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22.10.23

Luce ed ombra

da www.luca-b.it #lucab    tramite  https://www.pinterest.it/

Luce e ombra sono due lati della stessa medaglia... Una non può fare a meno dell'altra... Sono indissolubili.Non bisogna mai abbandonarsi alla disperazione anche se a volte essa può essere preziosa e ci può dare energie e speranza per riscattarci ! Ogni sforzo prevede una ricompensa....  .  Infatti  << Luce e  ombra, non esiste l'una senza l'altra, ma sta a noi comprendere che le ombre esistono proprio per insegnarci a vivere nella luce... (Luca B    da  cui  ho preso anche   la  foto  del  post ) >>

9.10.22

Finge una rapina per farsi arrestare: “Non ho dove dormire e voglio allontanarmi dalla droga” ., "Mimmo l'egiziano" il custode che vigila in quartiere: "In tanti anni ho fatto arrestare 36 persone"., Supereroi si calano dal tetto dell'ospedale per salutare i bambini malati: “Il coraggio è il loro"

   da   https://www.fanpage.it/


Un 40enne è stato condannato per rapina: aveva agito con l’unico obiettivo di farsi arrestare dai carabinieri e andare in carcere.

A cura di Giorgia Venturini


A distanza di quasi due anni è arrivata la condanna a cinque mesi e dieci giorni per un 40enne marocchino ritenuto responsabile di una rapinata. Rapina messo a segno con l'unico obiettivo di farsi arrestare dai carabinieri e andare in carcere. "Sono io, maresciallo!", avrebbe detto appena visto arrivare il carabiniere.

La rapina due anni fa
La rapina risale al 16 dicembre 2020. Quaranta minuti dopo mezzogiorno a Carate Brianza (Monza), l’allora 38enne aveva fatto irruzione dentro il negozio "2m parrucchieri"  di via Milano, proprio dinanzi alla locale caserma dei carabinieri.Ai proprietari del salone di bellezza aveva mostrato il taglierino e ad alta voce aveva gridato: "Questa è una rapina, chiamate i carabinieri". Così i militari si erano precipitati subito sul posto.
A quel punto il 38enne si era fermato, aveva abbassato la mascherina e, con fare dimesso ma rincuorato, riconoscendo il sottufficiale dell’Arma che l’anno prima lo aveva arrestato per spaccio. "Sono io, maresciallo", si era fatto riconoscere. I militari a quel punto lo avevano bloccato, arrestato e portato in caserma. Qui avrebbe raccontato i motivi di un simile gesto.
I motivi della rapina
In caserma i carabinieri si erano accertati che il taglierino era privo di lama. Avevano poi chiesto spiegazioni per un simile gesto, incuriositi anche dal fatto che l'uomo abbia chiesto il loro immediato intervento.
Il rapinatore aveva raccontato di aver compiuto il reato perché, non avendo dove dormire e volendo provare ad allontanarsi dal giro della droga, voleva trascorrere del tempo in carcere. Ha spiegato anche di aveva scelto proprio Carate Brianza nella speranza di avere a che fare nuovamente con quei militari che un anno prima lo avevano già arrestato per spaccio e per i quali aveva provato profonda stima e rispetto.


"Mimmo l'egiziano" il custode che vigila in quartiere: "In tanti anni ho fatto arrestare 36 persone"

pubblicato il 7 ottobre 2022 alle ore 16:10

Mohamed Salah fa il custode in un bel palazzo vicino alla villa Reale di Monza. Nei giorni scorsi si è parlato di lui perché ha trovato un portafoglio con più di 1.300 euro ed è riuscito a risalire al proprietario restituendoglielo, tramite un post su un gruppo Facebook di Monza. Mimmo l'egiziano, così si fa chiamare Salah, è da anni un punto di riferimento del suo quartiere, avendo sventato numerosi furti in casa: con alcuni amici lo si vede spesso di sera a passeggio per le strade della zona, assicurandosi che non ci siano malintenzionati all'opera:
 



 "Ho fatto arrestare 36 persone" racconta con orgoglio ai microfoni di Fanpage. Mimmo è arrivato in Italia più di trent'anni fa, vivendo all'inizio a Sesto San Giovanni dove ha anche giocato nella locale squadra di calcio. Grazie al suo allenatore ha trovato il posto da portiere in un palazzo a Monza e da lì non si è mai spostato


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Spiderman, Ulk, Daredevil e altri beniamini mascherati hanno solcato il cielo di Milano per poi calarsi dal tetto dell’ospedale Niguarda e salutare dalla finestra i bambini malati.



