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23.11.25

la rosicata di vanacci Cagliari, la “tesi” di uno studente: “Vannacci alimenta l’hate speech coi suoi post” Simone Cherchi mette nel mirino 3 post del “generale” della Lega, analizzando i “linguaggi d’odio” in una tesi ufficiale di Lingue e Comunicazione

poichè usare il termine comunista era troppo ridicolo e abusato hsa voluto essere originale nel bulizzarlo e  ridicolizza   ( vedere  video sotto   al centro  )
Quindi vuol dire che Simone Cherchi "Lo ha fatto con coraggio, individuando il vero problema: l’uso irresponsabile dei social .  
Mettendo   per  iscritto  perchè  carta  canta   ciò  che    molti  sociologi  e  antropologicilo  dicono e  ripetono  d'anni solo  oralmente  o in  alcuni  scritti   non accademici  



















  siti      consultati  https://cagliarinews.it/ .,  unionesarda.it.,  lanuovasardegna.it   

Una tesi di laurea sull'hate speech all'Università di Cagliari. E tra i casi di studio presentati dallo studente ci sono in particolare, tre post di Roberto Vannacci, generale e politico, vicesegretario federale della Lega per Salvini Premier dal 2025 ed europarlamentare.L'autore della tesi, Simone Cherchi, Facoltà di Studi Umanistici, Corso di Laurea in Lingue e Comunicazione - relatore il docente Massimo Arcangeli - si sofferma all'inizio del suo lavoro sulla definizione di hate speech. Tradotto in italiano significa discorso d'odio o incitamento all'odio. Lo studente spiega che è sempre esistito, ma che ora in qualche modo è rafforzato e amplificato dalla rete e dai social.
Una tesi di laurea dedicata all’hate speech è stata discussa all’Università di Cagliari. Tra i casi analizzati dallo studente compaiono tre post di Roberto Vannacci, generale e politico della Lega.
L’autore della tesi, Simone Cherchi, iscritto alla Facoltà di Studi Umanistici nel corso di Lingue e Comunicazione e seguito dal professor Massimo Arcangeli, apre il suo lavoro definendo il concetto di hate speech, termine traducibile come “discorso d’odio” o “incitamento all’odio”.
Cherchi osserva come questo fenomeno sia sempre esistito, ma oggi risulti amplificato dalla rete e dai social media. La notizia data da Ansa e Unione Sarda.
Nella sua analisi distingue tra hate speech diretto e hate speech implicito o subdolo. A quest’ultima categoria attribuisce il primo dei casi presi in esame.
Si tratta di un post in cui Vannacci commenta la notizia delle dimissioni dal Parlamento europeo di Carola Rackete.
È l’attivista che nel giugno 2019, alla guida della Sea-Watch 3, aveva forzato il blocco del porto di Lampedusa per sbarcare 42 migranti.
Il generale scrive: "Non ci mancherai. Ora speriamo che anche Ilaria Salis e Mimmo Lucano seguano l’esempio". Fin qui, rileva lo studente, il contenuto rientra nel lecito.
Il problema emerge però nelle immagini scelte: "Ci troviamo davanti a un caso di linguaggio d’odio subdolo".
"Il politico, per eludere gli algoritmi di Meta, evita l’umiliazione esplicita e utilizza foto di Carola Rackete mettendo in risalto la sua peluria con un primo piano sulle gambe".
"Un dettaglio superfluo rispetto all’apparente innocuità del post, ma che rivela le reali intenzioni di Vannacci".
Segue infatti una lunga serie di insulti rivolti all’attivista nei commenti. "Possiamo dunque distinguere due modalità di hate speech – conclude Cherchi – e riconoscerle chiaramente".
"Da un lato il post di Vannacci, espressione di un linguaggio d’odio subdolo, ragionevole ma che normalizza la discriminazione. Dall’altro i commenti, dove il linguaggio d’odio diventa esplicito".
Lo studente prosegue poi analizzando altri due contenuti, sempre firmati da Vannacci: uno riguardante Laura Boldrini, deputata del PD, e uno relativo a una manifestazione LGBT.
Il relatore, Massimo Arcangeli: "Simone Cherchi ha fatto ciò che ognuno di noi dovrebbe fare: denunciare il linguaggio d’odio online, che oggi raggiunge livelli mai visti".
"Lo ha fatto con coraggio, individuando il vero problema: l’uso irresponsabile dei social da parte di chi, figura pubblica o rappresentante delle istituzioni, espone ogni volta una nuova vittima ai propri follower. Se un ex generale, oggi europarlamentare, arriva in un post su Facebook ad attaccare una giovane studentessa senegalese divenuta vicepresidente della Regione Toscana insinuando che abbia ottenuto la carica grazie alla sua “pelle nera”, non possiamo poi sorprenderci delle reazioni dei suoi sostenitori».iari, la “tesi” di uno studente: “Vannacci alimenta l’hate speech coi suoi post”
Simone Cherchi mette nel mirino 3 post del “generale” della Lega, analizzando i “linguaggi d’odio” in una tesi ufficiale di Lingue e Comunicazione


