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24.11.25

La rosicata benealtrista e post bambineschi dei Vannacciani per la tesi di laurea di simone cherchi sull'odio nei social

E' vero che in tale post sotto riportato sotto ,  che commenta  la  reazione diVanacci alla  tesi  di di  Simone  cherchi    di cui abiammo  parlato    precedentemente , c'è benaltrismo L'odio mascherato di
da  https://www.alfemminile.com/
Vannacci (che poi spesso ritratta dicendo banalità sconcertanti) è un esempio tipico di un uso scellerato dei social. Bisognerebbe leggere la tesi e capire come è stato trattato e collocato il tutto prima di scrivere sciocchezze ma contiene anche se rimaneggiata politicamente un fondo di verità sul clima e sull'aria che c'è nel paese






Cagliari: Quando l’odio è sempre degli altri - Vannacci all’esame e l’università all’orale di libertàAll’Università di Cagliari si laureano sull’odio. Letteralmente. Simone Cherchi, facoltà di Studi Umanistici, confeziona una tesi sull’hate speech e per dimostrare il teorema prende tre post di Roberto Vannacci, generale, eurodeputato, nuovo volto della destra leghista perfetto per il laboratorio. Il relatore applaude, i giornali raccontano la storia come se fossimo di fronte a una nuova Norimberga digitale. Il cattivo è già scelto, il copione pure.Vannacci, da parte sua, risponde nel modo che conosce meglio: ipertrofia dell’ego. «Io studiavo Weierstrass e Laplace, questi studiano Vannacci. Che onore». Traduzione: continuate pure a insultarmi, intanto mi fate campagna. È il suo mestiere. Sfida mezzo mondo, vive di polemica, ogni attacco è benzina. E infatti rilancia: se vogliono la dedica sulla tesi, lui “c’è”. Non fa una piega: ci gioca.Il punto non è difendere Vannacci, che scrive spesso cose controcorrente, semplifica, provoca apposta. Il punto è capire che film stiamo guardando. Perché qui la discussione sull’odio rischia di diventare la solita messa cantata: i buoni da una parte, i cattivi dall’altra. I buoni, ovviamente, sono sempre quelli che spiegano cos’è l’odio degli altri.La tesi distingue tra hate speech “subdolo” e hate speech “esplicito”. Nel primo caso finiscono i post del generale, nel secondo i commenti dei follower che si scatenano sotto. Schema chiaro: il leader butta la carne nel recinto, la folla azzanna. Ed è vero che sui social funziona così. Ma se ci fermiamo qui, è sociologia da talk show, non ricerca. Perché la dinamica vale per tutti: per Vannacci, per gli influencer di sinistra, per gli attivisti antifa, per i fan della Boldrini e per i fan di chiunque.Facciamo un esperimento mentale molto semplice, da bar. Prendiamo una qualsiasi pagina che demonizza “i fascisti”, “i terrapiattisti”, “i no-vax”, “i maschi bianchi etero”, “i boomer”. Cambiano i bersagli, non il meccanismo. Il leader col megafono lancia il segnale, il branco dei fan completa l’opera a colpi di insulti, meme, sarcasmo tossico. È hate speech oppure no? Dipende da chi sta giudicando. Se l’oggetto dell’odio è uno “giusto”, diventa “satira”, “sdegno civile”, “pugno al fascismo”. Se è uno “sbagliato” viene catalogato come odio da manuale.È qui che l’università dovrebbe tenere la barra dritta. Studiare l’odio on line significa entrare nel fango di tutti, non solo di chi sta sul lato politico che ci fa comodo. Vannacci è un bersaglio ghiotto, è ovvio: è divisivo, è famoso, è di destra dura, quindi garantisce titoloni e pacche sulle spalle. Ma se l’analisi finisce per dipingere lui come l’origine del male e i suoi detrattori come cavalieri della civiltà, allora non è più solo accademia.La scena è sempre la stessa: si estrae un post del generale sulla Rackete, si mostra la foto con la peluria, si analizzano i commenti vomitati sotto. Operazione legittima, per carità. Ma andrebbe fatto lo stesso lavoro pure sotto i post dei suoi avversari politici, quando parlano di “rifiuti umani”, “subumani”, “neofascisti da estirpare”, “destropitechi” e compagnia cantante. Perché l’odio non è monopolio di nessuno. È bipartisan, anzi trasversale. È l’unica cosa davvero democratica che i social hanno prodotto.Sul versante opposto, Vannacci