 
I super eroi acrobatici colpiscono ancora, sempre dritti al cuore. E stavolta lo fanno per festeggiare il compleanno di Gabriele, bimbo sordo e affetto da una malattia rarissima che ha trascorso 2 anni in ospedale.

25.7.16

eroi solitari del nostro di tempo di Franco Bifo Berardi -Matteo Tassinari

        Il bilico guidato da Mohamed Lahouaiej Bouhlel

Il camion del terrore

Terrorismo, disperazione, suicidio
        di Franco Bifo Berardi
Si stanno intensificando gli episodi di suicidio assassino: una persona (generalmente un giovane maschio) uccide quante più persone gli capitano a tiro prima di essere ucciso da un agente della sicurezza, un soldato o un poliziotto. L’ultimo, in ordine di tempo, è un maschio 31enne franco-tunisino, che ha scaraventato un camion lanciato ad alta velocità sull’affollato lungomare di Nizza uccidendo più di 84 persone. Si tratta di terrorismo, ci dicono i giornali che giorno dopo giorno documentano episodi di guerra civile globale nell’area euro-mediterranea e in vaste zone dell’Africa e dell’Asia oppone l’esercito islamista all’occidente.
In altre zone, come il Messico e il Brasile, si scatena l’esercito narcotrafficante contro la popolazione civile, mentre negli Stati Uniti d’America mobilita un esercito immenso di squilibrati mentali forniti di armi micidiali e in libera vendita dovunque, motivando, in questo modo, i poliziotti ad uccidere giovani afro-americani. Come nel caso recente di Dallas, quando un afro-americano, reduce dalla guerra afghana, sparava su poliziotti preferibilmente bianchi. Si tratta di terrore, questo è certo. Ma non sono sicuro che la spiegazione ideologica o religiosa sia quella che meglio ci spiega le ragioni di questa violenza che ormai è divenuta l’orrenda norma della vita quotidiana nella società globalizzata.
Libia, ISIS conquista aeroporto a Sirte
Alla fine di giugno 2016 un ragazzo palestinese di 17 anni, Muhammad Nasser Tarayrah, si é introdotto nottetempo in una casa di Kyriat Arba (letteralmente la "Città dei quattro") un insediamento israeliano alla periferia di Ebron, e ha ucciso a coltellate una ragazzina ebrea di 13 anni che stava dormendo nel suo letto. Pochi istanti dopo un soldato israeliano ha ucciso il giovane assassino. Niente di particolarmente sorprendente o di nuovo, anche se non è possibile restare indifferenti
L'insediamento di Kiryat Arba a Gerusalemme

Gli aironi solitari
Kyriat Arba è un insediamento di coloni israeliani che la legge internazionale considera illegale, l’aggressione israeliana è ininterrotta da decenni per cui è del tutto comprensibile che i palestinesi ripetutamente aggrediscano i coloni che hanno occupato le loro case e distrutto le loro vite. Ma l’azione dell’adolescente Tarayrah ha un carattere particolare per l’età dell’assassino e della vittima, e perché si inserisce in una successione impressionante di azioni che possiamo definire terroristiche solo se estendiamo enormemente il senso di questa espressione. Palestinesi di ogni età ripetono un gesto che appare inspiegabile secondo ogni logica militare o politica: escono dalle loro miserabili abitazioni con un coltello da cucina e si avventano contro il primo cittadino israeliano che capita, tentando, per lo più senza successo, di ammazzarlo.
L'“Intifada
dei coltelli”
Questi guerriglieri armati di coltello ottengono invece quasi sempre un altro risultato, quello di essere uccisi dai soldati israeliani, che sono armati fino ai denti. Si tratta di un’insurrezione, come suggerirebbe il nome “Intifada dei coltelli” che i giornali hanno dato a questa esplosione priva di senso militare e politico? L’insurrezione è un atto collettivo, un processo fondato sulla condivisione quotidiana di lungo periodo, e si prefigge generalmente di rovesciare un regime. Nel caso dell’Intifada dei coltelli si tratta di aironi individuali, solitari e per di più è evidente che i mezzi non sono adeguati per ottenere il fine.

