La "Jazz Campus Orchestra" è un progetto della Fondazione Musica per Roma, nato nel 2019 dalla volontà del Direttore Massimo Nunzi, che ha riunito giovani musicisti tutti diversi tra loro per creare una vera e propria orchestra, "una famiglia musicale", dove ognuno gioca un ruolo chiave. Dopo lo stop del Covid, tornano per la prima volta sul palco in occasione del diciassettesimo compleanno della Casa del Jazz.
                               di Camilla Romana Bruno


7.3.20

Alba Donati la poetessa e la libreria rinata dopo l'incendio nel paesino di montagna; "Grazie a donazioni e crowfunding" ed La figlia di Borsellino : “Perché sto aiutando un assassino di papà”




  Continuando  come   ho accennato     nel  post  precedente       riguardante  l'8 marzo   ecco per  tale      data   altre due storie  due    che  possono sembrare  agli antipodi ma  che  in realtà  non lo sono se  leggete    se  rileggete  il precedente post     : 1)  una poetessa  che  fa nascere  e  poi  ricrea dopo la  distruzione     per  un incendio  una  libreria  in u paese di montagna di  200  anime  in somma un pese dimenticato da  dio e  dagli uomini   :, 2)  la  solidarietà   dela  figlia  di Paolo Borsellino    verso la  famiglia   di uno   del gruppo che uccise il padre  .

Iniziamo  .  La  prima  parla  di  una libreria  trovate   la storia   per esteso   in questi due  articoli   del sito https://libreriamo.it/libri :


Si chiama "Sopra la penna", la mini libreria che la poetessa toscana Alba Donati ha aperto nel borgo toscano di Lucignana
 

Aprire una libreria in un piccolo borgo toscano. “Fare come Juliette Binoche con la cioccolata al peperoncino”, così aveva scritto Alba Donati nel post che ha poi dato vita a una vera e propria campagna crowdfunding. Protagonisti questa volta non sono il cioccolato né antichi intrugli Maya, bensì i libri. La nostra Juliette Binoche si chiama Alba Donati, è una poetessa raffinata e ha appena realizzato un sogno: aprire una libreria nel suo villaggio natale, Lucignana.
Il sogno della poetessa di Lucignana è diventato realtà. Si chiama “Sopra la penna” ed è un mini cottage letterario. Piccolo, caldo e accogliente, un luogo magico immerso nella natura impervia dell’Appennino Toscano, da cui si apre una vista che toglie il fiato. Silenzio, libri e un piccolo giardino segreto. Sono questi gli ingredienti che rendono questo luogo un angolo di rara bellezza e suggestione. Qui non troverete l’ultimo libro di Fabio Volo, ma soltanto quelle opere letterarie in grado di cambiarti un po’ la vita. 
Poi  poi  andata     distrutta  da  un incendio


  Ed  ora    essa  è  rinata 


da  repubblica  del  5\3\2020  


Toscana, la poetessa e la libreria rinata dopo l'incendio nel paesino di montagna; "Grazie a donazioni e crowfunding"
Alba Donati racconta il grande abbraccio: gli aiuti della gente, le case editrici e una signora speciale che un giorno le regala i libri della mamma scrittrice e un bonifico


                                   DI LAURA MONTANARI

Certe ripartenze hanno bisogno di simboli e di coraggio. La libreria Sopra la Penna di Lucignana è una di queste. Riaprirà il 21 marzo, primo giorno di primavera, nell’aria leggera dei monti della Garfagnana e rimettendo in vetrina un libro che la rappresenta: Alice nel paese delle meraviglie.

 «Sì, ma un pezzo unico, con la copertina annerita dal fuoco» dice Alba Donati. Perché le ferite mica si dimenticano. È cominciata, questa piccola libreria, come un desiderio della poetessa e scrittrice, presidente del Gabinetto Vieusseux, ma è diventata, attraverso un paio di crowdfunding, un sogno collettivo di tutti quelli innamorati delle sfide impossibili: la libreria nel paese con meno di duecento abitanti, un niente sulla carta geografica, nemmeno un puntino. Una libreria che pareva morta tra le fiamme di un incendio scoppiato pochi mesi dopo la sua nascita, adesso grazie alla solidarietà rinasce e raddoppia: «Stiamo per comperare una casa abbandonata che è proprio accanto a Sopra la Penna: lì io e Pierpaolo Orlando, presidente della scuola di scrittura Fenysia, pensiamo di ampliare gli spazi, aprire una caffetteria e, all’ultimo piano, un albergo diffuso, residenze per traduttori o stanze per chi vuole fermarsi una notte dopo un corso di scrittura, di poesia o soltanto per stare in un bel posto a leggere».
Rimettiamo indietro le lancette, ricominciamo dal fuoco di quella mattina.
«Ero paralizzata. Non riuscivo nemmeno a piangere. Ero lì a casa a Lucignana, a due passi dalla libreria. Ero a letto, stavo leggendo Motel life di Willy Walutin, era così cupo... Ho sentito la voce di una mia amica, Alessandra, che dalla strada mi gridava: “Alba, brucia la libreria”».
Era il 30 gennaio, avevate aperto sì e no da due mesi. Fiamme accidentali o dolose?
«Ho sempre detto accidentali perché in effetti chi se ne intende mi dice che sono partite dall’interno e all’interno non c’era nessuno. Però poi qualche dubbio mi è venuto: una mattina ho trovato fuori una vanga che di solito era nello sgabuzzino degli attrezzi e una zolla di terra buttata all’aria. Pareva un dispetto. E poi c’era stato il precedente...»
I vasi di fiori fatti rotolare per il pendio. Ma chi può avercela con lei o con la libreria?
«Voglio pensare che sia stato un incendio accidentale. In paese mi vogliono bene, ci sono tante persone che mi aiutano a portare avanti questo progetto».

