Secondo la mia esperienza e il mio percorso interiore fin qui fatto oltre alla definzione classica il Perdonare
una parola piccola, ma un gesto enorme.È uno degli atti più umani e trasformativi che esistano. Perdonare non significa dimenticare, né giustificare ciò che è accaduto, ma scegliere di non lasciare che il dolore tenga in ostaggio il nostro presente. È un modo per dire: “Non voglio che ciò che mi ha ferito continui a ferirmi”. A volte perdonare è facile. Altre volte richiede tempo, silenzi, riflessioni… perfino lacrime. Ma quando arriva, può liberare entrambi chi perdona e chi viene perdonato.
vuol dire , giustamente anche non ricambiare un torto con una vendetta facendo cosi un altro torto . Lasciare passare e a volte anche dimenticare Infatti mi è capitato spesso di riderci su quando affiorano dei ricordi assopiti o sono riaffiorati di recente dei torti avvenuti il primo 10\12 ani fa e il secondo 20\5 anni fa e dirsi ma cazz... ancora ci penso per poi andare oltre perchè t'accorgi che soprattutto per i più vecchi non vale la pena riaprire la questione . Qualcuno di voi ( e fose anche l'altro mio io ) m chiederano ma come fare a metterlo in atto ? .Lo so che è semplice a dirsi difficile a metterlo in atto perchè Dipende da ciascuno di noi infatti : << [ .... ] sei tu sei tu sei tu chi può darti di più in un eterno presente che capire non sai [....] da Per Me Lo So ( Testo ) -CCCP >> Ma soprattutto non si può sempre stare a pensare di vendicarti o come reagire . Inoltere Per le piccole cose ( ovviamente il termine piccole è soggettivo ) è meglio lasciar perdere e pensare come dice se on ricordo male uno ( foto a destra ) di miei , punti di riferimento nonostante sia un po' dato , Consigli per un anno di Roberto Vacca ( Bompiani1995) un antica leggenda orietale di un sovrano offeso che non reagi ad un offesa e quando tutti increduli per la sua calma e non reazione rispose : << tanto troverà qualcun altro che lo punira >> infatti quella persona fu decapitata da un altro signorotto locale di cui aveva insultato la mare . Ma soprattutto : 1) la miglior vendetta è il perdono ., 2) prendere esempio da Gandhi ., 3) dal romanzo il conte di montecristo .
concludo questo post con le note della canzone Mio caro padrone domani ti sparo - Paolo Pietrangeli .
N.B ( scusate lo spiegone ma a volte è necessario ) ascoltate bene la canzone senza pregiudizi e preconcetti
ideologici in quanto sia il testo e il titolo sono
sarcastici e contestualisti al periodo 1969\1984 di grossi cambiamenti sociali non solo d violenza i cosidetti : strategia della tensione ( bombe di stato ) , anni di piombo e stragi mafiose . infattti un verso dice [...] Compagni sia chiaro\Che il giorno ventuno\Migliore vendetta\Sia proprio il perdono\E allora saremo\Più grandi e più forti\Se tutti i rancori\Saranno sepolti [...]
Per parafrasare un famoso saggo di Umberrto Eco che in Elogio del Montecristo in Su gli
specchi e altri saggi, Milano, Bompiani, 2001 affermava << [....] Il Conte di Montecristo è senz'altro uno dei romanzi più appassionanti che siano mai stati scritti e d'altra parte è uno dei romanzi più mal scritti di tutti i tempi e di tutte le letterature. [....] >> sul conte di motecristo di Dumas Padre., la serie tv è fatta benissimo e malissimo allo stesso tempo .