Il massacro in Marikana, sud Africa


"La morte è un diritto,
ed esigo questo diritto"
Come spiegare allora questi atti? A me pare chiarissimo che i giovani palestinesi, stremati dalla miseria, dall’umiliazione, dalla sistematica violenza dello stato fascista e razzista di Israele si stanno suicidando, stanno commettendo quello che in inglese si chiama suicide by cop. Il giovanissimo Tarayrah, per parte sua, aveva spiegato il suo gesto in modo che più chiaro non si può, scrivendo sul suo profilo Facebook le seguenti parole: “Death is a right, and I demand this right”.
    Il suicidio come 
                 fuga dall’inferno
Occorrevano parole più chiare per darci la possibilità di comprendere di che stoffa sia fatto il cosiddetto terrorismo che sta lacerando il tessuto della società contemporanea? Quella stoffa è la sofferenza di una parte crescente dell’umanità contemporanea, soprattutto dei giovani, non solamente arabi o islamici. Il suicidio come linea di fuga dall’inferno dell’umiliazione colonialista, dall’inferno della miseria metropolitana, dall’inferno della precarietà e dell’umiliazione.
Secondo World Health Organisation negli ultimi quaranta anni il tasso di suicidio è aumentato nel mondo del 60% (ripeto per chi non avesse ben capito: sessanta per cento). Secondo alcune fonti che ho avuto modo di consultare, questo dato di per sé impressionante non rende a pieno la realtà, perché in molti paesi del mondo (tra cui l’Italia) i Ministeri dell’Interno danno indicazione ai medici di non dichiarare che una persona si è volontariamente data la morte se questo non è provato da una dichiarazione esplicita.

"HEROES, suicidio e omicidi di massa"
Impressionato da questo fenomeno, qualche anno fa gli ho dedicato un libro nel quale avanzo l’ipotesi che non si tratta di una contingenza casuale, ma di una conseguenza del tutto comprensibile delle condizioni di solitudine, umiliazione, miseria psichica e materiale e della percezione sempre più netta che la solidarietà tra oppressi si è dissolta per effetto della competizione e della precarietà e dunque non c’è più speranza di una rivolta collettiva, di una liberazione sociale.
C’è un momento in cui l’ipocrisia e le buone maniere vanno messe da parte. E un liberale deve dire le cose come stanno, pena essere accusato un domani di essere stato imbelle davanti ai mostri avanzanti. Per quieto vivere, pensando di salvaguardare la propria tranquillità borghese. Deve dirlo senza temere di urtare le “anime belle”, che poi spesso tanto belle non sono e grondano ipocrisia.
Ciò che bisogna dire oggi, chiaro e forte, senza ambiguità, è che l’Iislamismo è il nuovo totalitarismo e che come tale va combattuto prima che sia troppo tardi. Il totalitarismo è, come si sa, non un avversario ma il nemico assoluto della società liberale. E lo è sia perché la sua visione della vita, essendo appunto “totale”, non tollera quella distinzione fra le sfere di attività umane, in primo luogo fra la politica e la religione, che è alla base della nostra civiltà; sia perché è animato da un sentimento di “purezza” che considera sacrilega la possibilità stessa che possa esistere una società pluralistica.
Il titolo del libro è "HEROES, Suicidio e omicidi di massa" edito dalla Baldini e Castoldi. Ma cosa è accaduto di nuovo negli ultimi quaranta anni che possa spiegare un incremento così drammatico del suicidio? Cosa è cambiato nell’ambiente in cui i giovani si formano? Due risposte mi vengono alla mente. La prima si può formulare in questi termini: quaranta anni fa venne avviato un esperimento sociale che ha rapidamente cambiato le relazioni fra gli esseri umani, disgregando profondamente la comunità sociale, mettendo gli individui in una condizione di isolamento, di precarietà e competizione continua.

Questo libro è dedicato alla tendenza che domina l’età del capitalismo finanziario: il suicidio. Non si tratta soltanto dell’inquietante aumento del tasso di suicidio individuale (60% di aumento negli ultimi 40 anni), ma del fatto che l’umanità intera sembra avere scelto di suicidarsi. Forse la decisione l’hanno presa in pochi, ma tutti siamo costretti a prenderne atto. O forse non l’ha proprio deciso nessuno, ma tutti siamo in trappola in questa carlinga che vola nella notte della follia finanziaria, mentre non sappiamo come aprire la porta della cabina di pilotaggio. Tanto dentro il pilota non c’è. L’ha detto varie volte Mario Draghi, che passa per un signore molto assennato. Non importa per chi votate alle elezioni, ha detto Draghi. Non importa quale governo abbiano scelto i greci, non importa che voi siate d’accordo oppure no. La politica economica europea va avanti con il pilota automatico. E dove ci porta il pilota automatico dovremmo averlo capito. Se ci fosse stato inchiostro all’Angleterre non avreste avuto bisogno di tagliarvi le vene.
(Vladimir Majakovskij a Sergej Esenin)

