Ad attirami alla lettura prima di La canzone di Achille di M.Miller ( ne ho parlato nei post precedenti ( qui e qui per saperne di più o non avete letto i post in questione ) !) ed a rileggermi in particolare la vicenda di Achille l'Illiade è appunto la cancel culture ed il divieto in una scuola Usa di parlare e far studiare Omero . Ora Non ho fatto il classico ma lo scientifico ma ricordo ancora per averlo studiato con perifrasi alle scuole medie ( voi non so ) questi versi: « Cantami, o diva, del Pelide Achille l’ira funesta?» ovvero Il verso iniziale dell'Iliade di Omero⁕ .
Si tratta di un invito alla musa Calliope a cantare l'ira funesta di Achille, figlio di Peleo, che causò molti lutti agli Achei Achille trascinò molte anime di eroi morti prematuramente nell'Oltretomba e abbandonò i loro corpi perché diventassero pasto di cani e di uccelli
Ecco, a quanto pare Omero secondo il politicamente corretto e il neo femminismo è il capostipite della «mascolinità tossica» e un esempio di «patriarcato» a detta dei progressisti della cancel culture , in realtà i nuovi censori va bandito dalle scuole. « Sono molto orgogliosa di dire che quest’anno abbiamo rimosso l’Iliade e l’Odissea dai nostri programmi », dichiara Heather Levine, che insegna alla Lawrence High School. Negli Stati Uniti non hanno gradito che gli eroi omerici siano guerrieri «forti e dai capelli biondi», e hanno pensato bene di impedire ai ragazzi di leggerlo in classe. Ma di cosa parla l’Iliade? Dell’onore, di gelosia, amicizia, tradimenti, di uomini assetati di potere che vorrebbero dominare il mondo e di innocenti che muoiono in modo tragico a causa di una guerra voluta dai potenti.
Vi suona familiare ? Ma soprattutto parla dell’amore: dell’amore verso la propria patria, l’amore fraterno e dell’amore di un padre nei confronti del figlio. Vi ricordate di quando il vecchio Priamo supplica Achille di restituirgli il corpo di Ettore ? Io mi ricordo che quando lo lessi non scolasticamente per la prima volta mi commossi del dolore di questo padre che avanza nella notte vestito come un mendicante e si mette in ginocchio davanti all’assassinio di suo figlio. E vi ricordate la scena in cui Ettore dice addio alla moglie e al figlioletto? Ecco, in quei momento la guerra non è più gloriosa, non è più eroica, ed Omero ve lo mostra ! Secondo voi è tossico tutto questo? E sì l’Iliade parla di uno scontro tra due civiltà, esattamente come le guerre di oggi, ed esattamente come le guerre di oggi nasce da un pretesto, il tradimento di Elena nei confronti del marito Menelao che un uomo assetato di
potere, Agamennone, fratello di Menelao, sfrutta per dare inizio alla guerra. Per distruggere i suoi nemici. E alla gente «racconta» la favoletta del tradimento di Elena. Perché forse il vero motivo per bandire i classici non è perché , o almeno non solo , sono politicamente scorretti e non stanno al passo con i tempi ma perché lo sono fin troppo vedere il sucesso dei romanzi ispirati ad Omero di M.Miller che lo sviluppano e lo ripropongono da un altra prospettiva ad iniziare da " la canzone di Achillle di da me recensita precedentemente Non sia mai che i ragazzi leggendoli, incomincino a fare una cosa pericolosissima per tutti i governi, i politici e gli Agamennone di oggi: pensare con la propria testa e a fare collegamenti con l'oggi ! Infatti come fa notare : << Perché leggere l’Iliade ora che non siamo più a scuola e non ci costringe nessuno | >> di Cristiana Chiumenti su www.medium.it
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È una finestra su un mondo lontano
L’Iliade è un caposaldo della letteratura greca e quindi un classico per eccellenza. E il problema dei classici è che a nessuno va di fare qualcosa quando gli viene imposto: a scuola ci obbligano a leggerli, parafrasarli, analizzarli soltanto per preparaci a un’interrogazione. Una volta finita quella, ecco che dimentichiamo tutto. Eppure la loro importanza sta nella loro testimonianza, nel loro potere di rievocare mondi tanto concreti quanto lontani e di farli rivivere ogni volta. Nel suo libro Io Agamennone (Einaudi), il grecista Giulio Guidorizzi celebra la forza della parola quando scrive che, se oggi conosciamo i nomi e le gesta di questi grandi eroi è “perché esistono i versi del poeta che li celebrò, e perché la parola è l’unica cosa davvero immortale, mentre le altre periscono”.