Scritto Benissimo
Tale riadattamernto del conte di monte cristo di Dumas padre ha trasmesso ed esplorato anche se sinteticamente con notevoli differenze con il romanzo ( qui la trama del romanzo ) ma se senza togliere nulla o quasi ad esso . Tratta in maniera sublime i temi della vendetta , della redenzione, rimanendo fedele al romanzo di Alexandre Dumas, e ha presentato un cast di attori talentuosi e compresi alcuni esordienti . Infatti ha suscitato emozioni forti tra i fan e non con molti che hanno elogiato la qualità della produzione e l'interpretazione degli attori . Infatti ha conquistato milioni di spettatori che fedelmente, episodio dopo episodio, hanno seguito rapiti le vicende di Edmond Dantès. raggiungendo nonostante sia come il fil andto in onda su canale 5 , tratto anch'esso dalla leggendaria opera letteraria di Dumas si tratta di due adattamenti completamente diversi, realizzati da team creativi ben distinti: la fiction Rai, composta da otto episodi, è stata diretta da Bille Auguste e interpretata dall'attore inglese Sam Claflin, ed è una produzione franco-italiana; il film cinematografico, invece, è una produzione Pathé pensata come un vero e proprio blockbuster europeo, sulla scia del successo dei film de I tre moschettieri con Vincent Cassel e Eva Green. La miniserie ispirata al capolavoro letterario di Alexandre Dumas, si presenta quindi come una produzione di altissimo livello. Dalla cura dei costumi all'ambientazione storica, tutto è stato realizzato con grande attenzione ai dettagli, regalando agli spettatori un'esperienza visivamente straordinaria e narrativa intensa. sia che si sia letto ( come nel mio caso) l'opera di Dumas Padre Questo nuovo adattamento televisivo del celebre romanzo ha, sin dall'inizio, il pregio di essere curato
nei minimi dettagli, dalle scenografie ai costumi. Le location sono perfettamente in linea con l'estetica romantica: il maniero dell'Isola d'If, le scogliere e le ville del conte a Parigi sono solo alcuni esempi di ambientazioni che immergono lo spettatore nel contesto storico e culturale dell'Ottocento.Allo stesso tempo, la sceneggiatura è resa più incisiva e attuale. Emergono infatti i temi universali dell'ingiustizia e del desiderio di vendetta, esplorati anche attraverso l'influenza dell'opinione pubblica e della stampa per portare alla luce misfatti e truffe.La serie si distingue per un proprio stile e una propria identità narrativa, con scelte che non sempre aderiscono fedelmente al romanzo, suscitando alcune critiche da parte del pubblico, che tuttavia ha premiato l'adattamento con un grande seguito. La regia attenta di Bille August conferisce alla narrazione un ritmo lento e cadenzato, senza però mai far calare l'interesse dello spettatore. L'uso di brevi inserti didascalici aiuta a orientarsi tra le trame e sotto-trame di questa complessa costruzione narrativa. I flashback, inseriti nei momenti di maggiore tensione, non banalizzano l'opera, bensì facilitano la comprensione degli snodi principali, rendendo più chiari i significati profondi della vicenda.La scrittura è estremamente razionale: ogni elemento, inclusi i personaggi secondari, è funzionale alla scena e allo sviluppo del racconto. Man mano che si concludono i capitoli della vendetta, i personaggi lasciano la scena per sottrazione, senza dispersioni narrative. Lo stesso trattamento è riservato al personaggio di Haydée, la cui evoluzione porta a una variazione significativa rispetto al finale del romanzo, pur mantenendo intatta la morale della storia: l'amore come fonte di cura e resilienza.Adattare "Il Conte di Montecristo" è sempre una sfida ambiziosa, trattandosi di un'opera intramontabile, ricca di colpi di scena e personaggi complessi. Questa nuova versione si confronta inevitabilmente con i precedenti, come lo sceneggiato diretto da Edmo Fenoglio nel 1966 con Andrea Giordana, quello del 1998 di Josée Dayan con Gérard Depardieu e Ornella Muti, e il film di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte, presentato fuori concorso a Cannes nel 2024.
Il cast internazionale è un altro dei punti di forza della serie, conferendole una dimensione corale e omogenea. Jeremy Irons è perfetto nel ruolo dell'abate Faria, mentre Lino Guanciale interpreta con ironia e carisma il brigante Vampa. Sam Claflin, nel ruolo del protagonista, restituisce un Edmond Dantès tormentato e serioso, ben centrato nel suo percorso di trasformazione-logoramento.