18.11.25

«La violenza virtuale è reale, se io non voglio tu non puoi», lo spot per il 25 novembre 2025 contro la violenza sulle donne


 C’è un giorno, ogni anno, in cui il silenzio ipocritamente si incrina. Il 25 novembre la realtà torna a chiedere ascolto: quella delle donne, delle ragazze, di chi lavora senza sosta nei Centri Antiviolenza. E quest’anno la Fondazione Una Nessuna Centomila accende quella luce con una campagna che, per la prima volta, usa l’intelligenza artificiale non per creare illusioni, ma per rivelare ciò che spesso fingiamo di non vedere. In un tempo in cui l’AI può diventare arma - generare insulti, manipolare immagini, produrre deepfake che violano, espongono, feriscono - la Fondazione sceglie di ribaltare lo sguardo. Di usare la tecnologia per mostrare la verità nascosta: una donna che non esiste, per raccontare una violenza che invece esiste eccome. Quella che nasce dalle parole dette con leggerezza, dagli sguardi che giudicano, dai commenti che definiscono le ragazze prima ancora che possano definirsi da sole. Perché oggi molte giovani crescono in un mondo che le guarda senza vederle davvero quest anno lo spot per la settimana del 25 novembre è questo

. Si fermano ai selfie, ai vestiti, ai modi di parlare. Scambiano la libertà per provocazione, la fragilità per superficialità. E così, invece di essere ascoltate, vengono ridotte. L’obiettivo della campagna è invertire la rotta: farle sentire credute. Ricordare che la responsabilità dello sguardo è di chi guarda. «Vogliamo mettere in discussione lo sguardo con cui troppo spesso le donne vengono osservate e raccontate - spiega Giulia Minoli, presidente della Fondazione - Il modo in cui le vediamo influisce sulla loro libertà». Tra le protagoniste che prestano volto, voce e sensibilità a questa battaglia ci sono Carolina Crescentini, Big Mama, Elena Sofia Ricci. La campagna sarà presentata in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le Donne, mentre Roma si prepara alla manifestazione di sabato 22 novembre

8.11.25

Attaccare lei per colpire lui Non sapendo più come prendersela con Zohran Mamdani, le orde di miserabili odiatori si sono riversate sul nuovo obiettivola moglie Rama Duvaji

