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11.6.20

La seconda vita del "vino del contadino": ora anche quello sfuso è di qualità



mi sa che il coronavirus ed la crisi economica portano alla rinascita ed ad un ulteriore sviluppo delle nostre eccellenze e prodotti di qualità















Bag in box, così viene definito, è una tendenza sempre più vivace, l'evoluzione delle damigiane comprate direttamente dal produttore. Per sfatare il mito che sia necessariamente un prodotto di basso livello. Ecco le 10 cantine da provare


                               DI FRANCESCO B. FADDA

Pratico, igienico, vantaggioso e sempre pronto all’uso. Di cosa stiamo parlando? Del vino confezionato in Bag in Box - BiB per i consumatori più convinti -, l'evoluzione di quell’atto tanto romantico quanto tradizionale di acquistare il vino sfuso direttamente dal produttore.


Quante volte sarà capitato di assaggiare vini pessimi, immolati allo spunto, ma decantati dai nostri papà e dai nostri nonni come prodotti sinceri e genuini perché acquistati dal “mio produttore di fiducia”, l'amico contadino che non tradisce mai. Bottiglie di plastica da due litri che prima contenevano acqua - quando si dice trasformare l'acqua in vino -, gita dal piccolo produttore o nelle rivendite che sino agli anni Ottanta costellavano le province italiane - e non solo - e la riserva per il mese era pronta, il bicchiere di vino per il pasto assicurato.


Certo, tempi diversi, i “calici rotanti” erano decisamente meno, l’attenzione all’argomento praticamente assente, il vino era solo uno dei tanti comprimari di una convivialità più familiare, più intima. Poco importava la qualità del vino, l'importante è che fosse di “proprietà”, termine che sino a 20-25 anni fa era sinonimo di qualità, di genuinità e di sicurezza. Praticamente brand e etichetta, tutto in una sola parola. Il nostro papà era felice e soddisfatto e la cantina, anche la più blasonata, si garantiva la sussistenza con la vendita del vino sfuso. E ancora oggi, la maggior parte dei produttori, dal Trentino alla Sicilia, vendono il vino sfuso. Non solo perché questo tipo di vendita non ha mai risentito delle varie stagioni di crisi del settore, finanche durante lo scandalo del metanolo - anzi proprio in quel periodo le vendite aumentarono significativamente - ma anche per non deludere i tantissimi clienti affezionati.




Le bottiglie di plastica portate da casa, hanno però lasciato il passo alle taniche da 2 o da 5 litri in pet oppure, appunto, alla più sosfiticata e innovativa “Bag in Box”, ovvero, una scatola di cartone - Box - che contiene e protegge una sacca - BAG - realizzata in materiale plastico - poliestere metallizzato per l'esterno e polietilene per prodotti alimentari per l'interno - con un rubinetto per l'erogazione che permette la mescita del vino, ma non l’ingresso dell’aria. Dagli Stati Uniti, dove la BiB è stata inventata e brevettata negli anni Cinquanta, l'utilizzo di questo contenitore si è diffuso, seppure lentamente, prima nei mercati nord europei, poi anche in Italia proprio per la notevole richiesta oltre confine. Ma la strada italiana del contenitore è ancora dura. Diffidenza e tradizione sono da sempre ostacoli difficili da superare, soprattutto nel nostro Paese. Se per gli appassionati dello sfuso è una simpatica e utile rivoluzione, per i puristi del vino in bottiglia, il fascino del tappo, dell'etichetta e del vetro è ancora troppo coinvolgente. E soprattutto a causa di una “falsa partenza” - nei primi tempi infatti in BiB venivano confezionati i vini di basso livello - i consumatori più scettici, nonostante siano cambiate le modalità, ancora diffidano della qualità del prodotto, disconoscendo di fatto gli apprezzabili vantaggi.
Naturalmente si tratta di benefici riferiti al vino quotidiano. Per esempio, grazie allo speciale sistema con il quale è costruito il rubinetto e alla flessibilità del materiale della sacca, la mescita del vino avviene senza che l’ossigeno penetri all'interno della stessa, escludendo ogni possibilità di ossidazione e di acetificazione, tipiche problematiche che derivano, spesso, dalla conservazione delle bottiglie aperte. La scatola - il Box - invece protegge il sacco dallo schiacciamento, dagli urti e dai tagli, è impilabile e, aspetto da non sottovalutare, preserva il vino dagli sbalzi di temperatura e dalla luce. Altri aspetti che decretano il BiB come miglior contenitore sul mercato per i vini "da tutti i giorni", sono l'opportunità di mantenere sempre il vino “pronto all’uso” - anche per un consumo saltuario e sporadico - e, particolare non indifferente, la facilità di trasporto anche a mezzo corriere, con vantaggi economici e di sicurezza.
E visto che di vino sfuso è piena l'Italia, e anche le Bag in Box cominciano a proliferare, orientarsi nella scelta è arduo. Per questo abbiamo fatto per voi una selezione tra le migliori cantine che uniscono alla comodità di questo metodo di conservazione del vino, la qualità dello stesso.
Dieci cantine per andare sul sicuro