Particolarmente interessante è la metafora della vendetta come una forma di dipendenza: essa divora il protagonista, ma non lo ripaga degli anni di ingiustizia e reclusione.Funziona tutto, nonostante qualche ingenuità, come la mancanza di travestimenti: Edmond Dantès, quando si presenta come il misterioso nobile, non viene riconosciuto solo in base al tempo trascorso e agli abiti lussuosi.A parte la siua amata che lo riconosce dalla voce
Scritto malissimo
questa trasposizione televisiva presenta un difetto che non passa anche a chi conosce per somi capi il romanzo omonimo , inosservato: la velocità eccessiva del racconto. Essendo tratta da un romanzo molto lungo e complesso, la serie ha scelto di comprimere gli eventi. Per questo è arrivata alla terza puntata con un ritmo che, pur mantenendo alta l'attenzione,ha rischiato di disorientare lo spettatore. Gli episodi scorrono rapidamente, così come i personaggi e le loro vicende. Lascia, però, poco spazio per immergersi a fondo nelle relazioni e nei dettagli che sono invece l'anima del romanzo originale e delle diverse traspozioni ciematografiche in particolare ( la mia preferità è il contodimontecristo Il conto Montecristominiserie televisivaItaliana del 1997 diretto da Ugo Gregoretti, ispirata al celebre romanzo di Alexandre Dumas padre. La fiction andò in onda in prima visione su Rai 3 ogni domenica e martedì e che vede come attori Alessio Boni e Sergio Rubini ambientata fra il 1945\992 girata anche in sardegna nella mia provincia poi i gusti sono gusti 😛😂😋 ) quella è grazie a d essa che ho letto spontaneamete e non obbligo scolasticamente il romanzo . Il finale è scontato e fin qui niente d'eccezionale per chi lha letto ilromanzo visto le altre traspoosizioni cinematografiche ma è stravolto rispetto all'opera originale . Ora certo non bisogna pretenere che una trasposizione finisca esattamente come l'originale , ma quando asi tratta di un opera clasica della letteratura dovrebbe o essere uguale o quato meno avvicinarsi il più possibile all'originale . Ma qui .... . Per chi non ha letto o no ricorda il romanzo il regista sembra secondo molte recensioni preoccupato soltanto di rendere la sua opera facile da seguire. La sua regia perde completamente di personalità e inventiva, risultando didascalica e scolastica: non c’è alcuna ricerca stilistica né nell’illuminazione né nei movimenti di macchina, perché l’obiettivo è semplicemente permettere a un pubblico generalista – composto da giovani, adulti e anziani – di seguire la serie senza fatica, senza doversi impegnare in una visione complessa dopo una giornata di lavoro o di studio.
Comuque per me che ho letto : alcuni estratti in francese alle superiori alle superiori e successivamente poi il romanzo dove la trasposizione cinematografica prima citata . è una buona trasposizione, ben fatta , dove il riadattamento all'attualità e i piccoli stravolgimenti \ licenze creative ( a parte il finale ) non intaccano , anzi invitano a leggere o rileggere ( nel mio caso ) il romanzo originale .
Infatti la serie si distingue per un proprio stile e una propria identità narrativa, con scelte che non sempre aderiscono fedelmente al romanzo, suscitando alcune critiche da parte del pubblico, che tuttavia ha premiato l’adattamento con un grande seguito. La regia attenta di Bille August conferisce alla narrazione un ritmo lento e cadenzato, senza però mai far calare l’interesse dello spettatore. Una due putate in più non sarebbero state male soprattutto concentrandosi un po' di più sui personaggi di Mercedes e di Haydée — Principessa albanese, comprata quale schiava da Edmond e, al termine della vendetta del Conte, sua futura sposa. Haydée era figlia di Alì-Tebelen, Pascià di Giannina.