Sta soltanto a noi, con la lettura, dare a questi versi la possibilità di trasportarci indietro nel tempo e farci rivivere questi mondi lontani: quelle dell’Iliade sono davvero “parole capaci di scavalcare il tempo, perché sanno scorgere i legami segreti delle cose”. [...]
se foste interessati ad approfondire un po’ i fatti dell’Iliade e d'Omero , potete dare un’occhiata a questa lectio tenuta da Massimo Cacciari qualche anno fa al Palazzo Ducale di Genova, in cui riflette proprio sulla Guerra di Troia :
Se ancora mi chiedete a che serve leggere o conoscere i classici ? Un esempio non Omerico , ma che cade penello sul discorso i cui abbiamo parlato prima è La poesia
“Days” di philp Larkin è una riflessione sulla natura del tempo e sulla sua relazione con la felicità. Ecco la poesia in lingua originale e con sotto la traduzione proposta dal sito OPIFICIO ROSSELLI /// laboratorio di poesia e conoscenze:
What are days for?
Days are where we live.
They come, they wake us
Time and time over.
They are to be happy in:
Where can we live but days?
Ah, solving that question
Brings the priest and the doctor
In their long coats
Running over the fields.
Essa mi ha fornito la risposta a questa mia domanda elucubratoria a che servono i giorni ? e a voi ?
premetto che sono anni ( salvo qualche capitina distratta in attesa del programma successivo in prima serata ) precisamente da quando sono morti e mie nonni , che non seguo trasmissioni del genere . Ma leggendo l'articolo sotto mi sembra tutto organizzato visto che i concorrenti poi hanno vinto lo stesso . Ma conoscendo la storia della rai e delle sue censure polico /culturali potrebbe essere ancora una volta una censura ed uno strapotere del politicamente corretto . IL che conferma l'intervista rilasciata al Fq il 14\8\2023 dal duo Nuzzo - di Biase e da me riportata in : <<“Che guaio per i comici: il politicamente corretto è perbenismo ipocrita”>>
IDai e Dai censurati ieri a Reazione a catena. Una scena mai successa nel quiz show condotto daMarco Liorni quella che è andata in onda ieri, 15 agosto suRai1. Il trio nel gioco de L'intesa vincente dovevano indovinare una parola peccato che nel farlo abbiano preso uno scivolone enorme scatenando la reazione del conduttore che li ha prontamente ripresi.
Reazione a catena, i Dai e dai censurati
Video correlato: Reazione a catena, scatta la censura. Cosa hanno detto i concorrenti? Marco Liorni è senza parole (Leggo)
Il termine da centrare era "borsetta", così i Dai e dai costruiscono una frase cadendo in un cliché infelice. “Cosa”, “Piccoletta”, “Prendi”, “Alla”, “Vecchietta”. Insomma, i due Dai e Dai hanno provato a far indovinare all'altro del trio la parola facendo riferimento allo scippo. Marco Liorni sgomento replica prontamente: «Ma che cosa state dicendo? Sono parole che non si possono usare, purtroppo perdete un punto». I concorrenti capito l'errore si sono prontamente scusati e nonostante la penalità si sono comunque confermati vincitori.