Leggo e concordo ( non sapevo che il termine frst lady fosse maschilista \ sessista ) a Lorenzo Tosa che << Non sapendo più come prendersela con Zohran Mamdani, le orde di miserabili odiatori si sono riversate sul nuovo obiettivo: Rama Duvaji, 28 anni, tra e dopo le mille altre cose notevoli, moglie del neo sindaco di New York.In queste ore stanno riversando su questa donna una centrifuga spaventosa di sessismo, misoginia, islamofobia, body shaming violentissimo.“Mariangela di Fantozzi?”“Viene fuori da un centro sociale?”Dai che tra poco a Wall Street contratteranno i prezzi dei cammelli”.“Sarà la schiava di questo talebano malefico “Fa pandan con il bidone a fianco”. Solo per citare quelli pubblicabili. [...] Ma, per favore, non chiamatela “first lady”, come già sta facendo in
modo insopportabilmente sessista tre quarti della stampa italiana e mondiale.
Rama Duvaji e la sua arte esistono prima di Mamdani e a prescindere da lui. Anzi, loro due insieme, uno a fianco all’altro, non davanti né dietro, in questo momento storico rappresentano un neo pericoloso e meraviglioso al trumpismo e al nazionalismo dominante, dimostrando che esiste - e può esistere anche al potere - un’America diversa, giovane, multietnica, progressista, non bianca, non convenzionale.Rama Duvaji rappresenta tutto ciò che il trumpiano-salviniano medio detesta.Ah, e, per inciso, se proprio insistete, è pure bellissima. Ma pretendere che un trumpino lo capisca, mi rendo conto, è chiedere troppo.>> Infatti tali persone , proprio ,non riescono ad accettare che sia una donna di successo prima e a prescindere dall’exploit di Mamdani, al quale ha dato per altro un contributo decisivo. È stata lei a creare la campagna visual e social ormai già diventata mitica e che avrà epigoni e imitatori in tutto il mondo.  Poveri piccoli esseri che per sopportare la loro vita miserabile hanno bisogno di riversare odio verso chi invece vive una vita degna di essere vissuta.infatti Un attacco come quello a Rama Duvaji non racconta nulla di lei e tutto del livello miserabile di chi lo porta avanti. Quando una donna giovane, competente, libera, multiculturale e autorevole entra nello spazio pubblico senza chiedere permesso, il riflesso dei mediocri è sempre lo stesso: provare a riportarla nel recinto degli stereotipi. Sessismo, razzismo, islamofobia, body shaming… è il solito arsenale di chi non ha argomenti ma pretende di fare politica insultando. La verità, che a molti brucia, è che la storia di Rama e Mamdani incrina una narrazione tossica: mostra che esiste un’America capace di includere, innovare, cambiare pelle. Una coppia che non recita il copione patriarcale; una campagna elettorale costruita con creatività, idee e coraggio; una visione che rompe la bolla bianca e nazionalista che certi ambienti vorrebbero eterna. Ora Il punto è semplice. Rama Duvaji non è un accessorio. È una protagonista. Una professionista che si è guadagnata tutto quello che ha con talento e lavoro, non con il cognome di un uomo. Ed è proprio questo che scatena il livore degli odiatori: non riescono a tollerare che la politica possa essere diversa da quella fatta di clan familiari, leaderismi maschili e slogan da salotto televisivo.Chi la attacca soprattutto in questo modo rivela solo la propria paura. Paura di perdere un mondo costruito sulla supremazia di uno standard: bianco, maschio, etero, nazionalista, conservatore. Un mondo che scricchiola sempre di più. Questa vicenda, al netto della miseria umana degli insulti, è un segnale positivo. Vuol dire che il cambiamento non lo stanno solo raccontando. Lo stanno incarnando. E chi vive di odio, quando la realtà si muove davvero, resta sempre un passo indietro.

20.6.25

Ma gente non conosce più il valore salutare della sconfitta. SINNER SOTTOBATTACCO DEGLI HATERS PER UNA,SCONFITTA