L’esperimento   accattivante
del Neo-liberismo
La persona che lo impose per prima vinse le elezioni politiche inglesi dicendo che “la società non esiste, esistono solo individui famiglie imprese in competizione tra loro”. Il thatcherismo è diventato poi un dogma indiscutibile per tutti coloro che vogliono concorrere al potere politico.


La seconda risposta che mi viene alla mente riguarda la mutazione tecnica e comunicativa: negli ultimi decenni la comunicazione interumana è stata progressivamente trasformata dalla diffusione di macchine connesse la cui funzione essenziale è quella di permettere lo scambio di informazioni a distanza e di rendere possibile lo svolgimento di complesse operazioni produttive e comunicative senza bisogno che i corpi si incontrino nello spazio.
Questa innovazione ha eroso nel tempo la capacità degli esseri umani di sentire affettivamente la presenza dell’altro, mentre la prima ha inoculato nella mente di ogni individuo la convinzione che la vita ha valore soltanto per i vincenti, sottoponendo ogni individuo ad uno stress competitivo costante. Solo alcuni vincono, mentre la grande maggioranza dei partecipanti al gioco vive condizioni di frustrazione, umiliazione e miseria crescente. Non è sorprendente allora e quindi, che i soggetti socialmente più deboli, si trovino sempre più spesso a desiderare la morte. Il suicidio appare come una liberazione e insieme una vendetta, un’aggressione mortifera contro i responsabili di un dolore le cui cause sono difficili da individuare.

13.10.13

Iglesias Mamma si fa ladra per amore "Volevo mia figlia fosse felice"







leggendo questo articolo dell'unione sarda d'oggi 12\10\2013 




E' stata arrestata nel giorno dell'ottavo compleanno della sua bambina perché sorpresa a rubare dei vestitini. "Sono disoccupata, non ho soldi. Volevo rendere felice mia figlia".