Cosa è successo
La vera stranezza in tutto ciò è la decisione della Rai, che certo non lascia passare l'accaduto ma nonostante le puntate siano registrate decide di mandare in onda il passaggio, bippando il contenuto spiacevole del riferimento. Un fatto del genere non era mai accaduto.
le varie storie sdolcinate sull'ultimo n di topolino ( vedere copertia sinistra ) e la striscia d'oggi della rubrica / foto sotto a centro di penauts proposta da Il Post d'oggi mi hanno riportato alla mente una storia bellissima storia degli anni 90 che letta oggi sarebbe considerata da educande ma al'epoca c'erano ancora forti sacche di perbenissimo e bigottismo . Essa s'intitola Topolino in: “Ho sposato una strega” ( SIC a non averlo conservato oggi varebbe un bel po' di € visto che stando alle dichiarazioni rilasciate da Marconi in un’intervista del 2008, le tavole originali dovrebbero essere state distrutte) . Meno male che c'è la rete a supllire tale mancanza e desiderio di rileggerla o leggerla per la prima volta . Infatti : Questa “parodia del celebre film di René Clair interpretato da Fredric March e Veronica Lake (1944) non ha avuto vita facile. Non è mai stata ristampata, ma, di più, si potrebbe dire: non è mai statastampatacorrettamente; infatti nell'unica edizione (quella su "Topolino" numero 1785 dell'11 Febbraio 1990) le tavole 17 e 18 sono state stampate rispettivamente a pagina 22 e 21 anziché a pagina 21 e 22 come sarebbe stato esatto.
Per questi motivi offriamo per la libera consultazione questa storia, fatti salvi i diritti di ciascuno e con l'impegno di togliere dalla rete queste pagine non appena sarà disponibile in qualsiasi forma una ristampa della storia. >> da inducks.org dove potete trovare l'intera storia
C’è chi come me prova nostalgia per averla scoperta ed letta in tenera età, chi la ricorda con affetto per le sue scelte coraggiose e il suo finale malinconico e persino chi la cita con una punta di sarcasmo, riferendosi al polverone che sollevò pochi giorni dopo la sua uscita in edicola, l’11 febbraio 1990. Da allora, infatti, Topolino in: “Ho sposato una strega” non è da quel che so ed ho letto sull'articolo dell'ottimo e inmformatissimo https://www.fumettologica.it/ : << La storia d'amore più "scandalosa" mai apparsa su "Topolino">> di che trovate sotto di che mai stata ripubblicata e (anche) per questo gode ormai di una grande fama.
Prima del matrimonio
La storia, come moltealtre pubblicate all’epoca, nasceva da un’esigenza precisa: svecchiare Topolino. Il detective dalle grandi orecchie stava diventando antipatico, borioso, saccente, ed era sempre meno popolare tra i lettori. Risolveva velocemente anche i casi più difficili, senza vacillare; non si cacciava mai nei guai e trattava gli amici con fare da superiore. Era raro che ricoprisse un ruolo comico, perché sulla carta era privo di difetti e se non avesse mostrato le sue fragilità più profonde (come sapevano fare Pippo o Paperino) non avrebbe fatto ridere nessuno. Per molti era solo un tipo noioso che cominciava ad aver vissuto troppe avventure. Alcuni sceneggiatori, però, la pensavano diversamente, e tra questi c’era Massimo Marconi. Era molto noto nell’ambiente per essere stato tra i primi a cimentarsi nelle storie su commissione, realizzate in collaborazione di enti come la F.I.S. o per promuovere il lancio di alcuni gadget, e i suoi rapporti con la redazione si erano intensificati nel 1985, quando aveva iniziato a vagliare i soggetti altrui e coordinare l’attività dei colleghi. La sua influenza sull’agenda della rivista era enorme, ed essendo in ottimi rapporti con il direttore di allora, Gaudenzio Capelli, poteva permettersi il lusso di osare nei propri fumetti, che di fatto sottoponeva al suo stesso giudizio.«Quando sono diventato il responsabile delle storie mi sono subito preoccupato di Topolino, il personaggio più debole che c’era allora», ricorda Marconi a Fumettologica. «Tra le varie idee c’era la volontà di uscire dall’impasse che si era creata tra Topolino e Minni, che, a differenza di Paperino e Paperina, non litigavano mai: la loro era una relazione un po’ fiacca. Io volevo dare a Topolino la possibilità di innamorarsi sul serio». In passato era già capitato che il Topo si invaghisse di un’altra, ma alla fine, com’era logico aspettarsi, aveva sempre trionfato l’affetto per Minni. Questa volta, però, le cose sarebbero andate diversamente. Dopo una lite più dura del solito, Topolino si sarebbe concesso una piccola pausa ricreativa fuori città, conoscendo Samantha, una ragazza di cui si sarebbe innamorato e che avrebbe deciso di sposare, nonostante fosse una strega. «Era sicuramente una scelta rischiosa», prosegue Marconi, «ma, se non li avessi fatti sposare, la storia non sarebbe stata così intensa, e io non volevo che si trattasse di una sbandata come tante altre. Dovevano sposarsi».