Gli è bastato perdere una partita - UNA - per finire nel tritacarne di pseudo-tifosi, veri odiatori, gente che magari  segue il tennis da sette minuti e carrozzone al seguito.
“È finita”. “Dopato”. “Non è più lui”. “Crucco” e via di insulti, denigrazioni, vomito puro nei confronti di uno che nell’ultimo anno e mezzo ha vinto tre Slam su sei, due coppe Davis quasi da solo, le Atp finals e ha passato le ultime 52 settimane (per distacco) da numero uno, nonostante tre mesi di stop totale.
Stiamo parlando di un giocatore che dal 2024 a oggi ha un record di 100 vittorie e 9 sconfitte, di cui 5 contro un giocatore solo: Carlos Alcaraz.
Significa che, al di fuori di Carlitos (con cui esiste un discorso tecnico e mentale a parte), le sconfitte di Jannik non si contano neanche sulle dita di una mano.
E, se le vai pure ad analizzare, si scopre che con Tsitipas un errore clamoroso dell’arbitro gli ha tolto il doppio break che sarebbe stato decisivo.
Che a Wimbledon con Medvedev aveva appena saputo del doping con annessa crisi gastro-intestinale.
Mentre con Bublik ieri, chiunque conosca il il tennis, sa che in certe giornate, su erba, il kazako vale un top 5, specie ad Halle dove non a caso aveva già vinto proprio con Jannik.
Eppure la notizia della sconfitta di Sinner ad Halle ha fatto il giro del mondo, tra gli “oh” sbigottiti e increduli. Solo con Sinner accade e il motivo è semplice: perché non succede (quasi) mai. Quando una tua sconfitta diventa un evento mondiale, vuol dire che sei un fenomeno.
Quindi di cosa stiamo parlando?
Non certo di tennis.
Non stiamo parlando neanche di Jannik. Che vivaddio non è un robot, ogni tanto perde pure e ha tutto il diritto di farlo e, anzi, per certi versi, in certi tornei e in certi momenti dell’anno, è pure salutare.
No, questa cloaca maxima parla del modo con cui certa gente si rapporta al tennis e   allo  sport  come sfogatoio su cui scaricare le proprie frustrazioni, il proprio tifo da arena, calcistico, ultrà. Vale per gli odiatori di Sinner così come per gli auto-proclamati sinneriani che offendono gli avversari di Sinner, dimostrando di non aver capito nulla non solo di tennis ma anche del loro idolo.
Sinner ha avuto il grandissimo merito di aver reso  di nuovo  il tennis sport nazionale e popolare.
Ma ha avuto il torto - suo malgrado e senza alcuna colpa - di averlo trasformato in una curva da stadio, con le sue tribù, le sue fazioni e le sue miserie. La sua ignoranza ostentata e senza vergogna.
La sconfitta di ieri contro Bublik ci ha ricordato che anche Jannik è umano, ed è una bella notizia. E lo proietta a Wimbledon senza la cintura - ma pure la pressione - del favorito assoluto. E anche questa non è detto che sia così cattiva.
Viva sempre Jannik. Soprattutto oggi, quando sul carro si sta un po’ più larghi. E si respira.

14.8.21

non esistono più gli odiatori di una volta che diavano le idee e ma rispetto nel limite del possibile le persone . Mie riflessioni dopo la shitstorm contro Gino Strada

  dopo  il fango   e la diffamazione    e  gl  insiulti     personali   al defunto Gino Strada  


Ringrazio questo 'signore' di Fratelli d'Italia (il tizio in questione è quello con la barba a sinistra della fotoperché ha espresso chiaramente il pensiero di una certa politica italiana.
Sono andato a recuperare quanto scrissi I  II  tempo fa sull'odio   e  su  come  esso   debba essere        d'usato   piuttosto  che    contro le  persone    contro le  basi   cultiurali ed  ideologiche    del potere   dominate   ovvero  i poteri forti   ed incanarlo in qualcosa di positivo e costruttivo    rispettando  le  persone  .  Lo  so  mi ripeto   ma  ogni volta  che  muore  qualcuno\a  di  scomodo    a certe persone  si scatena  una  campagna  d'odio  con  cal
lunie  e diffamazioni per  altro più volte smentite    .  
Certo l''odio è un sentimento umano   da  cui  nessuno   \a  è immune  ,  sottoscritto  compreso  , e  non  sempre  ci  si  riesce  a  controllarsi   , ed è sempre esisto (ed sempre esistera ) visto che esprime in una forte avversione o una profonda antipatia.