IGLESIAS La storia, che sembra uscita da un romanzo, ha per protagonista una donna di Iglesias, 35 anni, separata e senza lavoro dal 2009. Nel giorno del compleanno della figlia ha commesso ciò che non avrebbe mai fatto se non avesse sentito il bisogno di rendere felice la sua piccola: "I leggins le stavano stretti e le segnavano il pancino. Sono entrata all'Oviesse e ne ho rubato due paia. Nel giorno del compleanno non volevo dire alla mia bambina: mamma non ha soldi per comprare i vestiti nuovi". La donna (di cui non è stato dato il nome per tutelare la figlia minore) è stata arrestata, processata col rito direttissimo e condannata a 5 mesi di reclusione.Una storia di disperazione e povertà. Il furto, l'arresto, il processo e il pentimento di una giovane mamma che voleva fare un regalo alla figlia di otto anni. Quando ha visto il pancino della sua bambina segnato dai pantacalze diventati troppo piccoli, gli occhi le si sono riempiti di lacrime. Troppo difficile dire alla figlia, nel giorno del suo ottavo compleanno, «mamma non può comprartene di nuovi perché non ha soldi». E allora Angela (ma il nome è di fantasia a tutela della piccola), 35 anni, mai un guaio con la giustizia, separata e senza lavoro dall'estate del 2009, quando è stata licenziata da un'impresa di pulizie che aveva appalti a Portovesme, ha fatto una cosa che neppure lei avrebbe mai immaginato potesse fare:IL FURTO La donna è entrata all'Oviesse di Iglesias, in via Roma; ha scelto due paia di “leggins” venduti in offerta a 12 euro e 90 centesimi e li ha messi in borsa, facendo scattare l'allarme una volta arrivata nel raggio d'azione del dispositivo antitaccheggio. L'epilogo è stato tristissimo: l'arresto in un giorno speciale che, per qualunque mamma e qualunque bambino, dovrebbe essere di gioia. Poi il processo, con rito direttissimo, e il patteggiamento di 5 mesi di reclusione (con la sospensione della pena) per il reato contestato di rapina impropria: un capo d'imputazione derivato dal fatto che (così dicono le carte processuali) «una volta accompagnata negli uffici amministrativi dell'esercizio commerciale, adoperava violenza nei confronti della direttrice, spintonandola e strattonandola allo scopo di assicurarsi l'impunità». Angela pochi giorni dalla sentenza e dopo essersi consultata con l'avvocato Giovanni Raimondo Serra che l'ha difesa, accetta di raccontare la vicenda nei dettagli. E, così come ha fatto davanti al giudice Ferrarese e al pm Rita Cariello, fornisce particolari diversi. Ancora più toccanti:IL RACCONTO «Avevo lasciato la bambina in macchina, proprio vicino al negozio, e le avevo detto di aspettarmi che sarei ritornata subito, ma siccome mi stavano trattenendo in attesa dell'arrivo dei carabinieri, mi sono agitata e ho chiesto che mi accompagnassero per andare a prenderla». Nel negozio non le hanno creduto, ma i carabinieri sì: «Quando sono arrivati siamo andati subito a prenderla. Credo abbia capito tutto perché non ha detto niente e mi ha abbracciato forte», dice Angela in lacrime. Non cerca scusanti, sa di aver compiuto un'azione sbagliata, ma a muoverla è stato il cuore di una mamma che mai vorrebbe negare un dono, anche piccolo, al suo bambino. Invece lei, negli ultimi anni, ha dovuto spiegare più volte alla piccola che i soldi non bastavano per esaudire ogni suo desiderio. Troppo pochi i 280 euro che percepisce per i problemi di salute che l'hanno resa parzialmente invalida, cui si aggiunge un sussidio comunale di 90 euro. E tutto deve bastare per mangiare e pagare le bollette. Non c'è altro.IL PENTIMENTO «Con questa crisi non ti chiamano più neppure per lavare le scale o dare assistenza agli anziani, il mio ex marito è disoccupato e non ha la possibilità di contribuire. Mi rendo conto che non sono l'unica ad avere problemi e il mio dramma non giustifica quello che ho fatto». Angela è pentita e non prova rabbia per nessuno. Anzi. Ci tiene a ringraziare i carabinieri: «Hanno fatto il loro lavoro, ma sono stati davvero delicati e quando mi hanno portato in caserma, hanno dato da mangiare alla bambina e le hanno fatto vedere i cartoni animati. Il comandante della Stazione si è comportato quasi come un padre». Nessun rancore neppure per la responsabile del negozio: «Ho sbagliato e mi piacerebbe incontrarla per chiederle scusa, ma ho paura non l'accetti». Ora che la giustizia ha fatto, come era logico che fosse, il suo corso, non sarebbe male tendere la mano a una mamma disperata.




mi chiedo come mai se esistono tanti canali per ottenere dell'usato/nuovo gratuitamente la tipa ha scelto d'andare a rubare .In questi anni di disperazione si è sviluppato un sottobosco di solidarietà umana inimmaginabile Scoprirlo significa educarsi ed educare.Forse ha vergogna di rivolgersi alle associazioni e di far vestire la figlia con abiti usati . Condivido in pieno questi commenti alla news sul sito






Masilor72


12/10/2013 12:49 


Che schifo...


arrestata, processata per direttissima e condannata a 5 mesi di reclusione...per 2 pantaloncini.... per l'anziano 77 enne di Arcore invece dopo la condanna a 4 anni di galera ancora si deve decidere se deve decadere oppure no.... ma questa è l'italia forte coi deboli, e debole con i pregiudicati !!


smich 12/10/2013 12:42


azz


5 mesi............viviamo in unasituazione difficile, e la disperazione porta a fare cose che mai avremmo pensato di fare.

c'e chi ruba milioni e nulla gli fanno ( politici )


cicoboboetto


12/10/2013 12:26


mamma si fa ladra per amore


evitando ovviamente una facile demagogia sull'applicazione della Legge a seconda di Chi e del Perchè, non bisogna dimenticare che il furto di qualsiasi entità costituisce reato. Cosi come non si devono additare i commessi del negozio che hanno semplicemente fatto il loro dovere. Però vorrei sottolineare che con un briciolo di psicologia si sarebbe potuta comprendere la particolarità e la drammaticità del fatto. Se fossi stato presente, avrei pagato volentieri quei pochi ridicoli euro!!!

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...