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COSSUTTA © Daniela Tuscano

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Aveva quindici anni nel 1949. E naturalmente era comunista e confuso. Confuso perché comunista. Andava fiero dei suoi stracci da quando aveva sentito il comizio d'un tale laggiù a Turro, periferia nord: anche Cristo era dei "nostri" perché portava la tunica rossa. E poi come ci chiamano, a noi? Poveri cristi! E quindi: noi siamo più vicini a Cristo dei preti. Convinto. Superbo. Per la verità lui barava un po', i preti li frequentava anche. No, frequentava l'oratorio di via Pimentel perché solo lì trovava il campo da calcio. Don Domenico non sopportava più quell'opportunismo e un giorno lo spedì a calci in chiesa, ma non riuscì a recuperare la pecorella smarrita. L'oratorio per il calcio e la sezione del partito per la politica. Ma anche per la sala da ballo. Lì c'erano le ragazze. Comunista perché confuso, il quindicenne aveva un amico democristiano. Che un giorno gli disse: dai che ti faccio conoscere mio zio. - E chi è tuo zio?