Marconi era la persona più indicata per portare a termine un’operazione del genere. Già altre volte, in passato, aveva dovuto modellare il comportamento dei personaggi per far fronte alle esigenze di turno (dalla presentazione di un gadget alla réclame di un torneo sportivo) senza tradire la loro natura o lo spirito della rivista. Stavolta, però, c’era di mezzo un matrimonio, e la difficoltà più grande stava nel fare ritorno alla situazione iniziale. Topolino e Samantha si sarebbero dovuti conoscere, innamorare, sposare e poi dividere per sempre: tutto dovevano sembrare fuorché marionette che obbedivano a una volontà superiore. Per scongiurare questo rischio, Marconi trasformò la storia in un’anti-parodia di Ho sposato una strega, una commedia romantica hollywoodiana dove un uomo rispettabile (ma noioso) perdeva la testa per una fattucchiera seducente che si comportava come una ragazzina. Del film rimase soltanto l’idea di fondo, com’era già capitato in un fumetto di qualche anno prima che omaggiava Il tempo delle mele. Lo scopo non era rivisitare i film in chiave disneyana, ma utilizzarli come pretesto per far dire qualcosa di nuovo ai personaggi. Nella fattispecie, grazie all’intervento della magia era possibile mostrare la vita matrimoniale di Topolino e Samantha senza che i due si fossero realmente sposati. In seguito a un incantesimo lanciato dal padre di lei (anch’egli stregone, come nel film), i due coniugi avrebbero vissuto in una dimensione alternativa, il tempo necessario per capire che tra di loro non avrebbe potuto funzionare. Sulla carta, se si escludevano i riferimenti nuziali, c’era ben poco di trasgressivo, ma il rischio di essere fraintesi era dietro l’angolo. A un certo punto della sceneggiatura, nelle intenzioni di Marconi, Topolino e la strega avrebbero dovuto dividere lo stesso letto durante una breve lite, ma il disegnatore, Giorgio Cavazzano, colonna portante della rivista da più di vent’anni, non se la sentì di osare a tal punto e li fece sedere in poltrona. Subito prima di quel dialogo, però, aveva appena disegnato una vignetta destinata a far infuriare migliaia di italiani, buona parte dei quali, di solito, Topolino neanche lo leggevano.
Una storia al di sopra di ogni sospetto
Marconi sapeva fin dall’inizio che “il matrimonio di Topolino” avrebbe attirato l’attenzione della stampa generalista. «All’epoca qualunque cosa pubblicassimo che avesse un riferimento alla realtà o che fosse un minimo notevole finiva sui giornali», dice riferendosi ai fumetti tradotti in latino o alle caricature di Mike Bongiorno e Gianni Agnelli. Lui stesso, sperando di smuovere le acque, aveva inviato un comunicato stampa a qualche testata, ma senza ottenere risultati. La scintilla scoccò quando l’inserto satirico dell’Unità (il settimanale Cuore, fondato e diretto da Michele Serra) riportò la notizia a modo suo. Mise in prima pagina la vignetta in cui i due sposini cominciavano a spogliarsi e titolò con enfasi: «Topolino tromba! Ecco le prove».