Carussin Azienda Agricola
Reg. Mariano, 27 San Marzano Oliveto (At)
Vivere il territorio, non usarlo! Questa la filosofia dell’azienda agricola astigiana, particolarmente attenta alla naturalità del vino, che offre tutto il suo credo con Completo, un vino fresco e beverino, adatto ai pasti quotidiani ottenuto da 80% Barbera, contenuto in una BiB da 3L garanzia di qualità e gusto 100% biologico.


Cantina Orsogna 1964
Via Ortonese, 29 Orsogna (CH)
Con oltre l’85% dei vigneti - 1200 ettari vitati - certificati biologici, Cantina Orsogna 1964 è attualmente il principale produttore di uva biologica in Italia. Il BIB una vera scelta di campo per la cooperativa abruzzese. Infatti non solo ben otto diverse tipologie di uve, per lo più autoctone, ma grande attenzione alle confezioni particolarmente accattivanti. La qualità dei vini in BIB garantiscono alla Cantina, ormai da anni, numerosi premi proprio riservati alle Bag in Box.


Terre di Rai
Oderzo (Tv)
Dal piccolo paese di Rai di San Polo di Piave, nella verde e generosa campagna che si estende da Conegliano a Oderzo, in provincia di Treviso, la proposta in BiB è ampia e generosa: dal Cabernet Doc Friuli sino alla Ribolla Gialla, passando per il Raboso, il Refosco e il Tai. Tutti i vitigni più rappresentativi, autoctoni o internazionali in confezioni dai 3 ai 20 litri ad uso professionale.


Vinchio - Vaglio Serra Viticoltori Associati
San Pancrazio (At)
Una delle cooperative più importanti del Piemonte, racchiude tutti i vini della tradizione astigiana in Bag In Box, dalle piacevoli Barbera, regina del territorio, sino al Grignolino e alla Freisa. Tra i primi a credere in questo formato, oggi grazie anche al BiB i vini di Vinchio Vaglio sono apprezzati in tutto il mondo.


Cantina Valpantena
Verona
Anche la grande cantina veronese che riunisce oltre 250 produttori, si è lasciata coinvolgere dal moderno sistema di confezionamento. Nel formato da 5l racchiude un’ottima Garganega, una buona IGT Corvina Verona e un rosato senza troppi fronzoli.


Cantina Santa Maria La Palma
Alghero
Dalla Sardegna di Santa Maria La Palma, borgo felice per la viticoltura, un bland di Cannonau e Carignano pieno e corposo, di agile beva che racchiude in sé tutta l’essenza dei due vitigni autoctoni.


Polvanera
Gioia del Colle (Ba)
Metodo di lavoro biologico per valorizzare il Primitivo e gli altri vitigni autoctoni, Polvanera propone un rosato Puglia IGT 100% Bio fresco e leggero prodotto da uve Aglianico, Aleatico e Primitivo.


Cantina di Toblino
Madruzzo (Tn)
Dal cuore del Trentino, nella suggestiva Valle dei Laghi, Cantina di Toblino seleziona un Teroldego e un Muller Thurgau per rappresentare il suo territorio all’interno delle confezioni da 5l acquistabili direttamente dal sito aziendale.