recita il ruolo che si è ritagliato. Fa l’elenco dei suoi titoli, si vanta di essere “oggetto di studio”, si sente al centro della scena. Invece di cogliere l’occasione per alzare il livello del confronto – magari rispondendo sui contenuti, spiegando cosa intende per libertà di parola – preferisce stare nella caricatura del perseguitato di successo. È un gioco a somma positiva per lui: ogni scandalo gli porta visibilità, fan, voti alle prossime elezioni.Il risultato finale è che tutti recitano. L’università fa il tribunale morale invece del laboratorio di idee. Vannacci fa il martire pop. I giornali fanno da cassa di risonanza, titolano a raffica, riempiono pagine con il ping pong di dichiarazioni. E intanto sui social il livello del dibattito resta quello della rissa da parcheggio del centro commerciale.Lo studente, che ci crede davvero, viene presentato come il ragazzo coraggioso che “denuncia” il linguaggio d’odio. Il professore lo esalta: ha individuato la “radice del male”, cioè l’uso “scellerato” dei social da parte dei personaggi pubblici. Sembra il trailer di un documentario a tema: il popolo ignorante manipolato dal capo cattivo. Storia rassicurante, perché assolve tutti gli altri. L’odio viene sempre da su, mai da giù. I follower, poverini, sono vittime. La responsabilità individuale si dissolve.In realtà l’odio è una scelta. Di chi scrive il post e di chi commenta. Di chi spara l’allusione sessista e di chi applaude sotto con le faccine. Di chi ironizza sul colore della pelle e di chi insulta la “vecchia fascista” di turno. Di chi si sente autorizzato a dire qualsiasi cosa perché “tanto è solo Facebook”. Non servono tesi di laurea per capire che se i commenti esplodono di insulti, il problema non è solo l’algoritmo, ma le persone in carne e ossa.Il diritto di parola non è un premio di condotta. Vale per Vannacci come per i suoi accusatori. Il punto è un altro: se trasformiamo ogni frase sopra le righe in “hate speech” da manuale, finiamo in un recinto dove tutto ciò che disturba viene automaticamente patologizzato. Chi non si allinea alla grammatica del politicamente corretto diventa caso di studio, roba da laboratorio. Il passo successivo – già lo si intravede – è invocare leggi, filtri, censure “per il bene di tutti”.È questo il terreno scivoloso. Non perché l’odio non esista, ma perché se lo usi come etichetta elastica, ci rientra di tutto. L’ironia cattiva, la critica dura, la battuta infelice, la bestemmia politica. A quel punto non si discute più di idee ma di permessi. Si chiede allo Stato, alle piattaforme, ai tribunali, alle commissioni etiche di dirci cosa si può dire oggi senza finire nel tritacarne. Un inferno morigerato, pieno di attestati di civiltà e pochissima libertà reale.Se l’università vuole davvero fare un servizio al Paese, prenda Vannacci, la Rackete, la Boldrini, le piazze LGBT, i salotti tv, la tifoseria social di tutti i fronti e li metta sullo stesso tavolo. Non per distribuire bollini di odio ma per mostrare come funziona il meccanismo della tribù digitale. Chi aizza, chi segue, chi si compiace, chi monetizza. Chi fa il moralista di giorno e di notte scrive “muori” sotto la foto dell’avversario politico.L’odio non lo fermi scrivendo tesi su un solo personaggio e applaudendo in aula tra un selfie e un comunicato stampa. Lo ridimensioni rimettendo al centro due cose vecchie come il mondo: responsabilità individuale e libertà di parola. Dire a uno che sbaglia, contraddirlo, persino demolirlo con argomenti è una cosa. Pretendere che taccia perché ha scritto un post disgustoso è un’altra.In questa storia l’unico dato certo è che tutti usano tutti. L’università usa Vannacci per mostrare al mondo che “sta dalla parte giusta”. Vannacci usa l’università per confermare ai suoi che “la casta accademica mi teme”. I giornali usano entrambi per riempire pagine e commenti. I social, infine, usano tutti per generare traffico. L’odio, nel frattempo, resta dove stava: nelle dita di chi scrive. Qui, più che tesi, servirebbe un esame di coscienza collettivo. Ma quello, al contrario delle lauree, non dà punti in carriera.

