Premesso che non esiste alcun tipo di giustificazione per chi commette violenza, di qualunque tipo essa sia, va detto che il nostro abbigliamento può avere un ruolo importante nel caso in cui ci si ritrovi a essere vittima di un’aggressione. Scegliere con attenzione cosa indossare e cosa lasciare invece nell’armadio può aiutare a muoversi con disinvoltura e sicurezza. Meglio optare sempre per vestiti che consentono movimenti rapidi e agili: pantaloni o gonne non troppo strette e scarpe chiuse, che permettono di correre o di reagire in tempi veloci in caso di pericolo. Tacchi alti e indumenti eleganti possono limitare i movimenti e attirare un’attenzione indesiderata, soprattutto quando ci si trova in luoghi isolati. Questo, lo ripetiamo ancora una volta, non signica che una vittima di un’aggressione “se la va a cercare” se sceglie un paio di tacchi o un vestito elegante, ma è indiscutibile come in caso di pericolo le scarpe da ginnastica risultino più comode per darsela a gambe. Se potete scegliere, lasciate a casa borse troppo pesanti e troppo grandi, che rischiano di intralciare i movimenti e rendono più complicato tenere le mani libere. Meglio portare uno zainetto piccolo o una borsa a tracolla, che se indossati in modo sicuro consentono di portare con sé soltanto l’essenziale, come telefono, documenti, chiavi e magari lo spray al peperoncino. Se camminate in zone poco illuminate, può tornare utile indossare qualche dettaglio riflettente o un accessorio chiaro, che possa essere visto anche da lontano, pur senza attirare troppo l’attenzione. Non indossate troppi gioielli e lasciate le cuffie in tasca. Un abbigliamento pratico, che è in grado di trasmettere determinazione e sicurezza, può far desistere eventuali malintenzionati. Infine, tenete a mente due concetti che non ci stancheremo mai di ripetervi: mostrare sicurezza, camminando con passo deciso, sguardo alto e consapevolezza del proprio corpo trasmette forza e controllo. L’obiettivo è la vita: verifcate sempre di essere nelle condizioni migliori per fuggire.
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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14.11.25
Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco PUNTATA LVII° SE GIRATE IN LUOGHI ISOLATI NO A TACCHI E GONNE STRETTE
Premesso che non esiste alcun tipo di giustificazione per chi commette violenza, di qualunque tipo essa sia, va detto che il nostro abbigliamento può avere un ruolo importante nel caso in cui ci si ritrovi a essere vittima di un’aggressione. Scegliere con attenzione cosa indossare e cosa lasciare invece nell’armadio può aiutare a muoversi con disinvoltura e sicurezza. Meglio optare sempre per vestiti che consentono movimenti rapidi e agili: pantaloni o gonne non troppo strette e scarpe chiuse, che permettono di correre o di reagire in tempi veloci in caso di pericolo. Tacchi alti e indumenti eleganti possono limitare i movimenti e attirare un’attenzione indesiderata, soprattutto quando ci si trova in luoghi isolati. Questo, lo ripetiamo ancora una volta, non signica che una vittima di un’aggressione “se la va a cercare” se sceglie un paio di tacchi o un vestito elegante, ma è indiscutibile come in caso di pericolo le scarpe da ginnastica risultino più comode per darsela a gambe. Se potete scegliere, lasciate a casa borse troppo pesanti e troppo grandi, che rischiano di intralciare i movimenti e rendono più complicato tenere le mani libere. Meglio portare uno zainetto piccolo o una borsa a tracolla, che se indossati in modo sicuro consentono di portare con sé soltanto l’essenziale, come telefono, documenti, chiavi e magari lo spray al peperoncino. Se camminate in zone poco illuminate, può tornare utile indossare qualche dettaglio riflettente o un accessorio chiaro, che possa essere visto anche da lontano, pur senza attirare troppo l’attenzione. Non indossate troppi gioielli e lasciate le cuffie in tasca. Un abbigliamento pratico, che è in grado di trasmettere determinazione e sicurezza, può far desistere eventuali malintenzionati. Infine, tenete a mente due concetti che non ci stancheremo mai di ripetervi: mostrare sicurezza, camminando con passo deciso, sguardo alto e consapevolezza del proprio corpo trasmette forza e controllo. L’obiettivo è la vita: verifcate sempre di essere nelle condizioni migliori per fuggire.