Cantine Mothia
Marsala (Tp)
Nei pressi di Marsala, al limitare della Riserva Naturale dello Stagnone, insiste questa cantina fin dai primi del ‘900. Negli ultimi anni una rivoluzione tecnologica ha portato anche al BIB di ultima generazione; tra le proposte 5 litri di Rosso IGP Terre Siciliane da uve Frappato e Sangiovese.


Coop. Soc. Koinonia ONLUS
Località Teglia Montefortino (Fm)
Più conosciuta come Agricola San Michele, la piccola azienda della provincia di Fermo convinta del valore più intrinseco del biologico affida al BiB un grandioso vino a tutto pasto, fresco e fruttato, prodotto da un blend di Maceratino, Pecorino ed Incrocio Bruni.

1.11.12

patria e radici

continuando il discorso del post precedente sul  4  novembre    ,  non è  assolutamente  vero che io  odio il mio paese   ecco la mia  concezione  di patria 

versione degli "Stornelli d'esilio" di Pietro Gori, interpretata da Franco Trincale nel vinile "Canti per la libertà". 

Dedicato di cuore a tutti i VERI anarchici.





le altre due  non abbiano bisogna  di spiegazione   e presentazione  , ma  comunque trovate qui  qualcosa  

invece riprendo il tema  delle radici   gia  trattato  nei post precedenti di questo  blog   lascio la  parola a Gianluca Medas   e ad un pezzo  del suo spettacolo    tenuto  a  tempio  al festival dei sapori ( 15-21 ottobre   2012  )   vedere   post  precedenti  .

Gianluca Medas -- voce narrante
Andrea Congia -- chitarra classica

È un'alleanza stretta da tempo immemore quella dell'uomo con il Vino, e in omaggio  per celebrare la storia dello squisito nettare: Lunedì 15 Ottobre, alle ore 19:00,  Gianluca Medas  ha raccontato  di quando Dioniso danzava sulla terra rivelando ai mortali il segreto dell'inebriante bevanda  .Nel 
Reading letterario si è parlato della Storia del Vino, dietro la quale sono  (  cosi come  tutti  gli antichi 


da http://sardegna-del-sud.mondodelgusto.it/ in particolare  qui  dovete trovate maggiori news  su tali collana  


sapori  e mestieri    raccolti il lavoro e la cultura dell'uomo, proponendo la rievocazione dei miti e delle leggende che riguardano questa tradizione e appoggiandosi all'accompagnamento musicale della chitarra classica di Andrea Congia.
dalla rete 
Un Racconto che si arrampica su per i tralci arricciolati, seguendo la sinuosa curva degli acini per tuffarsi nelle fini nervature delle foglie a cuore: una storia che nasce nella notte dei tempi e che rivela come la preziosa coltivazione della Vite, in Sardegna, abbia preceduto persino l'arrivo dei fenici. Bevanda euforizzante, avvolgente, inebriante, il Vino rinvigorisce l'uomo, educandolo alla moderazione: chi voglia realmente possedere lo spirito di questa bevanda divina, sentiero che apre all'uomo la strada al rapimento estatico, non può concedersi eccessi, pena la perdizione e lo smarrimento. 
Il Mito, le Leggende, gli Dèi: echi di un mondo antico raccolti e raccontati da Gianluca Medas per riscoprire un sapore e un profumo della nostra Terra, l'aroma di un patto millenario sancito con la Natura rievocato in una Storia accompagnata dal suono di una chitarra stuzzicata dal tocco di Andrea Congia.

13.7.12

la crisi e i suoi effetti

Il primo  è un effetto benefico e positivo   che  consiste  in un ritorno alle  origini almeno di  quasi 100 anni   è  la  figura  dell'aggiustattutto . Ecco che al riciclo degli oggetti gia' utilizzati e da riparare ci si arriva per gradi, ma dopo diventa anche una simpatica moda con un risparmio non del tutto indifferente..... per  chi vuole  saperne di più  http://www.aggiustatutto.it/






da  repubblica  online 




IL CASO
Il signor aggiustatutto è il mestiere della crisi Dal cappotto al frigo: il nuovo boom delle riparazioni. Gli elettrodomestici sono la new entry del riuso: i clienti sono disposti a spendere di più. Si fa per necessità o scelta: oltre alla difficoltà economica incide una diversa coscienza ecologista




