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29.5.21

«IN FILA ALLA CASSA, UNA DONNA HA BISOGNO, UN SIGNORE L’ AIUTA CON DISCREZIONE»

 Riporto un testo così come l’ ho letto, senza  modifiche   o aggiunte ,  perché pur essendo   una  storia  che girà nel web  ,  dice  tutto  .Racconta  di come  Al tempo del Coronavirus, le file al supermercato non sono state solo teatro di litigi e baruffe.

“In fila alla cassa, il display segna 26,80€, la faccia stranita:
"Ah scusi ho dimenticato il bancomat, ho solo 25€ tolgo qualcosa".
Nel piccolo carrello non ci sono patatine o cibi inutili, vedo pane, pasta, latte, pomodori, carta igienica. L'imbarazzo per chi è distante appena un metro è palpabile, il volto di una mamma poco più che 50enne è corrucciato, deve scegliere cosa sottrarre ai propri figli. È così che assisto al più bel film italiano, reale più che neorealista, poco dietro un altro signore in fila: "Scusi, le è caduto qualcosa" La signora è sorpresa, a terra c'è una banconota da 10 euro, sa bene che non le appartiene Lo sguardo amorevole dell'uomo la convince, é troppo per lei dire che è sua. Non ha vestiti firmati ma non indossa stracci, non ha il trucco ma la sua faccia trasuda sacrifici. Il signore si piega, raccoglie la banconota e le dice: "Probabilmente è successo quando ha aperto il borsello". Ora sembra una bambina, é felice, soprattutto della sua onestà. Paga e uscendo sorride all'uomo che è davanti a me. Lo guarda per l'ultima volta e dice: "Grazie". Assisto e sono felice anch'io, ho capito la lezione. Quell'uomo avrebbe potuto dire: "Non si preoccupi faccio io". Invece ha scelto di preservare la dignità, sua e della signora.

 Ora  Chi ha fatto un beneficio taccia, lo ricordi chi lo ha ricevuto.” Ricordiamoci il bene si fa in silenzio ,il resto è palcoscenico . Mentre leggevo questa news trovata sulla home di Facebook  mi è venuto in mente che le buone notizie sono… a più piani. Primo piano: ho lasciato per intero la descrizione dell’ accaduto perché ce la potessimo gustare: la buona notizia come un sasso buttato nell’ acqua che buca la superficie e si allarga a cerchi concentrici. Secondo piano: uno sconosciuto in fila alla cassa nota che la signora che lo precede non ha tutti gli euro per pagare la spesa; la buona

notizia parte dal vedere, cioè dal non essere spettatori inerti. Terzo piano: i dieci euro che “colui che vede” getta a terra, come se fossero caduti dal borsello della signora, ci dice che la buona notizia è silenziosa, umile, senza bisogno di fanfare. Quarto piano: la signora capisce il “gioco” e regala il suo stupore, la sua gratitudine. Quinto piano: mentre esce, la signora esprime un grazie pieno di dignità e di franchezza; sa che un dono non è mai “meritato”. E grazie lo dicono coloro che vengono a conoscenza di questa “buona notizia”, non solo coloro che sono stati testimoni (in fila al supermercato) ma anche noi che ne veniamo a conoscenza grazie alla testimonianza.

17.5.16

Storie Transessuali, Elena - di Saverio Tommasi

Saverio Tommasi intervista Elena Sofia Trimarchi, donna splendida con un passato reso difficile dalle carenze legislative e dall'ignoranza diffusa.Prima di giudicare le scelte altrui Bisogna conoscere le  loro storie  ! ed è quello  che  Saverio tommasi fa spesso  .Infatti : << Elena Sofia Trimarchi che conosco da molto tempo in fb Spiega la sua esperienza personale ! >>. concordo con lui  il suo intento che  poi  è anche  il miomvedi  i  tag  le storie  , ciclo dei  vinti ,bellezza   ai margini  , ecc 
 "ognuno ha delle priorità, a noi piacciono le persone, le storie.
dobbiamo sorpassare il tempo dell’accettazione, è arrivato il momento della condivisione delle storie, delle passioni, per costruire davvero, insieme, un mattone dopo l’altro, una storia accanto all’altra, un percorso che conduca fuori l’italia dalla melma della non accettazione e della negazione dei diritti."