[... ] Lo distingue da questi ultimi la volontà di distruggere l'oggetto odiato, e la percezione della sostanziale "giustizia" di questa distruzione: chi odia sente che è giusto superiore , , al di là di leggi e imperativi morali, distruggere ciò che odia. [...] Si parla di "oggetto" odiato anche nel caso di odio verso persone, perché queste non vengono considerate propri simili, esseri umani come chi odia, ma appunto oggetti invece che soggetti. [...] da https://it.wikipedia.org/wiki/Odio

 Ma a causa delle tecnologie è peggiortato perchè se prima d'arrivare a lingiaggi , pogrom , ecc ci volevano anni o un esasperazione grandissima vedi il caso di piazzale loreto o il terrorismo . adesso il confine ( chè è sempre esistito ) tra  odio   e  barbarie     è sempre più labile


non ti vuoi vaccinare o usare il green pass . ok libero di farlo cosi pure se sei ipocrita e falso usare quello degli altri o dare i tuoi dati sensibili e poi piangere lascrime di coccodrillo se vieni truffato e minacciato perchè non diffondano i tuoi dati . ma non di rompere le scatole ed arrivare a minacciare ( ancora fortunatamente non a ucidere o fare attentati ) a chi lo usa e a chi rispetta le regole questo proprio è da infami e terroristi peggio di quelli del Isis \ stato islamico
https://www.repubblica.it/.../green_pass_la_caccia_a.../...
.
Marina Rovaris
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Commenti: 2

  • Luca Grata
    A uccidere o fare attentati? Terroristi peggio dell'Isis?
    Secondo me il vaccino ti ha dato alla testa!!!!!!
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    • 22 h
    • Giuseppe Scano
      Luca Grata LOL . Non mi riferivo ai vacini o antivacinisti . ma facevo un discorso generico , partendo da quello . E poi guarda che tutti i fondamentalismi hanno iniziato con minace e d insulti pesanti . generalmente il passaggio da insulti pesanti o agli attentati o omicidi il passo è breve . il fondamentalismo o il terrorismo docet
      1
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 che basta , ormai non ci si riesce più a controllarsi e a distinguere , una provocazione o trovata pubblicitaria autopromozionale di pseudo vip ed influenzer , per fare partire una shitstorm o anche peggio e non rispettare neppur e i morti vedi il caso di Gino Strada . Per uscire o quantro meno riportare la situazione a un qualcosa di fisiologico serve : 1) accettare che l'odio non si eliminerà mai del tutto perchè  come dice  questa  antica    favola  degli indiani  degli Usa 



siamo noi a decidere a che lupo scegliamo di dar da mangiare, ovvero siamo noi che scegliamo di alimentare sentimenti buoni piuttosto che cattivi. La Responsabilità è quindi nostra. Siamo noi che dobbiamo scegliere per la nostra Vita. Gli uomini di per sé non sono ne buoni ne cattivi, semplicemente alimentano due lupi diversi. 2) educare nelle scuole ad iniziare dagli asili ad educare alla cultura della legalità , del rispetto e non violenza ,   anche nel  linguaggio   e nella  comunicazione  ad osservare il mondo senza preconcetti e pregiudizi , intrecciare il proprio segno ed il proprio colore con le idee e le esperienze degli altri La verità assoluta non esiste, esiste il confronto fra persone, la comprensione, il mettersi in gioco, tenendo conto delle opinioni di tutti. t ipo l'associazione bimbisvegli di : Lina Prinzivalli e Giampiero Monaca. qui il manifesto o i principi di  https://www.odiareticosta.it/ ovvero promuovere una cultura delle parole e del linguaggio scevre da odio, pregiudizi e stereotipi, un utilizzo più consapevole dei social e del web. 3) ma soprattutto ad incanalare l'odio  verso  il pensiero  negativo  come  suggeriva  Enrico malatesta ( (1853-1932 )


  N.B Chi    mi  segue   dall'inizio  ed  ha   già   letto  in precedenza i link  citati  nelle prime  due  righe di questo post     salti questo   parte  

 




no so   che  altro dire     alla  prossima 



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 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...