di PAOLO GRISERI



DI FRONTE alla crisi, l'Italia corre ai ripari. Rammenda, rattoppa, riusa, crea gruppi di incontro. Segue un'idea nata ad Amsterdam e ormai diffusa in tutta Europa. Il recupero di ciò che si ritiene erroneamente inutile farebbe risparmiare agli italiani 11 miliardi all'anno, più della spending review. Ripartire da ciò che è stato rifiutato per fare economia?
Si riusa tutto, sempre di più. Come Pinocchio che, spinto dalla fame, si accontentò anche di mangiare il torsolo della mela. Giuliano Andreucci è il responsabile di Zyp, una sessantina di negozi, soprattutto a Roma e provincia, che ripara abiti. "Ultimamente il nostro fatturato è in aumento - rivela - e naturalmente si adatta alle caratteristiche dei diversi quartieri". Se nelle zone della Roma povera, come il Quadraro, "si riparano i cappotti della nonna", a Prati "si fa l'orlo ai capi pret-à-porter". Ma prima della crisi l'orlo si faceva al Quadraro e a Prati si andava dal sarto a comperare il vestito su misura. 
Riparare il cappotto della nonna può addirittura diventare trendy, basta vendere bene il servizio, la crisi aguzza l'ingegno. Cristina Righetti, sarta torinese, ha aperto un sito internet per quelle che ha definito "riparazioni d'autore, vere e proprie ristrutturazioni" dei vecchi vestiti. "È una tendenza che si va diffondendo, soprattutto per gli abiti da cerimonia", racconta svelando qualche segreto: "Molti clientivengono a proporci piccoli aggiustamenti per abiti che avevano comperato magari dieci anni fa per un matrimonio. Se non si fa parte della prima cerchia dei parenti, quelli che sono praticamente obbligati ad acquistare il vestito nuovo, basta aggiungere un tocco originale a quello vecchio. Con poca spesa si fa bella figura e non se ne accorge nessuno". Non è strano, nella città dell'auto, il ricorso al restyling.
Se libri, mobili e vestiti sono i settori merceologici tradizionali per il riuso, quella degli elettromestici è certamente una new entry. Lorenzo Bellachioma, fondatore dell'associazione riparatori elettrodomestici (Are) spiega che "il cambio di mentalità non si vede tanto dai fatturati dei riparatori quanto dalle scelte dei clienti". I riparatori subiscono la crisi come i venditori del prodotto nuovo ma "i clienti sono disposti a spendere molto più di prima per aggiustare il vecchio frigorifero". Normalmente, metà delle riparazioni vengono fatte al momento in cui il cliente entra in negozio. Per l'altra metà è necessario un preventivo: "Fino allo scorso anno - racconta Bellachioma - solo un cliente su venti accettava il preventivo, gli altri rinunciavano e comperavano un prodotto nuovo. Oggi si ripara di più anche accettando di spendere 250 euro per un elettrodomestico che ne vale 400".

