Non azzardatevi mai più a fare una cosa simile! Quelli lo guardano increduli, qualcuno alza le spalle, qualcun altro se la svigna. Solo uno di loro resta dov’è. Mirko si fa avanti, sono faccia a faccia. Quello non regge, abbassa lo sguardo, sussurra. Mi dispiace. Mirko vorrebbe dirgliene tante, invece fa solo una cosa, lo abbraccia. Va bene così, è meglio così. Nei giorni successi, lo incontra nei corridoi. Il bambino agita la mano, gli sorride. Mirko ricambia, è contento. Il tempo passa. Mirko ha 14 anni, guarda la televisione, sta bevendo. L’acqua gli va di traverso. Raccontano di una ragazza che ha tentato il suicidio perché veniva presa regolarmente di mira dai compagni. La sua mente torna subito dentro la sua vecchia scuola, in quel corridoio. La rabbia, il petto che scoppia, le mani che prudono. Quelle emozioni combattono, si scontrano, si mischiano, alla fine ne esce un sorriso. Chiaro, luminoso, pieno di speranza. Il giorno dopo, Mirko condivide i suoi pensieri con i compagni. Parlano, si confrontano, tutti insieme sono d’accordo. Basta voltarsi dall’altra parte, bisogna fare qualcosa. Oggi Mirko ha 20 anni, ha fondato con gli amici un’associazione che cerca di prevenire il bullismo. Gira le scuole di tutta Italia, tende una mano alle vittime, ma anche ai carnefici.
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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26.11.21
chi lo dice che i giovani siano tutti\e bulli o non sappiano ribellarsi la storia di Mirko che ha fondato con gli amici un’associazione che cerca di prevenire il bullismo
Lui è Mirko. Nasce a Copertino, in Puglia, nel 2001. Ha 9 anni, mette un piede in classe, si blocca, tende l’orecchio. Qualcuno in corridoio si sta facendo delle gran risate. Mirko è curioso, fa dietrofront, si avvicina al gruppetto disposto in cerchio. Hey, fate ridere anche me! Al centro c’è un bambino, è immobile, lo sguardo basso, le lacrime sulle guance. Mirko non fa in tempo ad aprire bocca che uno del gruppo si fionda sul piccolo e gli tira giù i pantaloni. Il suo pianto è coperto dagli sghignazzi del branco. Mirko li sente rimbombare nelle orecchie, il suo cuore prende a battere forte, il respiro aumenta. Stringe i pugni, si butta nel mucchio e aiuta il compagno a rivestirsi. Poi affronta gli altri a muso duro.
le altre foto le trovate qui https://storiedeglialtri.it/storie/12308-lui-e-mirko-2/ da cui ho preso l'articolo d'oggi
5.4.16
A pochi metri dalla vetta si ferma per salvare se stessa e i compagni: la storia di Tamara fa il giro del mond
A pochi metri dalla vetta si ferma per salvare se stessa e i compagni: la storia di Tamara fa il giro del mondo
www.unionesarda.it Oggi alle 15:07 - ultimo aggiornamento alle 18:09
Tamara Lunger
Toccare la vetta del Nanga Parbat, 8.126 metri nell'Himalaya, era il suo sogno. Ma, arrivata a un soffio dall'obiettivo, non ha esitato a rinunciarvi, mettendo da parte orgoglio e sana ambizione, per non mettere a rischio la sua vita e quella degli altri.
Fa scalpore e si prepara a diventare una storia simbolo del mondo dell'alpinismo italiano e mondiale quella che ha visto protagonista Tamara Lunger, 29enne altoatesina, reduce da una spedizione in Pakistan, sulla nona montagna più alta del mondo assieme a tre compagni, Simone Moro, Alex Txicon e Ali Sadpara.
Nella storia, delle 200 persone che hanno provato ad arrivare in cima, 60 non sono più tornate. Lei avrebbe voluto entrare nel novero delle prime. Quando invece ha compreso che rischiava di entrare nella liste delle seconde, trascinando con sé i suoi colleghi, ha detto: "Basta, mi fermo".
Per non essere un peso, per consentire a Moro e agli altri di proseguire senza preoccupazioni.
Simone Moro
"Stava male, era stanchissima", racconta Moro, tornato da poco in Italia dopo l'impresa. "Siamo riusciti ad arrivare a meno di cento metri dalla vetta. Ma lei era allo stremo".
A quel punto, a -34 sotto zero e venti che soffiavano a 45 km orari, la decisione: "Ho capito - dice Tamara - che quel giorno, nelle mie condizioni, poteva costarmi la vita. Ero molto lenta, avrei rallentato tutti. Sarebbe stato un suicidio".
