(Aggiornamento del 29/7/2019, in occasione delle esequie di Mario Cerciello Rega)
Non era tutto d'un pezzo. Mario il carabiniere era un uomo tutto d'occhi. Enormi e radi, di quell'azzurro che molceva la solidità della vita. Due laghi in un volto di spianata, che sarebbero piaciuti a Pier Paolo Pasolini.
Occhi da leggere, decifrare. Non "intelligenti", vocabolo arido e volgare. Ma antichi. Incomprensibili alle menti borghesi, appiattite su una correttezza di plastica, abbacinate senza luce. Prive di senso storico, di radici.
Mario e la sua Rosa come Tonino e Graziella di "Comizi d'Amore". Come Tonino e Graziella, spietati nella loro innocenza. Ma la coscienza dell'amore, essi, l'avevano.
Erano l'Italia ancestrale e maturata. Vivevano il loro tempo, la loro fatica, la loro fiducia. L'azzurro di Mario, chissà da dove veniva. Forse semplicemente dal mare. Forse da qualche recesso pagano, baccanali tumultuanti e misterici, Grecia, Ercolano. Resi casti da lavacri battesimali. Da una fede accettata come prolungamento, sviluppo, naturalezza.
Erano l'Italia ancestrale e maturata. Vivevano il loro tempo, la loro fatica, la loro fiducia. L'azzurro di Mario, chissà da dove veniva. Forse semplicemente dal mare. Forse da qualche recesso pagano, baccanali tumultuanti e misterici, Grecia, Ercolano. Resi casti da lavacri battesimali. Da una fede accettata come prolungamento, sviluppo, naturalezza.
L'azzurro di Mario era l'Italia.
Quella che ci fa sentire uniti, esultare, scioglierci in un abbraccio. Quella della ricostruzione, dell'avvenire. Era, certo, anche ordine. Una schiettezza disarmata. Perché la divisa, più che disciplina, indicava sacrificio.
Gli occhi di Mario ne erano consapevoli. Ecco perché parevano rovesciarsi all'indietro, e quella serenità aperta, spalancata, si venava di dolore.
Gli occhi di Mario non erano intelligenti, erano perforanti. Ma solo chi possiede un cuore, un cuore colmo di secoli, può lasciarsene trafiggere.
© Daniela Tuscano