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15.6.22

differenza tra violenza femminile e violenza maschile . quando a uccidere il figlio è una donna

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https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2022/06/lunga-riflessione-sul-bene-e-sul-male-e.html


a  Caldo     mi  viene dare  ragione   a

La piccola Elena è stata uccisa con sette coltellate, chiusa in cinque sacchi e seppellita a poche centinaia di metri da casa.Poi, la sua assassina, ha inventato la storiella del rapimento e costretto gli investigatori ad un lungo interrogatorio per portarla alla confessione.
Dai racconti ne esce una donna gelosa fino alla rabbia, a volte sfogata sulla piccola Elena, per la nuova vita dell'ex compagno con un'altra donna, che rischiava di insidiare il suo ruolo di mamma.Elena probabilmente uccisa per fare un dispetto o, seguendo la scriteriata logica di tanti ex mariti/fidanzati, nè mia e nè di nessuno. Trovare giustificazioni a questo orrore è folle, provare pena per questa donna è fuori da ogni logica sociale.Mostri sono i mariti che uccidono figli e mogli. Altrettanto vale per una madre che alla fine non lo è mai stata.


Poi  calmata la rabbia ( a  freddo  \  a mente  lucida  )  ho seguito il consiglio di un commento di un mio utente \ compagno di strada social : << Mi spiace ma così sarebbe troppo semplice.. Ti consiglio di leggere il post di Lorenzo Tosa, troppo lungo da copiare  >>  . 
Facendo come  suggerisce  Lorenzo tosa  : << Partiamo da un fatto, incontrovertibile: c’è una vittima, la piccola Elena, 4 anni, la più innocente tra le vittime, il più straziante tra i fatti di cronaca degli ultimi anni. E c’è un carnefice, la madre. E nessuna giustificazione possibile per un’atrocità simile. >>, Infatti in casi come questo indipendentemente da chi commette la violenza Non è la giustificazione che va cercata ma la comprensione di un fenomeno, la ricostruzione della dinamica, l’individuazione di un quadro psicologico dell’assassino. Ovviamente senza mettere idue omicidi sullo stesso piano . Infatti
[...] E no, per quanto mi sforzi, proprio non riesco a mettere sullo stesso piano il figlicidio di Mascalucia con uno qualunque dei circa cento femminicidi commessi ogni anno da altrettanti uomini.E non perché sia più o meno grave, ma perché sono diversissime le implicazioni psicologiche che entrano in gioco, lontanissimi i moventi, se non addirittura opposti.Un uomo che uccide una donna sta annichilendo un’altra persona, la sta cancellando dal mondo, e i figli - in caso di tragedie familiari - non sono che “vittime collaterali di un evento principalmente diretto contro partner o ex partner (il 56% del totale)”. Non lo dico io, ma l’Eures, prendendo in esame 131 casi dal 2010 ad oggi.Una donna no. Quando una donna, una madre, uccide in famiglia, colpisce quasi esclusivamente i figli (l’84,6%), mai anche il compagno o il marito. E spesso, in un secondo momento, se stessa.È un atto estremo, intimo, in cui la donna, colpendo il proprio figlio (non a caso quasi sempre piccolissimo) sta colpendo - e punendo - se stessa. Una frattura psichica e fisica assoluta, una scissione della parte più profonda di sé che un uomo, per ragioni biologiche e culturali (che io stesso combatto) non potrà mai provare. [...] 

                                     


Perciò no, chiedersi cosa stesse passando nella mente di Martina Patti mentre uccideva la propria figlia Elena non è né una giustificazione né, men che meno, una lettura “femminista” di una tragedia. Significa non fermarsi alla superficie, abbracciare la complessità, scavare nelle radici profonde di un crimine così orribile, brutale e incomprensibile ai nostri occhi per saperlo affrontare, e possibilmente evitare, domani.L’unica cosa di cui, di sicuro, non abbiamo bisogno sono le gogne social, i tribunali del web, i pelosi confronti tra maschi e femmine (come se fosse una gara di crudeltà ), le categorie di buono o cattivo, bene e male, bianco e nero. Di fronte a una tragedia indicibile come questa, c’èe ci dovrebbe esseere solo silenzi solo dolore, rabbia per quello che poteva essere, nessuna giustificazione, ma solo << [....] ragione, ragione, ragione. Non esistono altre strade. >>

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