23.11.25

la rosicata di vanacci Cagliari, la “tesi” di uno studente: “Vannacci alimenta l’hate speech coi suoi post” Simone Cherchi mette nel mirino 3 post del “generale” della Lega, analizzando i “linguaggi d’odio” in una tesi ufficiale di Lingue e Comunicazione

poichè usare il termine comunista era troppo ridicolo e abusato hsa voluto essere originale nel bulizzarlo e  ridicolizza   ( vedere  video sotto   al centro  )
Quindi vuol dire che Simone Cherchi "Lo ha fatto con coraggio, individuando il vero problema: l’uso irresponsabile dei social .  
Mettendo   per  iscritto  perchè  carta  canta   ciò  che    molti  sociologi  e  antropologicilo  dicono e  ripetono  d'anni solo  oralmente  o in  alcuni  scritti   non accademici  



















  siti      consultati  https://cagliarinews.it/ .,  unionesarda.it.,  lanuovasardegna.it   

Una tesi di laurea sull'hate speech all'Università di Cagliari. E tra i casi di studio presentati dallo studente ci sono in particolare, tre post di Roberto Vannacci, generale e politico, vicesegretario federale della Lega per Salvini Premier dal 2025 ed europarlamentare.L'autore della tesi, Simone Cherchi, Facoltà di Studi Umanistici, Corso di Laurea in Lingue e Comunicazione - relatore il docente Massimo Arcangeli - si sofferma all'inizio del suo lavoro sulla definizione di hate speech. Tradotto in italiano significa discorso d'odio o incitamento all'odio. Lo studente spiega che è sempre esistito, ma che ora in qualche modo è rafforzato e amplificato dalla rete e dai social.
Una tesi di laurea dedicata all’hate speech è stata discussa all’Università di Cagliari. Tra i casi analizzati dallo studente compaiono tre post di Roberto Vannacci, generale e politico della Lega.
L’autore della tesi, Simone Cherchi, iscritto alla Facoltà di Studi Umanistici nel corso di Lingue e Comunicazione e seguito dal professor Massimo Arcangeli, apre il suo lavoro definendo il concetto di hate speech, termine traducibile come “discorso d’odio” o “incitamento all’odio”.
Cherchi osserva come questo fenomeno sia sempre esistito, ma oggi risulti amplificato dalla rete e dai social media. La notizia data da Ansa e Unione Sarda.
Nella sua analisi distingue tra hate speech diretto e hate speech implicito o subdolo. A quest’ultima categoria attribuisce il primo dei casi presi in esame.
Si tratta di un post in cui Vannacci commenta la notizia delle dimissioni dal Parlamento europeo di Carola Rackete.
È l’attivista che nel giugno 2019, alla guida della Sea-Watch 3, aveva forzato il blocco del porto di Lampedusa per sbarcare 42 migranti.
Il generale scrive: "Non ci mancherai. Ora speriamo che anche Ilaria Salis e Mimmo Lucano seguano l’esempio". Fin qui, rileva lo studente, il contenuto rientra nel lecito.
Il problema emerge però nelle immagini scelte: "Ci troviamo davanti a un caso di linguaggio d’odio subdolo".
"Il politico, per eludere gli algoritmi di Meta, evita l’umiliazione esplicita e utilizza foto di Carola Rackete mettendo in risalto la sua peluria con un primo piano sulle gambe".
"Un dettaglio superfluo rispetto all’apparente innocuità del post, ma che rivela le reali intenzioni di Vannacci".
Segue infatti una lunga serie di insulti rivolti all’attivista nei commenti. "Possiamo dunque distinguere due modalità di hate speech – conclude Cherchi – e riconoscerle chiaramente".
"Da un lato il post di Vannacci, espressione di un linguaggio d’odio subdolo, ragionevole ma che normalizza la discriminazione. Dall’altro i commenti, dove il linguaggio d’odio diventa esplicito".
Lo studente prosegue poi analizzando altri due contenuti, sempre firmati da Vannacci: uno riguardante Laura Boldrini, deputata del PD, e uno relativo a una manifestazione LGBT.
Il relatore, Massimo Arcangeli: "Simone Cherchi ha fatto ciò che ognuno di noi dovrebbe fare: denunciare il linguaggio d’odio online, che oggi raggiunge livelli mai visti".
"Lo ha fatto con coraggio, individuando il vero problema: l’uso irresponsabile dei social da parte di chi, figura pubblica o rappresentante delle istituzioni, espone ogni volta una nuova vittima ai propri follower. Se un ex generale, oggi europarlamentare, arriva in un post su Facebook ad attaccare una giovane studentessa senegalese divenuta vicepresidente della Regione Toscana insinuando che abbia ottenuto la carica grazie alla sua “pelle nera”, non possiamo poi sorprenderci delle reazioni dei suoi sostenitori».iari, la “tesi” di uno studente: “Vannacci alimenta l’hate speech coi suoi post”
Simone Cherchi mette nel mirino 3 post del “generale” della Lega, analizzando i “linguaggi d’odio” in una tesi ufficiale di Lingue e Comunicazione


