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20.6.25

Ma gente non conosce più il valore salutare della sconfitta. SINNER SOTTOBATTACCO DEGLI HATERS PER UNA,SCONFITTA



Gli è bastato perdere una partita - UNA - per finire nel tritacarne di pseudo-tifosi, veri odiatori, gente che magari  segue il tennis da sette minuti e carrozzone al seguito.
“È finita”. “Dopato”. “Non è più lui”. “Crucco” e via di insulti, denigrazioni, vomito puro nei confronti di uno che nell’ultimo anno e mezzo ha vinto tre Slam su sei, due coppe Davis quasi da solo, le Atp finals e ha passato le ultime 52 settimane (per distacco) da numero uno, nonostante tre mesi di stop totale.
Stiamo parlando di un giocatore che dal 2024 a oggi ha un record di 100 vittorie e 9 sconfitte, di cui 5 contro un giocatore solo: Carlos Alcaraz.
Significa che, al di fuori di Carlitos (con cui esiste un discorso tecnico e mentale a parte), le sconfitte di Jannik non si contano neanche sulle dita di una mano.
E, se le vai pure ad analizzare, si scopre che con Tsitipas un errore clamoroso dell’arbitro gli ha tolto il doppio break che sarebbe stato decisivo.
Che a Wimbledon con Medvedev aveva appena saputo del doping con annessa crisi gastro-intestinale.
Mentre con Bublik ieri, chiunque conosca il il tennis, sa che in certe giornate, su erba, il kazako vale un top 5, specie ad Halle dove non a caso aveva già vinto proprio con Jannik.
Eppure la notizia della sconfitta di Sinner ad Halle ha fatto il giro del mondo, tra gli “oh” sbigottiti e increduli. Solo con Sinner accade e il motivo è semplice: perché non succede (quasi) mai. Quando una tua sconfitta diventa un evento mondiale, vuol dire che sei un fenomeno.
Quindi di cosa stiamo parlando?
Non certo di tennis.
Non stiamo parlando neanche di Jannik. Che vivaddio non è un robot, ogni tanto perde pure e ha tutto il diritto di farlo e, anzi, per certi versi, in certi tornei e in certi momenti dell’anno, è pure salutare.
No, questa cloaca maxima parla del modo con cui certa gente si rapporta al tennis e   allo  sport  come sfogatoio su cui scaricare le proprie frustrazioni, il proprio tifo da arena, calcistico, ultrà. Vale per gli odiatori di Sinner così come per gli auto-proclamati sinneriani che offendono gli avversari di Sinner, dimostrando di non aver capito nulla non solo di tennis ma anche del loro idolo.
Sinner ha avuto il grandissimo merito di aver reso  di nuovo  il tennis sport nazionale e popolare.
Ma ha avuto il torto - suo malgrado e senza alcuna colpa - di averlo trasformato in una curva da stadio, con le sue tribù, le sue fazioni e le sue miserie. La sua ignoranza ostentata e senza vergogna.
La sconfitta di ieri contro Bublik ci ha ricordato che anche Jannik è umano, ed è una bella notizia. E lo proietta a Wimbledon senza la cintura - ma pure la pressione - del favorito assoluto. E anche questa non è detto che sia così cattiva.
Viva sempre Jannik. Soprattutto oggi, quando sul carro si sta un po’ più larghi. E si respira.

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