Fino a quel momento la casa madre non aveva mai esercitato un vero controllo sulle storie scritte in Italia. L’unico parametro a cui dovevano rispondere, già dalla fine degli anni Settanta, era il rispetto delle minoranze etniche, ripetutamente prese di mira o stereotipizzate dagli autori del periodo precedente. Dopo quello scandalo, osservano Dario Ambrosini e Marco Barlotti in un volume monografico su Giorgio Pezzin, dalla Disney americana arrivò «un deciso giro di vite per limitare i voli pindarici degli sceneggiatori italiani».Il primo a pagarne le conseguenze fu proprio Pezzin, che aveva appena consegnato una storia di stretta attualità dove Topolino e Pippo viaggiavano nel tempo per sventare un colpo di stato ai danni di Michail Gorbaciov. Il progetto era stato approvato (dallo stesso Marconi) ma l’iter di produzione fu subito interrotto.
«Mi sarebbe piaciuto averti come genero»
Topolino in: “Ho sposato una strega” non deluse le aspettative di Marconi per via delle controversie che si crearono, ma perché quasi nessuno, tra i critici e gli addetti ai lavori, si interessò al suo effettivo contenuto. Sarebbe stata da lodare, invece, la caratterizzazione di Topolino, debole e imperfetto come non lo si vedeva da tempo e che finalmente metteva in campo tutti i risvolti della propria personalità, dallo sprezzo del pericolo alla goffaggine un po’ ingenua. Anche i disegni di Cavazzano avrebbero meritato un plauso. «Quando Giorgio si cimentava con questo genere di storie lavorava benissimo», osserva Marconi. «Era capace di realizzare un capolavoro quando lavorava col piede sinistro. Figuriamoci quando lavorava col destro.» Si potrebbero spendere fiumi d’inchiostro sulla precisione del suo tratto, sulla bravura con cui muoveva i personaggi sulla scena o sulla sua padronanza della tavola, ma in questa storia saltano subito all’occhio i costumi, mai così diversi dal solito. Vestaglie, giacche sportive, tute da ginnastica, panciotti, pantaloni col risvolto, salopette e, ovviamente, abiti da sposa. Nell’incipit persino Basettoni indossa una camicia di lana alla moda al posto della solita divisa. Il focus sul guardaroba permise a Cavazzano di interpretare alla grande anche il personaggio di Samantha, che non doveva risultare né poco attraente né troppo lontano dai canoni. Il solo modo per dire qualcosa di più sul suo conto e sui suoi gusti personali fu di farle sfoggiare un outfit dopo l’altro, rendendola memorabile nonostante la stringatezza della sceneggiatura.
La storia, però, non era esente da critiche. Già nel 1991, Romano Scarpa aveva rilasciato dichiarazioni al vetriolo in un’intervista, definendo il progetto «un passo incauto» perché «esclude, toglie di mezzo Minni. Minni non può venire ignorata in quel modo». E in parte è sicuramente vero: la sua sfuriata iniziale può sembrare esagerata o artificiosa, e di certo qualche tavola in più avrebbe giovato, ma è altrettanto evidente che nei piani di Marconi il ruolo di Minni era tutt’altro che secondario.Se in apertura fosse comparsa Samantha, e Topolino avesse tradito subito la fidanzata, sarebbe stato lecito stupirsi, ma nel caso specifico era fondamentale che Mickey conquistasse le simpatie dei lettori, subendo le ire di una figura femminile palesemente nel torto. Solo così il pubblico avrebbe toccato con mano il disagio sentimentale dell’eroe, ingabbiato in un fidanzamento lungo più di 60 anni. Nonostante oggi ne siano passati più di 30 dall’uscita di Topolino in: “Ho sposato una strega”, Marconi la ricorda ancora come una delle più importanti che abbia mai scritto: «È servita a far capire a mia mamma che facevo un lavoro importante, perché sono finito su Oggi», conclude con orgoglio. Ma anche perché, come rilevava Andrea Tosti, mise in evidenza «la capacità di Marconi nel far emergere in maniera naturale e spontanea il lato romantico, e quasi “erotico”, dei propri personaggi; sempre con discrezione, naturalmente». E in modo tutt’altro che scandaloso.