14.11.25

basta dare spazio alle .... di Vanacci



Inizialmente   avevo   preparato    il  post    odierno      con   relativo  commento   all'ennesima  uscita   di vanacci .  mai  poi  ho cambiato idea . Lo   so     che     l'indifferenza  e  il  silenzio  hano  permesso   alle  dittature   di   resistere  per  anni . Ma    come  dice   su  facebook  

La sinistra  e   i media    passano  troppo tempo a inseguire qualsiasi rutto di questo soggetto.È perdita di tempo.Questo soggetto qua non ha politicamente niente da dire, scrive malissimo, non ha argomenti, trasuda libri non letti ed è un mix marginale di luoghi comuni, rabbia, bassezze, qualunquismo becero e vuoto contenutistico. L’incarnazione da bar sport 2.0 dell’italiano medio al suo minimo.Però ha anche dei difetti.Lasciatelo ai suoi soliloqui da nostalgico caricaturale: non merita neanche il vostro sdegno. È solo un napalm57 uscito (un po’) dall’anonimato, ma finisce lì.Che la tranvata monumentale in Toscana gli sia  lieve 




Il post    potrebbe    concludersi    qui  ma  purtroppo    non riesco  a      non  chiedermi :  Cosa c’entra la nomina a direttrice musicale di un teatro con la vicepresidenza di una Regione?  Cosa c’entra la pelle nera, l’essere biondi, bianchi, cristiani, musulmani, africani ??  Vannacci è talmente ossessionato dal colore della pelle da non riuscire a concepire che Mia Diop è stata nominata perché capace, meritevole di un incarico che non è tecnico ma POLITICO, espressione di idee e cultura per fortuna lontane anni luce da Vannacci.
Povero Generale, ancora non si è ripreso dall’accoglienza antifascista di Livorno (la città di Diop) e soprattutto dalla batosta presa in Toscana, dove non l’hanno votato manco i leghisti.Se ne faccia una ragione, (ex) generale, prima o poi.


12.8.25

Perché i giornali esaltano Kelly Doualla, campionessa europea nei 100 metri femminili U20 a 15 anni? Ecco la risposta A vanacci e xenofobici nostrani

 DI COSA STIAMO PARLANDO
https://l-nk.it/7urfsR
Era difficile concentrare in sole sei righe l’intero repertorio razzistoide e islamofobo del leghista e purtroppo non solo medio. Ma l’ex generale Vannacci ancora una volta è riuscito nell’impresa.Parlando della (splendida) medaglia d’oro nel triplo di Erika Saraceni agli Europei Under 20, Vannacci ha scritto:


Il tutto senza neanche il coraggio di nominare il vero bersaglio delle sue frecciate: Kelly Doualla. Il cui oro è stato celebrato non perché nera ma perché a 15 anni ha compiuto imprese e tempi che nessuna prima di lei neanche a 18 anni aveva realizzato.Ma è possibile che una bellissima vittoria a livello europeo di una quindicenne [ vedere fotosopra] debba,essere usata per delle becere ,già superate dalla storia ,idee ( se tali  si possano chiamare ) ?.       
 Lo so che 


ma davanti al riemergere di vecchie ideologie che hanno causato fra il XIX e Il XX secolo razzismo , persecuzioni, due guerre mondiali , olocausti , segregazione., ecc non riesco a riesco a far finta di niente . E a considerare anacronistico o macchiette simili persone e pensieri . lo so che replicare a tali persone è come tale detto 

Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi".

ma sono allo stesso tempo convinto che se educati come  fa  Daryl Davis    [...] un musicista e attivista
R&B e blues americano. I suoi sforzi per combattere il razzismo coinvolgendo i membri del Ku Klux Klan (KKK) hanno convinto decine di uomini del Klan ad andarsene e denunciare il KKK. Conosciuto per il suo energico stile di pianoforte boogie-woogie,Davis ha suonato con musicisti come Chuck Berry,[Jerry Lee LewisB. B. King,[Bruce Hornsby
È il soggetto del documentario del 2016  Accidental Courtesy: Daryl Davis, Race & America [ .....  segue  su Wikipedia alla  voce Darly Davis  voce enciclopedica  presente  anche  in italiano per  chi non mastica  inglese. ] Ma  sopratutto  perchè credo (  per  me   è  stato cosi  tra i  13\15  anni  ) che  possa succedere come nel finale del film The Best of Enemies (2019) doponilmprotagonista ex kkk   discutendo  e confrontandosi cambia idea e strappa pubblicamente la tessera di tale organizza,ione neonazista . Ora dopo questo  sfogo ecco  Perché i giornali esaltano Kelly Doualla, campionessa europea nei 100 metri femminili U20 a 15 anni? Ecco la risposta come mai l'atleta azzurra ha avuto più spazio mediatico di quello delle altre (magnifiche) medaglie d'oro di Erika Saraceni e Diego Nappi?, chiedono in modo provocatorio certi account social. Il motivo ha poco a che fare con i complottismi. Basta dare uno sguardo ai numeri di un talento che corre nella gara regina dell'atletica 



Da ilfattoquotidiano  10 Agosto 2025



di Domenico Cannizzaro 


Da un paio di giorni le pagine sportive dei quotidiani parlano dell’impresa di Kelly Doualla, atleta italiana che ha dominato i 100 metri agli Europei U20 in Finlandia, a Tampere. E come spesso capita, intorno ai campioni sportivi azzurri c’è sempre una polemica. Per qualsiasi motivo. Sinner “non è italiano”, Tamberi è “esuberante”, Jacobs è “americano” e adesso, più sottilmente: “Perché le altre due medaglie d’oro Diego Nappi ed Erika Saraceni non sono così celebrati?” è la domanda che rimbalza in modo provocatorio su diversi profili social.
Non che a lei freghi molto (“Mi piacciono Paola Egonu e Myriam Sylla: sono nera e


