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15.12.15

COSSUTTA © Daniela Tuscano





Aveva quindici anni nel 1949. E naturalmente era comunista e confuso. Confuso perché comunista. Andava fiero dei suoi stracci da quando aveva sentito il comizio d'un tale laggiù a Turro, periferia nord: anche Cristo era dei "nostri" perché portava la tunica rossa. E poi come ci chiamano, a noi? Poveri cristi! E quindi: noi siamo più vicini a Cristo dei preti. Convinto. Superbo.



Per la verità lui barava un po', i preti li frequentava anche. No, frequentava l'oratorio di via Pimentel perché solo lì trovava il campo da calcio. Don Domenico non sopportava più quell'opportunismo e un giorno lo spedì a calci in chiesa, ma non riuscì a recuperare la pecorella smarrita. L'oratorio per il calcio e la sezione del partito per la politica. Ma anche per la sala da ballo. Lì c'erano le ragazze.

Comunista perché confuso, il quindicenne aveva un amico democristiano. Che un giorno gli disse: dai che ti faccio conoscere mio zio. - E chi è tuo zio? - L'Armando! Cossutta! -. Ma dai. E insomma quel giorno si mise un po' in tiro, cioè con le scarpe dolenti e la giacca stretta. L'Armando abitava a Sesto San Giovanni, vicino alla Marelli, e la sua casa aveva un odore di penombra, libri e minestra. Lo vide discreto e severo, dietro occhiali a lente, troppo grandi, sempre gli stessi; due televisori, avrebbe commentato anni dopo. Accarezzava la moglie, l'Armando, con un sorriso furtivo e tenue. Aveva una fede. Il rigore del monaco. Qualche baluginio da Torquemada. Sincero e infantilmente crudele. Non si poteva far altro, avrebbe detto delle invasioni sovietiche del '56. Romantico nel suo strano credo medievale. Sei in gamba, ragazzo..., ammiccò salutandolo, la voce sommessa, quasi svagata, controvoglia. Ma il quindicenne ne avvertì l'orgoglio.
È buono, è dei nostri, ripeté una volta uscito. Poi lo lasciò al suo sol dell'avvenire ma che era buono, dei nostri, non ne dubito' mai. Lui, l'Armando, il più russo degli italiani, con un parente nella D.C., aveva benedetto un giovinetto confuso, futuro indipendente di sinistra. Mica male per un intransigente. Quasi un compromesso. Storico.
© Daniela Tuscano

23.5.15

Matteo Salvini, novello generale Cadorna? secondo salvini Il 24 maggio «non passa lo straniero»? No, eravamo noi ad attaccare



Chiedo scusa ai miei pochi lettori , se ritorno a  breve  distanza  di tempo   ( vedere  il precedente  post  )  ancora sul 24 maggio ma certe cose mi danno fastidio, specialmente  quando  sono dettate  da becera  ignoranza o peggio uso  politico  \  ideologico della storia  ,  specie  quando uno come  Matteo   (  ancora  non ha   come annunciato   di fare  cambiato il suo nome  )   Salvini  si  è  iscritto     <<  (  .. )  al corso di laurea in Scienze Storiche dell'Università degli Studi di Milano, rimanendo iscritto per 16 anni, di cui 12 fuori corso, e fermandosi, secondo quanto riportato sul suo sito a 5 esami dalla laurea; (....) >>  da  http://it.wikipedia.org/wiki/Matteo_Salvini 


Ora  il manifesti   leghista ricorda una data e un luogo in cui, 100 anni fa, non successe nulla di quello che viene suggerito