11.6.25
il parrocco di Cese ( Bergamo ) ha sbagliato nel voler celebrare un funerale doppio di un omicidio-suicidio non sempre : «Nonostante il dolore celebriamo l’amore»
i femminicidi di Castel vetrano ma soprattutto di Cese ( bergamo ) riassumiano i fatti per chi non vuole rileggere o non ha fretta il precedente post
– Uccide la moglie e si spara, i parenti scelgono un unico funerale. Il parroco: «Nonostante il dolore celebriamo l’amore»
Spesso basato su possesso, gelosia ( e qui rimando a quanto detto in : la gelosia è una prova d'amore o anticamera del femminicidio \ amore malato ? secondo me la risposta sta nel mezzo https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2025/06/la-gelosia-e-una-prova-damore-o.html ) controllo e paura, che può sfociare in violenza.Nel caso di Cene, il movente della gelosia e l'atto finale di violenza indicano chiaramente una relazione in cui i concetti di amore e rispetto erano stati gravemente distorti o persi, portando a un epilogo devastante. L'amore non uccide, non controlla e non porta al suicidio in seguito a un omicidio.È importante chiamare le cose con il loro nome: si tratta di una tragedia, un atto di violenza omicida, non una manifestazione d'amore
29.5.21
«IN FILA ALLA CASSA, UNA DONNA HA BISOGNO, UN SIGNORE L’ AIUTA CON DISCREZIONE»
Riporto un testo così come l’ ho letto, senza modifiche o aggiunte , perché pur essendo una storia che girà nel web , dice tutto .Racconta di come Al tempo del Coronavirus, le file al supermercato non sono state solo teatro di litigi e baruffe.
“In fila alla cassa, il display segna 26,80€, la faccia stranita:"Ah scusi ho dimenticato il bancomat, ho solo 25€ tolgo qualcosa".Nel piccolo carrello non ci sono patatine o cibi inutili, vedo pane, pasta, latte, pomodori, carta igienica. L'imbarazzo per chi è distante appena un metro è palpabile, il volto di una mamma poco più che 50enne è corrucciato, deve scegliere cosa sottrarre ai propri figli. È così che assisto al più bel film italiano, reale più che neorealista, poco dietro un altro signore in fila: "Scusi, le è caduto qualcosa" La signora è sorpresa, a terra c'è una banconota da 10 euro, sa bene che non le appartiene Lo sguardo amorevole dell'uomo la convince, é troppo per lei dire che è sua. Non ha vestiti firmati ma non indossa stracci, non ha il trucco ma la sua faccia trasuda sacrifici. Il signore si piega, raccoglie la banconota e le dice: "Probabilmente è successo quando ha aperto il borsello". Ora sembra una bambina, é felice, soprattutto della sua onestà. Paga e uscendo sorride all'uomo che è davanti a me. Lo guarda per l'ultima volta e dice: "Grazie". Assisto e sono felice anch'io, ho capito la lezione. Quell'uomo avrebbe potuto dire: "Non si preoccupi faccio io". Invece ha scelto di preservare la dignità, sua e della signora.
Ora Chi ha fatto un beneficio taccia, lo ricordi chi lo ha ricevuto.” Ricordiamoci il bene si fa in silenzio ,il resto è palcoscenico . Mentre leggevo questa news trovata sulla home di Facebook mi è venuto in mente che le buone notizie sono… a più piani. Primo piano: ho lasciato per intero la descrizione dell’ accaduto perché ce la potessimo gustare: la buona notizia come un sasso buttato nell’ acqua che buca la superficie e si allarga a cerchi concentrici. Secondo piano: uno sconosciuto in fila alla cassa nota che la signora che lo precede non ha tutti gli euro per pagare la spesa; la buona
notizia parte dal vedere, cioè dal non essere spettatori inerti. Terzo piano: i dieci euro che “colui che vede” getta a terra, come se fossero caduti dal borsello della signora, ci dice che la buona notizia è silenziosa, umile, senza bisogno di fanfare. Quarto piano: la signora capisce il “gioco” e regala il suo stupore, la sua gratitudine. Quinto piano: mentre esce, la signora esprime un grazie pieno di dignità e di franchezza; sa che un dono non è mai “meritato”. E grazie lo dicono coloro che vengono a conoscenza di questa “buona notizia”, non solo coloro che sono stati testimoni (in fila al supermercato) ma anche noi che ne veniamo a conoscenza grazie alla testimonianza.17.5.16
Storie Transessuali, Elena - di Saverio Tommasi
"ognuno ha delle priorità, a noi piacciono le persone, le storie.
