Il 9 settembre 1943, alcune ore dopo l’annuncio radiofonico della firma dell’armistizio di resa, la Nave Regia Roma, fiore all’occhiello della Marina Militare Italiana, libera gli ormeggi dalla base di La Spezia e inizia quello che si rivelerà il suo ultimo viaggio.
Con la supercorazzata armata c’è la flotta italiana, composta da 23 unità navali, comandata dall’ammiraglio in capo Carlo Bergamini, sulla plancia della Roma. Imbarcato anche un giovane piemontese di 23 anni.
Oggi Aldo Baldasso ha 95 anni e vive a Pirri con la moglie Gina e la figlia Paola. Non ha dimenticato nulla di quell'immane tragedia che si è consumata a una ventina di miglia a nord dell’Asinara.
L'album di Aldo Baldasso
Baldasso è uno dei pochi superstiti sardi, ancora in vita, e oggi racconta una delle pagine più tristi e drammatiche dalla storia della Marina Militare Italiana e della Seconda Guerra mondiale.
Nel pomeriggio di quel 9 settembre due ordigni guidati con un carico esplosivo di 1400 chili, sganciati da un aeroplano tedesco, un Dornier Do 217 K-2, misero fine alla storia della grande nave italiana: 1700 caduti, 622 superstiti.
Sette navi italiane portarono i naufraghi a Mahon (Minorca) e i loro equipaggi (circa 2000 uomini).
Il 17 giugno 2012, l’ingegnere Guido Gay, grazie a un robot sottomarino da lui stesso progettato (il “Pluto Palla”), individua il relitto della Roma su un fondale di circa 1200 metri.
Lo scorso anno è nata un'Associazione “Reduci e familiari caduti nave Roma e navi Vivaldi e Da Noli” per ricordare la storia della Roma ma anche delle altre 2 navi affondate in quell’attacco aereo: appunto il Vivaldi e il Da Noli.