Va bene, l’incendio è passato. E adesso?

«Adesso siamo pronti a ripartire, sono successe tante cose bellissime».

Dica la prima.

«Non mi sono mai sentita sola in tutta questa storia, le sembra poco?».

Chi l’ha aiutata?

«Le persone di Lucignana a spegnere l’incendio e a ripulire i locali. Nessuno ha mai pensato nemmeno per un momento che fosse finita. Abbiamo offerto i libri bruciati in cambio di piccole donazioni, in tanti mi hanno chiesto di riaprire un crowfunding e così ho fatto. Ma voglio raccontare una cosa speciale. La mattina dopo le fiamme si è presentata una signora, con l’aria da ragazza, con una macchina piena di libri: mi ha raccontato che li stava portando a Lucca a un mercatino, ma poi aveva letto della libreria bruciata e ha deviato il percorso e me li ha regalati. Erano i libri della sua mamma, scrittrice americana, morta pochi giorni prima. Mi ha chiesto: e adesso come fai? Quanto ti ci vuole per ripartire, 10 mila euro? Ho detto sì, probabilmente sì. E lei: “Te li do io”. Non ci credi? La sera avevo già su whatsapp i codici del versamento».

Sembra una favola.

«Invece è accaduto davvero. Con la sottoscrizione in rete ho raccolto altri 8mila euro, poi ci sono state donazioni di aziende della Lucchesia. Un aiuto importante destinato alla ricostruzione è arrivato dalla Giunti e dall’ad Martino Montanarini. Molte case editrici (Giunti, La Nave di Teseo, Adelphi, Einaudi, Neri Pozza, Guanda, Mondadori, Garzanti, Bompiani, Pacini Fazzi) mi hanno regalato dei libri per ripartire. All’interno ne avevo 600 e la maggior parte sono stati distrutti... Poi Davide Bonini, un artigiano di Chifenti mi ha regalato un cancello in ferro battuto fatto a mano che non mi sarei mai potuta permettere, è meraviglioso, sembra la porta per entrare in un altro tempo».

Su Facebook lei ha lanciato un post: ditemi che libro vi piacerebbe trovare ...

«Sì perché tutto questo è nato insieme a chi legge, a chi scrive, c’è stata una partecipazione così ampia che andremo avanti assieme. Non posso dimenticare Barbara, Rosita, Tiziana e Donatella che nei giorni dopo l’incendio mi hanno aiutato tanto. E le associazioni che si sono mobilitate per raccogliere fondi: da Colibrì di Ghivizzano, all’Inter Club di Capannori, alla Fondazione Ricci».

Il ministro Franceschini le ha promesso di venire a Lucignana?

«Sì, dopo l’emergenza sanitaria ovviamente. Non so ancora di preciso quando faremo la festa di inaugurazione, il 21 riapriamo poi si vedrà».
Perché le librerie chiudono e lei ne apre una in un paese piccolissimo?
«Per dare un servizio, un’occasione a chi vive nei paesi che lentamente si spopolano. Faremo corsi per i bambini e terremo le porte aperte a chi arriva».

da https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/03/06/news



La figlia di Borsellino : “Perché sto aiutando un assassino di papà”
Fabio Tranchina e la sua compagna hanno gravi difficoltà economiche Lui è l’ex autista del boss Graviano e oggi collabora con la giustizia


                                         DI SALVO PALAZZOLO

PALERMO 
Durante una pausa dell’ultimo processo per le bombe del 1992, sono rimasti a parlare per quasi un’ora. Da una parte Fabio Tranchina, l’ex autista del boss Giuseppe Graviano che ha curato i preparativi della strage di via d’Amelio e oggi collabora con la giustizia, dall’altro la figlia del procuratore aggiunto Paolo Borsellino, che il 19 luglio fu ucciso con cinque poliziotti della scorta. «Tranchina mi ha parlato del suo dolore – spiega oggi Fiammetta – mi ha raccontato la sua gioventù difficile a Brancaccio, mi ha giurato in lacrime che non sapeva cosa doveva accadere in via d’Amelio. Mi ha raccontato soprattutto della sua voglia di cambiare vita, e delle difficoltà enormi che sta incontrando». In quel momento – era quasi un anno fa, nell’aula bunker di Firenze - Fiammetta Borsellino decise che avrebbe aiutato quell’uomo in lacrime.
Questa è la storia di una figlia che non smette di cercare la verità sulla morte del padre: «Le liturgie di certa antimafia nei giorni delle commemorazioni stanno diventando insopportabili – dice – io voglio capire cosa è accaduto veramente». Questa

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...