italiana come loro, i commenti razzisti me li faccio scivolare addosso” ha spiegato in un’intervista al Corriere della Sera). Ma proviamo a mettere ordine. Partiamo dalle basi: no, Doualla non è sulle prime pagine dei giornali “perché è nera”, come si legge in alcuni commenti social. Altra premessa: complimenti a Erika Saraceni (ma ilfattoquotidiano.it come il resto della stampa italiana ne aveva già esaltato le gesta) – che nel salto triplo ha vinto stabilendo il record dei campionati e migliorando il record nazionale di categoria – e complimenti anche a Diego Nappi, che ha vinto i 200 metri con un gran tempo. Ma nell’impresa di Kelly Doualla c’è di più, dal punto di vista tecnico-sportivo e quindi giornalistico. Lo dicono i dati che parlano di un talento dalle potenzialità più che notevoli e che come tale va trattato (e tutelato e coltivato).
Kelly Doualla (in alto   al centro  foto  Francesca Grana per la Federazione italiana atletica leggera) Ha fermato il cronometro di Tampere a 11″22. Un tempone. È così che Doualla è diventata la più giovane U20 di sempre a vincere nella specialità. Basterebbe già questo per rendere onore all’impresa della 15enne azzurra. Ma c’è altro: in primis, parliamo della gara regina dell’atletica leggera. I 100 metri – che sia maschile o femminile – rimangono la gara più vista e più popolare. E nulla cambia se sia ai Mondiali, agli Europei o alle Olimpiadi. Per lo stesso motivo l’Italia ha esultato – “scioccata” – per l’oro di Marcell Jacobs nei 100 maschili dei Giochi di Tokyo, in quei 20 minuti che hanno cambiato la storia dello sport italiano che portarono anche il trionfo di Gimbo Tamberi nel salto in alto.Con il suo 11″22 (al Festival olimpico della gioventù europea di Skopje aveva anche chiuso in 11″21), è già la terza italiana più veloce della storia dopo Zaynab Dosso (11″01) e Manuela Levorato (11″14). E ha ancora 15 anni: Doualla ha vinto contro avversarie di due, tre, quattro anni più grandi di lei (e nell’età che porta dall’adolescenza alla piena maturità atletica fa tutta la differenza del mondo). Alle sue spalle la medaglia d’argento è finita al collo della diciottenne britannica Mabel Akande (11”41), il bronzo alla diciassettenne ucraina Uliana Stepaniuk (11”53). 19 centesimi di distacco sulla seconda, un’enormità sui 100 metri. Più giovane U20 di sempre a vincere nella gara regina dell’atletica, terza italiana più veloce della storia, trionfo netto contro avversarie anche tre o quattro anni più grande. Numeri che possono essere sufficienti per dare una risposta a “perché tutti parlano di Kelly Doualla”. Anche per i margini di miglioramento che può avere un’atleta che ha davanti a sé anni di possibile perfezionamento della tecnica, della preparazione atletica e di quella psico-agonistica.

Chi è Kelly Doualla

Kelly Ann Doualla è nata a Pavia il 20 novembre 2009 da genitori camerunensi, entrambi operatori sanitari e da tempo in possesso della cittadinanza italiana. Doualla abita a Sant’Angelo Lodigiano, in provincia di Lodi e da anni si allena con il Cus Pro Patria Milano con l’allenatore Walter Monti, che le fa disputare gare anche con i maschi di 16 e 17 anni (e spesso vince).Doualla inizia a praticare atletica a livello agonistico molto presto e nel 2022 si fa notare ai Giochi Studenteschi, facendo registrare negli 80 metri un tempo migliore anche del vincitore maschile della categoria: 9″79 e seconda classificata staccata di circa 30 metri. A gennaio 2025 ha segnato il nuovo record europeo Under 18 nei 60 metri, vincendo ad Ancona in 7″23 e tre settimane dopo si è migliorata di altri 4 centesimi, mancando di un solo centesimo il record mondiale di categoria, alla finale dei Campionati italiani Allievi nei 60 indoor.Adesso l’impresa in Finlandia: la vittoria della finale dei 100 metri donne agli Europei U20 con un tempo di 11″22, con ben diciannove centesimi di vantaggio sulla seconda classificata. È la più giovane vincitrice della storia su questa distanza nelle 28 edizioni dell’evento, a 15 anni e 261 giorni di età, anche se lei non ci pensa, come ha dichiarato a corriere.it: “Non penso mai al fatto che ho solo 15 anni”.Ma non c’è solo la velocità. Doualla infatti è forte anche nel salto in lungo, con un record personale di 6,24 metri. La giovanissima atleta ha già partecipato a un raduno delle nazionali giovanili italiane. Insomma, un talento grezzo dell’atletica italiana ancora da affinare, considerando che ha soltanto 15 anni. E chi se ne frega delle critiche. Kelly Doualla le schiva, fugge. Un gioco troppo facile per chi corre i 100 metri a 15 anni in 11″21.


Le basta    come  risposta   Signor  Vannacci  ?






9.6.25

La gogna vergognosa che sta subendo in queste ore Simone Leoni, dà la misura esatta della barbarie morale raggiunta dalla destra-destra.