saverio tommasi




6.7.08

nozze sarde di Barbara sarda giornalista italianadi Al Jazeera International

 questi sono i  vip  che preferisco altro che gregoracci e briatore

Matrimonio in stile british per Barbara Serra
Ieri la cerimonia a Carloforte per la giornalista e Mark Austin


dalla nuova del 6\7\2008



SIMONE REPETTO

Con un bel maestrale e un sole ancora caldo, nel tardo pomeriggio di ieri Barbara Serra e Mark Austin hanno coronato il loro sogno d’amore. A Carloforte, in uno dei luoghi prediletti dall’affascinante volto di Al Jazeera International. C’era molta attesa e curiosità per questo evento mondano, a cui la tranquilla cittadina carolina non è abituata. Ed è proprio per questa caratteristica che la Serra, padre sardo di Decimomannu e madre siciliana, ha scelto l’isola di San Pietro, lontana dai clamori di altri lidi, molto più glamour e chiacchierati.
Una cerimonia semplice ma curata, quella di ieri, dove ha dominato lo stile inglese, quello di provenienza della maggior parte degli oltre cento invitati, che ha attirato l’attenzione e la curiosità dei tabarchini, non abituati a vedere, alle cerimonie nuziali, colori, abiti ed accessori sgargianti, indossati da uomini e donne di notevole statura e lineamenti nordici.
Con un ritardo «accademico» di una decina di minuti, gli sposi, accompagnati dai familiari e dalle damigelle d’onore, hanno varcato la soglia della chiesa di San Carlo. Ad attenderli c’era il parroco Lino Melis e una navata colma di invitati e curiosi.
Entrambi cattolici e battezzati, Mark e Barbara hanno scelto, per la loro unione religiosa, un rito per così dire abbreviato, senza la celebrazione finale dell’eucaristia. Una scelta probabilmente indotta dalle diverse fedi religiose dei presenti, tra cui protestanti e musulmani, che hanno fatto del matrimonio un piccolo caleidoscopio di razze, religioni e tradizioni.
Non poteva essere altrimenti, considerando la carriera e la professione della Serra, ma anche di Mark che, seppur di base a Londra, hanno avuto e hanno contatti, tra colleghi e amici, provenienti dai quattro continenti.
Lei è arrivata all’altare elegantissima, in abito bianco scollato, coperto da un velo trasparente su cui risaltavano splendidi ricami a mano. Lui, in abito blu, camicia bianca e cravatta azzurra, simile a quella di altri invitati, che sfoggiavano una eleganza tipicamente «british».
Il rito vero e proprio ha colto Mark emozionato più di Barbara, che decisa, ha detto sì senza titubanze, come il suo sposo in inglese. Lingua utilizzata anche in alcune letture e nel canto finale di ringraziamento, una melodia tradizionale anglosassone, molto apprezzata dal pubblico.
Gli scatti dei fotografi sono proseguiti nel sagrato, dove l’immancabile riso e i flash hanno salutato gli sposi con applausi di buon auspicio. Continuati nel corso Tagliafico, classico proscenio dei matrimoni carolini, prima di entrare nei festeggiamenti veri e propri, a cura della famiglia Pomata. L’aperitivo è stato servito al Niko Bar, di Antonello Pomata, prima di salire al Guardiamori, al centro dell’isola, nella discoteca all’aperto appositamente prenotata per l’occasione. Dove era pronto il banchetto allestito da Luigi Pomata, amico della sposa, che ha preparato un menù dove gli ingredienti della cucina tradizionale sarda e tabarchina, si sono sposati alle tendenze culinarie ed alle sperimentazioni di sapori e gusti care allo chef.
Non convenzionale anche l’auto scelta dagli sposi: una fiammante Land Rover verde Amazzonia con capotte bianca. Come dire, sposi «sportivi», uno stile confermato dalla passione di entrambi per l’aria aperta ed il mare, considerando che Mark, anche ieri, non ha rinunciato alla consueta corsa mattutina.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...