dobbiamo sorpassare il tempo dell’accettazione, è arrivato il momento della condivisione delle storie, delle passioni, per costruire davvero, insieme, un mattone dopo l’altro, una storia accanto all’altra, un percorso che conduca fuori l’italia dalla melma della non accettazione e della negazione dei diritti."
saverio tommasi
6.7.08
nozze sarde di Barbara sarda giornalista italianadi Al Jazeera International
Matrimonio in stile british per Barbara Serra
Ieri la cerimonia a Carloforte per la giornalista e Mark Austin
dalla nuova del 6\7\2008
Con un bel maestrale e un sole ancora caldo, nel tardo pomeriggio di ieri Barbara Serra e Mark Austin hanno coronato il loro sogno d’amore. A Carloforte, in uno dei luoghi prediletti dall’affascinante volto di Al Jazeera International. C’era molta attesa e curiosità per questo evento mondano, a cui la tranquilla cittadina carolina non è abituata. Ed è proprio per questa caratteristica che la Serra, padre sardo di Decimomannu e madre siciliana, ha scelto l’isola di San Pietro, lontana dai clamori di altri lidi, molto più glamour e chiacchierati.
Una cerimonia semplice ma curata, quella di ieri, dove ha dominato lo stile inglese, quello di provenienza della maggior parte degli oltre cento invitati, che ha attirato l’attenzione e la curiosità dei tabarchini, non abituati a vedere, alle cerimonie nuziali, colori, abiti ed accessori sgargianti, indossati da uomini e donne di notevole statura e lineamenti nordici.
Con un ritardo «accademico» di una decina di minuti, gli sposi, accompagnati dai familiari e dalle damigelle d’onore, hanno varcato la soglia della chiesa di San Carlo. Ad attenderli c’era il parroco Lino Melis e una navata colma di invitati e curiosi.
Entrambi cattolici e battezzati, Mark e Barbara hanno scelto, per la loro unione religiosa, un rito per così dire abbreviato, senza la celebrazione finale dell’eucaristia. Una scelta probabilmente indotta dalle diverse fedi religiose dei presenti, tra cui protestanti e musulmani, che hanno fatto del matrimonio un piccolo caleidoscopio di razze, religioni e tradizioni.
Non poteva essere altrimenti, considerando la carriera e la professione della Serra, ma anche di Mark che, seppur di base a Londra, hanno avuto e hanno contatti, tra colleghi e amici, provenienti dai quattro continenti.
Lei è arrivata all’altare elegantissima, in abito bianco scollato, coperto da un velo trasparente su cui risaltavano splendidi ricami a mano. Lui, in abito blu, camicia bianca e cravatta azzurra, simile a quella di altri invitati, che sfoggiavano una eleganza tipicamente «british».
Il rito vero e proprio ha colto Mark emozionato più di Barbara, che decisa, ha detto sì senza titubanze, come il suo sposo in inglese. Lingua utilizzata anche in alcune letture e nel canto finale di ringraziamento, una melodia tradizionale anglosassone, molto apprezzata dal pubblico.
Gli scatti dei fotografi sono proseguiti nel sagrato, dove l’immancabile riso e i flash hanno salutato gli sposi con applausi di buon auspicio. Continuati nel corso Tagliafico, classico proscenio dei matrimoni carolini, prima di entrare nei festeggiamenti veri e propri, a cura della famiglia Pomata. L’aperitivo è stato servito al Niko Bar, di Antonello Pomata, prima di salire al Guardiamori, al centro dell’isola, nella discoteca all’aperto appositamente prenotata per l’occasione. Dove era pronto il banchetto allestito da Luigi Pomata, amico della sposa, che ha preparato un menù dove gli ingredienti della cucina tradizionale sarda e tabarchina, si sono sposati alle tendenze culinarie ed alle sperimentazioni di sapori e gusti care allo chef.
Non convenzionale anche l’auto scelta dagli sposi: una fiammante Land Rover verde Amazzonia con capotte bianca. Come dire, sposi «sportivi», uno stile confermato dalla passione di entrambi per l’aria aperta ed il mare, considerando che Mark, anche ieri, non ha rinunciato alla consueta corsa mattutina.
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