Così si è fermata. La vetta era lì, vicina. La vedeva. Poteva quasi toccarla. Ma ha chiuso gli occhi, ha respirato. Ed è tornata al campo base, mentre i suoi compagni, con le ultime forze, salivano verso l'ambita cima.
"Con il suo gesto ha salvato la sua e la nostra vita - spiega Moro - perché un soccorso a quelle altitudini, stravolti come eravamo, sarebbe stato impossibile.
Una decisione coraggiosa che in pochi al mondo avrebbero saputo prendere".
Una decisione che vale più della conquista di qualsiasi vetta.
16.1.16
a volte basta un poco per cambiarti la vita e farti desistere da un brutto gesto
sia che sia vecchia , sia che sia una trovata pubblicitaria o inventata questa storia mi ha commosso e mi da la forza d'andare avanti . oltre a farmi capire che basta una piccola cosa per cambiarti o quanto meno aiutarti a resistere a gli urti dela vita
Una Mamma Paga La Colazione A Un Senzatetto, E Lui Le Confessa Una Scioccante Verità
15 Gennaio 2016
Casey è una mamma e studentessa che è divenuta l'inconsapevole protagonista di una storia esemplare e dal finale inaspettato.
Tutto è avvenuto in una mattina come tante, durante la quale la ragazza si era recata a fare colazione presso la catena Dunkin' Donuts.
Fuori dalla struttura aveva notato un senzatetto che vagava alla ricerca di qualche moneta da parte dei passanti, finché non lo aveva visto entrare, probabilmente per mangiare qualcosa. Fu in quel momento che la ragazza decise di intervenire, ed offrì all'uomo (che aveva davvero solo un paio di monete) una colazione completa con una bevanda calda.
Nel frattempo, si sedettero uno di fianco all'altra, e l'uomo, di nome Chris, iniziò a parlarle di sé.
via: Facebook / Casey Fischer |
Le raccontò di come era finito in strada, del fatto che non avesse mai conosciuto suo padre e della perdita di sua madre a causa di un cancro. Le raccontò inoltre gli orrori della strada, e di come la droga avesse costituito una facile scappatoia che però lo aveva reso per molto tempo una persona orribile.
Chris non nascose inoltre il fatto che viveva ai margini della società, e che era passato moltissimo tempo dall'ultima volta che qualcuno si era seduto a parlare con lui.
immagine: Casey Fischer
Trascorsa oltre un'ora di conversazione, era arrivato per Casey il momento di andare via poiché i suoi impegni di mamma la chiamavano.
Prima di lasciarla andare, Chris le chiese di attendere un attimo. Prese un foglio, vi scrisse qualcosa sopra, lo porse alla ragazza e si allontanò.
immagine: Casey Fischer
Fu quando Casey aprì il foglio stropicciato che si rese conto di quanto un piccolo gesto di gentilezza e altruismo possa fare la differenza nella vita di un'altra persona.
"Oggi ero intenzionato ad uccidermi. Per merito tuo, non lo farò più. Grazie, sei una bella persona."
immagine: Casey Fischer
Il piccolo gesto di gentilezza di Casey aveva insegnato qualcosa ad entrambi: a lei aveva ricordato che non bisogna mai fermarsi alla prima impressione e che le persone sincere e genuine possono celarsi dietro le apparenze più ingannevoli; a lui aveva ricordato che nel mondo ci sono ancora amore, solidarietà e affetto che valgono la pena di essere vissuti.Ecco il post originale, che è stato e sarà ovviamente di ispirazione per migliaia di persone :-)
24.4.13
«Quella bambina è povera, le pago io la mensa»
Il bel gesto di una ragazza di Valledoria che studia all’università di Pavia. Il Comune di Vigevano aveva escluso la bimba dalla mensa scolastica e Gloria Spezziga, dopo aver letto la notizia sui giornali, ha versato i 90 euro necessari
Gloria Spezziga è una studentessa universitaria, originaria della Sardegna, che studia a Pavia. Quando è venuta a sapere che una bambina delle scuole elementari di Vigevano si è ammalata perché non le è consentito l'accesso alla mensa, ha voluto inviare un messaggio alla famiglia. "I soldi della mensa vorrei versarli io al comune di Vigevano. Rinuncio a una parte della paghetta che mi serve per mantenermi gli studi, per aiutare chi ha meno di me. Non è questo il Paese in cui voglio vivere"
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