eco l'articolo corriere della calabria 20\11\2025
la storia a lieto fine
Il ragazzo che salva i cani… e le persone: Ladislav rinasce grazie a Oliverio
Partito da San Giovanni in Fiore verso Roma, il 65enne ottiene un documento dopo mesi vissuti ai margini. A sostenerlo il ragazzo che dormiva in roulotte con 30 animali
SAN GIOVANNI IN FIORE Notte. L’autobus parte da piazza Antonio Acri, diretto a Roma da San Giovanni in Fiore. Dal finestrino un passeggero ignoto guarda la strada macinata con animo sollevato. Si tratta di Ladislav Tomlein, 65 anni, slovacco di Levoča. Sul sedile accanto siede Giandomenico Oliverio, il giovane sangiovannese che molti conoscono per il suo amore verso gli animali, i cani in particolare. Non è una gita, perché l’anziano ha bisogno come il pane di un documento di identità. Per mesi ha infatti vissuto come nell’ombra, riconosciuto soltanto dai calabresi che l’hanno accolto e confortato ogni volta.
Ladislav approda in Calabria in silenzio, con un cane bianco e una piccola tenda. Giunge a San Giovanni in Fiore senza documenti e riferimenti, dorme all’aperto e affronta il freddo con il proprio amico a quattro zampe. Alcuni cittadini gli danno una mano, tra questi Giovanni Spataro, che continua a sostenerlo con la presenza e qualche aiuto economico. Ma la svolta arriva quando il signor Tomlein incontra Oliverio, che vive in una roulotte a San Leonardo di Caccuri (Crotone), mentre provvede ai propri 13 cani e ai 17 di suoi parenti; tutti i quadrupedi sequestrati l’anno scorso su provvedimento dell’autorità giudiziaria.
Oliverio non chiede alcunché: ospita Ladislav nella propria roulotte, gli dà un tetto e dei pasti per vivere. Dopo il sequestro degli animali e del terreno, Oliverio lo porta con sé a San Giovanni in Fiore, a casa sua. In sette mesi e passa, Ladislav entra nella sfera familiare del giovane. Non è un ospite né costituisce un peso. Sta lì come presenza stabile; «come uno zio», racconta Giandomenico.
Intanto le istituzioni appaiono sfuggenti. Nessuna struttura pubblica prova a farsi carico di Ladislav, che continua a vivere senza un documento e in teoria senza sanità e gli altri diritti di base. Dell’uomo si occupa anzitutto Oliverio, che intanto deve affrontare un procedimento per presunto canile abusivo e mancata ottemperanza a provvedimenti amministrativi. Le accuse sono ancora in corso ma non cancellano il dato: c’è un pezzo di mondo che rimane fermo mentre il ragazzo, che in giro sembra strano, accoglie senza utili un uomo in difficoltà.
Poi matura la decisione di andare a Roma. Nella notte scorsa salgono sul bus per la Capitale. Stamani, al Consolato della Repubblica Slovacca, Ladislav riceve un documento provvisorio che gli consente finalmente di curarsi, muoversi in libertà e lavorare se ne avrà l’occasione. Nei prossimi mesi il suo Paese gli darà il documento definitivo.

Per Ladislav è la fine di un limbo lungo quanto ingiusto. Per Oliverio è l’ennesimo gesto che parla da sé: dopo aver salvato decine di cani da abbandono e fame, assiste un essere umano lasciato al destino imprevedibile e a un immobilismo pubblico all’italiana. La domanda nasce spontanea: chi ha fatto il minimo indispensabile, le istituzioni o un ragazzo che viveva in roulotte?
Oggi Ladislav scende dal bus con un foglio che gli apre, volendo parafrasare Franco Battiato, «un’altra vita». L’aspetta il suo cane bianco, affidabile, paziente, affettuoso. E in mezzo c’è sempre Oliverio, che continua a muoversi secondo la voce della coscienza. Quella che nessun giudizio “direttissimo” potrà mai irretire.

Nessun commento:
Posta un commento