 Non vale   la  scusante   dell'errore    tipografico del manifesto   visto che  è   qualche settimana purtroppo la Lega Nord   ha    fatto  una grande battaglia comunicativa intorno alla data del 24 maggio. Quel giorno si annuncia la presenza di Matteo Salvini sul Piave, con lo slogan «Non passa lo straniero». Nell’ultimo lancio dell’iniziativa su Facebook, la pagina ufficiale della Lega Nord Padania sottolinea: «Oggi come 100 anni fa».
La Lega suggerisce, insomma, un parallelismo tra la Prima guerra mondiale e i flussi migratori di questi ultimi mesi, facendo leva sul patriottismo e l’orgoglio nazionale.
Ora  Il problema è  <<   che  sceglie   >>    come  fa  notare  l'ottimo articolo di  http://www.linkiesta.it/lega-nord-salvini-piave << una data clamorosamente sbagliata. Il Piave, come recita la famosa canzone, «mormorava calmo e placido al passaggio / dei primi fanti, il 24 maggio»: il fatto è che i fanti italiani, più o meno mezzo milione, stavano andando all’attacco. E sul Piave, a dirla tutta, non è che quel giorno sia successo granché.  >> Infatti  Come insegnano i libri di storia fin dalle scuole elementari, l’Italia faceva parte della Triplice Alleanza allo scoppio del primo conflitto mondiale nel resto d’Europa, nell’estate del 1914; i rapporti con Austria-Ungheria però non erano semplici, e l’Italia cambiò fronte dopo alcuni mesi aderendo alla cosiddetta Triplice Intesa. Il 23 maggio 1915 il Regno d’Italia dichiarò guerra all’Impero Austro-Ungarico il 23 maggio 1915.
Il giorno dopo, il 24 maggio appunto, cominciarono le operazioni d’attacco su un fronte molto ampio nell’Italia nordorientale, che andava dal Trentino all’Isonzo. Il fiume Piave era ben dietro la linea del fronte. Gli italiani erano comandati dal generale Cadorna e gli obbiettivi erano, nel breve periodo, Gorizia, e se le cose fossero andate nel migliore dei modi si voleva arrivare nel cuore dell’Austria.
Per il primo mese l’avanzata italiana andò piuttosto bene, ma la seconda linea difensiva austriaca resse bene l’urto e cominciò la fase di stallo – la guerra di trincea – che conobbero gli eserciti in tutta Europa.
Al di là delle questioni irredentiste, se c’era qualche straniero che passava i confini il 24 maggio, quelli erano gli italiani.
<<  Da dove viene l’errore leghista?   [  se  d'errore  si tratta   ] Da una lettura superficiale del testo della “canzone del Piave”. Composta nel 1918, la canzone racconta la storia della guerra – con toni assai patriottici – attraverso alcuni momenti salienti che sono ambientati intorno al corso d’acqua. Che nella realtà fu cruciale solo molto dopo il 1915: nei primi versi della canzone, il Piave è ricordato con una generosa licenza poetica, visto che non fu per nulla centrale nel maggio 1915 (e con una certa dose di forzatura retorica: «per far contro il nemico una barriera» è un gentile eufemismo, visto che «i primi fanti» erano all’attacco).
Dopo la sconfitta di Caporetto, cominciata il 24 ottobre 1917, cominciò una rovinosa ritirata che si fermò tre settimane più tardi – intorno al 12 novembre – sulle rive, appunto, del Piave. >>Ma questa è tutta un’altra storia.
Ora  concordo con http://www.formiche.net/2015/05/23/matteo-salvini-novello-generale-cadorna/



( ...  )   Matteo Salvini, novello generale Cadorna, domani disloscherà le truppe padane sul Piave al grido di “Non passa lo straniero!”. La Lega, quindi, stabilisce un parallelismo tra l’ingresso del nostro Paese nella Grande Guerra e l’invasione della penisola da parte degli immigrati. Ora, anche gli alunni delle scuole elementari sanno che il 24 maggio 1915 i fanti italiani, circa mezzo milione, si preparavano non a difendere i nostri confini orientali, ma a sferrare un attacco contro l’esercito asburgico lungo un perimetro che andava dal Trentino all’Isonzo. Inoltre, anche gli alunni delle scuole medie (forse) sanno che “La canzone del Piave” fu composta nel giugno 1918 da E. A. Mario (pseudonimo di Ermete Giovanni Gaeta). L’inno doveva contribuire a risollevare il morale dei nostri soldati dopo la disfatta di Caporetto. Questo spiega la forzatura contenuta nella prima strofa, dove la marcia dell’esercito regio viene presentata come una marcia a difesa delle frontiere nazionali. Al diavolo la verità storica, potrebbe obiettare Salvini. Cosa conta, se si prende un voto in più? (...) 

Salvini   pur  di procacciarsi  voti   ha  fatto   la  figura  dell'ignorante  superando perfino il trota  .I nazionalisti   di Casa  Pound  e forza Nuova  sono   più colti di  te  .

  

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...