     

 La gogna vergognosa che sta subendo in queste ore questo ragazzo qui, Simone Leoni, dà la misura esatta della barbarie morale raggiunta dalla destra-destra.In pratica, il neo segretario di Forza Italia giovani ha osato criticare dal palco l’ex generale Vannacci dicendo semplicemente che è vergognoso discriminare donne, migranti, omosessuali e ricordando che ci sono ragazzi che per certe parole violente si tolgono la vita.Apriti cielo. In un amen Leoni è diventato il bersaglio numero uno di orde di fascisti, sovranisti, vannacciani, leghisti, meloniani.“Il
Tempo” è arrivato al punto di riesumare il padre biologico con cui Simone non ha mai avuto alcun rapporto dalla nascita e che rispunta dal nulla con una lettera violentissima nella quale lo accusa di “non essere nemmeno degno di spolverare gli anfibi al generale”.Usare un padre inesistente per screditare chi ha avuto il coraggio di esprimere un’idea dignitosa e rispettosa è davvero uno dei punti più bassi, miserabili mai toccati in un dibattito pubblico.La miglior risposta l’ha data il diretto interessato, con parole davvero esemplari:“Pur avendo sofferto molto, ancora oggi non provo rancore per Silvio Leoni, con il quale non ho condiviso nulla dei miei 24 anni. E lo perdono per avermi attaccato senza conoscere me e i mie valori”.Solidarietà a Simone nonostante le sue idee siano agli aantipodi dalle mie , per la dignità con cui le ha difese, senza rispondere alle accuse, uscendone da signore, a testa alta.Ma anche alla famiglia di Leoni. Di cui quest’uomo non fa e non ha mai fatto parte, a dispetto del sangue e del cognome.Quanto avrebbero da imparare da questo ragazzo i Vannacci, i Salvini, il padre e chiunque usi la parola per discriminare invece di includere.

29.8.24

«la libertà di espressione non può giustificare teorie ed idelogie cosi abbietta il caso Povia e Vanacci ».

il post d'oggi è la continuazione  del  dubbbio   lasciato aperto   nel   precedente : https://ulisse-
compagnidistrada.blogspot.com/2024/08/vannacci-coglione-non-e-solo-un-insulto.html
 Riassumiamo i fatti  Povia censurato: 
Come detto, a Povia è stato impedito, dal sindaco di Nichelino, Comune del torinese, di partecipare a un talent/concerto in piazza e di cantare sul palco. 
“Noi siamo un’amministrazione che si è caratterizzata sempre per la difesa dei diritti civili e delle minoranze, quindi sono venuto a conoscenza dei pensieri espressi da Povia e ho deciso che non fosse in linea con la proposta artistica e culturale della città”, aveva sentenziato il primo cittadino, Giampiero Tolardo dando vita alle polemiche.
Lo stesso artista aveva replicato subito con un video sui social: “Fa male vedersi annullato un concerto per i soliti motivi ideologici”, le sue parole. “Ormai mi hanno messo l’etichetta di quello di destra, sono diventato quello di destra, anche se io rispondo sempre che tra destra e sinistra io sono del centro storico”.

 Ma  quando  poi ci  si giustifica   come  ha  fatto lui : con la  scusa   di  essere    etichettato     come destra   ,  ma  la  cola  e  sua  non  nostra  se  è passato  d   spirito  libero   o menestrello   ideologico  del  potere  che dice  di  voler  combattere, adducendo  la  scusa delle  Fake news   e  del   profilo fake     a maggior  ragione  in quantro  come dice  il  sindaco    che  ha  annulato  la sua    esibizione   : <<  Altro che profilo fake. Le dichiarazioni di Povia alle quali faccio riferimento nel mio video sono riportate da varie testate nazionali e locali >>      verso  cui  Povia  non si  è  mai  lamentato  o  mai querelato     . . E'  censura , forse  si   secondo alcuni   , ma   certe idee  non dovrebbero meritare  spazio mediatico  .  
Perché il sindaco in questione  ha - LEGITTIMAMENTE e GIUSTAMENTE - impedito che Povia si esibisse (e facesse pure il giudice di un talent) a Nichelino a spese e col patrocinio del Comune, propagando quel pantano ideologico razzista, omofobo, antiabortista e antiscientifico che porta ovunque, con in mezzo qualche “canzone”.
Qui la censura    sembra    che non c’entra una beneamata mazza. Si chiama libera scelta, quella che permette a un’amministrazione pubblica di decidere chi proporre nel proprio cartellone culturale e chi, invece, come Povia, non rispecchia e non rappresenta i suoi valori. Il resto è il solito “chiagne e fotte” della destra. 
Sono  fra   quelli che  passano l’esistenza a discriminare, offendere, odiare. Ma, appena qualcuno glielo fa notare, gridano a censure e improbabili complotti oppure   accusano  di  dare  retta  alle  FAKENEWS   . Non vogliono capire che la libertà di parola non contempla offese e attacchi a gruppi e persone che operano per il bene della comunità, non ti vuoi vaccinare, non vuoi abortire, non vuoi divorziare, vuoi restare attaccato ai tubi se malato senza speranza, non farlo, ma non puoi impedire agli altri di essere liberi e ai ministri di agire per il bene dei cittadini