Non si ripara solo per necessità, anche per scelta. Soprattutto all'estero. I "café reparation", nati ad Amsterdam e diffusi in molti paesi d'Europa sono punti di incontro dove ci si scambia informazioni sulla riparazione e dove ci si aiuta, gratuitamente, a rimettere in pista gli oggetti fino a ieri considerati inservibili. "È la dimostrazione che la cultura del riuso si va diffondendo. In altre forme capita anche da noi", spiega Guido Viale, autore del libro "La civiltà del riuso" (Laterza). Viale snocciola l'elenco dei mercatini, dei luoghi di scambio e baratto diffusi in Italia: "Fino a qualche tempo fa erano luoghi nei quali si creava una singolare commistione sociale tra il popolo snob degli amanti del vintage e gli immigrati stranieri in cerca di risparmio". Ora la crisi e una diversa coscienza ecologica spingono un po' tutti a frequentare gli spazi del riciclo. Ma solo in alcune città (a Torino con la cooperativa "Il triciclo", a Modena con il centro raccolta "Tric & Trac") vicino alle isole ecologiche comunali sorgono spazi dedicati al riuso. Il sistema funziona se nel centro modenese un terzo di ciò che entra come rifiuto viene riacquistato come oggetto funzionante. "Purtroppo - osserva Viale - fino a quando una legge non obbligherà le amministrazioni a creare spazi simili in tutte le città, questi esempi rimarranno casi isolati". 
L'unica esperienza difficile da imporre per legge è quella del cuore, del sentimento. La palma dell'originalità va così a Maddalena Vantaggi, creatrice, insieme a due colleghe dell'università di Venezia, del progetto "Rifiuti con affetto": "Ci sono cose che dispiace buttare via", ha detto Vantaggi ai ricercatori del ministero dell'ambiente che hanno realizzato il "Rapporto sul riutilizzo 2011". Perché gettare nell'immondizia ciò che non ci serve più ma è stato per lungo tempo parte della nostra quotidianità: "Abbiamo creato un cassonetto-vetrina - racconta Vantaggi - in modo che chiunque possa aprire e prendere un oggetto o lasciarne a sua volta uno. Finora l'esperimento ha funzionato". In tempi di crisi, non si getta certo alle ortiche un sentimento.

(12 luglio 2012)



la seconda  è un effetto  negativo  


SI TAGLIA IL CIBO DI QUALITÀ

Crisi, addio alla dieta mediterraneaSi consuma meno olio d’oliva, verdure e carni bianche
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Tempi di crisi, si taglia sul cibo di qualità. Le famiglie a basso-medio reddito (fino a 25.000 euro) non consumano quasi più l'olio di oliva e le verdure, consumano poche carni bianche e cereali. Nel carrello mettono invece carni precotte, margarina, grassi animali e alcolici. 

Segue i principi della dieta mediterranea dal 50 al 68% di chi guadagna almeno 40.000 euro l'anno comprando pesce, carni bianche, frutta e legumi, yogurt e cereali. Le differenze si vedono sulla bilancia: le famiglie italiane a basso reddito hanno un tasso di obesità pari al 36%, quelle ad alto reddito al 20%. 
La dieta mediterranea è in via di estinzione in Italia. Lo segnalano i ricercatori Marialaura Bonaccio e Giovanni de Gaetano dei laboratori di ricerca della Fondazione "Giovanni Paolo II" dell'università Cattolica del Sacro Cuore di Campobasso, autori di un'indagine sulle abitudini alimentari rispetto al reddito di 13.262 italiani, uomini e donne, di 53 anni in media di età.  
Propone di tassare i cibi spazzatura Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri nella prefazione del libro "La dieta mediterranea ai tempi della crisi", scritto dai due ricercatori: "I governi non si occupano seriamente del problema dell'alimentazione in rapporto alla salute. E' necessaria l'incentivazione, attraverso un accurato impiego della tassazione, della componente vegetale della dieta e disincentivando le componenti dannose contenenti acidi grassi pericolosi e prodotti ricchi di grassi". 
"Soprattutto in questi ultimi due anni il reddito fa da spartiacque in modo decisivo sulle scelte alimentari e quindi sulla salute" sottolinea Marialaura Bonacci. "E' dimostrato che acquistare cibi più economici come carboidrati raffinati, grassi e zuccheri porta il sovrappeso e induce alla lunga patologie cardiovascolari, artrosi, diabete e tumori. I giovani italiani inoltre mangiano tutti pochissima frutta e verdura e il consumo di pesce e legumi è diventato raro. Fanno lo stesso gli spagnoli, i greci e i popoli del bacino mediterraneo nonostante portino sulle loro spalle il peso di una tradizione millenaria come la dieta mediterranea". 
Per Eugenio Del Toma, professore associato di nutrizione clinica al Campus Biomedico di Roma, da una parte emerge un aspetto della crisi ''su quanti debbano far di conto anche per la spesa alimentare, dall'altra evidenza il problema di fondo della mancanza di tempo. E spesso chi guadagna meno, ha anche meno tempo per mettersi in cucina. Ma in tempo di crisi economica andrebbe piuttosto sottolineato il perdurante fenomeno degli sprechi di cibo".

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...