Infatti concordo con il sindaco  e quanto da lui dichirato   in quest   articolo del   canale whatsapp TorinoToday  il  28 agosto 2024



Povia cacciato dalla festa di Nichelino, il sindaco Tolardo al cantante: "I gay non sono malati come pensi tu"
Dopo il clamore mediatico nazionale, il sindaco di Nichelino torna sulle ragioni di cancellare il concerto di Povia in programma per la festa patronale

                                        Annissa Defilippi 



Si rivolge direttamente a Povia, dandogli del tu, il sindaco di Nichelino, Giampaolo Tolardo, balzato agli onori della cronaca per aver cancellato il concerto del cantante italiano in programma durante la festa patronale del 20 settembre. Il primo cittadino è tornato sulla questione pubblicando mercoledì 28 agosto un video sui suoi canali social-

"Ecco perché ho scelto di non far esibire Povia a Nichelino"

La posizione del sindaco Tolardo non si sposta di un millimetro, nonostante gli attacchi ricevuti da una parte del mondo politico, tra cui quelli del generale Vannacci, e addirittura promesse di interrogazioni parlamentari. "La città di Nichelino è una comunità inclusiva, un luogo dove non siamo abituati a etichettare come 'malate' le persone gay e tutte quelle appartenenti alla comunità Lgbtqia+, un luogo dove a nessuno verrebbe in mente di spiegare a una donna che non è libera di scegliere se abortire oppure no, un luogo dove il colore della pelle non determina quanto vali, un luogo dove crediamo nella medicina e nella scienza". Tolardo di professione fa il medico e nel video spiega qualche concetto scientifico a Povia: "Queste posizioni sono diametralmente opposte (e lontane) da quelle di Giuseppe Povia, al quale non abbiamo certo tolto la libertà di parola (ha spiegato a tutta Italia cosa pensa del suo quarantesimo concerto annullato, proprio a Nichelino). L'artista in questione avrebbe dovuto far parte della giuria di un contest di talenti durante i festeggiamenti di San Matteo, santo patrono cittadino, ma quando ho scoperto che si sarebbe anche esibito, cantando, tra gli altri brani "Luca era gay", lo stesso Luca che ora si dice "guarito" e che porta a Medjugorie altre persone omosessuali promettendo di "guarirle" ho scelto di annullare la sua presenza". Per il primo cittadino la questioni prima che politica è umana: "Non è una questione di destra, di sinistra, o di centro storico, del quale si professa l'artista - continua - i diritti civili rappresentano una delle nostre battaglie storiche e non siamo disposti ad accettare che qualcuno faccia discriminazioni nella nostra città".
Solidarietà al sindaco
Scontata ma doverosa la difesa del sindaco da parte dell'associazione Arcigay: “Con coraggio ha deciso di non far esibire Povia col patrocinio del comune - dichiara Lara Vodani, presidentessa di Arcigay Torino “Ottavio Mai” - l'arte e la musica sono un importante mezzo comunicativo e formativo, quindi persone che portano avanti messaggi omolesbobitransafobici e discriminatori non devono esibirsi sui palchi dei nostri comuni. Vannacci parla di censura, noi parliamo di libertà d'espressione, valore costituzionale che non può andare a ledere le soggettività marginalizzate e permettere a tutti di partecipare al dialogo pubblico in maniera dignitosa e rispettosa. Se la libertà di espressione diventa metodo di discriminazione non può essere tutelata sotto l'articolo 21".

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